Si chiama Public Energy Living Lab (PELL) ed è un sistema di gestione messo a punto dall’ENEA per monitorare e rendere trasparenti i consumi nell’illuminazione pubblica. In particolare il sistema PELL consente di programmare interventi di efficientamento sugli 11 milioni di punti luce in Italia che potrebbero portare a risparmi fino a quasi 400 milioni di euro l’anno, pari a circa un terzo della bolletta degli 8 mila Comuni italiani per l’illuminazione pubblica.

Già in fase di sperimentazione in venti comuni italiani, PELL è stato inserito da CONSIP – la “centrale acquisti” della Pubblica Amministrazione - nella Convenzione “Servizio Luce 4” come strumento di monitoraggio della qualità del servizio di illuminazione pubblica. Di fatto, i fornitori che si aggiudicheranno la gara dovranno compilare e caricare sulla piattaforma PELL la scheda censimento con i dati degli impianti assegnati. L’infrastruttura informatica garantirà così un’attività “super partes” di monitoraggio dei consumi e di quantificazione dei risparmi conseguiti grazie agli interventi di riqualificazione messi in campo dagli operatori.

Il nostro obiettivoè di rendere disponibile un sistema di rilevamento dati puntuale, standardizzato e strategico per conoscere lo stato degli impianti e valutare piani di riqualificazioneche garantiscono minori consumi, risparmi in bolletta, sicurezza per i cittadini, qualità del servizio e valorizzazione della città e del suo patrimonio”, spiega Nicoletta Gozo, ENEA, coordinatrice del progetto Lumière & PELL.

“La spending review ha identificato l'illuminazione pubblica quale settore centrale per la realizzazione di interventi di razionalizzazione della spesa, infatti gli interventi di efficienza in tale settore garantiscono ampi margini di risparmio a fronte di ridotti tempi di ritorno per gli investimenti”, sottolinea Marco Gasparri, CONSIP, direttore  Area Sourcing, Servizi e Utility. “La Convenzione ‘Servizio Luce 4’ – aggiunge – introduce per la prima volta un modello puro di contratto a prestazione energetica (EPC) dove il risparmio energetico raggiunto è condiviso tra PA e fornitore, in genere una ESCo”.

PELL è una piattaforma digitale per raccolta dati, rilevazioni, diagnostica dei consumi energetici, analisi delle prestazioni degli impianti;  grazie al monitoraggio costante e alla valutazione delle prestazioni, consente di innovare profondamente le modalità di gestione dell’illuminazione pubblica, un settore che consuma 5,9 TWh all’anno con una spesa di circa 1 miliardo di euro. La riqualificazione del sistema di illuminazione pubblica nazionale, attraverso interventi di efficienza aventi come oggetto la sostituzione delle tecnologie illuminanti e le modalità di gestione degli impianti (come ad esempio il telecontrollo) permetterebbe di abbattere di oltre un terzo i consumi di energia, conun risparmio di circa 400 milioni di euro e 1 milione di tonnellate in meno diemissioni di CO2.

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La città si tinge di verde. Non solo giardini e viali ma anche tetti, pareti e balconi diventano i luoghi ideali dove piantare e coltivare. Tanti polmoni metropolitani per ridurre l’accumulo di calore, contrastare l’inquinamento acustico, da CO2e polveri sottili e contribuire al deflusso delle acque piovane.

"L’uso di specie vegetali autoctone in città permetterebbe di ridurre i costi di gestione, di valorizzare al meglio il paesaggio urbano e di ridare identità ai luoghi. In sintesi, di creare valore. Ma tutto ciò richiede una progettazione adeguata - sottolinea Patrizia Menegoni, ricercatrice dell’ENEA - a partire dalla scelta di utilizzare le specie della nostra flora, perchè resistono meglio ai diversi climi del nostro Paese e si integrarsi con l’ambiente circostante."

