Enea EcomondoUna city car “antismog” ibrida (elettrico + idrogeno), un innovativo sistema di previsione degli inquinanti atmosferici e mini-centrali solari sono alcune delle tecnologie che l’ENEA porterà alla fiera internazionale Ecomondo/Key Energy/Città sostenibile, in programma dal 7 al 10 novembre a Rimini.

 Supera i problemi di ricarica da rete elettrica (plug-in) grazie all’utilizzo di una mini cella a combustibile alimentata a idrogeno. È Urb-e 4.0, la nuova generazione di city car a zero emissioni messa a punto nei laboratori dell’ENEA. Dopo le prime versioni ibrido a benzina, elettrico puro con batterie al piombo più super condensatori e batteria litio-ione, ecco il modello 4.0 che funziona con una piccolissima cella a combustibile alimentata da due bombole di idrogeno da 10 litri. La batteria da 4 kWh viene ricaricata in 4 ore e garantisce un’autonomia di guida di 80 chilometri al costo di circa 3 euro per l'idrogeno e le bombole, una volta esaurite, possono essere sostituite in pochi minuti. “Attualmente in Italia il costo dell’idrogeno è di €9,50/kg, con l'obiettivo di portarlo a €5/kg al 2025. Per il nostro Paese esiste un piano strategico per la mobilità a idrogeno al 2050 che è stato accettato e incluso nel decreto legislativo 257/2016 per la realizzazione di un’infrastruttura di distribuzione di combustibili alternativi”, spiega Giovanni Pede, responsabile del laboratorio ENEA “Sistemi e tecnologie per la mobilità e l’accumulo”.

È in corso di sviluppo una modifica al software di gestione del veicolo che consentirà alla cella a combustibile, nella marcia a velocità costante, di alimentare direttamente il motore elettrico di trazione evitando perdite in batteria, con un recupero di efficienza del 20%.

A Ecomondo ENEA presenta anche l’innovativo sistema di rilevazione oraria dell’inquinamento atmosferico “ForAir_IT”, in grado di prevedere la qualità dell’aria a 3-5 giorni con un livello di dettaglio mai raggiunto prima su scala nazionale (aree delle dimensioni di un piccolo comune italiano). “Grazie alla potenza di calcolo del supercomputer CRESCO4 dell’ENEA, è possibile conoscere in anticipo le concentrazioni in atmosfera degli inquinanti pericolosi per la salute come polveri sottili, ossidi di azoto e ozono”, sottolinea Gabriele Zanini, responsabile della divisione “Modelli e tecnologie per la riduzione degli impatti antropici e dei rischi naturali” dell’ENEA. “Con questo sistema – aggiunge Zanini - siamo in grado di raggiungere in Italia un inedito livello di mappatura degli inquinanti atmosferici, in modo da permettere ai Comuni di agire tempestivamente con misure antismog, soprattutto nei periodi invernali quando si verificano continui sforamenti dei limiti di legge per biossido di azoto e polveri sottili PM10 e PM2,5, in particolare nella Pianura Padana e nelle grandi città”.

E ancora qualità dell’aria con la produzione di energia elettrica green da mini-impianti solari. Come le quattro piccole centrali solari a concentrazione costruite in Egitto, Cipro, Giordania e Italia (a Palermo) con il progetto STS-Med (Small scale Thermal Solar district units for Mediterranean communities) che ha visto la collaborazione di 14 partner tra cui l’ENEA. Dotate di innovativi sistemi di accumulo di energia, le mini centrali producono complessivamente più di 450 kW e, oltre all’elettricità, garantiscono anche la climatizzazione di edifici pubblici per un'utenza complessiva di circa 20mila persone l’anno e servizi come dissalazione e trattamento delle acque, essenziali per alcune comunità locali del bacino del Mediterraneo. Utilizza la tecnologia sviluppata dall’ENEA, invece, l’impianto solare a concentrazione da 1 MW costruito in Egitto con il progetto MATS - Multipurpose Applications by Thermodynamic Solar - coordinato dell’Agenzia. “È un impianto solare di piccola taglia e può lavorare sia off-grid che connesso alla rete elettrica. Il sistema è in grado di soddisfare i consumi di una comunità di oltre 1.000 abitanti e produrre circa 250 m3 al giorno di acqua dissalata”, spiega Alberto Giaconia del laboratorio ENEA “Ingegneria delle tecnologie solari”. Alla base del suo funzionamento, c’è l’utilizzo di sali fusi alla temperatura massima di 550°C come fluido di processo e un sistema di accumulo termico che permette di distribuire energia anche in assenza della radiazione solare. L’impianto può essere integrato con generatori alimentati a biomasse garantendo una maggiore continuità nella produzione di energia elettrica soprattutto di notte e nei periodi invernali.

