Si chiama CALIFFO ed è un sistema portatile che permette di rilevare sulle opere d’arte forme di degrado non visibili a occhio nudo. Dimensioni e peso ridotti lo rendono facilmente trasportabile, consentendone  l’utilizzo anche in luoghi di difficile accesso. È dotato di una sorgente laser puntuale in grado di effettuare la scansione di superfici di 1 m2 da una distanza di circa 2 m ed è gestibile da remoto tramite smartphone e tablet. Messo a punto nei laboratori dell’ENEA di Frascati, CALIFFO - Compact Advanced Laser Induced Fluorescence Friendly Operating system consente l’analisi diagnostica delle opere d’arte attraverso la rivelazione della fluorescenza emessa, la cui elaborazione permette di ottenere la caratterizzazione chimica dell’area analizzata, cioè la composizione degli strati più superficiali, rilevando la presenza di forme di degrado di differenti origini: vernici, leganti, coloranti o pigmenti, interventi pregressi, che costituiscono informazioni utili per la conservazione e il restauro.

“Dopo quasi un anno di test sul campo, CALIFFO è ora pronto per effettuare le sue prime campagne di misura”, commenta  Valeria Spizzichino, ricercatrice ENEA del Laboratorio Diagnostiche e Metrologia che si occupa di attività di ricerca e sviluppo nel campo dei sistemi laser, dell’ottica e della sensoristica nelle diverse applicazioni scientifiche e industriali. “Grazie a questa tecnologia low cost d'avanguardia – aggiunge la ricercatrice - sarà possibile ottenere con più rapidità rispetto al passato caratterizzazioni di superfici difficilmente raggiungibili, anche in ambienti angusti. L’utilizzo di tecnologie bluetooth e wi-fi, infatti, fa sì che il sistema possa operare da remoto. CALIFFO restituisce risultati in tempo quasi reale e, come gli altri strumenti basati sulla fluorescenza indotta da laser (LIF) sviluppati presso i nostri laboratori, è completamente non invasivo. Ha un’operabilità molto semplificata che ne permette l’utilizzo anche da parte di personale non specializzato. Grazie al basso costo di questa tecnologia che ne favorisce l’ingegnerizzazione e la commercializzazione, ci poniamo l’obiettivo di creare una rete di sensori per la salvaguardia del nostro patrimonio storico-artistico, a partire dal Lazio”.

Le attività di misura effettuate con CALIFFO si svolgono infatti nell’ambito del Progetto COBRA (sviluppo e diffusione di metodi, tecnologie e strumenti avanzati per la COnservazione dei Beni culturali, basati sull’applicazione di Radiazioni e di tecnologie Abilitanti), finanziato dalla Regione Lazio, attraverso il quale l’ENEA diffonde e trasferisce le competenze e le tecnologie d’avanguardia per la diagnostica e la conservazione alle PMI e agli operatori dei Beni Culturali.

Per quanti volessero sperimentare e assistere agli affascinanti fenomeni che scaturiscono dall’incontro tra luce e materia, vi ricordiamo l’appuntamento con il primo OPEN DAY della Ricerca organizzato dall’ENEA il 29 settembre presso i centri di Casaccia e Frascati. In particolare presso i laboratori del centro ENEA di Frascati sarà possibile familiarizzare con la fluorescenza e imparare come questo singolare fenomeno  possa essere sfruttato non solo nella diagnostica delle opere d’arte, ma anche per rispondere alle domande più insolite: quelle macchie sono di sangue? La reazione chimica è avvenuta? La frutta sui rami è matura? I laboratori apriranno le porte al pubblico proponendo visite guidate, percorsi didattici durante i quali i visitatori verranno coinvolti in piccoli esperimenti e curiosità scientifiche e soprattutto avranno la possibilità di osservare dal vivo CALIFFO. Il sistema verrà movimentato e illustrato dai ricercatori, i quali saranno a disposizione per spiegarne il funzionamento e illustrare, anche attraverso contributi video, i risultati.

