Mercoledì, 12 Settembre 2018 10:56

Meglio una stufa o un caminetto?

I consigli di MCZ per fare la giusta scelta

Con i primi freddi cresce la voglia di un focolare per rendere ancora più accogliente la propria casa. MCZ offre una gamma di camini e di stufe fra le più ampie sul mercato con la quale rispondere a qualsiasi esigenza.

Ma cosa è meglio scegliere tra caminetto e stufa? Come al solito, il segreto sta nel chiarirsi bene le idee e capire di cosa si ha realmente bisogno.

Ecco alcune domande che possono aiutare nella scelta.

LA QUESTIONE ESTETICA
La tendenza è di consigliare il camino per i progetti di design e la stufa quando si ricercano performance di riscaldamento. Questa tendenza si dovrebbe ridimensionare, pensando alle attuali offerte sul mercato. Con un camino moderno, ad esempio, il bisogno estetico è assolutamente soddisfatto, ma il lato riscaldamento non è da meno. Non è vero, d’altro canto, che le stufe siano esteticamente meno appealing dei camini. Per MCZ, ad esempio, la ricerca estetica e di design è valsa il premio iF Design nel 2011.


IL BUDGET
Il costo unitario inferiore è uno dei principali motivi del grande successo che stanno avendo le stufe in questi anni. Trattandosi di un oggetto freestanding, la stufa costa intorno ai 2000/2500 euro, installazione compresa, mentre un caminetto, tra posa e rivestimento, può costare decisamente di più.


I VINCOLI STRUTTURALI
Per funzionare correttamente e garantire un perfetto tiraggio, il camino ha bisogno di una canna fumaria importante. Se esistono limiti strutturali, come ad esempio soffitti bassi o vincoli nella sezione della canna fumaria, installare un caminetto può davvero essere tecnicamente impossibile. La stufa, specialmente quella a pellet, è sicuramente più versatile da questo punto di vista e si può installare facilmente anche in mansarda o in condominio.


LA PRATICITÀ DI UTILIZZO
Uno dei vantaggi delle stufe, soprattutto quelle a pellet, è che sono totalmente automatizzate. Il camino a legna richiede, di contro, un’attenzione costante per alimentare il fuoco. Il limite può essere superato con un camino alimentato a pellet, che riesce a riprodurre una fiamma di una bellezza paragonabile a quella della legna, ma con una manutenzione ridotta, tanto quanto nelle stufe.

In conclusione la migliore risposta alla domanda “meglio stufa o camino” è “dipende!”.
La scelta migliore in assoluto non esiste, è sempre meglio fare i conti con la situazione di partenza, le proprie necessità e il proprio stile di vita, sapendo che, in ogni caso, il fuoco darà un tocco in più ad ogni casa. Un tocco di magia, di eleganza e di calore.

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Venerdì, 07 Settembre 2018 08:51

Reverse Charge Edilizia 2018: come funziona?


Reverse Charge in Edilizia per il 2018: come funziona? Come si applica alle prestazioni di servizi di demolizione, di installazione di impianti, di completamento e di pulizia relative ad edifici?

L’inversione contabile, o reverse charge è un particolare meccanismo di applicazione dell’imposta sul valore aggiunto, per effetto del quale il destinatario di una fornitura di beni o prestazione di servizi (cliente), se soggetto passivo nel territorio dello Stato, è tenuto all’assolvimento dell’imposta in luogo del fornitore o prestatore.

Che cos’è il Reverse Charge?

Mediante il reverse charge, limitatamente alle operazioni cui tale regime è applicabile, si trasferisce in capo all’acquirente (cessionario o committente) la qualifica e il ruolo di debitore dell’imposta verso l’Erario. Conseguentemente, al cessionario o al committente non viene addebitata in rivalsa alcuna imposta da parte di colui che effettua l’operazione imponibile. Per effetto del reverse charge, pertanto, il cessionario o committente dovrà calcolare l’imposta dovuta sull’acquisto effettuato e far confluire il predetto importo a debito nella propria liquidazione.

