Il principale obiettivo dell'accordo siglato tra il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) e l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) è di realizzare, nei borghi delle Alpi e degli Appennini, progetti per rigenerare spazi dove abitare, vivere, fare impresa, innovare.

Borgo antico
Questo progetto nasce dalla presenza nei piccoli comuni d'Italia di un gran numero di case in stato di abbandono. I firmatari dell'accordo dichiarano infatti che “ nei 5.552 piccoli Comuni d’Italia si trova una casa vuota ogni due occupate: solo il 15% di quelle disponibili ospiterebbero 300mila abitanti, e le opere di adeguamento edilizie potrebbero valere 2 miliardi di euro nella rigenerazione e decine di migliaia di nuovi addetti”.
Secondo questi dunque è di fondamentale importanza definire un piano per agevolare gli investimenti e gli interventi di recupero per riabitare i borghi e i centri storici dei piccoli comuni italiani. Ciò è quanto previsto anche dalla Legge sui Piccoli Comuni, per la quale sono stati approvati, con il DM 10 agosto 2020, i parametri di assegnazione dei 160 milioni di euro del Fondo Nazionale.
Il decreto specifica che potranno accedere alle risorse 12 tipologie di Comuni con caratteristiche di arretratezza economica, fenomeni di dissesto idrogeologico, significativo decremento della popolazione residente, difficoltà di comunicazione e lontananza dai grandi centri.
L'accordo dunque tra il CNAPPC e l'UNCEM punta allo sviluppo dei territori montani, con nuovi strumenti di pianificazione urbanistica e progettazione architettonica, per riorganizzare gli spazi pubblici e privati. Il progetto punta a garantire un opportunità di sviluppo per rendere più all'avanguardia e ecologici i territori rurali, montani e interni italiani, sostenendo la realizzazione di reti infrastrutturali. Inoltre, l'accordo tende a promuovere una politica per la montagna che inserisca le popolazioni montane nel più ampio processo di sviluppo.
Tale progetto prevede anche ricerche e studi atti a individuare delle soluzioni da suggerire agli Enti locali, alle Regioni, al Governo, al Parlamento e agli organismi europei anche finalizzate allo sviluppo sostenibile e per incentivare tra le Amministrazioni modalità pubbliche di selezione dei progetti per gli interventi di recupero o di nuove opere. Questa strategia ha l'obbiettivo di individuare dunque, le migliori opportunità e strategie da attuare.
Come afferma uno dei componenti del CNAPPC, Walter Baricchi, l'accordo ha l'obbiettivo di costituire opportunità di formazione per i giovani professionisti, ma anche un opportunità per gli Amministratori locali, promuovendo ogni possibile collaborazione con gli organismi nazionali, europei ed internazionali interessati allo sviluppo sostenibile della montagna. Baricchi evidenzia come l’equilibrio tra città ed aree interne deve essere completamente rivisto alla luce delle nuove modalità di vita, lavoro, tempo libero che il post Covid sta imponendo, trasformando questi cambiamenti in opporyunità.
Il presidente nazionale dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani, Marco Bussone, spiega che questo accordo di collaborazione con l'Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori è particolarmente importante per UNCEM, poiché costituisce un patto per generare opportunità di sviluppo nei borghi e nei territori montani del Paese.

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork

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Design Club

Nel cuore di Bologna un edificio storico rinascimentale risalente al XVII secolo cambia vita grazie a un progetto di riqualificazione affidato a Iosa Ghini Associati, studio internazionale con grande esperienza in progettazione residenziale di qualità, da Design Club Real Estate, l’operatore bolognese che ha sviluppato l’iniziativa.

L’edificio di 2mila metri quadrati è stato completamente ristrutturato mettendo al centro della progettazione il design come sinonimo di vivibilità e qualità. In ognuno dei 35 appartamenti sono presenti pezzi iconici dei grandi maestri quali Le Corbusier, Sapper, Jacobsen, Mollino e poi i Castiglioni, Sottsass, Magistretti fino ai contemporanei De Lucchi, Starck e Grcic, insieme a un’ampia collezione di disegni e litografie d’autore.