Su queste basi ENEA ha lanciato il progetto Anthosart - finanziato dal MIUR - in collaborazione con la Società Botanica Italiana e il Forum Plinianum. L’obiettivo principale è quello di collegare e di trasferire l’expertise scientifica di orti botanici e banche del germoplasma – vere e proprie casseforti che custodiscono il nostro patrimonio vegetale – al settore florovivaistico (moltiplicatori, vivaisti, garden center, progettisti) per la progettazione e la gestione a basso impatto ambientale del verde urbano e per la creazione di filiere greeninnovative e sostenibili. In Italia il florovivaismo è un comparto di rilievo che rappresenta il 5% della produzione agricola totale. In Europaè ai primi posti della classifica per superficie coltivata a piante e fiori, nonostante la concorrenza di Paesi come Danimarca e Olanda. “Ma serve più ricercaperinnovare prodotti e processieper rivedere scelte che ormai valutiamo come inopportune – sottolinea Patrizia Menegoni coordinatrice del progetto Anthosart per ENEA – Il nostro obiettivo èdi contribuire in modo significativo alla sostenibilità economica e ambientale delle produzioni florovivaistiche, alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio genetico autoctono e alla promozione lungo tutta la filiera di specie idonee ai vari luoghi di impianto”.

Forte dell’esperienza derivante dal progetto Lumiere, l’ENEA ha collaborato con il Comune per giungere ad una riqualificazione ecosostenibile della rete di pubblica illuminazione esistente che consentirà a Roncade, entro l’estate, di illuminare senza spreco di luce, in modo più uniforme, con tecnologie innovative e, allo stesso tempo, riducendo i consumi energetici. Il sistema prevede anche servizi per garantire maggiore sicurezza, con l'installazione di nuove telecamere di ultima generazione, disposte sullo stesso palo su cui viene istallata l’illuminazione. Il progetto “Smart Light” è stato preceduto dal censimento, dalla diagnosi energetica dei punti luce e dalla predisposizione di un piano energetico, che hanno permesso di prevedere il dimezzamento della CO2 emessa e l’installazione di sistemi di controllo in continuo con luce adattiva e servizi smart.

Il Comune di Roncade, come tutti i premiati, avrà diritto all’uso del logo “Innovazione Amica dell’Ambiente” (la lampadina dalla foglia verde affiancata al Cigno di Legambiente), per la durata di un anno.

Il Premio Innovazione Amica dell’Ambiente è giunto ormai alla 14a edizione; molto forte quest’anno la competizione: 130 le candidature, 7 premi e 10 segnalazioni.  Tutte le innovazioni presentate e in particolar modo quelle premiate riguardano realizzazioni utili per migliorare l’ambiente, la qualità della vita dei cittadini, dei lavoratori o delle comunità locali.

