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Stazioni Appaltanti, il report Anac fotografa la situazione

A che punto è la qualificazione delle Stazioni Appaltanti: il report di Anac fotografa la situazione a un anno dall'entrata in vigore del Codice Appalti

A un anno dall'entrata in vigore del nuovo Codice Appalti (D.lgs. 36/2023), l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha reso pubblico un documento cruciale che fotografa lo stato della qualificazione delle Stazioni Appaltanti in Italia. Questo report, elaborato da Anac e reso noto in data odierna, offre un'analisi dettagliata della capacità delle amministrazioni pubbliche di gestire e digitalizzare gli appalti, in linea con le nuove normative.

Qualificazione delle Stazioni Appaltanti: i dati attuali

Secondo i dati raccolti da Anac, sono 4.541 le Stazioni Appaltanti che hanno ottenuto la qualificazione, un incremento del 6% rispetto al trimestre precedente. Questo progresso sottolinea un impegno costante delle amministrazioni a conformarsi ai requisiti del nuovo Codice Appalti, che impone una qualificazione obbligatoria per tutte le acquisizioni superiori a 500.000 euro.

Inoltre, il report segnala la presenza di 8.063 amministrazioni che, pur non essendo direttamente qualificate, hanno stabilito convenzioni con una delle 494 centrali di committenza attualmente operative in Italia. Questo network di centralizzazione delle committenze dimostra la crescente tendenza delle amministrazioni a collaborare per superare i limiti imposti dalla mancanza di qualificazione.

La distribuzione settoriale e il livello di qualificazione

L'Anac rileva che il 60% delle amministrazioni qualificate è abilitato sia per il settore lavori sia per il settore servizi e forniture. Nello specifico, 3.258 amministrazioni risultano qualificate per il settore dei lavori (con 425 abilitate esclusivamente per i lavori e 2.833 per entrambi i settori), mentre 4.116 amministrazioni sono qualificate per il settore dei servizi e forniture (di cui 1.283 esclusivamente per servizi e forniture e 2.833 per entrambi i settori).

Un dato particolarmente significativo è che circa il 60% delle amministrazioni qualificate ha raggiunto il livello massimo di qualificazione (L1/SF1). Questo indicatore sale oltre l'80% quando si tratta di soggetti che svolgono funzioni di centralizzazione delle committenze, evidenziando un'elevata competenza e preparazione in queste aree critiche.

La normativa e i requisiti per la qualificazione

Il Codice Appalti stabilisce tre livelli di qualificazione per la progettazione e l'affidamento degli appalti: fino a 1 milione di euro, fino alla soglia comunitaria e illimitata. Questi livelli sono attribuiti in base a criteri specifici come l'organizzazione interna, le competenze e la formazione del personale, nonché l'esperienza maturata nelle gare d'appalto degli ultimi cinque anni e la regolare trasmissione dei dati all'Anac.

Tra i soggetti qualificati di diritto figurano enti di rilevanza nazionale come il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), Consip, Invitalia e l'Agenzia del Demanio. Inoltre, rientrano in questa categoria le Stazioni Appaltanti formate da unione di comuni, dai comuni capoluogo di provincia e dalle regioni.


Il percorso di qualificazione delle Stazioni Appaltanti, monitorato attentamente da Anac, sta procedendo a ritmo sostenuto, con un numero crescente di amministrazioni che aderiscono ai requisiti imposti dal nuovo Codice Appalti. Questo processo è cruciale per garantire la trasparenza, l'efficienza e la digitalizzazione degli appalti pubblici, contribuendo così a una gestione più oculata e moderna delle risorse pubbliche in Italia. Con l'avanzare della digitalizzazione e della centralizzazione delle committenze, il sistema degli appalti pubblici italiano si avvia verso una maggiore professionalizzazione e capacità di rispondere alle sfide future.

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