Venerdì, 01 Dicembre 2017 06:00

I vetri fotovoltaici

Sap SistemiLe finestre fotovoltaiche sono delle vere e proprie finestre, costituite da vetri fotovoltaici che possono assorbire i raggi solari per generare l'energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno  energetico dell’immobili a cui sono applicate.

I vetri fotovoltaici si adattano i perfettamente alle esigenze dell’uomo e dell’ambiente riducendo fortemente la necessità di compromessi estetici e funzionali, possono trasformare le vetrate degli edifici in generatori di energia pulita e rendere gli edifici da elementi passivi per l’abbattimento di dispersione energetica a elementi attivi sul piano e della produzione di energia.

I vantaggi di questo sistema sono relativi allo spazio risparmiato essendo tutto integrato nel tamponamento della finestra stessa e sicuramente l’immagine tecnologica che si conferisce all’immobile.

Svantaggi invece in termini di rendimento: un impianto fotovoltaico tradizionale può essere orientato e inclinato in base all'irraggiamento solare, mentre le finestre fotovoltaiche sono posizionate a 90 gradi in verticale e per questo la produzione  è ridotta e ne risentono quindi le prestazioni.

I vetri fotovoltaici  possono essere  confrontati con altri elementi architettonici per l’Involucro edilizio, quali pannelli di rivestimento oppure il vetro stratificato di sicurezza,  il granito e marmo, l’ acciaio, etc.. a differenza di quest’ultimi però i vetri fotovoltaici non svolgono semplicemente la funzione di rivestimento, ma producono energia e consentono il controllo della luce naturale per illuminare gli interni, diffondendo i raggi solari in modo uniforme e riducendo sensibilmente effetti di riflesso sui  terminali video. Viene quindi drasticamente ridotto il calore prodotto dall'irraggiamento con la conseguenza di abbattere in alta percentuale i costi per l'impianto di raffrescamento esistente.

Le moderne tecniche di lavorazione del vetro, come la stratifica e la tempra, consentono di conferire a questo materiale, percepito come fragile, le caratteristiche di elemento strutturale e di sicurezza, i vetri fotovoltaici si presentano di stile e design differente in base al luogo in cui vengono installate e alla funzione che devono assolvere: possono ricoprire superfici vetrate come lucernari, tetti e facciate; possono avere un aspetto trasparente, semitrasparente o colorato per adattarsi completamente all'ambiente in cui verranno collocati e permettere una maggiore integrazione architettonica.

Tra le varie tecnologie si prevedono oggi  l'utilizzo di  gel trasparenti con silicio amorfo, mono o policristallino, applicato sulla superficie del singolo vetro o inserito nell'intercapedine di una vetrocamera. Tra le celle, il vetro è inserito tra un altro strato di PVB, una pellicola atta a trattenere i frammenti del vetro in caso di rottura.

Richiedete maggiori informazioni in merito alle possibilità di utilizzo e alla convenienza nell’utilizzo di questi prodotti.

Invenzione dopo invenzione, la tecnologia sta diventando la migliore alleata per rendere più sostenibile il nostro stile di vita, grazie a dispositivi di ultima generazione pensati per ridurre gli sprechi energetici e semplificare la gestione quotidiana delle nostre abitazioni. Dal controllo delle luci attraverso le App sino all’utilizzo di apparecchi intelligenti che riducono il consumo di energia elettrica, esistono innumerevoli opzioni high-tech che rendono la casa più sostenibile. E con l'internet delle cose la casa diventa più smart, anche qui in chiave ecologica. Leggi l'approfondimento.

Gli incentivi fiscali poi hanno avuto effetto. Nel 2016, il 79% del valore della produzione edile (110 miliardi di euro sui 139 totali) consiste in ristrutturazioni: 36,2 miliardi per la manutenzione ordinaria e 74,3 miliardi per quella straordinaria. Uno stimolo fondamentale è arrivato dagli incentivi fiscali che hanno favorito un'impennata delle ristrutturazioni attivate negli ultimi 10 anni, passando da 9 miliardi di euro nel 2007 a 28 miliardi. Nell’edilizia residenziale, solo nel 2016, si è toccato addirittura il 56,9% (Dati Symbola-Cresme 2017). I dati rivelano, inoltre, che le ristrutturazioni degli ultimi anni vanno di pari passo con scelte responsabili proiettate alla sostenibilità: secondo un’indagine Ipsos, infatti, l’84% degli italiani attribuisce un grande valore all’efficienza energetica degli edifici (per il 43% è “molto importante”, per il 41% “importante"). Una scelta responsabile che premia anche il portafogli: le abitazioni ristrutturate, infatti hanno un valore di vendita mediamente del 29% in più. Un esempio: se il valore medio delle abitazioni non ristrutturate è di 233.250 euro, le abitazioni ristrutturate salgono a 299.000 euro. Rispetto ad un investimento medio in ristrutturazioni di 14.500 euro per abitazione, si genera un valore netto aggiunto di oltre 50 mila €. Il passo successivo nel vivere green sarà passare dallo Smart Building alle Smart Cities arrivando alla Smart Mobility (sarà il tema della fiera Klimahouse 2018).