I branded apartments, destinati al mercato dell’affitto a breve e medio termine per aziende e manager, tengono già conto delle attenzioni igienico-sanitarie post-Covid: le unità completamente nuove presentano impianti a pompa di calore ad alta efficienza e canalizzazione aeraulica indipendente per ogni appartamento. Inoltre, ciascun alloggio è dotato di purificatori d’aria con filtri Hepa, carbone attivo e UV per una migliore sanificazione.

Per gli interni sono stati creati 8 stili differenti: Red Racing, Luxury, Business, Eco Chic, Extreme, Elegante, Eighties & Bolidism, Industrial. Massimo Iosa Ghini ha commentato così l’operazione: “Penso che i nostri branded apartments siano il nuovo prodotto di design in cui viene proposto un modulo abitativo completo tramite il contract, composto da tutti gli elementi di arredo del quality Italian design, per formare un insieme da vivere, di valore unico, come fosse un unico macro-oggetto da abitare”.

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Venerdì, 03 Luglio 2020 18:34

Planium e il metallo nell'interior design

Planium superfici

IL METALLO NELL’INTERIOR DESIGN
Molte volte riteniamo il metallo protagonista nella storia dell’Arte e dell’Architettura per l’apporto che fornisce negli apparati esterni e questo è corretto: ci dà le suggestioni per immaginare mondi possibili attraverso i suoi colori e la sua luminosità. Questo materiale può dire la sua anche nell’Interior design, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui contribuisce ad arricchire gli interni, accostandosi ad elementi d’arredo, grazie alle sue caratteristiche cromatiche.

Un materiale dal fascino antico. Matericità e giochi di luce
In ogni caso, la “rivincita” del metallo nell’Interior Design, fattasi sentire con spessore nell’ultimo quinquennio almeno, passa anche da un suo certo carattere ruvido, ancestrale, dal sapore un po’ medievale. Certo valido per i complementi d’arredo, il metallo è però in forme più “squadrate” anche utilizzato per rivestimenti, con funzione decorativa: basti immaginare d’altronde quale potenziale abbiano la sinergia di colori che si affiancano come quelli del bronzo e della calamina, del rame e dell’acciaio; una tra le sue rivisitazioni in chiave contemporanea può ravvisarsi nello stile industrial.

Da un punto di vista estetico arredare col metallo significa, implicitamente, diffondere un senso di minimalismo, di design ridotto all’essenziale, il che dà anche una percezione di rigore all’insieme; non vanno comunque dimenticate le caratteristiche chimiche dei metalli: l’esempio del Rame, grande conduttore, è in questo senso lampante per il suo apporto alla funzionalità ingegneristica e non solo legato all’immagine.
Oltre a non avere un ingombro fisico “imponente”, il metallo ha un punto di favore anche per come si gestisce sui “giochi” di luce: a seconda del trattamento che Planium gli riserva, può avere una differente luminosità e matericità, che a sua volta ne influenza ovviamente l’estetica; il metallo spazzolato, ad esempio, ha un carattere di maggiore lucidità rispetto al satinato il quale, tuttavia, è più sofisticato al tatto e anche per questioni cromatiche perché alterna chiaro e scuro, ombra e luce. E ciò può valere per diversi metalli: l’Acciaio, sia esso Inox oppure ossidato, e anche il cangiante Rame con le sue leghe ottenute con stagno o zinco, cioè i “dorati” Bronzo e Ottone…

L’importanza della posa
Posare con Planium è una questione di rapidità, ma anche di reversibilità: con le pose a secco, alternative ai modelli tradizionali, il brand investe sulla sostenibilità ambientale, evitando di necessitare dell’utilizzo di colle e siliconi, velocizzando il tutto e rendendolo più idoneo all’ambiente circostante. Con diverse modalità: la posa ad appoggio di AP01 Lay Floor – la più rapida in assoluto -, quella one-click di PL01 Invisible, la “meccanica” di SM02 Evolution con viti angolari a vista; la magnetica di MG01 Magnetic Floor, che fa uso del calamitato materassino che si lega magneticamente.

