Schuco Italia e Lo Spirito di Stella di nuovo insieme per promuovere l’importanza dell’architettura inclusiva

Schuco Italia e Lo Spirito di Stella di nuovo insieme per promuovere l’importanza dell’architettura inclusiva

Schüco Italia si conferma per il secondo anno consecutivo tra i promotori – insieme al progetto WOW-Wheels on Waves e alla Associazione ONLUS “Lo Spirito di Stella” - della UNIVERSAL DESIGN WEEK, con l’obiettivo di continuare a sostenere e divulgare i principi dell’Universal Design e della progettazione inclusiva, sempre più centrali nell’architettura del domani.

L’edizione 2020, nel rispetto delle esigenze contingenti completamente online, si svolgerà dal 26 al 30 ottobre prossimi. Ogni giorno saranno organizzati Universal Design Talks, videointerviste che verteranno sul ruolo fondamentale di una corretta progettazione per garantire il massimo benessere abitativo, cambiando il volto e la funzione delle città, degli edifici e degli spazi interni.

Per poter seguire in diretta le videointerviste è possibile visionare il calendario completo su www.universaldesignweek.it e registrarsi gratuitamente seguendo il link dedicato.

Attraverso momenti di riflessione e confronto - durante i quali relatori del mondo accademico, dell’architettura e della grande imprenditoria condivideranno la loro visione e la loro expertise nel settore - verranno ripercorsi i 7 principi dell’Universal Design: equità, flessibilità, semplicità, percettibilità, tolleranza all'errore, contenimento dello sforzo fisico, misure e spazi sufficienti.

I partecipanti avranno l’occasione di ascoltare la voce e la testimonianza di:

- Opinion leader
In primis Andrea Stella – velista, imprenditore, co-fondatore dell’azienda Klaxon produttrice del propulsore elettrico per carrozzine Klick e fondatore della Associazione ONLUS “Lo Spirito di Stella” - che dopo aver vissuto un’esperienza personale che gli ha sensibilmente modificato la vita, ha riprogrammato con coraggio e impegno il suo futuro. Si susseguiranno interventi di altri imprenditori, tra i quali l’indimenticato campione di sci alpino Kristian Ghedina, che quotidianamente si impegnano per proporre progetti che influenzano l’architettura degli spazi urbani e abitativi;

- Rappresentanti del mondo accademico
Come il Prof. Alberto Ferlenga, Rettore dello IUAV di Venezia o la Prof.ssa Valeria Tatano, che allo IUAV è docente di Tecnologie dell’architettura e che si impegna per trasmettere costantemente ai propri studenti l’importanza di queste tematiche;

-    Architetti
 Che attraverso il racconto di case history residenziali e commerciali, illustreranno come sempre più spesso si disegnino scenari di architettura che mettono realmente al centro le persone e le loro esigenze; tra questi, l’Arch. Massimo Roj di Progetto CMR e l’Ing. Tiziano Binini di Binini Partners;

- Aziende leader legate al design e all’architettura
Illustreranno come la realizzazione e la commercializzazione di prodotti pensati e sviluppati in chiave inclusiva rappresentino un’opportunità di business, in grado di rispondere ai bisogni dei progettisti e di diverse tipologie di utenti (ad es. Schüco stessa, Estel, Florim, Schneider Electric);

Le videointerviste si svolgeranno attraverso la piattaforma GoToWebinar e saranno condotte dal Dott. Francesco Benvin, Responsabile Marketing di Schüco Italia. Al termine della settimana, tutti i contributi video verranno resi disponibili e consultabili anche in modalità asincrona, con l’intento di creare un patrimonio culturale pubblico sul tema dell’Universal Design

Una conferma di come Schüco Italia sia in grado di trasformare la propria responsabilità d’impresa in responsabilità sociale, attraverso un impegno costante e quotidiano nella promozione e nella diffusione dei principi dell’Universal Design, che vede l’apice in iniziative uniche come questa.

Con Schüco, infatti, i principi dell’Universal Design entrano a far parte del mondo del serramento in alluminio, grazie allo sviluppo di tecnologie realizzate in modo sartoriale per garantire la funzionalità dei sistemi, facilitandone la gestione e la movimentazione, oltre che semplificando gli spostamenti delle persone da un ambiente all’altro. Ne sono un esempio la soglia piana “0-Level” a filo pavimento dei sistemi scorrevoli, per l’eliminazione di ogni rischio d’inciampo e la garanzia di un accesso agevolato per qualsiasi utente; o ancora, l’integrazione degli infissi con le più diffuse tecnologie domotiche e di automazione degli edifici, come i principali sistemi di assistenza vocale, che consentono la movimentazione agevolata dei sistemi senza sforzo, con un click sullo smartphone o il semplice utilizzo della voce.

Una realtà imprenditoriale sempre pronta a impegnarsi in prima linea e a “metterci la faccia” con volontà e fiducia nel “dar forma” al miglior futuro possibile. Un futuro 4All, in cui ogni ambiente possa essere universale, ovvero confortevole, funzionale e sicuro per tutti.

Harpaceas Tailored Show – Fiera virtuale su BIM, Digitalizzazione, Calcolo Prenota la tua dimostrazione virtuale personalizzata

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Harpaceas Tailored Show: BIM, Digitalizzazione, Calcolo - DDS-CAD (BIM per gli impianti)

14 Ottobre 2020 alle 10:00 - 17:00
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Harpaceas Tailored Show: BIM, Digitalizzazione, Calcolo - Flac3D e Paratie Plus (Calcolo geotecnico)

15 Ottobre 2020 alle 10:00 - 17:00
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16 Ottobre 2020 alle 10:00 - 17:00
Harpaceas Tailored Show: BIM, Digitalizzazione, Calcolo - Midas (Calcolo strutturale)

 

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Digitalizzazione e strumenti software per la condivisione, la collaborazione e la validazione Open BIM

Digitalizzazione e strumenti software per la condivisione, la collaborazione e la validazione Open BIM

Una nuova generazione di strumenti software offre la possibilità di governare l’intero processo BIM in modo tanto innovativo quanto semplice, senza imporre elevate conoscenze dei singoli software di BIM Authoring.

Modelli informativi e processo digitale
Interoperabilità, scambio e federazione di modelli in formato OpenBIM offrono benefici sia a breve termine, collegati alla gestione del processo digitale che si sviluppa durante le fasi di progettazione e realizzazione di un’opera o cespite immobile che dir si voglia, sia a lungo termine, consentendo l’utilizzo dei modelli informativi, indipendentemente dalle applicazioni che li hanno generati nel lungo periodo. Questo assicura alla committenza pubblica e privata la salvaguardia del valore delle informazioni nel tempo, indipendentemente dalle applicazioni utilizzate nella loro generazione.
È ormai naturale il coinvolgimento di diverse discipline e specializzazioni nella realizzazione di un’opera, al fine di rispondere ai requisiti funzionali e prestazionali richiesti. Lo stesso vale per l’adozione di diverse tecniche e tecnologie costruttive che, dal punto di vista dei software a supporto dei processi di progettazione, si traducono nell’utilizzo di una molteplicità di strumenti di diversi produttori, capaci di produrre modelli informativi sempre più avanzati e completi.
La molteplicità dei modelli e degli strumenti software suggerisce, o meglio richiede, di adottare nuovi processi di federazione e coordinamento dei modelli informativi basati su formato OpenBIM.
Nel panorama delle soluzioni software possiamo oggi riconoscere da una parte gli strumenti di Authoring che supportano la generazione di questi modelli BIM e dall’altra i software di collaborazione, che supportano il processo digitale nelle sue diverse fasi e la collaborazione fra gli attori coinvolti.
Nella gestione di un appalto pubblico o privato, questa seconda tipologia di strumenti rappresenta da un lato un cambio di metodo, nel condividere in un ambiente di federazione modelli e informazioni, e dall’altro un cambio di metodo nel lavoro di coordinamento e revisione dei progetti.
Fra i vantaggi di questa tipologia di strumenti software possiamo individuare certamente l’opportunità di adottare un unico processo di condivisione, collaborazione, coordinamento e revisione dei modelli informativi (BIM) nella loro più ampia accezione (modelli geometrici, informazioni e documenti), indipendente dai singoli software con cui gli stessi modelli vengono generati.
L’ambiente di condivisione e di collaborazione diventa quindi il luogo dove reperire tutte le informazioni e governare il processo BIM. Data la molteplicità di attori coinvolti e la loro eterogeneità, l’ambiente deve configurarsi come uno strumento di semplice utilizzo, accessibile in ogni momento indipendentemente dal device utilizzato.
Questo consente ai responsabili di procedimento e in generale alle figure manageriali di esplorare e verificare il modello informativo con strumenti tanto potenti quanto semplici, senza necessità di acquisire elevate competenze nella gestione di singoli software che hanno generato i dati.