Il programma completo degli eventi è consultabile sul sito www.opendaydellaricerca.enea.it, dove è possibile prenotare la visita di proprio interesse. Aggiornamenti, video, foto di backstage e curiosità in diretta dai Centri saranno online sulla pagina  www.facebook.com/ENEAUfficiostampa.

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In anteprima all’Open Day della Ricerca nel Centro ENEA della Casaccia

ENEA presenta il primo disco solare al mondo in grado di produrre energia elettrica grazie all’integrazione con un’innovativa microturbina ad aria; la tecnologia è concepita per poter “catturare” dal Sole 70 kW di potenza raggiante e di convertirli virtualmente fino a 15 kW di potenza elettrica, sufficienti ad alimentare un condominio di 5 appartamenti. Il disco sarà visibile in anteprima - anche in movimento - nel Centro ENEA della Casaccia il prossimo 29 settembre, in occasione del primo Open Day della Ricerca organizzato dall’Agenzia. Saranno aperte al pubblico le hall tecnologiche e i laboratori di questo grande centro alle porte di Roma, così come del Centro Ricerche di Frascati.

La novità di questo sistema composto dal disco solare (in gergo tecnico "dish")  e dalla microturbina è la facilità di gestione operativa e la modularità che ne consente l’utilizzo anche per piccoli centri commerciali e imprese, supermercati e scuole, sia connessi che distaccati dalla rete elettrica. Ha un diametro di 12 metri e una superficie di 88 metri quadri interamente ricoperta di specchi solari che concentra in una piccola area focale fino a 2mila volte la radiazione solare; rispetto al fotovoltaico “tradizionale” avrà il vantaggio di stoccare l’energia assorbita e trasformarla in elettricità on demand, anche di notte o in assenza di irraggiamento solare.

disco-solare.jpg“L’impianto progettato, assemblato e avviato dall’ENEA è il primo al mondo che abbina i più recenti progressi nella ricerca sulle tecnologie del solare a concentrazione alla innovativa microturbina ad aria, di derivazione automobilistica, più compatta e leggera rispetto ai motori comunemente utilizzati in questo tipo di applicazioni”, sottolinea la ricercatrice ENEA Michela Lanchi del Dipartimento Tecnologie Energetiche.

Il programma di sperimentazione in condizioni atmosferiche reali - avviato di recente - proseguirà per tutto il 2018 con l’obiettivo di rilevarne le prestazioni ed elaborare soluzioni ingegneristiche ottimizzate ai fini della commercializzazione.

L’impianto solare dimostrativo è stato sviluppato nell’ambito del progetto OMSoP - Optimised Microturbine Solar Power System - finanziato nel 2013 con 5,8 milioni di euro dal 7° Programma Quadro dell’Unione europea. Oltre all’ENEA, sono partner del progetto: le Università Roma Tre, City University of London, Royal Institute of Technology in Stockholm e University of Seville e le aziende Compower, INNOVA e European Turbine Network.

Come funziona

disco-solare3.jpg I principali componenti del sistema sono il concentratore solare, il ricevitore e la microturbina ad aria. Il concentratore solare è di tipo circolare, con superficie parabolica riflettente sul cui fuoco è posizionato il ricevitore a cavità composto di due “bicchieri” concentrici inseriti l’uno dentro l’altro, al cui interno circola aria.

Il concentratore riflette la radiazione solare sulla finestra del ricevitore che l’assorbe al suo interno, mentre l’aria circolante si scalda fino ad una temperatura di circa 800/900°C.

Un compressore preleva l’aria esterna, la comprime a circa 3 atmosfere e la invia al ricevitore. Qui grazie al calore solare il flusso d’aria si riscalda per poi passare alla microturbina, dove si espande, mentre il calore residuo viene ceduto a un recuperatore prima che l’aria venga rilasciata nell’ambiente.

L’espansione dell’aria nella turbina permetterà al generatore ad alta frequenza di raggiungere la velocità di rotazione di circa 150mila giri/minuto, assicurando in questo modo una potenza elettrica in uscita compresa tra 3 e 15 kW.