 

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Corte giustizia europeaSono in contrasto con il diritto europeo le norme del Codice dei contratti pubblici che escludono a priori gli enti senza scopo di lucro dalla partecipazione alla procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico di servizi di ingegneria e di architettura, nonostante tali enti siano abilitati in forza del diritto nazionale ad offrire i servizi oggetto dell’appalto.

La Corte di giustizia europea, con la sentenza 11/06/2020, causa C-219/19, si è pronunciata nell’ambito di una controversia tra una Fondazione di diritto privato senza scopo di lucro, da un lato, e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) dall’altro, in merito alla decisione con cui quest’ultima aveva respinto la domanda di iscrizione della Fondazione nel casellario nazionale delle società di ingegneria e dei professionisti abilitati a prestare servizi di architettura e di ingegneria. Secondo l’ANAC, la Fondazione, non rientrando in nessuna delle categorie di operatori economici che ai sensi dell’art. 46, comma 1, del D. Leg.vo 50/2016 sono ammessi a partecipare alle procedure di affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria, non aveva diritto all’iscrizione. La Fondazione proponeva ricorso davanti al TAR Lazio che rimetteva la questione alla Corte di giustizia europea.

Nel risolvere la questione la Corte UE ha richiamato alcune precedenti pronunce in cui aveva già affermato che gli Stati membri hanno il potere di autorizzare o non autorizzare talune categorie di operatori economici a fornire certi tipi di prestazioni e che essi possono, in particolare, autorizzare o meno enti che non perseguono finalità di lucro, e il cui oggetto sia principalmente volto alla didattica e alla ricerca, ad operare sul mercato in funzione della circostanza che l’attività in questione sia compatibile, o meno, con i loro fini istituzionali e statutari.
Tuttavia, una volta che - e nei limiti in cui - siffatti enti siano autorizzati a offrire taluni servizi sul mercato, il diritto nazionale non può vietare a questi ultimi di partecipare a procedure di aggiudicazione di appalti pubblici aventi ad oggetto la prestazione degli stessi servizi.

Tali orientamenti sono stati confermati con l’entrata in vigore della Direttiva 2014/24/UE che indica espressamente (considerando 14) che la nozione di operatore economico deve essere interpretata “in senso ampio”, in modo da includere qualunque persona e/o ente attivo sul mercato, “a prescindere dalla forma giuridica nel quadro della quale ha scelto di operare”. Parimenti, l’art. 19, paragrafo 1, e l’art. 80, paragrafo 2, della medesima Direttiva prevedono espressamente che la candidatura di un operatore economico non può essere respinta soltanto per il fatto che, secondo il diritto nazionale, esso avrebbe dovuto essere una persona fisica o una persona giuridica.

Al riguardo non rileva l’interpretazione secondo la quale la definizione restrittiva della nozione di operatore economico di cui all’art. 46 del D. Leg.vo 50/2016 nel contesto di servizi connessi all’architettura e all’ingegneria sarebbe giustificata dall’elevata professionalità richiesta per garantire la qualità di tali servizi nonché da un’asserita presunzione secondo cui i soggetti che erogano tali servizi in via continuativa, a titolo professionale e remunerato, siano maggiormente affidabili per la continuità della pratica e dell’aggiornamento professionale. Tale presunzione a giudizio della Corte non può essere accolta nel diritto dell’Unione, essendo quest’ultima incompatibile con la citata giurisprudenza dalla quale deriva che, qualora un ente sia abilitato in forza del diritto nazionale a offrire sul mercato servizi di ingegneria e di architettura nello Stato membro interessato, esso non può vedersi negato il diritto di partecipare alla gara.

Ne deriva la legittimazione della Fondazione a partecipare alle gare pubbliche per l'affidamento di servizi di ingegneria e architettura, non potendo la normativa nazionale escludere a priori tali soggetti sulla base della loro forma giuridica.