Negli spazi del Parco Europa di Padova, già “teatro” di sperimentazioni significative nel campo del verde urbano, nascerà il primo “giardino” verticale pubblico della città: una scommessa che nasce dalla sinergia fra PadovaFiere e Comune di Padova in vista della 66esima edizione di Flormart, salone internazionale del florovivaismo e giardinaggio in programma in Fiera a Padova dal 9 all’11 settembre 2015.
L’intervento riguarderà una o più pareti della palazzina che ospita la sede del Settore Verde Parchi Giardini e Arredo Urbano del Comune di Padova: una struttura oggi del tutto “anonima”, destinata a diventare un elemento di pregio architettonico. Una novità che contribuirà alla riqualificazione dell’area e diventando al contempo motivo di “attrazione turistica”, dal momento che non sono molti nel nostro Paese gli esempi di verde verticale. Il progetto del giardino verticale sarà il vincitore del concorso internazionale di architettura del paesaggio Flormart Garden Show, che ha ricevuto – fra gli altri – i patrocini del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, del Ministero delle Politiche Agricole, della Regione Veneto, del Comune di Padova, dell’Università di Padova, dello Iuav di Venezia, del Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e di Uniscape, rete che riunisce le università europee impegnate nel campo della ricerca e del Paesaggio. La proposta presentata in sede di concorso potrà poi essere adattata al contesto.
«Con questa iniziativa – spiega l’ad di PadovaFiere Daniele Villa – Flormart si apre alla città, inaugurando un nuovo percorso di collaborazione: il salone internazionale lascerà “un segno concreto” e permanente in uno spazio che è a pochi passi dalla Fiera…». «La Fiera rappresenta un patrimonio per la città – aggiunge l’assessore all’Ambiente e al territorio del Comune di Padova Fabrizio Boron - e per questa ragione l’amministrazione ha deciso di collaborare attivamente, offrendo a PadovaFiere la massima disponibilità a mettere in campo progetti comuni». La scelta di una parete verde verticale -  “pratica” molto diffusa nel Nord Europa e di cui esistono esempi interessanti a Milano, ma anche nella vicina Marostica  - nasce dal confronto fra Comune e PadovaFiere ed è dettata da diverse ragioni: «A livello globale – spiega l’architetto Giorgio Strappazzon, presidente della giuria del concorso internazionale – è in atto  da anni un massiccio spostamento delle popolazioni dalle campagne alle città, destinate a diventare sempre più popolose: in molti casi non c’è più spazio disponibile per nuove aree verdi, ed ecco che il verde verticale può diventare una risposta efficace e innovativa a questo problema...». Da qui la scelta di Flormart di “esplorare” questa nuova frontiera, offrendo indicazioni utili ai progettisti e ai vivaisti che vogliono guardare al futuro... «La soluzione del verde verticale - precisa Gianpaolo Barbariol, caposettore Settore Verde Parchi Giardini e Arredo Urbano del Comune di Padova - porta inoltre significativi vantaggi in termini di risparmio energetico, perché contribuisce al raffrescamento degli edifici». «Il verde tecnologico – prosegue Stappazzon - è uno strumento importante per il miglioramento della qualità delle nostre città, perché coniuga la bellezza e l’armonia degli esseri vegetali con nuovi strumenti per la loro vita in ambiti a volte del tutto artificiali. Le nuove tecniche consentono la piantumazione sia su superfici di copertura in pochi cm di spessore che su pareti inclinate o verticali. Si possono quindi trasformare le coperture e più in generale tutte le superfici opache in zone di crescita del verde con numerose ricadute positive sull’ambiente: all’abbattimento degli agenti inquinanti con la produzione di ossigeno, al miglioramento estetico di ampie zone del paesaggio cittadino».  Durante Flormart i temi connessi al verde tecnologico saranno al centro del Forum Internazionale ECOtechGREEN, un’iniziativa di Paysage, sostenuta dalla rivista TOPSCAPE, che si svolgerà tra mercoledì 9 e giovedì 10 settembre.
IL PARCO EUROPA
Il Parco Europa, collocato nell’area della Cittadella della Stanga, si estende su circa 50mila metri quadrati: grazie alle specie arboree prescelte, alle armoniose modulazioni del terreno e agli accordi cromatici che lo caratterizzano, si propone come un luogo di tranquillità dove poter staccare la spina dal ritmo frenetico di ogni giorno, a vantaggio dei residenti, ma anche di coloro che lavorano nella vicina Cittadella o che studiano nella vicina area universitaria.  Un’avveniristica passerella strallata che si stacca dalla sommità della collina del parco ed attraversa la trafficatissima Via Venezia, rende possibile il collegamento del parco con il Lungargine del Piovego. Al centro dell’area si eleva il Giardino di Cristallo, l’innovativa struttura in acciaio e vetro strutturale che al suo interno custodisce una delle più importanti collezioni italiane di piante succulente, provenienti da diverse parti del mondo. Il parco è anche il luogo di sperimentazioni destinato agli appassionati ed agli specialisti del giardino: alla collezione di piante grasse si affiancano un giardino alimurgico, un giardino delle rupi silicee, un giardino delle officinali, un giardino delle piante carnivore, un percorso botanico degli alberi e infine un rain garden. Quest’ultimo è un giardino studiato per ottimizzare il controllo della qualità e dei volumi delle acque di deflusso meteorico, con la funzione di convogliare e accumulare l’acqua favorendo l’infiltrazione nel terreno e la fitodepurazione attraverso la costruzione di una leggera depressione riempita di terreno sabbioso arricchito di compost e la scelta di piante resistenti alla siccità ma anche al ristagno idrico.
FLORMART GUARDA ALL’EXPO: GIÀ CONFERMATI 50 BUYERS
La sinergia fra Comune e Fiera attraverso questo nuovo progetto è anche un’ulteriore occasione di promozione di Flormart, salone leader in Europa nel settore del Florovivaismo e Giardinaggio, chenel 2014 ha richiamato oltre 18mila operatori del settore e che si presenta quest’anno con una proposta rinnovata, all’insegna dell’internazionalizzazione, sfruttando anche i significativi flussi in arrivo per l’Expo: proprio con questo obiettivo è stato attivato un progetto di ampio respiro in collaborazione con Padova Promex, azienda speciale della Camera di Commercio e con le categorie economiche padovane, anche puntando sulla sinergia con le iniziative promosse all’Orto Botanico di Padova, dove lo scorso settembre è stato inaugurato il giardino della biodiversità, che si affianca al sito storico – patrimonio Unesco. In Fiera a Padova, per la due giorni di incontri B2B in un’area dedicata, arriveranno 50 operatori selezionati provenienti da Russia, Marocco, Polonia, Indonesia, Svezia, Germania, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Azerbaijan, Turchia, Tunisia e Svizzera. Altre importanti sinergie sono state messe a punto con Paysalia, Salone organizzato a Lione da GL Events, socio di maggioranza di PadovaFiere. Anche la nuova alleanza con il Mercato dei fiori della Toscana sta già portando risultati importanti, mentre a livello locale si rafforza il dialogo e la collaborazione con i vivaisti di Saonara.