Il ruolo dell’ENEA nella ricerca sul solare termodinamico

“L’ENEA è attiva da anni nella ricerca per lo sviluppo di tecnologie sempre più efficienti, sicure e funzionali. Nei nostri laboratori è stata sviluppata una filiera tecnologica innovativa del solare a concentrazione che ha portato alla tecnologia del Progetto Archimede, il primo impianto industriale realizzato dall’ENEL a Priolo Gargallo”, aggiunge Tommaso Crescenzi, responsabile della Divisione Solare Termico e Termodinamico dell'ENEA.

disco-solare4.jpgCon i suoi 70 ricercatori e tecnici, le infrastrutture sperimentali dei centri di Casaccia e Portici, una rete di collaborazioni industriali di oltre 30 aziende italiane ed accordi  internazionali, l’ENEA rappresenta attualmente un punto di riferimento tecnologico nazionale per la tecnologia solare termodinamica, detenendo numerosi brevetti e competenze esclusive anche in collaborazione con l’industria per il miglioramento e la diffusione del solare a concentrazione.

Le attività svolte dall’ENEA in questo settore riguardano la progettazione e realizzazione  di impianti solari per la produzione di energia elettrica, per cogenerazione o per dissalazione dell’acqua, tubi ricevitori, collettori solari, componenti del circuito a sali fusi come anche lo sviluppo di nuove applicazioni della tecnologia solare termodinamica, tra cui la produzione di idrogeno attraverso processi termochimici e l’utilizzazione industriale dell’energia termica ad alta temperatura da fonte solare.

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Lunedì, 04 Settembre 2017 15:43

Basel Life 2017

L’ENEA, su invito dell’Ambasciata Italiana in Svizzera e dell’ICE, rappresenterà l’Italia a Basel Life 2017, in programma a Basilea dall’11 al 13 settembre prossimi.

Basel Life è un evento internazionale annuale che interessa ricercatori, investitori, decision-maker del mondo accademico, industriale e delle associazioni no profit, che partecipano all’iniziativa per presentare le applicazioni tecnologiche e gli ultimi sviluppi della ricerca nel campo delle scienze della vita. Prendendo parte alla manifestazione si avrà, tra l’altro, l’opportunità di convocare piccoli gruppi di lavoro, seminari e forum scientifici, finalizzati allo scambio di esperienze e di  strategie per affrontare le grandi sfide del settore.

L’ENEA, oltre ad aver patrocinato l’evento, sarà protagonista il 12 settembre del simposio “Biotechnology in Italy: Innovation and Public Research” con tre interventi: una country presentation che illustrerà il sistema ricerca sulle scienze della vita in Italia e due relazioni sulle attività e i progetti ENEA e sulle esperienze di start-up e spin-off nel settore.

https://www.basellife.org/

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In data 7 settembre l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, in collaborazione con l'ENEA, propone ai propri iscritti un seminario informativo gratuito, nell’ambito del ciclo di conferenze a carattere tecnico-scientifico e culturale “Historia Magistra Vitae”.

I rifiuti nucleari oggi presenti in Italia in diversi siti di centrali elettronucleari in decommissioning e centri di ricerca, strutture ospedaliere ed industriali, dovranno per legge essere smaltiti in sicurezza all’interno del proprio territorio. In Italia verrà realizzato il Deposito Nazionale Parco Tecnologico (DNPT) dalla Società SOGIN in un sito idoneo scelto in modo compartecipato alla fine di una lunga procedura autorizzativa. La realizzazione di un deposito è in realtà più semplice di quella di una centrale nucleare di potenza in quanto non è presente un processo “vivo”, ma solo il decadimento di isotopi radioattivi che vanno mantenuti isolati dal resto dell’ambiente durante il loro decadimento sino ad una soglia di rilevanza radiologica. I precedenti tentativi hanno però creato una sindrome nelle popolazioni per cui non sarà banale la scelta del sito definitivo. Inoltre una parte del deposito sarà solo temporaneo per i rifiuti a vita più lunga, che necessiteranno di un deposito di tipo geologico, da realizzarsi presumibilmente in forma consortile con altri Paesi Europei. Questa “impresa” ci sarà descritta dal Responsabile SOGIN del Deposito Nazionale, anche con l’aiuto di audiovisivi che possono meglio far comprendere il progetto e la realizzazione dell’infrastruttura del DNPT. ISPRA fornirà il quadro normativo–autorizzativo per la realizzazione del DNPT. Seguirà la sessione di domande ai relatori.