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Mercoledì, 05 Febbraio 2020 15:51

Courmayeur Design Week-end dal 6 al 9 febbraio

Courmayeur Design Week-end, un fine settimana di cultura ai piedi del Monte Bianco

Una parentesi invernale di design in una cornice di natura e benessere, dal 6 al 9 febbraio in Valle d'Aosta

Il grande design conquista una cornice unica al mondo, quella del Monte Bianco. Infatti, dal 6 al 9 febbraio si terrà a Courmayeur la prima edizione del «Courmayeur Design Week-end».

Prendendo spunto dalle tradizionali Design Week metropolitane, la versione valdostana sarà rivista e aggiornata al contesto e ai nuovi trend. Così il Comune di Courmayeur si trasformerà per un lungo fine settimana in una grande installazione, diffusa nelle vetrine dello shopping e nelle lounge degli hotel che, per l’occasione, apriranno le loro porte alla creatività dell’architettura e del design.

Grazie al sostegno del Comune e del Centro Servizi, Courmayeur sarà una contaminazione inedita e straordinaria immersa nelle tradizioni di montagna, dove gli architetti e designer potranno lavorare, approfondire tematiche culturali e professionali, condividere con colleghi e collaboratori una modalità innovativa di lavoro e benessere.

Già molti i contenuti di questa prima edizione. Ci saranno per esempio uno spazio di co-working, per permettere a tutti di sperimentare il vero concetto di SMART-working e una mostra antologica con i lavori degli studenti della Scuola del Design del Politecnico di Milano, che negli ultimi dieci anni hanno contribuito alla ricerca sul modo e sui luoghi in cui si lavora oggi.

Inoltre si terrà la tradizionale gara di sci “skiCAD”, giunta alla ventesima edizione, che metterà alla prova le capacità sportive di progettisti italiani e stranieri.

Infine, un panel di seminari, talk e interviste, che saranno trasmesse in diretta social sui profili del Design Weekend, per permettere a tutti di fruirne i contenuti.

L’idea, di portare questa originale tradizione della Design Week milanese a più di 1200 metri di altitudine, nasce dalla volontà di coniugare l’attività professionale con il tempo libero e con le caratteristiche di innovazione e creatività tutte italiane. Una parentesi invernale di design e cultura in una cornice di natura e benessere.

Fonte: Vanityfair.it

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Ponte Musmeci

Con grande orgoglio Fondazione Inarcassa annuncia il Concorso Europeo di progettazione per il restauro conservativo del Ponte Musmeci.

Obiettivo specifico dell’operazione è quello di valorizzare il "patrimonio culturale materiale e immateriale", operando mediante un complesso di azioni integrate che comprendono interventi di conservazione, fruizione e valorizzazione anche a fini turistici del bene, così da consentirne l’inserimento nei circuiti nazionali e internazionali, avvalorate anche dal provvedimento di tutela che riconosce l’opera, tra le prime in Italia nel Novecento, "monumento di interesse culturale".

Sarà possibile iscriversi ed inviare il progetto dalle 24:00 del 25/02/2020 alle 12:00 del 07/04/2020.

Richieste di chiarimenti ed invio di quesiti potranno essere inoltrate alla segreteria organizzativa del Comune di Potenza: i quesiti, se ritenuti di interesse comune, saranno pubblicati sul sito dedicato al Concorso. Il modulo quesiti sarà disponibile fino alle 24:00 del 21/02/2020.

Clicca qui per scaricare il bando.