Con oltre 2700 comuni firmatari, l’Italia guida la classifica europea delle adesioni al Patto dei Sindaci, il movimento che impegna autorità locali e regionali ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti  energetiche rinnovabili nei loro territori.

E’ quanto emerso in occasione della ’High level Round table’ su “Il ruolo strategico della Città Intelligenti per affrontare le sfide energetiche” che ha riunito ieri a Bruxelles il vice presidente della Commissione per l’Unione energetica, Maros Sefcovic, i sindaci di oltre 20 città europee, i DG per l’Energia e per l’innovazione della Commissione, parlamentari, rappresentanti della BEI,  della European Alliance to Save Energy e dell’ENEA per i progetti a supporto delle smart cities e dell’efficienza. Fra i partecipanti, i rappresentanti di Parigi, Francoforte, Varsavia, Saragozza, Bristol, Sofia, Lubiana e, per l’Italia, i sindaci di Firenze, Dario Nardella, di Torino, Pietro Fassino e il Commissario ENEA Federico Testa.

La tavola rotonda è nata come spazio di dialogo e di confronto con i principali stakeholder coinvolti nel percorso per rendere le città e le comunità "intelligenti". Tre i temi conduttori: smart cities, efficienza energetica negli edifici e il Patto dei sindaci.
"Come Coordinatore Nazionale del Patto dei Sindaci e protagonista di diversi programmi e azioni per le smart cities, l’ENEA  si configura come  soggetto di riferimento per raccordare Enti Locali, imprese e  mondo della ricerca" ha sottolineato nel suo intervento Federico Testa. "Il percorso verso città ‘intelligenti’ richiede investimenti, scelte politiche e strategie per sviluppare tecnologie innovative basate su sinergie tra Pubblica Amministrazione, filiere industriali e sistema della ricerca. L' ENEA é al lavoro per mettere a punto standard comuni, linee guida e procedure utili alle amministrazioni pubbliche, da adattare poi alle diverse realtà locali", ha sottolineato il commissario Testa.