Il riferimento normativo del reverse charge IVA in Italia è rappresentato dall’articolo 17, commi 5 e 6 del dpr 633/1972 (c.d. «decreto IVA»). Di recente, quest’ultimo è stato ampiamente riformato per effetto dell’introduzione dello spesometro trimestrale tramite D.L. 193/2016. Occorre comunque dire che tale riforma non ha toccato la parte relativa al reverse charge.

Il Reverse Charge in Edilizia per il 2018 come funziona?

L’Iva reverse charge sarà applicata a quei campi del settore edile come operazioni come pulizia, operazioni di demolizione, lavori di installazione di impianti e lavori di completamento relativi agli edifici. Il meccanismo dell’inversione contabile pertanto riguarda:

    attività relative al comparto edile (prestazioni di demolizione, installazione di impianti e completamento di edifici) già interessate dal reverse charge alle condizioni di cui alla previgente lettera a) dell’articolo 17, comma 6, del D.P.R. n. 633/1972,
    nuovi settori collegati ma non rientranti nel comparto edile propriamente inteso, come i servizi di pulizia relativi ad edifici.

Il sistema dell’inversione contabile previsto nel contesto del novellato articolo 17, comma 6, lett. a-ter), D.P.R. 633/1972 si applica a prescindere dalla circostanza che le prestazioni siano rese dal subappaltatore nei confronti:

    delle imprese che svolgono l’attività di costruzione o ristrutturazione di immobili;
    dell’appaltatore principale o di un altro subappaltatore;
    di un contraente generale a cui venga affidata dal committente la totalità dei lavori.
    dal rapporto contrattuale stipulato tra le parti, ovvero dalla tipologia di attività esercitata (ferma restando ovviamente la necessità che si tratti di una prestazione di servizi).

In caso di applicazione del Reverse Charge in edilizia, nei casi individuati dalla norma, gli operatori coinvolti dovranno comportarsi come segue:

    Il prestatore, emette fattura (nei termini ordinari) senza addebitare l’imposta, inserendo la dicitura “inversione contabile”. Inserendo anche l’articolo 17, comma 6, DPR n 633/72;
    Il committente soggetto passivo, entro il mese di ricevimento (oppure anche successivamente ma comunque entro 15 giorni e con riferimento al mese di ricevimento)integra la fattura ricevuta con l’indicazione dell’aliquota Iva e della relativa imposta. Inserisce la fattura nel registro vendite/corrispettivi, assolvendo così l’imposta. La medesima fattura va poi annotata anche nel registro acquisti per la detrazione dell’imposta assolta.
 
Quali operazioni sono escluse?

La circolare n. 14/E del 27 marzo 2015 ha precisato che sono escluse dal nuovo reverse charge interno le forniture di beni con posa in opera in quanto tali operazioni, ai fini IVA, costituiscono cessioni di beni e non prestazioni di servizi, poiché la posa in opera assume una funzione accessoria (art. 12 del D.P.R. n. 633/1972) rispetto alla cessione del bene (Risoluzioni n. 148/E del 28 giugno 2007, n. 164/E del 11 luglio 2007 e n. 172/E del 13 luglio 2007).

fonte: lentepubblica.it

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Arriva dalla Russia questa printer in grado di spingersi teoricamente fino a 80 metri di altezza per rivoluzionare il segmento delle grandi costruzioni

La più grande stampante 3D edilizia, ossia per grandi costruzioni, arriva dalla Russia ed è in grado di realizzare un edificio fino a sei piani tutto in una volta. Forse non tutti sanno che le 3D printer stanno trovando una importante e quasi rivoluzionaria applicazione proprio in questo ambito.

D’altra parte per ottimizzare i tempi e ridurre i costi è da tempo che si utilizzano elementi prefabbricati che poi vengono assemblati in loco. Ma con le stampanti 3D per uso edilizio si utilizza la stessa procedura di quelle industriali – se non quelle casalinghe – applicate, però, alle grandi dimensioni.