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The Biggest Bow

The Biggest Bow: impacchettati con due enormi fiocchi rossi il Centro Direzionale Argonauta, tra i principali edifici a efficienza energetica d'Europa, e le torri Lafuente

Architettura contemporanea, sostenibilità e urban art. A Roma è tempo di The Biggest Bow, la doppia installazione che infiocchetta per le feste due edifici storici della Capitale, uno dei quali appena entrato, grazie a un imponente restauro, nella lista dei principali edifici a efficienza energetica d'Europa.
The Biggest Bow sono due enormi fiocchi gonfiabili color rosso fuoco che adornano da questa settimana e per tutte le feste il Centro direzionale Argonauta, in zona Ostiense, e le torri Lafuente a Parco de' Medici, visibili dall'autostrada Roma-Fiumicino, capolavoro dell'architettura del Novecento firmato da Julio Lafuente e Gaetano Rebecchini alla fine degli anni Settanta del secolo scorso.
Commissionato da Valle Giulia Real Estate, proprietaria degli edifici, il progetto è stato ideato da Thirtyone Design, fondata nel 2015 da Claudia Campone, e realizzato per il terzo anno consecutivo in collaborazione con la società di ingegneria Cool Projects, con Fly In, azienda italiana leader nel settore dei gonfiabili, e il supporto di Tecnostyle. Concepiti come enormi decori natalizi, i due fiocchi sono illuminati internamente in modo da essere visibili anche la notte e sono posti sulle facciate degli edifici. Nelle torri Lafuente, l'installazione si arricchisce anche di un grande rocchetto di nastro rosso con un paio di forbici, come se un gigante le avesse lasciate lì con l'intenzione di tornare a finire la decorazione.
Le due installazioni sono concepite per celebrare le festività in maniera ironica e scenografica e rientrano nel programma Argonauta Design Crew che porterà design e urban art nelle architetture di proprietà di Valle Giulia Srl attraverso un ciclo di installazioni e un concorso di idee aperto alle accademie di design e arti applicate che si concluderà nel giugno del 2020 con la premiazione del progetto considerato più idoneo da una giuria di progettisti e addetti ai lavori. L'idea è di trasformare il Centro Direzionale Argonauta, che ogni giorno accoglie tra dipendenti e ospiti a vario titolo circa 5mila persone, in un hub della creatività con installazioni indoor e outdoor ispirate a un'idea di condivisione dello spazio.
Il Centro Direzionane Argonauta infiocchettato da Thirtyone Design è uno dei principali edifici ad efficienza energetica d'Europa e il primo dell'area di Roma Capitale, grazie al restauro a cura dell'Agenzia di Architettura guidata da Isabelle M. Rizk che ha da poco portato 657 pannelli solari con una produzione annua di 137.62 MW, a cui si somma l’impianto fotovoltaico sulle pensiline, di 365 kWp distribuito su di una superficie di 2.176,70mq, per una produzione annua di 484.472 kWh. I due impianti generano insieme 622.092 kWh annui, interamente a servizio dell'edificio. Il risparmio in termini di CO2 è stimato in circa 170 tonnellate per anno.

 

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Progetto colore Mosca

Colore su grande scala: Iosa Ghini Associati partecipa a un progetto residenziale nella periferia di Mosca
 
Un ‘progetto colore’ efficace e creativo sulle facciate degli edifici per contrastare l’uniformità e la serialità delle periferie di Mosca e i vasti spazi di contorno, pensati per migliorare la percezione del luogo e la qualità della vita delle persone, si arricchiscono di funzioni.
 
 
Nel distretto amministrativo Nord Est di Mosca, in Dmitrovskoe shosse, il nuovo complesso residenziale conta ben 47 edifici multipiano distribuiti attorno a due vastissime corti comuni di 10.000 metri quadrati, ognuna dona una nuova veste all’edilizia urbana. Il concept è stato affidato allo studio italiano di Massimo Iosa Ghini, il cui articolato apporto progettuale conferisce alla vastissima scala che caratterizza la monotona periferia russa tratti più distintivi, ‘umanizzati’ dal colore nelle facciate e dall’utilizzo degli spazi esterni per funzioni collettive e aggreganti, mentre il progetto architettonico dell’intervento è opera della società russa di ingegneria multidisciplinare Mosproekt 3.

"Siamo intervenuti per dare un apporto in grado di coniugare valore estetico, qualità della vita e sostenibilità, sfruttando i pochissimi parametri progettuali, liberi da un sistema costruttivo prefabbricato che non permetteva larghi margini di modifica” racconta Iosa Ghini.
"L’intento del mio studio è stato quello di creare un valore percettivo e ambientale senza incidere sui costi di realizzazione” aggiunge.