Dai lavori è emerso che il Patto dei Sindaci è sempre più un elemento centrale della politica europea per la sostenibilità nel settore energetico e che l’Italia guida la classifica delle adesioni: degli oltre  5.714 Enti Locali firmatari, oltre la metà sono italiani. Inoltre, più di 2.400 Comuni italiani si sono già dotati del PAES, il Piano d'azione per l'energia sostenibile e stanno sviluppando i piani operativi e le azioni necessarie per dare seguito alle iniziative previste.

Sul fronte dell’efficienza energetica negli edifici, l’ENEA supporta a livello tecnico-scientifico il Ministero dello Sviluppo Economico e contribuisce alla Strategia per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale (STREPIN), al Piano Nazionale per accelerare la realizzazione degli edifici ad energia quasi zero (PANZEB) e al Piano per la riqualificazione degli edifici occupati dalla Pubblica Amministrazione Centrale (PREPAC), per la quale è stata istituita la Cabina di Regia coordinata dal MiSE con il coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente.

Benvenuti a Facebook Town. Presto un cartello del genere potremmo leggerlo davvero, almeno stando alle ultime indiscrezioni in arrivo da Cupertino. Zuckerberg starebbe infatti progettando la costruzione di una cittadina in una zona di 200 acri accanto alla sede dell'azienda.
La città sarebbe completamente autosufficiente grazie a supermercati, hotel e case e offrirebbe un luogo in cui vivere ai 10.000 impiegati e alle loro famiglie. È stata rinominata Zee-Town ed ora, dopo l'acquisto di 55 acri per 400 milioni di dollari, la sua costruzione può avere inizio.
Per la progettazione della cittadina, Zuckerberg ha assunto l'architetto Frank Gehry, già responsabile della costruzione del museo Guggenheim di Bilbao, in Spagna. Uno dei suoi compiti sarà quello di "mimetizzare" gli edifici all'interno della natura.
Molti uffici saranno caratterizzati da una grande quercia piantata sul tetto, una soluzione che, secondo il social network, dall'esterno porterà a far credere di trovarsi davanti ad una piccola collina e non ad una città. All'interno di Zee-Town saranno ovviamente presenti strade e spazi pubblici nei quali i dipendenti potranno rilassarsi.
Difficilmente, però, Zuckerberg si trasferirà nella nuova città: il creatore di Facebook possiede già un'abitazione da 10 milioni di dollari a meno di 20 minuti dagli uffici dell'azienda. Il CEO possiede inoltre tutte le case adiacenti alla sua, una soluzione necessaria per preservare la sua privacy e che nei giorni scorsi lo ha portato a scontrarsi con l'imprenditore che gli ha venduto i lotti.

Quella della Facebook Town non è una novità; altre aziende hanno provato (non sempre con successo) a costruire città destinate ai propri dipendenti, ma Facebook potrebbe essere l'ultima a riuscirci. C'è già chi però condanna la nuova soluzione di Zuckerberg. Secondo i più critici la creazione di una città del genere spingerebbe i dipendenti ad utilizzare le macchine per spostarsi dalle proprie abitazioni agli uffici, elemento in contrasto con le politiche eco-friendly dell'azienda.