Questo seminario tecnico gratuito è riservato agli iscritti all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma in regola con le quote associative.

Un numero limitato di posti è destinato agli ingegneri iscritti ad altri Ordini provinciali, a partecipanti ENEA ed esterni, ai quali è richiesta la REGISTRAZIONE ON LINE . Gli organizzatori si riservano di confermare la partecipazione.

La partecipazione al seminario rilascia agli ingegneri iscritti agli Ordini n. 4 CFP, che saranno riconosciuti unicamente con la partecipazione all'intera durata dell'evento formativo (dalle ore 10.00 alle ore 13.30).

 

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Nei giorni 7 e 8 settembre 2017 prende il via, con un Kick off meeting presso la sede ENEA di Bologna, il Progetto INTERREG CENTRAL EUROPE REEF 2W “Increased renewable energy and energy efficiency by integrating, combining and empowering urban wastewater and organic waste management systems”.

Il Progetto, finalizzato alla ricerca di nuove soluzioni per aumentare l'efficienza energetica e la produzione di energia rinnovabile nelle aziende pubbliche di servizio, si propone di sviluppare modelli che permettano di ottimizzare i livelli di energia rinnovabile ottenibile dalla fermentazione biologica di biomasse di scarto, in modo da poterli riutilizzare all’interno del sito produttivo per alimentare reti locali di distribuzione, o per la  mobilità pubblica dei servizi di raccolta e trattamento reflui e rifiuti.

Il Progetto, coordinato da ENEA, vede la partecipazione di 11 partner, tra cui il Kompetenzzentrum Wasser Berlin, centro di ricerca dell’azienda per i servizi idrici di Berlino, l’Università di Boku in Austria, Veolia water e l’Università di Praga nella Repubblica Ceca.

Il progetto prevede inoltre un forte coinvolgimento di partner industriali.

Risultati immagini per interreg-central.eu/lowcarbon

Un laboratorio dedicato al restauro e alla valorizzazione del patrimonio culturale in una delle aree maggiormente colpite dagli eventi sismici dell’ultimo anno. È questo l’obiettivo della Summer School – Laboratorio per il patrimonio culturale post sisma 2016-17 organizzata dall’ENEA e dall’Università di Camerino (UNICAM), in programma dal 4 all’8 settembre 2017 ad Ascoli Piceno presso la sede della Scuola di Architettura e Design di Sant’Angelo Magno.

Le lezioni, che saranno tenute da esperti dell’ENEA, delle Università di Camerino e di Roma “La Sapienza”, della Protezione Civile Italiana e dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (ISCR), approfondiranno le soluzioni e le tecnologie più avanzate per il recupero, la messa in sicurezza e la protezione dei beni culturali danneggiati dal sisma. In particolare l’utilizzo dei Sistemi Informativi Geografici (GIS), gli strumenti e i metodi per il rilievo digitale 3D, le metodologie per la messa in sicurezza delle strutture, gli interventi sugli edifici in muratura, la messa in sicurezza e trasporto d’urgenza delle opere d’arte.

Inoltre, durante la Summer School sono previsti sopralluoghi didattici nei luoghi colpiti dal terremoto. Ai partecipanti verranno rilasciati crediti formativi professionali.

Le iscrizioni si chiuderanno lunedì 7 agosto 2017.

Per iscriversi: http://d7.unicam.it/reginfo/content/summer-school

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Riutilizzare le acque reflue trattate e sfruttare le potenzialità autodepurative dei sistemi naturali per recuperare, riqualificare e ampliare le aree umide soggette a deficit idrici e a processi di inquinamento, coniugando economicità e basso impatto ambientale.