Nella serialità di questa tipologia di edifici, la sfida è stata in primo luogo quella di massimizzare la resa estetica sui rivestimenti. L’identità univoca del quartiere, ma anche la riconoscibilità dei singoli fabbricati e dei relativi ingressi per gli abitanti, sono plasmate attraverso un uso del colore declinato in molteplici schemi. I giochi cromatici di contrasto e di sfumature sono resi possibili dal rivestimento ceramico e ispirati all’estetica grafica e razionalista degli artisti delle avanguardie russe, prima fra tutte quella di El Lissitzky. Il colore, usato per orientare e creare riferimenti, diventa in questo modo uno strumento mirato non solo alla comunicazione, ma anche e soprattutto a una migliore fruizione e riconoscibilità delle presenze urbane, alla valorizzazione delle identità e, non ultima, a una costruzione culturale.

Da un punto di vista costruttivo si è cercata un’evoluzione nelle soluzioni di facciata strutturale, uscendo dallo schema monotono tipico delle costruzioni preesistenti: dalla tecnologia di prefabbricazione tipica della tradizione russa, con finitura superficiale esterna in ceramica colorata di formato molto piccolo, si è passati all’impiego di pannellature in fibrocemento. Quest’ultimo sistema garantisce una migliore prestazione energetica degli edifici e consente maggiore flessibilità nella resa estetico-cromatica delle superfici di facciata.

L’approccio è stato quello di utilizzare il colore in molteplici possibili sfumature in modo da avere un effetto a stacco rispetto al tessuto cromatico circostante.

È stato prevista la realizzazione di ingressi fortemente caratterizzanti che accompagnano i residenti all’interno nello spazio della Lobby, progettata anch’essa in conformità con gli esterni al fine di comunicare lo stesso tipo di “look and feel”.

Insieme con il trattamento delle facciate e con la realizzazione delle lobby e di un parcheggio multipiano coperto, “particolarmente importante è stata la creazione di un concept design delle sistemazioni esterne che contribuisse all'elevazione della qualità della vita, attraverso l'inserimento di spazi verdi e di molteplici funzioni ricreative e aggreganti per la comunità che abiterà il complesso residenziale".

Gli oltre 22 ettari delle corti comuni sono organizzati con verde attrezzato e spazi di diversa destinazione funzionale, come aree giochi differenziate per fascia d’età, aree fitness con attrezzature adatte all’uso outdoor per la pratica di varie discipline sportive, spazi per l’aggregazione sociale e il relax all’aperto. Il tutto integrato nei percorsi pedonali e nelle piste ciclabili che collegano le varie parti del quartiere al loro interno e con le zone edificate già esistenti.

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Giovedì, 22 Agosto 2019 15:57

Citylife: la piazza 2.0

CityLife

Oggi, emblema di un nuovo concetto di sostenibilità.

Alzi la mano colui o colei che, passando da Milano non abbia sentito parlare di CityLife! O forse farete parte di quella fetta di persone che oltre a sentirne parlare, ha avuto modo di fare due passi nel nuovissimo e avvenieristico “quartiere” milanese.  Per chi non avesse avuto il piacere di vivere nessuna delle esperienze di cui sopra, spero che questo breve articolo vi possa incuriosire e perché no, spingere a visitare di persona Citylife. Per farlo ho pensato bene di cambiare il punto di vista. Non con il naso all’insù (vista grattacieli) ma guardando più in basso a una tra le più interessanti e moderne piazze realizzate negli ultimi anni. Potremmo definirla appunto una piazza 2.0.

Come vi dicevo Citylife non è solo l’imponente presenza dei 3 grattacieli (di cui l’ultimo ad oggi in costruzione). Il progetto in se ingloba svariate funzioni e attività e oltre al verde, che funge da trade union, la piazza principale di Citylife piazza Tre Torri rappresenta il cuore pulsante dell’area stessa. L’idea nasce tre le mura del rinomato studio milanese One Works, fondato dagli architetti Leonardo Cavalli e Giulio De Carli.