E per grandi dimensioni intendiamo un condominio, con il vantaggio di una considerevole quantità di tempo e risorse salvate. Inoltre, possono procedere a sostenuta velocità e con grande precisione e autonomia.

Come funziona la stampante 3d edilizia – Chiamata AMT-SPETSAVIA S-500, questa stampante 3D non rivela la propria funzione se si osserva di sfuggita, visto che è costituita da una struttura metallica con quattro pali di sostegno e un componente che si muove in verticale. Il vero e proprio erogatore di cemento è piazzato su una barra che può muoversi in tre dimensioni e che può andare a rilasciare qualcosa come 2,5 metri cubi di materiale ogni ora.

Il dispositivo può lavorare su un volume di 11,5 x 11 x 15 m, ma c’è un interessante orizzonte ancora da esplorare perché tecnicamente può estendere la propria operatività fino a un massimo di 80 metri di altezza. Considerando ogni piano circa 3 metri, questo vuol dire che il performante supporto edilizio potrebbe arrivare a realizzare un edificio di ben 26 piani. Basta fare due calcoli per capire che siamo già nel segmento dei grattacieli.

C’è anche una stampante più compatta chiamata S300 che opera in 11,5 x 11 x 5,4 m di volume e può realizzare edifici fino a un massimo di due piani su una superficie di 120 metri quadri.

Le potenzialità delle stampanti 3d edilizie – Il direttore generale del progetto Alexander Maslov, ha commentato: “Abbiamo sempre cercato una soluzione per la costruzione di edifici multipiano e adesso possiamo dichiarare con sicurezza che questa soluzione esiste. Durante lo sviluppo abbiamo considerato le richieste delle società edilizie al contempo mantenendo l’affidabilità intrinseca delle nostre apparecchiature, facilità di gestione e manutenzione“.

Il debutto delle due stampanti 3d per costruire palazzi è atteso per fine anno. Il futuro dell’edilizia sarà sempre più intrecciato con quello delle stampanti 3D di grandi dimensioni. Sono già numerosi i precedenti di modelli in grado di costruire piccole abitazioni e edifici a un piano. Ma non solo, c’è un progetto italiano che va addirittura a utilizzare i materiali più poveri come il fango per creare ripari ad esempio istruzioni di emergenza.

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ENEA moto magnificatoIndividuare le porzioni di monumenti più fragili e a rischio crollo o le parti di un affresco più degradate e soggette a distacco, per metterle in sicurezza prima che una scossa sismica si verifichi. Oggi è possibile grazie al “moto magnificato”, una tecnologia innovativa utilizzata dall’ENEA per la prima volta al mondo sul patrimonio culturale, in grado di prevedere il comportamento degli edifici o delle strutture, prima di un terremoto. In pratica, amplificando i piccoli movimenti presenti nei video delle vibrazioni indotte dai micro tremori naturali (vento, traffico, vibrazioni), questa innovazione consente di rendere ben visibili gli spostamenti dell’oggetto analizzato, con un dettaglio di pochi millesimi di millimetro.

Sviluppata dal MIT di Boston per applicazioni in campo medicale e della security, l’ENEA ha utilizzato questa tecnologia per il monitoraggio e la prevenzione sismica del patrimonio culturale, in abbinamento con le tavole vibranti del Centro ricerche Casaccia e il sistema 3DVision di acquisizione dati. I test sono condotti sia sul campo per individuare le porzioni strutturali a rischio crollo o distacco, sia in laboratorio per sperimentare tecnologie di miglioramento sismico, di  rinforzo strutturale del patrimonio edilizio e di conservazione dei beni culturali.

“All’ENEA siamo in grado di abbinare a questa tecnologia, l’analisi quantitativa dei valori di frequenza, ottenendo una vera e propria diagnosi strutturale dell’elemento analizzato. In pratica l’analisi visiva dei video di moto magnificato suggerisce quali parti dell'edificio si muovono in modo più evidente quando sono sollecitate da deboli vibrazioni generate dal traffico, dal vento, da un treno e così via”, spiega Vincenzo Fioriti del laboratorio Tecnologie per l’Innovazione Sostenibile dell’ENEA. “Il grado di amplificazione dipende dal rumore presente nel video digitale da magnificare, cioè dai moti relativi tra i pixel dei filmati e dal numero di frame per secondo”, aggiunge Fioriti.