È questo il modello pilota proposto dall’ENEA per il recupero e la riqualificazione ambientale della Palude di Torre Flavia, situata a nord di Roma tra i Comuni di Ladispoli e Cerveter. Si tratta di una delle aree umide più suggestive dal punto di vista naturalistico e culturale del Lazio, colpita negli ultimi anni da fenomeni di siccità, stress idrico, inquinamento e perdita di biodiversità.

Gli studi ENEA, condotti nell’ambito del progetto “WaterDROP” per la gestione integrata delle risorse idriche nel bacino del Mediterraneo, hanno evidenziato le criticità del bilancio idrico soprattutto nei mesi estivi con conseguente perdita di biodiversità e destabilizzazione degli equilibri naturali. Il monitoraggio effettuato dai ricercatori ha fatto emergere anche lo stato di inquinamento in cui versa l‘area con le relative caratteristiche di variabilità spaziale e stagionale.

Le soluzioni individuate dai ricercatori dell‘ENEA, grazie alla modellazione delle capacità auto-depurative della palude e all‘analisi delle criticità locali, puntano a ripristinare il bilancio idrico e la qualità delle acque e migliorare la gestione e la fruibilità dell’area, con ulteriori benefici in termini di biodiversità, sostenibilità di lungo termine, turismo, attività ricreative e produttive collegate, in un’ottica di economicità e valorizzazione delle risorse locali.

“La maggiore estensione della parte umida della palude rispetto a quella attuale (più del 100%), ottenuta grazie alla rinaturalizzazione dell’area, può costituire un argine naturale nei confronti degli incendi e una preziosa riserva per fornire acqua durante questi eventi estremi”, sottolinea Filippo Moretti, ricercatore ENEA del Dipartimento Sostenibilità dei Processi Produttivi e Territoriali.

L’ENEA mira in particolare alla gestione dell’area con tecniche di fitodepurazione a flusso superficiale (Free Water System – FWS) e all’utilizzo dei reflui in uscita dal depuratore urbano di Ladispoli per ripristinare il bilancio idrico dell‘area umida e preservare le caratteristiche qualitative delle acque, la biodiversità e gli equilibri naturali.

Un sistema a flusso superficiale riproduce il principio di autodepurazione tipico degli ambienti acquatici naturali, con canali poco profondi che consentono la radicazione di piante emergenti. La superficie dell'acqua è sempre esposta all’atmosfera mentre il flusso idrico è di tipo orizzontale.

“L’Area di Torre Flavia è un sistema di stagni costieri e acquitrini di pianura e ricchezza faunistica che rendono questa zona umida di 42 ettari un vero e proprio patrimonio di risorse naturali di interesse vitale per l’intero territorio - prosegue Moretti - che in tempi recenti, a causa dei cambiamenti climatici e degli effetti antropici, ha visto ridotto il suo bilancio idrico, tanto che per anni, la Provincia di Roma ha provveduto alla regolazione dei livelli delle acque mediante l’immissione di volumi idrici prelevati dal fiume Tevere, sostenendo notevoli costi gestionali."

Grazie alla modellazione del sistema naturale, lo studio dell’ENEA ha evidenziato inoltre la possibilità di replicare l’approccio in altre aree umide naturali interessate da specifiche criticità definendo scenari di intervento economicamente sostenibili e a basso impatto ambientale, anche finalizzati all’ampliamento dell’area umida stessa.

“Il modello che abbiamo messo a punto è altamente replicabile e adattabile alle variegate realtà turistiche italiane”, aggiunge Luigi Petta, ricercatore ENEA del Dipartimento Sostenibilità dei Processi Produttivi e Territoriali. “Le azioni che è possibile mettere in campo – conclude Petta - sono in grado di contribuire alla tutela delle risorse ambientali del territorio, ridurre la pressione sulle risorse naturali, estendere la stagione turistica, valorizzare le risorse locali, assicurando una sostenibilità di lungo termine e incrementando il numero di visitatori con ricadute economiche positive”.