Ho avuto il piacere di parlare di questo importante intervento proprio con l’arch. Leonardo Cavalli, e di seguito vi riporto le sue parole in merito al progetto.

“Il progetto della piazza e delle infrastrutture, che si trovano al di sotto, è nel suo complesso molto interessante. Riconvertire un’area fieristica inglobata nel centro della città lo si può classificare come il primo esempio italiano di quello che viene chiamatoT.O.D.(1) (Transit – Oriented – Development). Ovvero lo sviluppo del territorio sfruttando la grande capacità del trasporto pubblico, e rendendo così sostenibile gli spostamenti da e per il sito, inseriti all’interno di grandi processi di sviluppo immobiliare. Questo è un luogo dove si arriva con la metropolitana e non è un fatto per nulla banale, quello di riuscire a far dialogare la pianificazione delle infrastrutture con la pianificazione e lo sviluppo del territorio. Un punto cardine del progetto della piazza è quello di costruire un “luogo” parte integrante della città e quindi sostenibile in termini urbanistici e in termini sociali, andando oltre alla connotazione di luogo privato e diventando un luogo accessibile per tutti. Fortemente legato alle attività che qui sorgono e si svolgono: dal commercio, agli uffici ai luoghi di intrattenimento.

Nel 2018 Citylife è stato visitato da più di dieci milioni di persone e questo dato quantitativo ci permette di capire quanto il progetto è stato in grado di integrarsi alla città pur trovandosi all’interno di un processo di sviluppo immobiliare di natura privata. Non è scontato realizzare una piazza all’interno di un parco perché in generale queste si trovano in mezzo alla città dove svolgono la loro funzione commerciale.

A cantiere non ancora ultimato, le attività commerciali erano di fatto non ancora aperte, la piazza è stata l’unica porzione di cantiere fruibile fin da subito (circa un anno prima della messa in funzione del tutto) dato che a tutti gli effetti era l’uscita d’emergenza della metropolitana sottostante. Fin da subito la piazza si è popolata di gente, persone che la attraversavano, in bici o a piedi, o persone che semplicemente sostavano seduti a guardare il nuovo quartiere che prendeva forma. Se in un primo momento questo utilizzo dello spazio era sembrato alla committenza un problema, si è poi arrivati a vedere il tutto come un grande vantaggio. Il luogo aveva superato la sua ragione specifica per la quale era nato, cioè essere un luogo deputato ad attività commerciali e terziarie, per diventare un “luogo per tutti”. Quindi diventare di fatto sostenibile, non solo perché ci si arriva con la metropolitana, non solo perché gli edifici che si sono costruiti sono naturalmente più performanti rispetto a quelli che si costruivano anche solo pochi anni fa ma è “sostenibile socialmente” perché è un luogo per tutti e non è un luogo che non ha necessità di una ragione specifica per essere visitato”.






Sicuramente le parole del progettista, meglio ci hanno permesso di cogliere i nuovi aspetti e la nuova funzione “sociale” che caratterizzano una “piazza” contemporanea.

Certo per chi non conosce Milano, forse diventa doveroso fare anche un piccolo excursus temporale e inquadrare ciò che prima sorgeva in questa importante porzione di città. Qui nasceva nei primi decenni del secolo scorso il nuovo quartiere fieristico di Milano, noto ai più come “Fiera campionaria”.