Ecco 5 accorgimenti da adottare per una casa tecnologica e amica dell’ambiente, secondo ePRICE.

1. Controlla la temperatura in casa
Sono ormai numerosissimi i termostati intelligenti che consentono di ridurre i consumi di energia domestica e i costi di riscaldamento e raffreddamento della propria abitazione. Ci sono ad esempio dispositivi smart che non solo regolano la temperatura in base al proprio stile di vita e alle proprie abitudini, ma permettono di controllare i consumi anche quando si è fuori casa tramite App, evitando così gli sprechi. I termostati intelligenti, inoltre, si attivano quando si è in casa e si spengono quando si esce, consentendo un notevole risparmio energetico.

2. Scegli elettrodomestici di elevata efficienza energetica
Frigoriferi, lavatrici e asciugatrici sono i responsabili di buona parte dei consumi elettrici in casa. Per questo, per risparmiare energia e denaro, nel momento in cui si sceglie un nuovo elettrodomestico è bene prediligere apparecchiature classe A +++ che consentono migliori performance energetiche. Inoltre, gli elettrodomestici intelligenti possono essere attivati da remoto tramite App in modo da essere utilizzati solo nei momenti della giornata in cui le tariffe energetiche sono più basse. Ci sono addirittura frigoriferi che permettono di vedere cosa c’è dentro senza aprirli e che informano sulla scadenza dei prodotti riducendo così anche gli sprechi alimentari.

3. Scegli un sistema di illuminazione smart
È noto ormai che per risparmiare sull’energia elettrica il primo passo è l’utilizzo di lampadine a basso consumo, come quelle a LED. Tuttavia ci sono numerosi altri accorgimenti da adottare se si vogliono ridurre ulteriormente i consumi. Capita di frequente, infatti, di dimenticare le luci accese quando si passa da una stanza all’altra della casa. Per questo sarebbe utile installare un sistema di illuminazione automatico che accende le luci quando si è presenti e le spegne in modo autonomo quando si lascia la stanza. Molti impianti permettono addirittura di comandare l’accensione/spegnimento delle luci solamente battendo le mani, riducendo notevolmente le possibilità di dimenticarle accese. Infine, quando si va in vacanza, molto spesso si sceglie di lasciare una luce accesa per simulare di essere in casa. Molto meglio installare un sistema di illuminazione che può essere controllato da remoto per attivare uno o più interruttori solo in determinati momenti della giornata.

4. Scegli con cura il condizionatore
Quando si decide di acquistare un condizionatore per rinfrescare la casa durante l’estate o riscaldarla nei mesi più freddi si può optare per un prodotto con tecnologia “inverter”, ovvero un dispositivo che raffredda l’ambiente velocemente e, una volta raggiunta la temperatura desiderata, continua a funzionare in modalità base per mantenerla costante. A differenza dei condizionatori tradizionali, i dispositivi con tecnologia “inverter” non si spengono completamente per poi riattivarsi a pieno regime ogni qualvolta la temperatura risale, bensì funzionano in modo continuativo garantendo il massimo comfort con il minimo dispendio energetico. Questo tipo di climatizzatori è l’ideale per chi utilizza il dispositivo per molte ore consecutive come ad esempio di notte. Infine, prima dell’acquisto, è fondamentale verificare quanti BTU (potenza del dispositivo) sono necessari per rinfrescare/riscaldare la stanza, calcolandoli sulla base della metratura del locale stesso, evitando così inutili sprechi energetici.

5. Controlla l’erogazione dell’acqua
La gestione dell’acqua costituisce un elemento importante per ridurre l’impatto ambientale. Il primo passo è sicuramente controllare il flusso dell’acqua durante le normali attività quotidiane come l’igiene personale e le pulizie domestiche, chiudendo i rubinetti quando ci si insapona sotto la doccia o mentre ci si lava i denti. Tuttavia per ottimizzare al massimo i consumi idrici, si può ricorrere alla rubinetteria digitale che permette di pre-impostare l’erogazione, la portata e la temperatura dell’acqua riducendo al minimo gli sprechi.

fonte: ansa.it

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Le aziende cinesi offriranno supporto tecnologico e finanziario

(ANSA)  La Africa Renewable Energy Initiative (Arei) e l'Alleanza sino-africana per la cooperazione e l'innovazione sulle energie rinnovabili hanno siglato un memorandum d'intesa volto a incrementare la produzione energetica africana da fonti verdi. In base all'accordo, riferito dall'agenzia cinese Xinhua, le aziende cinesi del settore rinnovabile offriranno supporto tecnologico e finanziario.