“Grazie a questa tecnologia innovativa l’ENEA è in grado di programmare gli interventi preventivi sulle porzioni di muratura maggiormente degradate prima dell'evento sismico e proporre un’offerta tecnologica e diagnostica unica al mondo nei progetti PON e Horizon 2020, nei settori della prevenzione e sicurezza sismica”, sottolinea Gerardo De Canio, responsabile del laboratorio Tecnologie per l’Innovazione Sostenibile dell’ENEA. “Siamo infatti in grado di effettuare il monitoraggio delle vibrazioni ambientali e l’identificazione dinamica dei monumenti, di condurre indagini ‘non distruttive’ sui materiali strutturali, ma anche di adottare tecniche integrate che prevedono il confronto tra moto magnificato ed immagini termografiche e tra risultati di tomografia sonica e prove meccaniche”.

Il campo di applicazione del “moto magnificato” è molto vasto: prevenzione dei guasti
meccanici nei motori; monitoraggio di parametri fisiologici (ad esempio il battito cardiaco); analisi delle cellule; attività “intelligence” e di sicurezza attraverso l’analisi delle espressioni facciali e vocali. Questa innovazione, infatti, consente di ricostruire le frasi pronunciate da persone sulla base dei movimenti degli oggetti situati nei paraggi (fogli di carta, contenitori, bicchieri) e “azionati” anche dalla sola emissione della voce.

Lunedì, 16 Luglio 2018 10:44

Il fascino di dormire in un faro [GALLERY]

A Ribadeo, cittadina nella comunità autonoma della Galizia, un faro del XIX secolo è stato convertito in struttura alberghiera, preservandone l’originalità e l’antico fascino.



Faro Isla Pancha - Ría de Ribadeo (Spagna)
In un luogo dove mare e roccia si incontrano, il faro è la sentinella dell’infinito, un luogo romantico e pieno di fascino abitato solo dal custode ma che ha ispirato innumerevoli artisti, compositori e scrittori in cerca d’ispirazione. Oggi il Faro Isla Pancha accoglie anche chi desidera trascorrere qualche notte in questa location spettacolare, un'opportunità resa possibile grazie al magistrale lavoro dello studio PF1 interiorismo che lo ha reso il primo e unico faro in Spagna destinato all’accoglienza.

Costruito nel 1857 con la chiara funzione di guida ai naviganti, il Faro Isla Pancha, è un edificio a pianta quadrata situato nell’insenatura naturale della Ría de Ribadeo (Lugo), ad un paio di chilometri dal centro della cittadina. In uso fino al 1983, il faro è stato poi chiuso per motivi di sicurezza e sostituito da una torre cilindrica in cemento a strisce bianche e nere.
 

“Quando ci è stato commissionato il progetto, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la vita del guardiano del faro, un lavoro suggestivo quanto solitario”, spiega Loli Moroño, responsabile creativa di PF1 interiorismo e interior designer del Faro di Isla Plancha. “L’obiettivo di questo progetto è stato quello di trasformare un antico faro in una struttura turistica, rispettandone l’essenza e gli elementi originali, ma trasformandolo in uno spazio estremamente confortevole e rilassante”.

La più grande sfida, ma al tempo stesso anche responsabilità quando si tratta di affrontare questo tipo di progetti ad alto peso storico e patrimoniale, è stata quella di trasformare l'edificio in un alloggio turistico.
    