L’ambiente di condivisione (ACDat/CDE)
In ambito di digitalizzazione all’interno dell’attuale norma tecnica di riferimento EN ISO 19650 e delle UNI 11337, l’ambiente di condivisione (ACDat/CDE) viene individuato come una componente fondamentale di un processo BIM, in quanto fonte multidisciplinare di informazioni lungo tutto il ciclo di vita di una commessa.
Dal punto di vista del software, la tecnologia Cloud e i portali Web accessibili attraverso il normale Browser rappresentano la risposta più naturale all’esigenza di offrire un ambiente di condivisione allo stesso momento semplice ed accessibile.
Peraltro, visto il ruolo dell’ambiente di condivisione in un processo di lavoro digitale e multidisciplinare, appare chiaro come la sua estensione ad ambiente di coordinamento, collaborazione e validazione, con le relative funzionalità che supportino queste attività, costituisca un ulteriore passo in avanti con molti benefici.
Con l’introduzione di Bimplus, ALLPLAN offre una risposta a queste esigenze con un set di strumenti completo e di uso immediato, che vanno dalla federazione dei diversi modelli disciplinari alla loro navigazione, fino all’analisi, anche tematica, delle informazioni collegate, nonché alla gestione dei documenti.
Bimplus diventa quindi un vero e proprio hub di informazioni, che, grazie alla personalizzazione attraverso le API, consente anche di integrare i modelli BIM con applicativi già presenti nella pubblica amministrazione e in generale presso la committenza.


Fasi operative e momenti di condivisione delle informazioni
Durante lo sviluppo del progetto, i diversi modelli disciplinari possono essere sviluppati in parallelo dai diversi team specialistici. Per garantire un flusso di informazioni coerente e coordinato, le norme di riferimento prevedono che le informazioni all’interno dell’ambiente di condivisione siano strutturate in 4 diverse fasi:
• work in progress (fase di elaborazione/aggiornamento)
• shared (fase di condivisione)
• published (fase di pubblicazione)
• archive (archiviazione)
L’accesso ai modelli informativi nelle quattro fasi è diversificato per singola realtà coinvolta e per disciplina, in modo da condividere con l’intero gruppo di lavoro solo le informazioni validate che costituiscono base certa per gli step successivi.
Questo vale sia all’interno di una singola disciplina con le diverse revisioni, sia nel coordinamento di discipline diverse. In questo modo, ad esempio, il modello architettonico viene condiviso in una versione validata che costituisce la base per la progettazione delle strutture e degli impianti; successivamente, i tre modelli disciplinari vengono coordinati e validati, individuando eventuali interferenze e modifiche da apportare per singola disciplina.
Grazie alle funzionalità di federazione dei modelli BIM disciplinari, indipendenti dal software con cui sono stati creati, e al processo di approvazione basato sulle fasi della norma EN ISO 19650, Bimplus supporta in modo digitale questi processi di condivisione e coordinamento.

Verifica e validazione del modello informativo
Nell’ambito di un progetto BIM è necessario garantire che i dati siano trasmissibili, completi e congruenti. Questo significa introdurre procedure di verifica e validazione dei dati stessi, attività che, grazie a modelli BIM con dati computazionali, i software possono ben supportare.
L’introduzione di flussi informativi nei processi digitalizzati è stata affrontata in Italia dalla norma UNI 11337-5, che prevede diversi livelli di verifica da attuare per singolo modello e nel coordinamento di diversi modelli disciplinari.
Dal punto di vista dei software queste attività riguardano, ad esempio, il controllo di interferenza fra i singoli oggetti BIM, sia nell’ambito di una singola disciplina che in ambito multidisciplinare, la verifica della congruenza delle informazioni del modello, nonché la presenza delle informazioni previste dal capitolato informativo e dell’offerta di gestione informativa.
Durante lo sviluppo del progetto, è quindi necessario eseguire verifiche successive per garantire la qualità dell’intero processo. Si tratta di attività che all’interno dell’ambiente di condivisione Bimplus sono supportate da specifiche funzionalità di revisione. Sono disponibili, ad esempio, il raffronto delle revisioni dei modelli per quanto riguarda il contenuto geometrico e informativo, strumenti di clash detection per verificare le interferenze e le collisioni, rappresentazioni del modello tematizzate in funzione delle informazioni con regole riutilizzabili nel tempo.
L’integrazione bidirezionale di MS Excel con Bimplus consente anche di verificare e aggiornare in modo puntuale o massivo le informazioni del modello, e, oltre a supportare queste fasi operative, offre all’operatore la possibilità di utilizzare in modo efficiente gli strumenti abituali.

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Identità Golose, l’hub internazionale della gastronomia a milano

Identità Golose, l’hub internazionale della gastronomia a milano

A due passi dal Teatro alla Scala, all’interno del palazzo di fine ‘800 che per oltre mezzo secolo ospitò la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, si trova oggi Identità Golose Milano, il primo Hub Internazionale della Gastronomia. Inaugurato a settembre 2018 in via Romagnosi 3, Identità Golose è un centro polifunzionale e spazio eventi permanente di molteplici iniziative dedicate alla ristorazione e ai suoi maggiori interpreti.

Una vetrina nel cuore di Milano dove si sviluppano attività di intrattenimento, sperimentazione e ricerca intorno alla cucina di qualità e di alto livello, promuovendo un’inedita forma di convivio, aperta a nuovi linguaggi e con respiro internazionale. All’interno sono presenti una cucina-laboratorio, una sala, uno spazio esterno dedicato alla ristorazione e diverse aree destinate alla didattica e alla formazione.

Ogni settimana i più celebri chef italiani e stranieri si alternano proponendo un menu di 4 portate rappresentative dello stile e del territorio di ognuno. Un luogo dove vivere un'esperienza gastronomica di qualità, adatto anche ad ospitare convegni, incontri, corsi, presentazioni, degustazioni guidate, laboratori didattici, cooking show e team building.

L’intervento di adeguamento e ristrutturazione dell’edificio porta la firma dello studio Digit & Associati, in particolare di Egidio Tordera, progettista responsabile dell'opera di riqualificazione.
Tutti i locali sono caratterizzati da un importante sviluppo in altezza e dalla presenza di elementi originali strutturali e decorativi che conferiscono carattere ed unicità alla struttura, che si estende lungo una superficie di oltre 700 mq.
Gli spazi, raffinati e rinnovati nel rispetto dell’esistente, rappresentano un collegamento perfetto tra passato e futuro.

Fulcro del progetto è la sala ovale (ex sala di lettura della Fondazione Feltrinelli), dominata da una copertura a volta in vetro-cemento, mantenuta e valorizzata nell’intervento, dai cui oblò filtra la luce naturale, quasi ipnotica.
Lo stesso logo della struttura si ispira a questi giochi di luce che si creano nella stanza.

Dal corpo centrale, originariamente non collegato con il resto degli spazi, l’architetto ha sviluppato il resto della struttura. Da qui infatti si aprono le altre sale, dalla prima accoglienza alle cucine, alla ristorazione, al bar, alla saletta vip, al cocktail bar, fino al grande cortile dominato dal glicine centenario.

Nel punto che collega la reception di prima accoglienza con la stanza ovale è stata posizionata una porta a scomparsa con apertura automatica, soluzione resa possibile grazie all’installazione di un controtelaio ECLISSE Unico, accessoriato con la motorizzazione lineare E-motion. Passaggi rapidi e fluidi, senza interruzioni e assolutamente silenziosi, per muoversi senza il minimo rumore. Il comfort acustico è un aspetto tecnico fondamentale estremamente importante nel settore della ristorazione, oltre ad essere uno dei principali parametri di valutazione nei giudizi sulla qualità complessiva in un contesto di esperienza multisensoriale.

Anche per accedere ai due bagni sono stati utilizzati i controtelai ECLISSE Syntesis Line. In questo caso la priorità è stata quella di mimetizzare il più possibile la presenza di questi ambienti attraverso delle porte scorrevoli a scomparsa prive di qualsiasi finitura esterna e sporgenza. Le due porte appaiono dunque perfettamente integrate nella parete rivestita da una carta da parati con effetto ondulato, che simula i tendaggi di un tempo.

Info progetto
Studio di progettazione: Digit & Associati - Egidio Tordera, Piergiuseppe Diodato
Collaboratori: Massimo Caprioli, Roberto Orsola
Impresa costruttrice: Progetto Edile srl
Committente: Magenta srl
Luogo: Via Romagnosi 3, Milano
Inizio Progetto: dicembre 2017
Fine lavori: settembre 2018

 

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Accordo tra CNAPPC e UNCEM per la rigenerazione dei borghi montani

Accordo tra CNAPPC e UNCEM per la rigenerazione dei borghi montani

Il principale obiettivo dell'accordo siglato tra il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) e l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) è di realizzare, nei borghi delle Alpi e degli Appennini, progetti per rigenerare spazi dove abitare, vivere, fare impresa, innovare.