I progetti pilota prevedono l'aiuto a costruire sia micro-reti elettriche per famiglie e villaggi africani, sia impianti su larga scala. L'iniziativa è in linea con il programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, che sostiene il trasferimento di tecnologie verso i Paesi in via di sviluppo.

L'intesa, ha osservato l'Arei, indica l'intenzione comune di combattere il cambiamento climatico e promuovere uno sviluppo sostenibile. Le energie rinnovabili, ha evidenziato, saranno il pilastro della collaborazione tra Africa e Cina sulle tematiche ambientali.



Riutilizzare le acque reflue trattate e sfruttare le potenzialità autodepurative dei sistemi naturali per recuperare, riqualificare e ampliare le aree umide soggette a deficit idrici e a processi di inquinamento, coniugando economicità e basso impatto ambientale.

È questo il modello pilota proposto dall’ENEA per il recupero e la riqualificazione ambientale della Palude di Torre Flavia, situata a nord di Roma tra i Comuni di Ladispoli e Cerveter. Si tratta di una delle aree umide più suggestive dal punto di vista naturalistico e culturale del Lazio, colpita negli ultimi anni da fenomeni di siccità, stress idrico, inquinamento e perdita di biodiversità.

Gli studi ENEA, condotti nell’ambito del progetto “WaterDROP” per la gestione integrata delle risorse idriche nel bacino del Mediterraneo, hanno evidenziato le criticità del bilancio idrico soprattutto nei mesi estivi con conseguente perdita di biodiversità e destabilizzazione degli equilibri naturali. Il monitoraggio effettuato dai ricercatori ha fatto emergere anche lo stato di inquinamento in cui versa l‘area con le relative caratteristiche di variabilità spaziale e stagionale.

Le soluzioni individuate dai ricercatori dell‘ENEA, grazie alla modellazione delle capacità auto-depurative della palude e all‘analisi delle criticità locali, puntano a ripristinare il bilancio idrico e la qualità delle acque e migliorare la gestione e la fruibilità dell’area, con ulteriori benefici in termini di biodiversità, sostenibilità di lungo termine, turismo, attività ricreative e produttive collegate, in un’ottica di economicità e valorizzazione delle risorse locali.

“La maggiore estensione della parte umida della palude rispetto a quella attuale (più del 100%), ottenuta grazie alla rinaturalizzazione dell’area, può costituire un argine naturale nei confronti degli incendi e una preziosa riserva per fornire acqua durante questi eventi estremi”, sottolinea Filippo Moretti, ricercatore ENEA del Dipartimento Sostenibilità dei Processi Produttivi e Territoriali.

L’ENEA mira in particolare alla gestione dell’area con tecniche di fitodepurazione a flusso superficiale (Free Water System – FWS) e all’utilizzo dei reflui in uscita dal depuratore urbano di Ladispoli per ripristinare il bilancio idrico dell‘area umida e preservare le caratteristiche qualitative delle acque, la biodiversità e gli equilibri naturali.

Un sistema a flusso superficiale riproduce il principio di autodepurazione tipico degli ambienti acquatici naturali, con canali poco profondi che consentono la radicazione di piante emergenti. La superficie dell'acqua è sempre esposta all’atmosfera mentre il flusso idrico è di tipo orizzontale.

“L’Area di Torre Flavia è un sistema di stagni costieri e acquitrini di pianura e ricchezza faunistica che rendono questa zona umida di 42 ettari un vero e proprio patrimonio di risorse naturali di interesse vitale per l’intero territorio - prosegue Moretti - che in tempi recenti, a causa dei cambiamenti climatici e degli effetti antropici, ha visto ridotto il suo bilancio idrico, tanto che per anni, la Provincia di Roma ha provveduto alla regolazione dei livelli delle acque mediante l’immissione di volumi idrici prelevati dal fiume Tevere, sostenendo notevoli costi gestionali."

Grazie alla modellazione del sistema naturale, lo studio dell’ENEA ha evidenziato inoltre la possibilità di replicare l’approccio in altre aree umide naturali interessate da specifiche criticità definendo scenari di intervento economicamente sostenibili e a basso impatto ambientale, anche finalizzati all’ampliamento dell’area umida stessa.

“Il modello che abbiamo messo a punto è altamente replicabile e adattabile alle variegate realtà turistiche italiane”, aggiunge Luigi Petta, ricercatore ENEA del Dipartimento Sostenibilità dei Processi Produttivi e Territoriali. “Le azioni che è possibile mettere in campo – conclude Petta - sono in grado di contribuire alla tutela delle risorse ambientali del territorio, ridurre la pressione sulle risorse naturali, estendere la stagione turistica, valorizzare le risorse locali, assicurando una sostenibilità di lungo termine e incrementando il numero di visitatori con ricadute economiche positive”.