Come sempre, la premessa dello studio è stata intervenire nel rispetto dell’esistente, prendendosi cura dei dettagli e preservando gli elementi originali, come la balaustra e i pavimenti.  Solo così è stato possibile ottenere un edificio con una nuova destinazione d’uso, adattata al settore dell'ospitalità, senza sottrarre nulla al comfort e al valore aggiunto. Lo studio di progettazione PF1 interiorismo vanta un’esperienza decennale ed è formato da un team di interior designer che si dedica principalmente al mondo del contract, con specializzazione hotel. I progetti realizzati sono sempre intimamente legati all'ambiente della decorazione e dell'interior design con l’obiettivo di riprodurre le sensazioni degli spazi privati negli spazi pubblici. Nonostante l'hotel sia un luogo di passaggio, non significa che questo debba essere necessariamente freddo e impersonale, dal momento che le persone che vi soggiornano hanno bisogno di sentire il calore e il comfort della propria abitazione. In questo modo un ospite può sentirsi a casa anche qui.

Il progetto Faro Isla Pancha è stato premiato nella categoria progetti di interior design ai premi Roca 2018, organizzati dall’editore Curt Ediciones.

    

Prodotti ECLISSE

Le soluzioni per porte a scomparsa ECLISSE hanno fornito nel progetto un’ottima soluzione estetica, oltre che funzionale, permettendo di ottenere una perfetta fusione delle porte con le pareti. “Non volevamo che questo spazio apparisse pieno di porte. Grazie ai controtelai ECLISSE Syntesis Line scorrevole siamo riusciti ad ottenere un risultato di massima integrazione degli elementi porta e parete. Per noi è stata una grande scoperta la possibilità di posizionare un battiscopa filo muro predisposto per l’illuminazione, poiché stavamo cercando un tocco di teatralità ed eleganza per questa installazione”. Il profilo per battiscopa ECLISSE Syntesis Battiscopa, posizionato sia all’interno delle camere che lungo il corridoio, ha regalato una luce molto speciale all’ambiente e, oltre ad essere anch’esso integrato con il muro, ha permesso di mantenere lo stesso materiale sia nella parete che nello zoccolino, in questo caso costituito da una carta vinilica di alta qualità.

    

Info progetto:

Alloggio turistico Faro Isla Pancha

Luogo: Ribadeo, Lugo - Galizia (Spagna)

Committente: José Luis López Braña - Eirobra

Anno: 2017

Tipologia: hospitality - interior design

Studio di progettazione:  PF1 interiorismo http://pf1interiorismo.com

Fotografo: Iván Casal Nieto - https://ivancasalnieto.com

Prodotti: ECLISSE Syntesis Line scorrevole, controtelaio per porte scorrevoli senza finiture esterne, ECLISSE Syntesis Battiscopa, profilo per battiscopa filo muro, ECLISSE Unico con Emotion, controtelaio per porte scorrevoli con stipiti con motorizzazione.

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Edilizia verticaleL'alta intensità abitativa ed energetica dei grattacieli li rendono laboratori ideali per elaborare soluzioni integrate di efficienza energetica, risparmio delle risorse e valorizzazione delle nuove fonti di energia rinnovabile. Un'opportunità anche per il tessuto produttivo italiano.


Il progressivo inurbamento della popolazione mondiale e lo sviluppo di megalopoli in tutti i continenti ha imposto un ricorso sempre più massiccio all’edilizia verticale.

Nel solo 2017 sono stati cantierizzati 144 progetti di strutture con un’altezza superiore ai 200 metri, di cui 15 di altezza superiore ai 300 metri, i cosiddetti supertall building. E già quest’anno è altamente probabile che il record dell’anno scorso verrà superato.

Torri e grattacieli sono strutture complesse ad alta intensità energetica inserite a loro volta in tessuti urbani complessi.

Il fabbisogno energetico di un grattacielo può arrivare a 5 milioni di therm l’anno, equivalenti a circa 150 GWh, con emissioni di CO2 correlate dell’ordine di centinaia di migliaia di tonnellate.

Tuttavia, l’alta intensità abitativa ed energetica che contraddistinguono questa tipologia di costruzioni le rendono laboratori ideali per elaborare soluzioni integrate di efficienza energetica, risparmio delle risorse e valorizzazione delle nuove fonti di energia rinnovabile.