Questo progetto nasce dalla presenza nei piccoli comuni d'Italia di un gran numero di case in stato di abbandono. I firmatari dell'accordo dichiarano infatti che “ nei 5.552 piccoli Comuni d’Italia si trova una casa vuota ogni due occupate: solo il 15% di quelle disponibili ospiterebbero 300mila abitanti, e le opere di adeguamento edilizie potrebbero valere 2 miliardi di euro nella rigenerazione e decine di migliaia di nuovi addetti”.
Secondo questi dunque è di fondamentale importanza definire un piano per agevolare gli investimenti e gli interventi di recupero per riabitare i borghi e i centri storici dei piccoli comuni italiani. Ciò è quanto previsto anche dalla Legge sui Piccoli Comuni, per la quale sono stati approvati, con il DM 10 agosto 2020, i parametri di assegnazione dei 160 milioni di euro del Fondo Nazionale.
Il decreto specifica che potranno accedere alle risorse 12 tipologie di Comuni con caratteristiche di arretratezza economica, fenomeni di dissesto idrogeologico, significativo decremento della popolazione residente, difficoltà di comunicazione e lontananza dai grandi centri.
L'accordo dunque tra il CNAPPC e l'UNCEM punta allo sviluppo dei territori montani, con nuovi strumenti di pianificazione urbanistica e progettazione architettonica, per riorganizzare gli spazi pubblici e privati. Il progetto punta a garantire un opportunità di sviluppo per rendere più all'avanguardia e ecologici i territori rurali, montani e interni italiani, sostenendo la realizzazione di reti infrastrutturali. Inoltre, l'accordo tende a promuovere una politica per la montagna che inserisca le popolazioni montane nel più ampio processo di sviluppo.
Tale progetto prevede anche ricerche e studi atti a individuare delle soluzioni da suggerire agli Enti locali, alle Regioni, al Governo, al Parlamento e agli organismi europei anche finalizzate allo sviluppo sostenibile e per incentivare tra le Amministrazioni modalità pubbliche di selezione dei progetti per gli interventi di recupero o di nuove opere. Questa strategia ha l'obbiettivo di individuare dunque, le migliori opportunità e strategie da attuare.
Come afferma uno dei componenti del CNAPPC, Walter Baricchi, l'accordo ha l'obbiettivo di costituire opportunità di formazione per i giovani professionisti, ma anche un opportunità per gli Amministratori locali, promuovendo ogni possibile collaborazione con gli organismi nazionali, europei ed internazionali interessati allo sviluppo sostenibile della montagna. Baricchi evidenzia come l’equilibrio tra città ed aree interne deve essere completamente rivisto alla luce delle nuove modalità di vita, lavoro, tempo libero che il post Covid sta imponendo, trasformando questi cambiamenti in opporyunità.
Il presidente nazionale dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani, Marco Bussone, spiega che questo accordo di collaborazione con l'Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori è particolarmente importante per UNCEM, poiché costituisce un patto per generare opportunità di sviluppo nei borghi e nei territori montani del Paese.

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork

Iosa Ghini firma il primo Design Club a Bologna

Iosa Ghini firma il primo Design Club a Bologna

Nel cuore di Bologna un edificio storico rinascimentale risalente al XVII secolo cambia vita grazie a un progetto di riqualificazione affidato a Iosa Ghini Associati, studio internazionale con grande esperienza in progettazione residenziale di qualità, da Design Club Real Estate, l’operatore bolognese che ha sviluppato l’iniziativa.

L’edificio di 2mila metri quadrati è stato completamente ristrutturato mettendo al centro della progettazione il design come sinonimo di vivibilità e qualità. In ognuno dei 35 appartamenti sono presenti pezzi iconici dei grandi maestri quali Le Corbusier, Sapper, Jacobsen, Mollino e poi i Castiglioni, Sottsass, Magistretti fino ai contemporanei De Lucchi, Starck e Grcic, insieme a un’ampia collezione di disegni e litografie d’autore.

I branded apartments, destinati al mercato dell’affitto a breve e medio termine per aziende e manager, tengono già conto delle attenzioni igienico-sanitarie post-Covid: le unità completamente nuove presentano impianti a pompa di calore ad alta efficienza e canalizzazione aeraulica indipendente per ogni appartamento. Inoltre, ciascun alloggio è dotato di purificatori d’aria con filtri Hepa, carbone attivo e UV per una migliore sanificazione.

Per gli interni sono stati creati 8 stili differenti: Red Racing, Luxury, Business, Eco Chic, Extreme, Elegante, Eighties & Bolidism, Industrial. Massimo Iosa Ghini ha commentato così l’operazione: “Penso che i nostri branded apartments siano il nuovo prodotto di design in cui viene proposto un modulo abitativo completo tramite il contract, composto da tutti gli elementi di arredo del quality Italian design, per formare un insieme da vivere, di valore unico, come fosse un unico macro-oggetto da abitare”.

Planium e il metallo nell'interior design

Planium e il metallo nell'interior design

IL METALLO NELL’INTERIOR DESIGN
Molte volte riteniamo il metallo protagonista nella storia dell’Arte e dell’Architettura per l’apporto che fornisce negli apparati esterni e questo è corretto: ci dà le suggestioni per immaginare mondi possibili attraverso i suoi colori e la sua luminosità. Questo materiale può dire la sua anche nell’Interior design, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui contribuisce ad arricchire gli interni, accostandosi ad elementi d’arredo, grazie alle sue caratteristiche cromatiche.

Un materiale dal fascino antico. Matericità e giochi di luce
In ogni caso, la “rivincita” del metallo nell’Interior Design, fattasi sentire con spessore nell’ultimo quinquennio almeno, passa anche da un suo certo carattere ruvido, ancestrale, dal sapore un po’ medievale. Certo valido per i complementi d’arredo, il metallo è però in forme più “squadrate” anche utilizzato per rivestimenti, con funzione decorativa: basti immaginare d’altronde quale potenziale abbiano la sinergia di colori che si affiancano come quelli del bronzo e della calamina, del rame e dell’acciaio; una tra le sue rivisitazioni in chiave contemporanea può ravvisarsi nello stile industrial.

Da un punto di vista estetico arredare col metallo significa, implicitamente, diffondere un senso di minimalismo, di design ridotto all’essenziale, il che dà anche una percezione di rigore all’insieme; non vanno comunque dimenticate le caratteristiche chimiche dei metalli: l’esempio del Rame, grande conduttore, è in questo senso lampante per il suo apporto alla funzionalità ingegneristica e non solo legato all’immagine.
Oltre a non avere un ingombro fisico “imponente”, il metallo ha un punto di favore anche per come si gestisce sui “giochi” di luce: a seconda del trattamento che Planium gli riserva, può avere una differente luminosità e matericità, che a sua volta ne influenza ovviamente l’estetica; il metallo spazzolato, ad esempio, ha un carattere di maggiore lucidità rispetto al satinato il quale, tuttavia, è più sofisticato al tatto e anche per questioni cromatiche perché alterna chiaro e scuro, ombra e luce. E ciò può valere per diversi metalli: l’Acciaio, sia esso Inox oppure ossidato, e anche il cangiante Rame con le sue leghe ottenute con stagno o zinco, cioè i “dorati” Bronzo e Ottone…

L’importanza della posa
Posare con Planium è una questione di rapidità, ma anche di reversibilità: con le pose a secco, alternative ai modelli tradizionali, il brand investe sulla sostenibilità ambientale, evitando di necessitare dell’utilizzo di colle e siliconi, velocizzando il tutto e rendendolo più idoneo all’ambiente circostante. Con diverse modalità: la posa ad appoggio di AP01 Lay Floor – la più rapida in assoluto -, quella one-click di PL01 Invisible, la “meccanica” di SM02 Evolution con viti angolari a vista; la magnetica di MG01 Magnetic Floor, che fa uso del calamitato materassino che si lega magneticamente.

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Servizi di architettura e ingegneria: l’ente senza scopo di lucro può partecipare alla gara

Servizi di architettura e ingegneria: l’ente senza scopo di lucro può partecipare alla gara

Sono in contrasto con il diritto europeo le norme del Codice dei contratti pubblici che escludono a priori gli enti senza scopo di lucro dalla partecipazione alla procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico di servizi di ingegneria e di architettura, nonostante tali enti siano abilitati in forza del diritto nazionale ad offrire i servizi oggetto dell’appalto.

La Corte di giustizia europea, con la sentenza 11/06/2020, causa C-219/19, si è pronunciata nell’ambito di una controversia tra una Fondazione di diritto privato senza scopo di lucro, da un lato, e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) dall’altro, in merito alla decisione con cui quest’ultima aveva respinto la domanda di iscrizione della Fondazione nel casellario nazionale delle società di ingegneria e dei professionisti abilitati a prestare servizi di architettura e di ingegneria. Secondo l’ANAC, la Fondazione, non rientrando in nessuna delle categorie di operatori economici che ai sensi dell’art. 46, comma 1, del D. Leg.vo 50/2016 sono ammessi a partecipare alle procedure di affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria, non aveva diritto all’iscrizione. La Fondazione proponeva ricorso davanti al TAR Lazio che rimetteva la questione alla Corte di giustizia europea.