http://tech.fanpage.it/

Si è tenuta ieri mattina la cerimonia per l’entrata in esercizio dell’ampliamento dell’aerostazione passeggeri dell’aeroporto Karol Wojtyla di Bari. Alla cerimonia hanno partecipato le principali autorità civili e militari e L’amministratore unico di Aeroporti di Puglia Giuseppe Acierno, dopo aver ringraziato quanti hanno partecipato all’evento, ha sottolineato che “oggi consegniamo alla comunità questa straordinaria infrastruttura, simbolo di modernità, bellezza, innovazione ed efficienza. Da qui milioni di cittadini pugliesi partiranno per il mondo; qui milioni di cittadini verranno a godere delle bellezze e dell’accoglienza della Puglia. Siamo orgogliosi di poterci presentare al mondo con questo biglietto da visita, con un’opera che accoglierà la crescita del traffico dell’aeroporto di Bari, da soli due giorni riconosciuto come scalo strategico nazionale. Il nostro scalo si apre sempre più alla comunità, diviene parte integrante e cuore pulsante della città metropolitana. Vorremmo che questa struttura appartenesse sempre più alla città, e per questo i suoi spazi e le sue strutture saranno a disposizione dei cittadini , non solo dei viaggiatori. Questa infrastruttura oggi rappresenta la nostra proiezione nel mondo e nel futuro, il trampolino di lancio dei nostri sogni e delle nostre speranze, la porta verso una dimensione di vita globale. Siamo orgogliosi quindi di poter da oggi godere di una delle opere infrastrutturali più moderne della Puglia.” 

Marco Franchini, direttore generale di Aeroporti di Puglia ha dichiarato che “con l’entrata in esercizio dell’ampliamento, l’aeroporto di Bari si conferma quale elemento cardine dello sviluppo del territorio. Oggi l’aeroporto mette le ali, e non solo simbolicamente: con il completamento della prima delle due ali previste dal progetto di ampliamento dell’aeroporto, diamo un ulteriore impulso al decollo di Bari e della Puglia. Siamo in presenza di un intervento coraggioso, se si considera il contesto economico con il quale anche il trasporto aereo deve fare i conti, ma che tuttavia anticipa in maniera netta e significativa quello che sarà il volto futuro della rete aeroportuale pugliese.” 
Nella nuova ala, che si sviluppa per circa 13.000 mq, trovano collocazione 6 gates, due dei quali già predisposti per l’installazione di finger per l’imbarco. 
Un potenziamento infrastrutturale che, secondo Aeroporti di Puglia conferma l'importanza dell'aeroporto barese nell’ambito della rete aeroportuale regionale. 
"Il suo inserimento nel Piano Nazionale degli Aeroporti," si legge in una nota del gestore aeroportuale, "quale scalo strategico per il bacino Mediterraneo/Adriatico, è un esplicito riconoscimento dei livelli di eccellenza raggiunti dalla struttura sul piano della dotazione infrastrutturale, della qualità dei servizi, dell’intermodalità e del network dei collegamenti." 
Anche per la costruzione della nuova ala dell'aerostazione passeggeri di Bari sono state adottate soluzioni orientate al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili, la riduzione delle dispersioni energetiche e degli sprechi nell’uso di energia termica e elettrica. Sono state realizzate, inoltre, di sistemi di facciata a doppia pelle, impianti elettrici eco-efficienti, pannelli fotovoltaici integrati nelle facciate e sulle coperture. 
"Questo tipo di intervento," sottolinea la nota di Aeroporti di Puglia, "rientra nel concetto di scelta ecosostenibile che ha assicurato alla rete aeroportuale pugliese un eccellente potenziamento del livello infrastrutturale sviluppatosi con molteplici interventi coordinati in materia di approvvigionamento energetico, mitigazione dell’impatto ambientale e abbattimento del rumore, che hanno fatto degli aeroporti pugliesi un laboratorio sperimentale e un modello di riferimento nazionale per le modalità di approccio ai temi ambientali per la realizzazione di nuove opere."
Uno sguardo al futuro: lo studio di architettura USE conferisce nuova vitalità al quartiere Hackney a Londra con un progetto di rivestimento edilizio anti-pioggia in DuPont™ Corian®.

Lo studio di architettura USE ha realizzato una delle prime e maggiori applicazioni della tecno-superficie DuPont™ Corian® per la facciata strutturale di un nuovo edificio residenziale in una zona di Londra che sta vivendo una rigenerazione significativa. A testimonianza sia della rinascita del quartiere di Hackney dove sorge il progetto pionieristico, sia dell’attrattività dello stesso, ogni appartamento è stato venduto sulla pianta prima che l'edificio fosse completato.