I dispositivi e i materiali a disposizione sono numerosi. I rivestimenti adattivi, ad esempio, possono garantire un taglio sostanziale del fabbisogno energetico legato al riscaldamento o al raffrescamento degli ambienti, che abitualmente rappresentano oltre la metà dei consumi energetici di questa tipologia di edifici.

L’abbinamento con celle fotovoltaiche trasparenti o semi-trasparenti, inoltre, può trasformare l’ampia superficie esposta alla radiazione solare in un sistema fotovoltaico integrato, mentre l’istallazione di generatori eolici sul tetto può arrivare a coprire fino a un quinto del fabbisogno elettrico della struttura.

Parallelamente, per i climi temperati, sono in corso di sviluppo vetrate fotovoltaiche avanzate in grado di produrre energia, depurare le acque grigie e trasferire il calore esterno all’interno dell’edificio usando come vettore la stessa acqua depurata.

L’utilizzo di vetrate a base di nanoparticelle di biossido di titanio ai piani inferiori, invece, può conferire alla struttura capacità di depurazione dell’aria dagli agenti inquinanti e dalle sostanze in grado di danneggiare e sporcare il rivestimento, mentre l’installazione di green walls e giardini pensili può ridurre sensibilmente la carbon footprint dell’edificio.

Sul fronte dei rifiuti, l’adozione di sistemi di smaltimento integrati permette di trasformare i rifiuti organici in biogas o biometano, riducendo contemporaneamente il fabbisogno energetico dell’edificio e la congestione dei locali adibiti al carico scarico merci (e quindi delle vie di comunicazione circostanti).

Parallelamente, sistemi avanzati di drenaggio dell’acqua piovana possono sfruttare l’ampia superficie esposta alle precipitazioni per raccogliere notevoli quantità d’acqua da destinare, poi, alla depurazione per usi civili, all’irrigazione delle terrazze e dei giardini o a torri di raffreddamento.

L’impiego di smart materials nelle opere di pavimentazione e rivestimento degli ambienti interni è in grado di limitare drasticamente i consumi energetici legati alla ventilazione, all’illuminazione e al controllo della qualità dell’aria, che mediamente incidono per circa l’80% sul bilancio energetico di questa categoria di edifici.

Se, da una parte, l’integrazione delle tecnologie già disponibili offre perciò opportunità allettanti, dall’altra le prospettive di breve/medio periodo non possono che essere entusiasmanti.

Attualmente sono in corso di realizzazione e progettazione in tutto il mondo numerose torri ecosostenibili che ambiscono a certificazioni LEED di livello platinum, sinora appannaggio esclusivo della Shanghai Tower.

Ciascuno di questi progetti ambisce a una dimensione iconica. Le proporzioni mastodontiche e il fascino magnetico che la tecnologia avanzata è in grado di esercitare sull’immaginario collettivo globale, infatti, trasformano queste strutture in strumenti privilegiati di brandscaping (come testimonia efficacemente il modello Dubai) e di riqualificazione di un tessuto urbano (come testimoniano i numerosi progetti che interessano le megalopoli industriali cinesi).

In questa grande sfida dell’architettura contemporanea il tessuto produttivo italiano può avere un ruolo tutt’altro che marginale. Le decine di migliaia di PMI italiane che gravitano intorno ai settori dell’efficienza energetica, del risparmio energetico, dei materiali avanzati, dell’architettura d’avanguardia e del design sono note, e rinomate, in tutto il mondo per la capacità di abbinare proficuamente stile e funzionalità.

In questo specifico segmento dell’edilizia di prestigio questa caratteristica è fondamentale, data la valenza simbolica di torri e grattacieli.

Tuttavia, per cogliere quest’opportunità è necessario che il tessuto produttivo nazionale, contraddistinto da realtà imprenditoriali di piccole dimensioni, sviluppi sinergie al suo interno e a livello internazionale. Sono necessari ingenti capitali, un ampio portafoglio di competenze e una rete di contatti globale. Il tessuto produttivo italiano, infatti, non ha gli strumenti per competere a livello globale nel campo della ricerca pura ma è ricco di capitale umano, di capacità di innovare e interpretare. Un mix di ingredienti che può risultare ancora vincente.