L’ENEA ha progettato, stampato in 3D e ‘trapiantato’ nella Baia di Santa Teresa (La Spezia) 60 alghe in resina siliconica atossica simili alle alghe naturali, per testarne l’idoneità alla colonizzazione da parte di organismi marini. Gli studi serviranno anche a comprendere l’effetto di mitigazione al cambiamento climatico e di protezione esercitato dall’alga naturale sulla fauna associata. Questi gli obiettivi del progetto “Will coralline algae reef mitigate climate change effects on associated fauna?”, condotto da ENEA in collaborazione con CNR e Università di Portsmouth  (che ha proposto l’iniziativa) e finanziato dalla Royal Society International Exchange Grant RS-CNR. La notizia è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista New Scientist.

I 60 reef artificiali detti anche mimics sono stati realizzati imitando il colore e le proprietà strutturali dell’Ellisolandia elongata, un’alga corallina tipica dei fondali bassi del Mediterraneo e nota per essere in grado di sopportare periodi fuori dall’acqua, forti variazioni di temperatura, salinità e pH. Tra le fronde flessibili di questa alga, importante “ingegnere ecosistemico” e vera e propria oasi di biodiversità del nostro mare, trovano riparo, cibo e aree favorevoli alla riproduzione, numerosi organismi marini.

Queste 60 alghe “sosia” delle alghe naturali, sono state ‘trapiantate” all’interno del reef naturale a circa 50 cm di profondità per avviare la fase di acclimatazione e permettere al biofilm batterico di ricoprire i mimics, favorendone la colonizzazione da parte di organismi come piccole stelle di mare, crostacei, molluschi e molte altre specie.

“L’innovatività di questo studio è duplice” - sottolinea Chiara Lombardi del Dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA - da una parte c’è l’importanza di comprendere come un organismo ‘tollerante’ come l’Elissolandia elongata, vera e propria ‘oasi’ di biodiversità del nostro mare, può essere in grado di ‘mitigare’ gli effetti del cambiamento climatico proteggendo la fauna ad esso associata. D’altro canto con la verifica dell’idoneità dei mimics alla colonizzazione, si aprono nuovi orizzonti applicativi come ad esempio la creazione di micro reef artificiali per il recupero e il ripristino di habitat naturali particolarmente sfruttati ed impoveriti dall’azione dell’uomo.”

Il progetto della durata di due anni (2016-2018) si divide in due fasi: durante la prima fase di progettazione sono state realizzate scansioni microtomografiche delle alghe naturali; successivamente, presso il Centro Ricerche Ambiente Marino di Santa Teresa, sono stati “stampati” in 3D i primi prototipi di mimics, costituiti da fronde artificiali e basi, poi testati per verificarne resistenza e atossicità. Nella fase di sperimentazione tuttora in corso è stato avviato un osservatorio multiparametrico per l’acquisizione di dati marini quali temperatura, salinità, alcalinità, pH, ossigeno: nell’arco di un anno i mimics verranno monitorati e campionati, con l’obiettivo di valutarne l’idoneità alla colonizzazione da parte della fauna che popola il reef naturale.

Nella seconda fase del progetto, da giugno a dicembre 2018, i reef naturali e i mimics verranno immersi nelle vasche del Laboratorio “Acquari” presso il Centro Ricerche Ambiente Marino dell’ENEA e sottoposti a sperimentazione: saranno analizzati parametri di pH e temperatura con previsioni al 2100, verrà valutata la risposta della fauna associata ed analizzati eventuali cambiamenti nella fisiologia strutturale e geochimica delle alghe naturali.

 CopernicusMonitorare lo stato di salute del Mediterraneo e contemporaneamente verificare l’accuratezza dei dati raccolti dal satellite dell'Agenzia Spaziale Europea “SENTINEL-3” su temperatura, colore e altezza della superficie del mare. Sono questi gli obiettivi della nuova campagna oceanografica del programma Ue di osservazione terrestre Copernicus, che si è avvalsa del supporto della nave del CNR “Minerva UNO”.

L’ENEA ha partecipato alla missione con un sistema laser compatto, che consiste in un lidar fluorosensore in grado di effettuare in tempo reale e a distanza il controllodell’ecosistema marino anche di vaste aree. “Per tre settimane abbiamo analizzato il tratto di

Federico Angelinimare che va dallo Ionio al Canale di Sicilia e raccolto oltre 500 campioni per analizzare il contenuto di clorofilla nel mare”, spiega il ricercatore ENEA Federico Angelini del Laboratorio diagnostiche e metrologia del Centro Ricerche di Frascati. “Studiare lo sviluppo di vegetazione – prosegue il ricercatore – permette di individuare il cosiddetto fenomeno dell’eutrofizzazione, causato dall’arricchimento delle acque di materiali organici provenienti da scarichi agricoli, industriali e urbani che favoriscono lo sviluppo abnorme e la salita in superficie di alghe. Si tratta di un pericolo per l’ecosistema marino perché possono ostruire le branchie ai pesci, alterare l'equilibrio nella distribuzione dell'ossigeno, liberare sostanze tossiche e maleodoranti e colorare le acque con una forte riduzione di limpidezza e trasparenza”.