Nel risolvere la questione la Corte UE ha richiamato alcune precedenti pronunce in cui aveva già affermato che gli Stati membri hanno il potere di autorizzare o non autorizzare talune categorie di operatori economici a fornire certi tipi di prestazioni e che essi possono, in particolare, autorizzare o meno enti che non perseguono finalità di lucro, e il cui oggetto sia principalmente volto alla didattica e alla ricerca, ad operare sul mercato in funzione della circostanza che l’attività in questione sia compatibile, o meno, con i loro fini istituzionali e statutari.
Tuttavia, una volta che - e nei limiti in cui - siffatti enti siano autorizzati a offrire taluni servizi sul mercato, il diritto nazionale non può vietare a questi ultimi di partecipare a procedure di aggiudicazione di appalti pubblici aventi ad oggetto la prestazione degli stessi servizi.

Tali orientamenti sono stati confermati con l’entrata in vigore della Direttiva 2014/24/UE che indica espressamente (considerando 14) che la nozione di operatore economico deve essere interpretata “in senso ampio”, in modo da includere qualunque persona e/o ente attivo sul mercato, “a prescindere dalla forma giuridica nel quadro della quale ha scelto di operare”. Parimenti, l’art. 19, paragrafo 1, e l’art. 80, paragrafo 2, della medesima Direttiva prevedono espressamente che la candidatura di un operatore economico non può essere respinta soltanto per il fatto che, secondo il diritto nazionale, esso avrebbe dovuto essere una persona fisica o una persona giuridica.

Al riguardo non rileva l’interpretazione secondo la quale la definizione restrittiva della nozione di operatore economico di cui all’art. 46 del D. Leg.vo 50/2016 nel contesto di servizi connessi all’architettura e all’ingegneria sarebbe giustificata dall’elevata professionalità richiesta per garantire la qualità di tali servizi nonché da un’asserita presunzione secondo cui i soggetti che erogano tali servizi in via continuativa, a titolo professionale e remunerato, siano maggiormente affidabili per la continuità della pratica e dell’aggiornamento professionale. Tale presunzione a giudizio della Corte non può essere accolta nel diritto dell’Unione, essendo quest’ultima incompatibile con la citata giurisprudenza dalla quale deriva che, qualora un ente sia abilitato in forza del diritto nazionale a offrire sul mercato servizi di ingegneria e di architettura nello Stato membro interessato, esso non può vedersi negato il diritto di partecipare alla gara.

Ne deriva la legittimazione della Fondazione a partecipare alle gare pubbliche per l'affidamento di servizi di ingegneria e architettura, non potendo la normativa nazionale escludere a priori tali soggetti sulla base della loro forma giuridica.

Courmayeur Design Week-end dal 6 al 9 febbraio

Courmayeur Design Week-end dal 6 al 9 febbraio

Courmayeur Design Week-end, un fine settimana di cultura ai piedi del Monte Bianco

Una parentesi invernale di design in una cornice di natura e benessere, dal 6 al 9 febbraio in Valle d'Aosta

Il grande design conquista una cornice unica al mondo, quella del Monte Bianco. Infatti, dal 6 al 9 febbraio si terrà a Courmayeur la prima edizione del «Courmayeur Design Week-end».

Prendendo spunto dalle tradizionali Design Week metropolitane, la versione valdostana sarà rivista e aggiornata al contesto e ai nuovi trend. Così il Comune di Courmayeur si trasformerà per un lungo fine settimana in una grande installazione, diffusa nelle vetrine dello shopping e nelle lounge degli hotel che, per l’occasione, apriranno le loro porte alla creatività dell’architettura e del design.

Grazie al sostegno del Comune e del Centro Servizi, Courmayeur sarà una contaminazione inedita e straordinaria immersa nelle tradizioni di montagna, dove gli architetti e designer potranno lavorare, approfondire tematiche culturali e professionali, condividere con colleghi e collaboratori una modalità innovativa di lavoro e benessere.

Già molti i contenuti di questa prima edizione. Ci saranno per esempio uno spazio di co-working, per permettere a tutti di sperimentare il vero concetto di SMART-working e una mostra antologica con i lavori degli studenti della Scuola del Design del Politecnico di Milano, che negli ultimi dieci anni hanno contribuito alla ricerca sul modo e sui luoghi in cui si lavora oggi.

Inoltre si terrà la tradizionale gara di sci “skiCAD”, giunta alla ventesima edizione, che metterà alla prova le capacità sportive di progettisti italiani e stranieri.

Infine, un panel di seminari, talk e interviste, che saranno trasmesse in diretta social sui profili del Design Weekend, per permettere a tutti di fruirne i contenuti.

L’idea, di portare questa originale tradizione della Design Week milanese a più di 1200 metri di altitudine, nasce dalla volontà di coniugare l’attività professionale con il tempo libero e con le caratteristiche di innovazione e creatività tutte italiane. Una parentesi invernale di design e cultura in una cornice di natura e benessere.

Fonte: Vanityfair.it

Concorso europeo di progettazione Ponte Musmeci

Concorso europeo di progettazione Ponte Musmeci

Con grande orgoglio Fondazione Inarcassa annuncia il Concorso Europeo di progettazione per il restauro conservativo del Ponte Musmeci.

Obiettivo specifico dell’operazione è quello di valorizzare il "patrimonio culturale materiale e immateriale", operando mediante un complesso di azioni integrate che comprendono interventi di conservazione, fruizione e valorizzazione anche a fini turistici del bene, così da consentirne l’inserimento nei circuiti nazionali e internazionali, avvalorate anche dal provvedimento di tutela che riconosce l’opera, tra le prime in Italia nel Novecento, "monumento di interesse culturale".

Sarà possibile iscriversi ed inviare il progetto dalle 24:00 del 25/02/2020 alle 12:00 del 07/04/2020.

Richieste di chiarimenti ed invio di quesiti potranno essere inoltrate alla segreteria organizzativa del Comune di Potenza: i quesiti, se ritenuti di interesse comune, saranno pubblicati sul sito dedicato al Concorso. Il modulo quesiti sarà disponibile fino alle 24:00 del 21/02/2020.

Clicca qui per scaricare il bando.

L'architettura di Roma infiocchettata per le feste

L'architettura di Roma infiocchettata per le feste

The Biggest Bow: impacchettati con due enormi fiocchi rossi il Centro Direzionale Argonauta, tra i principali edifici a efficienza energetica d'Europa, e le torri Lafuente

Architettura contemporanea, sostenibilità e urban art. A Roma è tempo di The Biggest Bow, la doppia installazione che infiocchetta per le feste due edifici storici della Capitale, uno dei quali appena entrato, grazie a un imponente restauro, nella lista dei principali edifici a efficienza energetica d'Europa.
The Biggest Bow sono due enormi fiocchi gonfiabili color rosso fuoco che adornano da questa settimana e per tutte le feste il Centro direzionale Argonauta, in zona Ostiense, e le torri Lafuente a Parco de' Medici, visibili dall'autostrada Roma-Fiumicino, capolavoro dell'architettura del Novecento firmato da Julio Lafuente e Gaetano Rebecchini alla fine degli anni Settanta del secolo scorso.
Commissionato da Valle Giulia Real Estate, proprietaria degli edifici, il progetto è stato ideato da Thirtyone Design, fondata nel 2015 da Claudia Campone, e realizzato per il terzo anno consecutivo in collaborazione con la società di ingegneria Cool Projects, con Fly In, azienda italiana leader nel settore dei gonfiabili, e il supporto di Tecnostyle. Concepiti come enormi decori natalizi, i due fiocchi sono illuminati internamente in modo da essere visibili anche la notte e sono posti sulle facciate degli edifici. Nelle torri Lafuente, l'installazione si arricchisce anche di un grande rocchetto di nastro rosso con un paio di forbici, come se un gigante le avesse lasciate lì con l'intenzione di tornare a finire la decorazione.
Le due installazioni sono concepite per celebrare le festività in maniera ironica e scenografica e rientrano nel programma Argonauta Design Crew che porterà design e urban art nelle architetture di proprietà di Valle Giulia Srl attraverso un ciclo di installazioni e un concorso di idee aperto alle accademie di design e arti applicate che si concluderà nel giugno del 2020 con la premiazione del progetto considerato più idoneo da una giuria di progettisti e addetti ai lavori. L'idea è di trasformare il Centro Direzionale Argonauta, che ogni giorno accoglie tra dipendenti e ospiti a vario titolo circa 5mila persone, in un hub della creatività con installazioni indoor e outdoor ispirate a un'idea di condivisione dello spazio.
Il Centro Direzionane Argonauta infiocchettato da Thirtyone Design è uno dei principali edifici ad efficienza energetica d'Europa e il primo dell'area di Roma Capitale, grazie al restauro a cura dell'Agenzia di Architettura guidata da Isabelle M. Rizk che ha da poco portato 657 pannelli solari con una produzione annua di 137.62 MW, a cui si somma l’impianto fotovoltaico sulle pensiline, di 365 kWp distribuito su di una superficie di 2.176,70mq, per una produzione annua di 484.472 kWh. I due impianti generano insieme 622.092 kWh annui, interamente a servizio dell'edificio. Il risparmio in termini di CO2 è stimato in circa 170 tonnellate per anno.