 

Fonte qualenergia.it

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Edilizia antisismicaAzione sismica ridotta di oltre l’80% grazie a dispositivi di isolamento sismico molto deformabili in direzione orizzontale che, inseriti tra la parte in elevazione e la fondazione degli edifici, permettono di attutire notevolmente l’energia trasmessa dal terremoto alla struttura. “L’isolamento sismico è una delle tecnologie più avanzate per la protezione dai terremoti e si applica sia su edifici di nuova costruzione che su quelli esistenti”, spiega Paolo Clemente del Laboratorio ENEA Ingegneria sismica e prevenzione di rischi naturali a margine di un evento sulle tecnologie antisismiche nella storia delle costruzioni organizzato in collaborazione con INGV, CNR e Università del Molise. “Con l’inserimento di questi dispositivi alla base - prosegue il ricercatore - la struttura così isolata è in grado di sopportare l’azione sismica senza danneggiarsi e di garantire l’operatività anche in caso di terremoti violenti senza la necessità di interventi di riparazione”.

In particolare, ENEA e Politecnico di Torino hanno brevettato un sistema innovativo di isolamento sismico che punta a preservare gli edifici di particolare valore storico-artistico. “Questo sistema consente di isolare sismicamente la struttura al di sotto delle sue fondazioni, senza toccarla. Una caratteristica  particolarmente importante - sottolinea Clemente – che rende questa tecnologia adatta per la tutela del nostro patrimonio culturale dagli effetti disastrosi dei terremoti”.

L’idea di consentire all’edificio di muoversi rispetto al suolo era già stata studiata e applicata nell’antichità, come dimostrano tecniche di costruzione che hanno consentito di realizzare opere grandiose giunte fino ai nostri giorni. Nell’opera di Plinio il Vecchio ‘Naturalis Historia’, si racconta che il tempio di Diana a Efeso (VI sec a.C.) - una delle sette meraviglie del mondo antico - poggiava su uno strato di argilla mista a carbone e cenere. In questo modo, in caso di terremoto, l’azione sismica non veniva trasmessa integralmente all’edificio perché la struttura poteva subire movimenti orizzontali rispetto al suolo. La stessa tecnica era stata applicata anche in numerosi templi greci e nelle colonie greche del mar Nero e della Magna Grecia; i templi dorici di Paestum, ad esempio, poggiano su un sottile strato di sabbia che separa la fondazione dal suolo. Esempi sono presenti anche in America Latina, dove strutture complesse, fondate con tale tecnica, hanno resistito a forti terremoti nel corso dei secoli.

“Esempi come questo dimostrano che abbiamo molto da imparare dallo studio delle tecniche del passato, i cui principi oggi sono più facilmente applicabili grazie alla disponibilità di moderne tecnologie”, conclude Clemente.

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Software DocetL’ENEA, in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del CNR, ha reso disponibile la nuova versione di DOCET, il software semplificato per la certificazione degli edifici residenziali esistenti destinato a tecnici e operatori del settore edilizio. Il software, utilizzabile per immobili con superficie fino a 200 m2 non soggetti a ristrutturazioni importanti, consente la redazione dell'attestato di prestazione energetica (APE), il documento che certifica la prestazione e la classe energetica di un immobile e indica gli interventi migliorativi più convenienti.
La novità più importante consiste nella possibilità di trasmissione degli APE ai sistemi informativi predisposti dalle Regioni grazie ad un file di interscambio, generato automaticamente dal software, che consente anche il trasferimento degli APE dai sistemi regionali al Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica a livello nazionale (SIAPE), la banca dati istituita da ENEA al fine di recepire tutti gli APE degli edifici a livello nazionale.

La nuova versione di DOCET, denominata v.3.18.04.50, va incontro alla continua evoluzione del quadro normativo e tecnico del settore e prende in considerazione le norme, i decreti attuativi contenenti prescrizioni e requisiti minimi degli edifici e le nuove linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. In particolare l’aggiornamento si è reso necessario a seguito dell’implementazione di nuove specifiche tecniche fornite dall’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), relative alla determinazione delle prestazioni energetiche e sui dati climatici relativi al riscaldamento e al raffrescamento degli edifici.