“Il nostro laser  – aggiunge Francesco Colao, l’altro ricercatore ENEA coinvolto nella missione - permette di stimolare, in modo continuo durante la navigazione, laFrancesco Colaofluorescenza delle sostanze sospese e disciolte nelle acque marine senza manipolare il campione. Questo sensore è l’ultimo di una serie di prototipi già utilizzati in altre missioni nel Mediterraneo, in Artide e in Antartide ed è stato realizzato per il progetto RITMARE del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per contribuire alla qualità dell’ambiente marino,  studiare gli impatti del cambiamento climatico e definire strategie di mitigazione per le aree costiere e marine”.

Insediamento urbano ideato dall'italiano Stefano Boeri nascerà entro il 2020 in Asia. La prima città autonoma a impatto zero, grazie a impianti geotermici e fotovoltaici in ogni edificio, che ospiterà più di 30mila abitanti. Migliaia di alberi tra palazzi, strade e mezzi di trasporto elettrici

 

Completamente autosufficiente dal punto di vista energetico la "città Verde" è stata pensata per il rispetto dell'ambiente e dei limiti di inquinamento.
Forse sì, è davvero possibile immaginarla e vederla realizzata. L'idea della città-foresta è nata da un gruppo di progettisti italiani, dello studio Stefano Boeri Architetti, già conosciuti per aver saputo unire l'innovazione alla conservazione del nostro pianeta. Un team che ha, dimostrato più volte di avere una predilezione per l'edilizia verde.

Ad oggi tante e diverse sono state le intuizioni per difendere lo stato di salute dell'atmosfera: strutture futuristiche per catturare le polveri sottili, siepi assorbi-smog, materiali speciali basati sulle rinnovabili, interi palazzi eco-sostenibili. Molto più complesso il progetto di un intero insediamento urbano, completo di ogni servizio, che abbia le medesime caratteristiche sopra citate. Una sfida davvero ambiziosa. Eppure tutto sembra procedere.


Nella città-foresta, tutto sarà eco-sostenibile. Nascerà per la fine del 2020 la prima città che combatte l'inquinamento atmosferico. Commissionato dalla municipalità di Liuzhou (Cina) in una delle aree del mondo più colpite dal problema dello smog. Lungo il fiume Liujiang, nella provincia montuosa di Guangxi Zhuang, nel sud del Paese, si estenderà su un'area di 175 ettari. Il complesso di edifici che ospiterà circa 30mila abitanti, sarà dotato non solo di costruzioni residenziali ma anche di spazi commerciali, ricreativi, uffici, alberghi, scuole e un ospedale. Un piccolo esperimento che servirà a vedere se un modello cittadino simile possa davvero funzionare ed essere replicato in altre zone del mondo.


Ogni singolo palazzo fornirà energia autonomamente e sarà dotato di ogni sistema eco-sostenibile. Per il condizionamento degli interni verrà sfruttata la geotermia.
Ogni tetto sarà dotato di pannelli solari per accumulare il più possibile energie rinnovabili. Le diverse costruzioni sviluppate in parte in altezza e in parte in lunghezza, saranno completamente invase dal verde; 40mila alberi e 1 milione di piante di cento specie diverse. In oltre la Liuzhou Forest City, sarà attraversata da una linea ferroviaria veloce con moderni convogli non inquinanti e potranno circolare solo veicoli elettrici. Così come le aree comuni e strade spunteranno da viali, piazze, balconi e facciate.
 
Un polmone naturale che aiuterà a diminuire non poco la concentrazione di smog nell'atmosfera. La città-foresta dovrebbe essere in grado, ogni anno, di assorbire attorno alle 10mila tonnellate di CO2 che a sua volta diventa un ottimo fertilizzante per le stesse piante, e 57 tonnellate di polveri sottili. Producendo, allo stesso tempo, 900 tonnellate di ossigeno, migliorando quindi la qualità dell'aria che si respira. Infine la presenza di così tanto verde genera un 'effetto coperta' che aiuta a ridurre la temperatura del suolo e quindi il riscaldamento globale; in più la folta vegetazione limita anche l'inquinamento acustico attutendo i rumori. All'interno poi di questi piccoli boschi, si possono insediare uccelli, insetti e piccole specie animali così da contribuire al ripopolamento della fauna.