 

La periferia colorata di Massimo Iosa Ghini a Mosca

La periferia colorata di Massimo Iosa Ghini a Mosca

Colore su grande scala: Iosa Ghini Associati partecipa a un progetto residenziale nella periferia di Mosca
 
Un ‘progetto colore’ efficace e creativo sulle facciate degli edifici per contrastare l’uniformità e la serialità delle periferie di Mosca e i vasti spazi di contorno, pensati per migliorare la percezione del luogo e la qualità della vita delle persone, si arricchiscono di funzioni.
 
 
Nel distretto amministrativo Nord Est di Mosca, in Dmitrovskoe shosse, il nuovo complesso residenziale conta ben 47 edifici multipiano distribuiti attorno a due vastissime corti comuni di 10.000 metri quadrati, ognuna dona una nuova veste all’edilizia urbana. Il concept è stato affidato allo studio italiano di Massimo Iosa Ghini, il cui articolato apporto progettuale conferisce alla vastissima scala che caratterizza la monotona periferia russa tratti più distintivi, ‘umanizzati’ dal colore nelle facciate e dall’utilizzo degli spazi esterni per funzioni collettive e aggreganti, mentre il progetto architettonico dell’intervento è opera della società russa di ingegneria multidisciplinare Mosproekt 3.

"Siamo intervenuti per dare un apporto in grado di coniugare valore estetico, qualità della vita e sostenibilità, sfruttando i pochissimi parametri progettuali, liberi da un sistema costruttivo prefabbricato che non permetteva larghi margini di modifica” racconta Iosa Ghini.
"L’intento del mio studio è stato quello di creare un valore percettivo e ambientale senza incidere sui costi di realizzazione” aggiunge.

Nella serialità di questa tipologia di edifici, la sfida è stata in primo luogo quella di massimizzare la resa estetica sui rivestimenti. L’identità univoca del quartiere, ma anche la riconoscibilità dei singoli fabbricati e dei relativi ingressi per gli abitanti, sono plasmate attraverso un uso del colore declinato in molteplici schemi. I giochi cromatici di contrasto e di sfumature sono resi possibili dal rivestimento ceramico e ispirati all’estetica grafica e razionalista degli artisti delle avanguardie russe, prima fra tutte quella di El Lissitzky. Il colore, usato per orientare e creare riferimenti, diventa in questo modo uno strumento mirato non solo alla comunicazione, ma anche e soprattutto a una migliore fruizione e riconoscibilità delle presenze urbane, alla valorizzazione delle identità e, non ultima, a una costruzione culturale.

Da un punto di vista costruttivo si è cercata un’evoluzione nelle soluzioni di facciata strutturale, uscendo dallo schema monotono tipico delle costruzioni preesistenti: dalla tecnologia di prefabbricazione tipica della tradizione russa, con finitura superficiale esterna in ceramica colorata di formato molto piccolo, si è passati all’impiego di pannellature in fibrocemento. Quest’ultimo sistema garantisce una migliore prestazione energetica degli edifici e consente maggiore flessibilità nella resa estetico-cromatica delle superfici di facciata.

L’approccio è stato quello di utilizzare il colore in molteplici possibili sfumature in modo da avere un effetto a stacco rispetto al tessuto cromatico circostante.

È stato prevista la realizzazione di ingressi fortemente caratterizzanti che accompagnano i residenti all’interno nello spazio della Lobby, progettata anch’essa in conformità con gli esterni al fine di comunicare lo stesso tipo di “look and feel”.

Insieme con il trattamento delle facciate e con la realizzazione delle lobby e di un parcheggio multipiano coperto, “particolarmente importante è stata la creazione di un concept design delle sistemazioni esterne che contribuisse all'elevazione della qualità della vita, attraverso l'inserimento di spazi verdi e di molteplici funzioni ricreative e aggreganti per la comunità che abiterà il complesso residenziale".

Gli oltre 22 ettari delle corti comuni sono organizzati con verde attrezzato e spazi di diversa destinazione funzionale, come aree giochi differenziate per fascia d’età, aree fitness con attrezzature adatte all’uso outdoor per la pratica di varie discipline sportive, spazi per l’aggregazione sociale e il relax all’aperto. Il tutto integrato nei percorsi pedonali e nelle piste ciclabili che collegano le varie parti del quartiere al loro interno e con le zone edificate già esistenti.

Citylife: la piazza 2.0

Citylife: la piazza 2.0

Oggi, emblema di un nuovo concetto di sostenibilità.

Alzi la mano colui o colei che, passando da Milano non abbia sentito parlare di CityLife! O forse farete parte di quella fetta di persone che oltre a sentirne parlare, ha avuto modo di fare due passi nel nuovissimo e avvenieristico “quartiere” milanese.  Per chi non avesse avuto il piacere di vivere nessuna delle esperienze di cui sopra, spero che questo breve articolo vi possa incuriosire e perché no, spingere a visitare di persona Citylife. Per farlo ho pensato bene di cambiare il punto di vista. Non con il naso all’insù (vista grattacieli) ma guardando più in basso a una tra le più interessanti e moderne piazze realizzate negli ultimi anni. Potremmo definirla appunto una piazza 2.0.

Come vi dicevo Citylife non è solo l’imponente presenza dei 3 grattacieli (di cui l’ultimo ad oggi in costruzione). Il progetto in se ingloba svariate funzioni e attività e oltre al verde, che funge da trade union, la piazza principale di Citylife piazza Tre Torri rappresenta il cuore pulsante dell’area stessa. L’idea nasce tre le mura del rinomato studio milanese One Works, fondato dagli architetti Leonardo Cavalli e Giulio De Carli.

Ho avuto il piacere di parlare di questo importante intervento proprio con l’arch. Leonardo Cavalli, e di seguito vi riporto le sue parole in merito al progetto.

“Il progetto della piazza e delle infrastrutture, che si trovano al di sotto, è nel suo complesso molto interessante. Riconvertire un’area fieristica inglobata nel centro della città lo si può classificare come il primo esempio italiano di quello che viene chiamatoT.O.D.(1) (Transit – Oriented – Development). Ovvero lo sviluppo del territorio sfruttando la grande capacità del trasporto pubblico, e rendendo così sostenibile gli spostamenti da e per il sito, inseriti all’interno di grandi processi di sviluppo immobiliare. Questo è un luogo dove si arriva con la metropolitana e non è un fatto per nulla banale, quello di riuscire a far dialogare la pianificazione delle infrastrutture con la pianificazione e lo sviluppo del territorio. Un punto cardine del progetto della piazza è quello di costruire un “luogo” parte integrante della città e quindi sostenibile in termini urbanistici e in termini sociali, andando oltre alla connotazione di luogo privato e diventando un luogo accessibile per tutti. Fortemente legato alle attività che qui sorgono e si svolgono: dal commercio, agli uffici ai luoghi di intrattenimento.

Nel 2018 Citylife è stato visitato da più di dieci milioni di persone e questo dato quantitativo ci permette di capire quanto il progetto è stato in grado di integrarsi alla città pur trovandosi all’interno di un processo di sviluppo immobiliare di natura privata. Non è scontato realizzare una piazza all’interno di un parco perché in generale queste si trovano in mezzo alla città dove svolgono la loro funzione commerciale.

A cantiere non ancora ultimato, le attività commerciali erano di fatto non ancora aperte, la piazza è stata l’unica porzione di cantiere fruibile fin da subito (circa un anno prima della messa in funzione del tutto) dato che a tutti gli effetti era l’uscita d’emergenza della metropolitana sottostante. Fin da subito la piazza si è popolata di gente, persone che la attraversavano, in bici o a piedi, o persone che semplicemente sostavano seduti a guardare il nuovo quartiere che prendeva forma. Se in un primo momento questo utilizzo dello spazio era sembrato alla committenza un problema, si è poi arrivati a vedere il tutto come un grande vantaggio. Il luogo aveva superato la sua ragione specifica per la quale era nato, cioè essere un luogo deputato ad attività commerciali e terziarie, per diventare un “luogo per tutti”. Quindi diventare di fatto sostenibile, non solo perché ci si arriva con la metropolitana, non solo perché gli edifici che si sono costruiti sono naturalmente più performanti rispetto a quelli che si costruivano anche solo pochi anni fa ma è “sostenibile socialmente” perché è un luogo per tutti e non è un luogo che non ha necessità di una ragione specifica per essere visitato”.






Sicuramente le parole del progettista, meglio ci hanno permesso di cogliere i nuovi aspetti e la nuova funzione “sociale” che caratterizzano una “piazza” contemporanea.

Certo per chi non conosce Milano, forse diventa doveroso fare anche un piccolo excursus temporale e inquadrare ciò che prima sorgeva in questa importante porzione di città. Qui nasceva nei primi decenni del secolo scorso il nuovo quartiere fieristico di Milano, noto ai più come “Fiera campionaria”.