Un’ulteriore versione del software è già in fase di sviluppo e prevede che il file generato dal software riporti, oltre alle informazioni contenute nell’APE, anche una serie di dati di input, sulle caratteristiche dell’edificio, e di output, sui risultati di calcolo intermedi e finali.

Fin dalla sua prima versione nel 2007, DOCET si è dimostrato un importante strumento a disposizione di professionisti e operatori grazie ai suoi elementi di forza come riproducibilità delle analisi, interfaccia grafica di facile utilizzo, elevata semplificazione dei dati in input e motore di calcolo rigoroso.

DOCET v.3.18.04.50 è scaricabile al seguente link http://www.docet.itc.cnr.it/

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Involucro edilizioSap Sistemi, azienda da sempre attenta alle esigenze del mercato in termini di risparmio energetico e di comfort abitativo, ha voluto proporre in questo testo e in progetti futuri, soluzioni per le chiusure edili del futuro.
Gli edifici dovranno essere sempre più autonomi e in grado di fornire ai loro abitanti il sostentamento nutritivo ed energetico. Impianti di raccolta e depurazione dell'acqua saranno posti in copertura per garantire il fabbisogno idrico dei nuovi sistemi di produzione agricola urbana, le urban farm, vere e proprie coltivazioni agricole all'interno degli edifici.
Ma non solo, l'integrazione impiantistica e tecnologica renderà le nostre case delle macchine “vive”, in grado di autoregolarsi per garantire il benessere degli abitanti e tutto funzionerà esclusivamente grazie all'energia da fonti rinnovabili. Le unità abitative potranno essere riconfogirate, grazie a sistemi robotici, in modo flessibile e personalizzato in modo da ottimizzare l'offerta abitativa in funzione alla domanda.
La robotizzazione permetterà inoltre una manutenzione dei sistemi di facciata, l'edificio potrà interagire con l'ambiente esterno, purificando l'aria o accumulando energia.
Facciate parametriche, facciate fotovoltaiche, rivestimenti fotocatalitici, trattamenti per sistemi autopulenti, questi alcune delle proposte Sap per l'involucro edilizio moderno.
Inoltre sono sempre più numerosi i materiali o i componenti edilizi in grado di supportare celle solari e quindi capaci di generare energia sfruttando la radiazione del sole. Non fa eccezione il vetro, con l'integrazione di moduli fotovoltaici all'interno di vetri stratificati o mediante l'applicazione di film trasparenti in grado di generare energia pur consentendo il passaggio della luce. Tra le altre proposte della ricerca si possono poi citare i dispositivi di ventilazione automatica integrati agli infissi che, grazie alla presenza di scambiatori di calore, permettono un adeguato ricambio d'aria senza eccessive dispersioni o ancora l'accoppiamento del vetro con materiali PMC (Phase Change Materials) in grado di accumulare calore nelle ore di soleggiamento e di rilasciarlo durante le ore notturne cambiando fase, da solido a liquido.
Ma l'innovazione passa soprattutto attraverso i meccanismi di gestione e di controllo degli involucri. Gruppi di sensori e centraline computerizzate sono in grado di regolare l'orientamento, l'apertura o la posizione degli elementi di facciata per massimizzarne l'efficienza energetica dell'edificio.
Ancora più innovativi sono i due sistemi di “facciata reattiva”. Il primo è formato da elementi modulari di involucro in grado di ridurre gli inquinamenti dell'aria tramite reazioni fotocalitiche. Il secondo è un sistema di facciata con microalghe che, grazie alla fotosintesi, si moltiplicano generando ossigeno e producendo biomassa che può essere a sua volta convertita in energia.
Serramenti    speciali, sistemi    domotici    avanzati,    frangisole integrati in facciate, queste solo alcune delle proposte Sap per l'involucro edilizio contemporaneo. Già oggi molte di queste soluzioni sono disponibili.

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