Parte ufficialmente la collaborazione ENEA - SAFE che prevede la realizzazione congiunta di progetti di formazione e informazione per la promozione dell’uso efficiente dell’energia e lo sviluppo di programmi su energia e ambiente.

Accordo ENEA SAFE"Il Protocollo di Intesa nasce dalla complementarietà degli ambiti di competenza e dalle positive precedenti esperienze di collaborazione con SAFE con l’obiettivo di rafforzare la diffusione di conoscenze sull’efficienza energetica in tutti i campi e di coinvolgere nella definizione e sviluppo di progetti e attività istituzionali e non, tutti quei soggetti che sono impegnati positivamente in questo campo", ha affermato il Presidente di ENEA Federico Testa.

"SAFE è orgogliosa di poter affiancare ENEA nelle attività di ricerca, formazione, innovazione tecnologica e divulgazione scientifica", ha dichiarato il presidente di SAFE Raffaele Chiulli.

Accordo ENEA SAFELa partnership ENEA-SAFE era già iniziata con le iniziative “Hot Spot sull’efficienza energetica” ed “ENEA Summer School”, l’organizzazione di eventi scientifici e la realizzazione di studi e ricerche per la diffusione di best practice nel settore energetico.

Per ENEA la collaborazione con SAFE - organizzazione indipendente specializzata nella progettazione e nei servizi nel settore energia e ambiente -  arricchisce quelli che sono gli accordi con importanti università e centri di ricerca a livello nazionale e internazionale come ad esempio l’Università di Roma La Sapienza, il CNR, la Texas Tech University e la Missouri University.

All’evento di presentazione i casi di successo di Barilla, Costa Crociere, Enel  e Gruppo Intesa Sanpaolo

Un Piano di azione in quattro punti per favorire la transizione verso l’economia circolare, un nuovo modello di sviluppo del nostro Paese che coniughi competitività, innovazione e sostenibilità ambientale. Lo ha presentato il presidente dell’ENEA Federico Testa in occasione del convegno “Innovazione e competitività: la via italiana alla circular economy”, che ha riunito oggi a Roma esponenti di istituzioni quali Presidenza del Consiglio, Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, di associazioni come Confindustria, ABI e Legambiente e di grandi aziende quali Barilla, Costa Crociere, Enel e Gruppo Intesa Sanpaolo.

ENEA Economia CircolareIl Piano nasce come un contributo programmatico alla creazione di un’economia circolare made in Italy, attraverso un percorso sviluppato in quattro punti:

  1. creazione di un’Agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse sull’esempio di Germania, Giappone e Stati Uniti;
  2. semplificazione normativa con un focus specifico sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti;
  3. sinergia tra PA, ricerca e imprese;
  4. trasferimento di tecnologieper l’innovazione del sistema produttivo nazionale.

“Il nostro Paese è pronto per la transizione verso un’economia circolare che garantirebbe una crescita economica sostenibile e nuovi posti di lavoro in chiave green”, sottolinea il presidente dell’ENEA Federico Testa. “Da qui la nostra proposta di un manifesto programmatico dell’economia circolare che si esplicita in un Piano di azione incentrato sulla creazione di un’Agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse. Per il suo ruolo super partes – aggiunge Testa – l’ENEA potrebbe ricoprire questa funzione di Agenzia, assicurando il necessariocoordinamento a beneficio di imprese e PA”.

“Istituzioni, enti di ricerca e imprese – commenta Roberto Morabito, direttore del dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA – sono già attivi in questo ambito con numerose iniziative, che restano però troppo spesso isolate. Occorre quindi individuare soluzioni tecnologiche ottimali per la chiusura dei cicli produttivi; semplificare il quadro normativo con un’attenzione specifica alla cosiddetta legislazione end of waste e al regolamento REACH sulla cessazione dello status di rifiuto; incrementare la collaborazione tra imprese, ricerca e pubblica amministrazione; accrescere l’innovazione del tessuto produttivo”.

“All’ENEA – aggiunge Morabito – lavoriamo da anni allo sviluppo e all’implementazione di soluzioni tecnologiche e di approcci integrati per l’uso efficiente delle risorse sul territorio e all’interno delle imprese. Abbiamo realizzato la prima piattaforma di simbiosi industriale in Italia e completato progetti in questo ambito in tre Regioni italiane, supportando aziende che operano in settori diversi a scambiarsi risorse, che da ‘potenziali’ rifiuti per un ciclo produttivo diventano elementi utili per un altro”.

Solo per l’Italia un modello di sviluppo basato sull’economia circolare potrebbe creare oltre 500 mila nuovi posti di lavoro, con importanti benefici per l’ambiente e il sistema produttivo. A livello internazionale la Commissione europea stima che l’eco-progettazione, la riduzione della produzione di rifiuti e il loro riutilizzo possono generare risparmi pari a 600 miliardi di euro per le imprese (l’8% del fatturato annuo) e ridurre le emissioni di gas serra di 450 milioni di tonnellate l’anno.