Ma nel 2005, ottantacinque anni dopo la prima fiera campionaria tenuta nell’Aprile del 1920, è stato inaugurato il nuovo polo fieristico milanese di Rho-Pero. Il trasferimento della fiera in altra sede, lontana dal centro di Milano, ha comportato un duplice beneficio per la città: l’eliminazione dei picchi di traffico generati dalle manifestazioni più imponenti e la liberazione di un’area di pregio. Da queste premesse nasce il “Progetto CityLife”, costituito da un’area complessiva di intervento di 366.000 m2 con un piano di trasformazione che prevede un mix articolato e bilanciato di funzioni pubbliche e private, oltre alle residenze, agli uffici, ai negozi, ai servizi, alle aree verdi e agli spazi pubblici è stato realizzato un edificio museale e le piastre ad uso commerciale e parcheggio. Il nuovo Landmark (2) di Milano è caratterizzato da tre torri a destinazione direzionale, progettate da grandi nomi dell’architettura mondiale Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind. Questi tre giganteschi grattacieli ribattezzati il Dritto, lo Storto e il Curvo, si candidano fin da subito per diventare un nuovo grande simbolo di Milano nel mondo. Iniziato nel 2007, il progetto CityLife non mira solo a creare una nuova urbanistica di grande impatto visivo con i tre grandi grattacieli, ma sviluppa anche un’anima verde volta a creare un grande parco, terzo per dimensione nel centro città.



Fonte Di.Ma. by URSA ITALIA

L’architettura del futuro sostenibile di #SOS5

L’architettura del futuro sostenibile di #SOS5

SOS – School of Sustainability presenta al MuseoNovecento di Firenze i progetti del quinto ciclo.

Bologna 15 Luglio 2019 –  Venerdì 26 luglio 2019, dalle 10:30 alle 13:30 presso il MuseoNovecento di Firenze, i giovani professionisti di SOS – School of Sustainability presenteranno i progetti sviluppati nell’ambito della loro partecipazione al quinto ciclo del programma di studi Post Laurea fondato dall’architetto Mario Cucinella.

Tre grandi sfide del nostro tempo – lo sviluppo del wellbeing delle comunità e dei territori, la lotta all’homelessness, la rigenerazione del patrimonio edilizio esistente – sono state al centro di tre progetti ambiziosi supervisionati da Alessio Battistella, Andrea Rossi, Irene Giglio, Martina Ruini  svolti in collaborazione con partner istituzionali, del mondo della ricerca e dell’industria.

L’incontro è aperto agli studenti, ai giovani professionisti e in generale al pubblico che s’interroga su quali iniziative concrete possano essere messe in campo per far fronte alle emergenze climatiche e ai temi della rigenerazione del tessuto sociale, economico e ambientale delle città e dei territori.

“L’architettura deve mobilitarsi e intraprendere azioni concrete – dichiara Massimo Imparato, direttore di SOS – per aiutare l’individuo, le comunità e le imprese a prepararsi alle sfide senza precedenti legate al cambiamento climatico”.

Partner 2019 dell’iniziativa il MuseoNovecento di Firenze con cui SOS – School of Sustainability, insieme allo studio MC A – Mario Cucinella Architects, ha collaborato alla creazione di The Wall – Sustainable Thinking Evolution (dal 12 aprile 2019 al xx gennaio 2020). L’installazione, ideata dal direttore del museo Sergio Risaliti e curata da SOS racconta l’evoluzione del pensiero sostenibile visto nella sua interrelazione con i cambiamenti che l’uomo produce nell’ecosistema, e per le influenze che genera nella tecnica, nell’impiego dei materiali e nei processi produttivi. The Wall fa parte del progetto Sustainable Thinking in collaborazione con la Fondazione Ferragamo e il Museo Salvatore Ferragamo.

“Il Museo Novecento – afferma Sergio Risaliti – crede molto nella collaborazione con SOS – School of Sustainability. Con Mario Cucinella, i suoi collaboratori e il direttore di SOS stiamo progettando una serie di eventi che avranno al centro il tema dell’economia circolare e dei cambiamenti climatici in atto. Non vi è dubbio, infatti, che anche in arte l’avanguardia stia da questa parte”.

L’evento vedrà la partecipazione di alcuni ospiti illustri del mondo dell’Università, della Ricerca e dell’Industria tra cui prof. Laura Lee, Architetto, FAIA, Hon FRAIA, ing. Paolo Cresci, Head MEP, Arup Italia, arch. Marc Di Domenico, Direttore, Florence Institute of Design, prof. Laura Andreini, Architetto, Università degli Studi di Firenze. Gli ospiti si uniranno all’architetto Mario Cucinella in un dibattito aperto sui temi portati all’attenzione del pubblico grazie ai progetti sviluppati dalla Scuola.

    Per Informazioni sull’evento e sui corsi
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    +39 051 6313381

    Contatto stampa SOS
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    Ufficio stampa Museo Novecento
    Ludovica Zarrilli – Tabloid coop
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    +39 393.9577255

Campania: formazione di un Elenco di professionisti tecnici per lavori fino a 100 mila euro

Campania: formazione di un Elenco di professionisti tecnici per lavori fino a 100 mila euro

Con l’Avviso si intende procedere alla formazione di due Elenchi di Professionisti, da costituirsi ai sensi dell'articolo 157 del D. Leg.vo 50/2016 (Codice appalti), per l’eventuale affidamento nel corso del triennio 2019-2021, di servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria, nonché di servizi attinenti alla progettazione ed esecuzione delle opere (compresi rilievi topografici, indagini geologiche e archeologiche), coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione, Ufficio direzione lavori, collaudo, verifiche della progettazione ed altri servizi tecnici, di importo inferiore a 100 mila euro.

L’acquisizione delle candidature avviene esclusivamente in modalità telematica tramite la piattaforma del portale gare della Regione Campania, raggiungibile all’indirizzo: http://pgt.regione.campania.it

Le domande, corredate della documentazione richiesta (autocertificazioni, curriculum ed elenco servizi), dovranno pervenire entro le ore 13:00 del 31/07/2019.

L’Elenco di Professionisti sarà suddiviso in 2 sezioni in relazione all’importo:
- Sezione 1: fascia d’importo inferiore a 40.000,00 euro al netto di oneri fiscali e previdenziali;
- Sezione 2: fascia d’importo pari o superiore a 40.000,00 euro al netto di oneri fiscali e previdenziali.
Le suddette sezioni saranno suddivise per tipologia di servizio ed è consentita l’iscrizione in una o entrambe le Sezioni.

Soggetti ammessi a presentare domanda di iscrizione nell’Elenco
Sono ammessi a presentare la domanda i soggetti di cui all’articolo 46, comma 1 del D. Leg.vo 50/2016, e in particolare:
- i professionisti singoli o associati;
- le società di professionisti;
- le società di ingegneria;
- i prestatori di servizi di ingegneria e architettura, prestatori di servizi archeologici e geologici stabiliti in altri Stati membri;
- i raggruppamenti temporanei;
- i consorzi stabili di società di professionisti e di società di ingegneria, anche in forma mista.

Requisiti per l’iscrizione nell’Elenco
I soggetti interessati all’iscrizione devono possedere i seguenti requisiti:
Requisiti generali:
- insussistenza di cause di esclusione, ai sensi dell’articolo 80 del D. Leg.vo 50/2016;
- per le persone fisiche: possesso di titolo (laurea, diploma, abilitazione) necessario in relazione ai servizi da espletare;
- per le persone giuridiche: iscrizione alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura;
- per le società di professionisti e di ingegneria, per i consorzi stabili e i raggruppamenti temporanei di professionisti: i requisiti di cui agli articoli 2, 3, 4 e 5 del D. Min. Infrastrutture e Trasporti 263/2016.

Requisiti economico-finanziari:
- realizzazione, nel quinquennio antecedente la data di pubblicazione dell’avviso, di un fatturato globale per i servizi di ingegneria e architettura nei settori e categorie nelle quali si chiede l’iscrizione, o analoghi, per un importo globale almeno pari all’importo massimo della fascia nella quale si chiede l’iscrizione, cioè pari a euro 40.000,00 per l’iscrizione nella prima fascia e pari a euro 100.000,00 per l’iscrizione nella seconda fascia.

 

 

Fonte: Bollettino di Legislazione Tecnica online
www.legislazionetecnica.it

Claude Costy, la regina delle bolle che ha portato l'anarchia nell'architettura

Claude Costy, la regina delle bolle che ha portato l'anarchia nell'architettura

Case che sembrano organismi cellulari, sospese come nuvole poetiche e avveniristiche, e nascondono ideali della controcultura degli anni '70

Claude Costy è la regina delle bolle: le sue case avveniristiche, fatte di sfere che si incastrano l’una nell'altra come strani aggregati cellulari, organismi misteriosi eppure profondamente umani, sono un simbolo della controcultura e dell’avanguardia che negli anni '70 scosse dalle fondamenta l’architettura europea.

Nata il 30 giugno 1931 a Ginevra, con doppio passaporto svizzero e francese, Claude studia alla Scuola di Architettura della sua città natale, e qui conosce Pascal Häusermann, con il quale dividerà il lavoro e la vita. Precursori della Blob Architecture, entrambi sono influenzati dalle idee di Frank Lloyd Wright, che nella metà del Novecento conoscono un crescente seguito in Europa. L’architettura organica, che si modula sui bisogni di coloro ai quali è destinata e sulle specificità dell’ambiente che la accoglie, nelle loro mani assume un carattere spiccatamente artistico, concettuale e sperimentale.