L’ENEA ha progettato, stampato in 3D e ‘trapiantato’ nella Baia di Santa Teresa (La Spezia) 60 alghe in resina siliconica atossica simili alle alghe naturali, per testarne l’idoneità alla colonizzazione da parte di organismi marini. Gli studi serviranno anche a comprendere l’effetto di mitigazione al cambiamento climatico e di protezione esercitato dall’alga naturale sulla fauna associata. Questi gli obiettivi del progetto “Will coralline algae reef mitigate climate change effects on associated fauna?”, condotto da ENEA in collaborazione con CNR e Università di Portsmouth  (che ha proposto l’iniziativa) e finanziato dalla Royal Society International Exchange Grant RS-CNR. La notizia è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista New Scientist.

I 60 reef artificiali detti anche mimics sono stati realizzati imitando il colore e le proprietà strutturali dell’Ellisolandia elongata, un’alga corallina tipica dei fondali bassi del Mediterraneo e nota per essere in grado di sopportare periodi fuori dall’acqua, forti variazioni di temperatura, salinità e pH. Tra le fronde flessibili di questa alga, importante “ingegnere ecosistemico” e vera e propria oasi di biodiversità del nostro mare, trovano riparo, cibo e aree favorevoli alla riproduzione, numerosi organismi marini.

Queste 60 alghe “sosia” delle alghe naturali, sono state ‘trapiantate” all’interno del reef naturale a circa 50 cm di profondità per avviare la fase di acclimatazione e permettere al biofilm batterico di ricoprire i mimics, favorendone la colonizzazione da parte di organismi come piccole stelle di mare, crostacei, molluschi e molte altre specie.

“L’innovatività di questo studio è duplice” - sottolinea Chiara Lombardi del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA - da una parte c’è l’importanza di comprendere come un organismo ‘tollerante’ come l’Elissolandia elongata, vera e propria ‘oasi’ di biodiversità del nostro mare, può essere in grado di ‘mitigare’ gli effetti del cambiamento climatico proteggendo la fauna ad esso associata. D’altro canto con la verifica dell’idoneità dei mimics alla colonizzazione, si aprono nuovi orizzonti applicativi come ad esempio la creazione di micro reef artificiali per il recupero e il ripristino di habitat naturali particolarmente sfruttati ed impoveriti dall’azione dell’uomo.”

Il progetto della durata di due anni (2016-2018) si divide in due fasi: durante la prima fase di progettazione sono state realizzate scansioni microtomografiche delle alghe naturali; successivamente, presso il Centro Ricerche Ambiente Marino di Santa Teresa, sono stati “stampati” in 3D i primi prototipi di mimics, costituiti da fronde artificiali e basi, poi testati per verificarne resistenza e atossicità. Nella fase di sperimentazione tuttora in corso è stato avviato un osservatorio multiparametrico per l’acquisizione di dati marini quali temperatura, salinità, alcalinità, pH, ossigeno: nell’arco di un anno i mimics verranno monitorati e campionati, con l’obiettivo di valutarne l’idoneità alla colonizzazione da parte della fauna che popola il reef naturale.

Nella seconda fase del progetto, da giugno a dicembre 2018, i reef naturali e i mimics verranno immersi nelle vasche del Laboratorio “Acquari” presso il Centro Ricerche Ambiente Marino dell’ENEA e sottoposti a sperimentazione: saranno analizzati parametri di pH e temperatura con previsioni al 2100, verrà valutata la risposta della fauna associata ed analizzati eventuali cambiamenti nella fisiologia strutturale e geochimica delle alghe naturali.

 CopernicusMonitorare lo stato di salute del Mediterraneo e contemporaneamente verificare l’accuratezza dei dati raccolti dal satellite dell'Agenzia Spaziale Europea “SENTINEL-3” su temperatura, colore e altezza della superficie del mare. Sono questi gli obiettivi della nuova campagna oceanografica del programma Ue di osservazione terrestre Copernicus, che si è avvalsa del supporto della nave del CNR “Minerva UNO”.