CityLife schemaMa nel 2005, ottantacinque anni dopo la prima fiera campionaria tenuta nell’Aprile del 1920, è stato inaugurato il nuovo polo fieristico milanese di Rho-Pero. Il trasferimento della fiera in altra sede, lontana dal centro di Milano, ha comportato un duplice beneficio per la città: l’eliminazione dei picchi di traffico generati dalle manifestazioni più imponenti e la liberazione di un’area di pregio. Da queste premesse nasce il “Progetto CityLife”, costituito da un’area complessiva di intervento di 366.000 m2 con un piano di trasformazione che prevede un mix articolato e bilanciato di funzioni pubbliche e private, oltre alle residenze, agli uffici, ai negozi, ai servizi, alle aree verdi e agli spazi pubblici è stato realizzato un edificio museale e le piastre ad uso commerciale e parcheggio. Il nuovo Landmark (2) di Milano è caratterizzato da tre torri a destinazione direzionale, progettate da grandi nomi dell’architettura mondiale Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind. Questi tre giganteschi grattacieli ribattezzati il Dritto, lo Storto e il Curvo, si candidano fin da subito per diventare un nuovo grande simbolo di Milano nel mondo. Iniziato nel 2007, il progetto CityLife non mira solo a creare una nuova urbanistica di grande impatto visivo con i tre grandi grattacieli, ma sviluppa anche un’anima verde volta a creare un grande parco, terzo per dimensione nel centro città.



Fonte Di.Ma. by URSA ITALIA

SOS – School of Sustainability presenta al MuseoNovecento di Firenze i progetti del quinto ciclo.

Bologna 15 Luglio 2019 –  Venerdì 26 luglio 2019, dalle 10:30 alle 13:30 presso il MuseoNovecento di Firenze, i giovani professionisti di SOS – School of Sustainability presenteranno i progetti sviluppati nell’ambito della loro partecipazione al quinto ciclo del programma di studi Post Laurea fondato dall’architetto Mario Cucinella.

Tre grandi sfide del nostro tempo – lo sviluppo del wellbeing delle comunità e dei territori, la lotta all’homelessness, la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente – sono state al centro di tre progetti ambiziosi supervisionati da Alessio Battistella, Andrea Rossi, Irene Giglio, Martina Ruini  svolti in collaborazione con partner istituzionali, del mondo della ricerca e dell’industria.

L’incontro è aperto agli studenti, ai giovani professionisti e in generale al pubblico che s’interroga su quali iniziative concrete possano essere messe in campo per far fronte alle emergenze climatiche e ai temi della rigenerazione del tessuto sociale, economico e ambientale delle città e dei territori.

“L’architettura deve mobilitarsi e intraprendere azioni concrete – dichiara Massimo Imparato, direttore di SOS – per aiutare l’individuo, le comunità e le imprese a prepararsi alle sfide senza precedenti legate al cambiamento climatico”.

Partner 2019 dell’iniziativa il MuseoNovecento di Firenze con cui SOS – School of Sustainability, insieme allo studio MC A – Mario Cucinella Architects, ha collaborato alla creazione di The Wall – Sustainable Thinking Evolution (dal 12 aprile 2019 al xx gennaio 2020). L’installazione, ideata dal direttore del museo Sergio Risaliti e curata da SOS racconta l’evoluzione del pensiero sostenibile visto nella sua interrelazione con i cambiamenti che l’uomo produce nell’ecosistema, e per le influenze che genera nella tecnica, nell’impiego dei materiali e nei processi produttivi. The Wall fa parte del progetto Sustainable Thinking in collaborazione con la Fondazione Ferragamo e il Museo Salvatore Ferragamo.

“Il Museo Novecento – afferma Sergio Risaliti – crede molto nella collaborazione con SOS – School of Sustainability. Con Mario Cucinella, i suoi collaboratori e il direttore di SOS stiamo progettando una serie di eventi che avranno al centro il tema dell’economia circolare e dei cambiamenti climatici in atto. Non vi è dubbio, infatti, che anche in arte l’avanguardia stia da questa parte”.

L’evento vedrà la partecipazione di alcuni ospiti illustri del mondo dell’Università, della Ricerca e dell’Industria tra cui prof. Laura Lee, Architetto, FAIA, Hon FRAIA, ing. Paolo Cresci, Head MEP, Arup Italia, arch. Marc Di Domenico, Direttore, Florence Institute of Design, prof. Laura Andreini, Architetto, Università degli Studi di Firenze. Gli ospiti si uniranno all’architetto Mario Cucinella in un dibattito aperto sui temi portati all’attenzione del pubblico grazie ai progetti sviluppati dalla Scuola.

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