Non a caso Claude Costy, prima ancora che un architetto, è una scultrice. Sa lavorare la ceramica, e plasma le case come fossero vasi, con la stessa attitudine tattile, lo stesso gusto per le linee curve che scorrono sotto le dita. Ciò che le interessa è ricercare un legame tra la costruzione e il suo habitat, prestando ascolto al mondo naturale, mimandone le forme in ogni dettaglio.

Le sue “bolle” paiono escrescenze amebiformi espulse dalla terra, fossili futuristici in cui si possono riscoprire le proprie radici, senza infingimenti, senza il diktat delle convenzioni comuni. E infatti anche gli interni assomigliano a caverne, bozzoli primitivi dove i mobili sono scolpiti, scavati nelle pareti di calcestruzzo, in un continuum intimo e avvolgente.

Per costruire le sue poetiche sfere, avulse da ogni geometria tradizionale, Claude, insieme a Pascal, perfezione anche una tecnica costruttiva rivoluzionaria, fino a quel momento inedita in Europa, ossia quella della “cassaforma persa”. Il cemento viene steso a mano in un'armatura metallica (e non più di legno, come era prassi diffusa), che poi resta intrappolata sotto di esso, e così la casa si espande cellula dopo cellula, pietra su pietra, intorno al suo scheletro, proprio come farebbe un corpo vivo.

L’opera che meglio racconta questa visione e la sua trasposizione tecnica è la Bubble House di Minzier, in Alta Savoia, dove tutt’ora Claude Costy risiede. Costruita sulle rovine di un antico presbiterio del XVII secolo di cui ha conservato le fondamenta e alcune pareti, la casa di Claude Costy inizia a prendere forma nel 1968. La coppia di architetti vuole qualcosa di più di un posto in cui vivere. Sogna un manifesto, un lascito artistico e ideologico, che faccia propria la bellezza abbacinante della valle, coi monti sullo sfondo e l’abbraccio dei boschi tutt’intorno, e la traduca in linguaggio architettonico.

Se le facciate sono un intreccio morbido, scomposto e ardito di volumi, con bolle finestrate che sporgono come occhi, la terrazza è uno specchio in cui si tuffa il cielo. Qui si trova infatti una piscina panoramica sorvegliata da un ventaglio di camini, che si tendono come le antenne di un bizzarro insetto. Una cupola sigilla lo studio dove Claude ancora oggi modella le sue creazioni in ceramica. All’interno non c’è nemmeno un angolo retto. Le bolle sono stanze che scivolano l'una nell'altra, scandite da archi sghembi, volte uterine, scale a chiocciola. Per segnalare a quale membro della casa appartiene ciascuna camera, il ritratto del membro della famiglia corrispondente è scolpito sopra la porta.

L’oleandro elettrico e l’architettura vegetale

L’oleandro elettrico e l’architettura vegetale

È toccato a un oleandro diventare il primo albero che produce energia elettrica. Messo a punto dal Centro di Micro-Bio Robotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Pontedera, il nuovo ibrido ha foglie artificiali che oscillando al vento interagiscono con quelle naturali, e con un processo di elettrificazione a contatto trasmettono la carica elettrica al resto della pianta. Basta collegare una specie di presa al tronco e il gioco è fatto. Da qui a immaginare foreste con prese che spuntano ovunque e miriadi di smartphone attaccati a succhiare energia anche dagli alberi è un attimo, come sognare di illuminare la propria casa con l’oleandro sul terrazzo o usare i parchi per rifornire di energia elettrica le città.

Da qualche decennio si è sviluppata una nuova attenzione nei confronti del mondo vegetale, sono fioriti, è il caso di dirlo, studi sulla sensibilità, sull’intelligenza, sulla struttura sociale delle piante che da una parte iniziano a dare risultati pratici e dall’altra pongono interrogativi nuovi sulla natura stessa della coscienza, tradizionalmente legata al cervello, organo assente negli organismi vegetali, che però dimostrano di possederne una, più simile alla coscienza di uno sciame, ma a tutti gli effetti presente.

 Complice anche l’urgenza creata dalla dimensione non più sostenibile dell’inquinamento dell’aria, ci si rivolge a chi quell’aria l’ha creata nel corso di milioni di anni. Prolificano pratiche comportamentali che partono dall’interazione col mondo vegetale come il Forest bathing, una sorta di riscoperta del rapporto con le foreste, o il Bioenergetic landscape, tecnica con cui si misurano le influenze bioenergetiche degli alberi, fino al ritorno degli orti con conseguente sviluppo di ortoterapie e affini. Esistono studi che individuano nella presenza di piante un miglioramento generale del benessere e che trovano applicazioni pratiche negli uffici e anche nelle strutture sanitarie, dove riescono a diminuire la degenza con conseguente risparmio economico.

Nelle grandi aree urbane alcune amministrazioni si sono rivolte alle piante per controllare non solo la diminuzione delle polveri sottili, ma anche per abbattere l’effetto isola di calore con conseguente spreco di energia elettrica causato da raffrescamento e riscaldamento degli edifici. Una delle soluzioni più efficaci, durature ed economiche è aumentare la presenza di piante, cosa che in aree densamente costruite si può ottenere con l’uso di tecnologie adeguate e ormai sperimentate da decenni. Lo chiamano Verde Tecnico e sono tutte quelle strategie innovative che permettono lo sviluppo di piante fuori suolo, più popolarmente note come giardini pensili, verde verticale, biopiscine.

L’ibridazione fra piante e architettura ha maestri nell’architetto argentino Emilio Ambasz e nell’artista austriaco Friedensreich Hundertwasser e si è sviluppata andando oltre il verde tecnico e meritando la definizione di Vegetecture, un altro modo di progettare dove la vegetazione è usata al pari degli altri materiali da costruzione e ne costituisce anzi la parte preponderante. Studi di progettazione olandesi e soprattutto sudcoreani sono all’avanguardia nella realizzazione di questa nuova architettura. A portare le piante all’interno delle abitazioni ibridandole con gli oggetti di uso quotidiano ci pensa invece una tendenza del design contemporaneo sparsa un po’ ovunque nel mondo, progetti e prototipi nati da giovani designer che propongono oggetti da innaffiare e curare con costanza e amore.
 
Fra questi sentieri nei boschi, ce n’è uno che viene da molto lontano e che guarda altrettanto lontano. Oltre l’ibridazione fra piante e architettura, c’è l’architettura di piante. Esistono alcune specie vegetali che si prestano particolarmente a essere utilizzate per realizzare costruzioni che in fatto di sostenibilità sono delle vere fuoriclasse. Il gruppo comprende il bambù, la canna palustre, il salice e la paglia, e tutte hanno come presupposto comune una materia che è la regina incontrastata di tutti i materiali ecologici, la terra cruda.
 
Si tratta per la maggior parte di riscoperte di tecniche antiche che sono andate evolvendosi negli ultimi decenni attraverso una diffusione incentrata sulla trasmissione diretta dell’esperienza. A parte il bambù, che è una novità solo per l’Occidente, le altre si apprendono attraverso laboratori, workshop, incontri operativi dove si lavora direttamente sul campo, sporcandosi letteralmente le mani. L’aspetto dell’autocostruzione è centrale e rientra in una filosofia di vita che ha nell’autodeterminazione e nel pensiero libertario le sue radici. Sul livello tecnico invece è interessante notare come negli ultimi anni queste tecniche siano studiate e sviluppate dagli ingegneri più che dagli architetti. Questo significa che le loro proprietà fisiche sono talmente interessanti che vanno comunque oltre la filosofia che le ha fatte tornare alla ribalta.

In bambù si costruiscono case, ponti, mobili, laminati, pavimenti, materiali compositi. Si tratta di un materiale che trova applicazioni anche in medicina, oltre ad essere un ottimo alimento. In Occidente si conosce poco, mentre è molto usato in Asia, America latina e Africa. Per un lungo periodo l’utilizzo diffuso di materiali moderni ha significato per il bambù la perdita del ruolo che aveva, gradualmente sostituito da calcestruzzo, acciaio e legno. Oggi è in fase di rivalutazione da parte di architetti e ingegneri di tutto il mondo, da Frei Otto a Buckminster Fuller, da Arata Isozaki a Kengo Kuma e Renzo Piano. In Italia, un contributo fondamentale alla diffusione della costruzione in bambù viene dall’architetto italo-colombiano Mauricio Cardenas, che con i suoi progetti e la sua attività culturale rappresenta un punto di riferimento. Anche la coltivazione sta prendendo piede grazie all’azione pionieristica di diverse strutture come Bambuseto in Versilia. Rispetto alle altre colture il bambù è una pianta molto veloce a crescere e può essere utilizzato già dopo tre anni.
 