L’ENEA ha partecipato alla missione con un sistema laser compatto, che consiste in un lidar fluorosensore in grado di effettuare in tempo reale e a distanza il controllodell’ecosistema marino anche di vaste aree. “Per tre settimane abbiamo analizzato il tratto di

Federico Angelinimare che va dallo Ionio al Canale di Sicilia e raccolto oltre 500 campioni per analizzare il contenuto di clorofilla nel mare”, spiega il ricercatore ENEA Federico Angelini del Laboratorio diagnostiche e metrologia del Centro Ricerche di Frascati. “Studiare lo sviluppo di vegetazione – prosegue il ricercatore – permette di individuare il cosiddetto fenomeno dell’eutrofizzazione, causato dall’arricchimento delle acque di materiali organici provenienti da scarichi agricoli, industriali e urbani che favoriscono lo sviluppo abnorme e la salita in superficie di alghe. Si tratta di un pericolo per l’ecosistema marino perché possono ostruire le branchie ai pesci, alterare l'equilibrio nella distribuzione dell'ossigeno, liberare sostanze tossiche e maleodoranti e colorare le acque con una forte riduzione di limpidezza e trasparenza”.

“Il nostro laser  – aggiunge Francesco Colao, l’altro ricercatore ENEA coinvolto nella missione - permette di stimolare, in modo continuo durante la navigazione, laFrancesco Colaofluorescenza delle sostanze sospese e disciolte nelle acque marine senza manipolare il campione. Questo sensore è l’ultimo di una serie di prototipi già utilizzati in altre missioni nel Mediterraneo, in Artide e in Antartide ed è stato realizzato per il progetto RITMARE del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per contribuire alla qualità dell’ambiente marino,  studiare gli impatti del cambiamento climatico e definire strategie di mitigazione per le aree costiere e marine”.

 ENEA - Kit antisismicoENEA ha brevettato un sistema antisismico per pareti che coniuga sicurezza, risparmio energetico e sostenibilità. Consiste in un kit prefabbricabile e modulare composto da piani cordati e pannelli in fibra di canapa che, opportunamente combinati tra loro, sono in grado di contenere gli effetti espulsivi provocati dalle scosse sismiche e garantire al tempo stesso un elevato comfort termoacustico e isolante.

Applicabile sia su edifici nuovi che esistenti, si tratta di un sistema ideale per rinforzare le tamponature, vale a dire gli elementi che delimitano gli ambienti di un fabbricato e che spesso vengono “espulse” in caso di scosse, provocando danni ingenti anche in assenza di lesioni importanti alle parti strutturali.

ENEA - Kit antisismicoI test numerici e sperimentali effettuati sulle corde hanno dimostrato notevole resistenza e buona deformabilità. Studi recenti sulla canapa condotti da ENEA hanno evidenziato buone capacità isolanti e durabilità, oltre a una buonatraspirabilità e una limitata velocità di propagazione delle fiamme in caso di incendio.

 Grazie all’elevata resistenza della fibra di canapa, i piani cordati del kit si oppongono agli effetti espulsivi delle tamponature, mentre l’azione termoisolante nei pannelli garantisce una buona riduzione della trasmittanza termica, cioè della facilità con cui un materiale si lascia attraversare dal calore.

“Gli eventi sismici che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi tempi hanno messo in luce la grande vulnerabilità del patrimonio edilizio, evidenziando come anche elementi senza funzione strutturale come le tamponature, possano comportare gravi danni alle cose o perfino mettere a rischio la sicurezza delle persone”, spiega la ricercatrice ENEA Anna Marzo.

 “Questa soluzione di rinforzo per le tamponature potrebbe trovare impiego anche all’interno di Casa Italia, il piano per la messa in sicurezza del territorio nazionale lanciato dal Governo dopo i tragici eventi iniziati con il terremoto di Amatrice del 24 agosto scorso”, aggiunge la ricercatrice ENEA Concetta Tripepi.

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