In allegato il comunicato stampa completo.

 

Quartiere Milan. Per il nuovo stadio tutto rossonero, Barbara Berlusconi ispira un grande progetto. L'architetto Faroldi: "Ci siamo ispirati all'Emirates Stadium di Londra e agli stadi di Basilea, Bilbao e Neuchatel".

Uno stadio molto milanese, unico al mondo, con un investimento globale fra i 300 e i 320 milioni di euro.

Emilio Faroldi, professore ordinario di Tecnologia dell'Architettura presso il dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano, ne parla così sulla Gazzetta dello Sport di oggi: "Abbiamo approcciato al progetto sviluppando subito i temi fondamentali di quest'opera: ovvero parliamo della sostenibilità ambientale, del concetto di uno stadio urbano smart che sia facilmente raggiungibile attraverso il trasporto pubblico, e che sia a basso impatto. Uno stadio, inoltre, che s'identifichi più come un edificio, come un pezzo di città, e non come una macchina da business da attivare esclusivamente per l'evento sportivo una volta alla settimana".

Ancora il professor Faroldi: "La ricerca scientifica, attraverso una serie di studi, ci dice chiaramente che il ruolo degli stadi in Europa e nel mondo sta progressivamente cambiando. Gli stadi non sono più pensati solo come un luogo per gli eventi sportivi, seppure aperti tutta la settimana, ma come un pezzo utile a riordinare l'insieme urbano di una città, di un quartiere".

Nel Sud della Germania, dall’inizio degli anni ’90, la città di Friburgo ha identificato nel green building uno dei pilastri della sostenibilità. Politica, ricerca, imprenditoria e società civile hanno infatti concorso a rendere la città un luogo di grande innovazione edilizia e polo di attrazione per professionisti di tutta Europa. Dalla costruzione dei primi edifici sperimentali e la diffusione sempre più frequente di case a basso impatto energetico, si è arrivati all’obbligo dello standard di casa passiva per tutti gli edifici residenziali a partire dal 2011. Tale evoluzione ha avuto inoltre un grande impatto anche su aspetti sociali, economici e urbanistici.

Ci sono molte cose da vedere e da conoscere a Friburgo per i professionisti dell’edilizia sostenibile e della progettazione urbana, al punto che si può frequentare un seminario di aggiornamento professionale su questi temi.

Gli eco-quartieri

Vauban è il quartiere modello di pianificazione urbana degli anni ’90, sviluppato grazie a consapevolezza ambientale e partecipazione dei cittadini, oggi simbolo della città sostenibile e della sua alta qualità della vita. La piazza rappresenta il centro sociale e culturale del quartiere: oltre ai bambini che giocano sul selciato, grazie al divieto di circolazione per le automobili, più volte la settimana si riempie per eventi e mercatini rionali. E poi c’è Rieselfeld, un quartiere ad alta densità abitativa, ma a stretto contatto con la natura. Mentre al villaggio solare le case con lo standard Energie-Plus producono più energia di quanta ne consumano (e si tratta di edilizia popolare!).

La prima casa multi-familiare passiva della Germania

Si chiama “Wohnen un Arbeltein” (Abitare e Lavorare) ed è stata realizzata nel 1999 da un “Baugruppe” (gruppo di costruzione) composto da 16 costruttori privati e proprietari ha costruito la prima casa multi-familiare passiva della Germania. Il progettista è Andreas Delleske.

Riqualificazione sostenibile di edilizia popolare

Weingarten è un quartiere costruito negli anni ’60-’70 e oggi abitato dalle classi sociali più svantaggiate. Grazie a un progetto di riqualificazione partecipata, Weingarten 2020, le associazioni di quartiere hanno potuto giocare un ruolo fondamentale . A Weingarten si può vedere l’edificio conosciuto a Friburgo come “Buggi 50”, il più alto edificio ristrutturato con standard passivo del mondo.