La canna comune, il cui nome scientifico è Arundo donax, è una pianta erbacea perenne presente in tutto il bacino del Mediterraneo e in tutta la penisola italiana, è impiegata come materiale in diversi campi, dall’edilizia rurale all’artigianato. Nell’architettura contemporanea ha avuto un forte rilancio con l’opera del gruppo spagnolo CanyaViva che ha elaborato, standardizzato e testato in collaborazione con l’Universidad Politecnica de Catalunya, un sistema di costruzione di archi strutturali. Ideato dall’architetto inglese Jonathan Cory-Wright, permette la realizzazione di una gamma di archi in cui leggerezza e natura si concretizzano in strutture che fondono la semplicità del materiale alla creatività delle forme fluide e organiche. Le architetture in canna comune hanno infinite possibilità formali e funzionali e si abbinano a differenti materiali, dai rivestimenti di terra e paglia o calce e canapa a strutture in acciaio o legno.

Le prime abitazioni in balle di paglia sono una delle conseguenze dell’invenzione della macchina imballatrice alla fine dell’Ottocento. In Nebraska, negli Stati Uniti d’America, i coloni le utilizzarono come grandi mattoni e scoprirono che le abitazioni erano non solo resistenti, ma molto confortevoli. Numerose delle case dei coloni del Nebraska sono ancora esistenti, in Europa la più antica casa di paglia si trova a Montargis, in Francia, è stata realizzata nel 1921 ed è tuttora abitata. L’ingegner Feuillette, progettista e proprietario dell’abitazione, utilizzò una struttura in legno e sono proprio le tecniche miste, che si avvalgono di strutture portanti lignee e tamponamento in balle di paglia, quelle attualmente più diffuse e possono essere impiegate anche in Italia. Dopo gli ultimi eventi sismici sono diventate di grande interesse, per la loro leggerezza e flessibilità sono in grado di assorbire il carico sismico che è proporzionale al peso. La paglia ha inoltre un elevatissimo potere isolante termico, fonoassorbente ed è un materiale traspirante quando finita con intonaci naturali come quelli in terra cruda o calce.

A partire dagli anni ’70, il gruppo Sanfte Strukturen, un gruppo di architetti e artisti di Stoccarda, guidato dall’architetto Marcel Kalberer, cominciò a indagare tecniche di costruzione alternative come strutture in terra cruda, fieno, canna palustre, acqua e ghiaccio, rifiuti, tutte tecniche legate a processi ludico-architettonici di volta in volta denominati “azioni architettoniche”, “prototipi architettonici”, “aree-gioco architettoniche” o anche “aree-gioco per gli adulti”. La finalità era restituire al costruire il significato di realizzazione individuale e al tempo stesso incentivare comportamenti di solidarietà. Agli inizi degli anni ’80 Sanfte Strukturen cominciò a realizzare strutture spaziali utilizzando i virgulti di salice appena tagliati e divenne subito chiaro come questa tecnica si prestasse alle esigenze creative dei non addetti ai lavori e dei giovani, in maniera accessibile, facile e giocosa. Kalberer concepisce le architetture di salice come la possibilità per qualunque individuo di qualsiasi età e strato sociale, di agire attivamente e all’aperto nonché come un piccolo passo utopico in direzione della “appropriazione e conformazione creativa del proprio ambiente” e verso processi lavorativi sostenibili e comunitari.
 
L’architettura vegetale è oggi una risposta concreta che va nella direzione non solo di una sostenibilità reale, ma soprattutto dell’autodeterminazione del proprio spazio di vita. In una prospettiva pessimista o più semplicemente realista, visti i ripetuti appelli della comunità scientifica, imparare a costruire con le proprie mani e con i materiali disponibili in natura può rivelarsi un’opportunità di sopravvivenza concreta. Gli studi di ultima generazione ci restituiscono un’immagine delle piante come esseri viventi dalla elevata socialità e profonda coscienza dell’ambiente che le circonda, alcuni cominciano a vederle come un modello da seguire. Oggi che la domotica continua a riproporci varianti della casa intelligente immaginata negli anni Sessanta e che evidentemente così intelligente non è mai stata, aumentare la presenza di piante nei nostri ambienti può significare andare oltre la tecnologia e immaginare case organiche vive e pensanti in cui corpo e mente possano svilupparsi al meglio.

fonte di  Maurizio Corrado https://www.doppiozero.com

Massimo Iosa Ghini socio del Comitato Leonardo

Massimo Iosa Ghini socio del Comitato Leonardo

Massimo Iosa Ghini is part of the Leonardo Committee – Italian Quality Committee


Il Comitato Leonardo, attraverso l’Assemblea dei Soci, ha deliberato la cooptazione dell’architetto Massimo Iosa Ghini, in qualità di Socio Effettivo.
 
Un importante riconoscimento che gli consente di condividere il compito di contribuire allo sviluppo e alla valorizzazione dell’industria e dei servizi made in Italy, insieme agli altri altamente rappresentativi soci tra imprenditori, artisti, scienziati e uomini di cultura.
 
The Leonardo Committee and its Executive Board approved Massimo Iosa Ghini's co-optation as Active Member.
 
An important recognition, allowing Massimo Iosa Ghini to give his contribution to the development and enhancement of Made in Italy industry and services, together with the other highly representative members among entrepreneurs, artists, scientists and men of culture.

Premio City_Brand&Tourism Landscape Award e Symposium

Premio City_Brand&Tourism Landscape Award e Symposium


In occasione dei 100 anni dalla fondazione del primo corso di studi in Architettura del Paesaggio, il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e PAYSAGE con la rivista internazionale TOPSCAPE, in collaborazione con Triennale di Milano, rinnovano l’impegno nell’ambito della Promozione e Sviluppo per l’Architettura del Paesaggio con il Premio e il Simposio Internazionale che vede coinvolti Enti, Istituzioni, Associazioni e Università interessati dalle tematiche sia per competenze territoriali sia per contributi scientifici, con City_Brand&Tourism Landscape Award e Symposium, giunto quest’anno alla sua quinta edizione, si svolgerà il 20 giugno 2019 nel Salone d’Onore della TRIENNALE DI MILANO.

CITY_BRAND & TOURISM LANDSCAPE AWARD
IL PAESAGGIO COME STRATEGIA.
La qualità del Paesaggio per un’Architettura di Qualità

Nato con l’obiettivo di promuovere l’Architettura del Paesaggio nei vari ambiti della progettazione City_Brand&Tourism Landscape Award e Symposium mira a riflettere sul futuro del paesaggio urbano alla ricerca di best practices capaci di promuovere, nell’ambito di una disciplina recente, efficaci strategie progettuali in grado di attribuire nuovi valori etici, economici e sociali al paesaggio.

Tutti i progetti presentati saranno in Mostra alla Triennale di Milano durante i Lavori del Simposio garantendo a tutti i partecipanti una importante visibilità.
 
Novità per l’edizione 2019 è l’introduzione di Paesaggio in Luce, che nasce come strumento di ricerca per la selezione di best practices ed eccellenze per il progetto dell’illuminazione, a cui si affiancano le sezioni di City Landscape, Brand Landscape, City Play e Tourism Landscape.

DOWNLOAD BANDO

http://www.paysage.it/images/network/2019_Bando_CityBrandTourismLandscapeAward.pdf

DOWNLOAD COMUNICATO STAMPA
http://www.paysage.it/images/network/CS_CityBrandTourism_Landscape2019.pdf

PER MAGGIORI INFORMAZIONI
http://www.paysage.it/index.php?page=evento_2019_06_city_brand_tourism_presentazione

PARTECIPAZIONE AL CONCORSO
https://www.concorsiawn.it/city-brand-tourism-landscape-2019/home

ISCRIZIONE AL SIMPOSIO
http://www.paysage.it/index.php?page=evento_2019_06_city_brand_tourism_iscrizione

 

Architettura e Natura – Presentata l’edizione 2019 e disponibili i nuovi bandi

Architettura e Natura – Presentata l’edizione 2019 e disponibili i nuovi bandi


Anche per il 2019 l’evento Architettura e Natura si comporrà di quattro iniziative:

Il premio Simonetta Bastelli , per il miglior progetto rappresentativo del rapporto tra architettura e natura atto a valorizzare il paesaggio, suddiviso in cinque categorie, con la mostra presso Villa Faina e pubblicazione del catalogo;
Il Workshop stanziale di progettazione, riservato a studiosi, inerente un tema specifico dell’area comunale di San Venanzo, che lavorano con tutor internazionali;
Convegno internazionale inerente il tema del rapporto tra architettura e natura, per il paesaggio futuro, con la pubblicazione degli atti
Eventi collaterali culturali, ludici, artistici, mostre fotografiche, spettacoli teatrali e musicali.

Il 12 marzo presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma Architettura e Natura 2019 è stato presentato l’evento con particolare attenzione al premio Simonetta Bastelli.
Si è partiti dalla presentazione dei risultati del workshop e del concorso della precedente edizione, con una mostra e con la presentazione del catalogo.
Sono stati presentati e illustrati i bandi del VII premio e i temi del workshop e del convegno, che si volgerà a San Venanzo, in Umbria dal 17 al 21 settembre 2019.
Punto centrale dell’evento la conferenza degli architetti Elizabeth Abalo Diaz e Gonzalo Alonso Nunez dell’Estudio Abalo Alonso Arquitectos, che hanno vinto la categoria professionisti del premio.

Per scaricare i bandi e le tavole per l’edizione 2019 è possibile visitare la sezione dedicata cliccando qui https://bit.ly/2Ja6P03