“La creazione e l’evoluzione di modelli di sviluppo sostenibile - afferma Roberto Ciati, responsabile Sostenibilità di Barilla sono fra le priorità del Gruppo Barilla e riguardano l’intero ciclo produttivo dal campo alla tavola: per noi il benessere delle persone, la salvaguardia delle risorse del Pianeta e lo sviluppo delle comunità in cui operiamo costituiscono insieme il nostro modello di fare impresa ‘Buono per Te Buono per il Pianeta’. Fra i diversi progetti, lo sviluppo della filiera della pasta costituisce un esempio reale: in collaborazione con spin-off accademici e coltivatori di grano duro abbiamo creato un sistema a supporto delle decisioni che ci ha consentito di produrre nel 2015 circa 140mila tonnellate di grano duro di qualità, riducendo di circa il 20% l’utilizzo di fertilizzanti e di acqua per l’irrigazione e le emissioni di anidride carbonica, promuovendo la rotazione colturale e permettendo una migliore gestione economica da parte degli agricoltori. Condivisione di obiettivi comuni, collaborazione tra gli operatori di filiera, competenze scientifiche e innovazione tecnologica sono aspetti fondamentali per gli sviluppi futuri”.

“Il tema dell’economia circolare - sottolinea Stefania Lallai, direttore Sostenibilità e Relazioni Esterne di Costa Crociere - è di fondamentale importanza per noi. Portare in vacanza milioni di crocieristi nelle più belle destinazioni del mondo implica una gestione operativa molto complessa. Il nostro impegno è proprio quello di creare un sistema virtuoso a bordo delle nostre navi, che permetta di trasferire il valore anche a terra, privilegiando un approccio multi-stakeholder. Un esempio concreto è la gestione dei rifiuti: a bordo delle nostre navi non solo effettuiamo il 100% di raccolta differenziata, ma prepariamo i materiali raccolti in modo che siano già pronti per essere avviati al riciclo una volta scaricati al porto. A Savona, grazie alla collaborazione con il Consorzio Imballaggi Alluminio CiAl abbiamo raccolto dal 2007 ben 334 tonnellate di alluminio, che sono state utilizzate per dar vita a nuovi oggetti. Il corrispettivo economico viene ridistribuito al personale Costa che a bordo delle navi si adopera per le operazioni di raccolta e compattazione”.

“Enel sta trasformando con successo il proprio business model – afferma Ernesto Ciorra, direttore Innovability del GruppoEnel - guidando una transizione energetica focalizzata su digitalizzazione, rinnovabili e reti. Alla base della trasformazione vi è il concetto chiave di Open Power, cioè apertura e condivisione verso il mondo esterno - stakeholder, partner, start-up, istituti di ricerca, ecc. - creando valore condiviso nell’affrontare e provare a risolvere grandi problemi per l’umanità che per noi possono essere opportunità di business. La circular economy è la naturale evoluzione di quanto fatto fino ad oggi. Abbiamo numerosi esempi significativi, in diversi settori e Paesi. Uno su tutti è Futur-e, il programma per la trasformazione di 23 centrali elettriche di Enel in Italia in nuove opportunità di sviluppo per il territorio e per il Paese. Attraverso il coinvolgimento diretto di tutti i portatori di interessi a livello locale, nazionale e internazionale, abbiamo lanciato bandi pubblici e concorsi per individuare i progetti più innovativi e sostenibili al fine di dare nuova vita a questi siti e creare nuove opportunità per il territorio, privilegiando le soluzioni in ottica circular economy”.

“Il Gruppo Intesa Sanpaolo, banca a supporto del Made in Italy, da sempre impegnato a sostenere le PMI e la crescita del Paese - dichiara Massimiano Tellini, responsabile progetto Circular Economy di Gruppo Intesa Sanpaolo- intende cogliere la sfida della transizione verso la circular economy per orientare l’economia italiana verso un percorso innovativo di successo. Il nostro obiettivo è promuovere le migliori esperienze delle grandi aziende internazionali a vantaggio delle PMI italiane, creando sinergie e valore condiviso secondo uno dei paradigmi vincenti per l’economia del 21° secolo. La circular economy non è tanto un tema di sostenibilità ambientale, quanto una chiara priorità in chiave di innovazione strategica per la nostra economia. Risulta quindi riduttivo accostare i concetti di circolarità a tematiche come raccolta differenziata e riciclo, a discapito del re-design dell’intero ciclo di vita e di utilizzo dei prodotti, capace di offrire nuove scelte per i consumatori finali attraverso nuovi modelli di business e di creazione di valore.