L'Agenzia del Demanio ha pubblicato due bandi, con scadenza a dicembre, relativi a lavori di verifica sismica e rilievo in metodologia BIM per la Galleria Alberto Sordi a Roma e per l'ex caserma Cesare Battisti a Nola, Napoli.

Galleria Alberto SordiPer la Galleria Alberto Sordi, situato in Largo Chigi 19 a Roma, il bando prevede l'affidamento, tramite procedura aperta, delle operazioni di verifica della vulnerabilità sismica, del rilievo geometrico, architettonico, tecnologico e impiantistico, e la restituzione grafica in modalità BIM.
L'importo complessivo del bando è di 417.633,00 euro , di cui 8.269,97 euro per i costi della manodopera e 4.134,98 euro per gli oneri della sicurezza. Per la  selezione dell’operatore economico cui  affidare  il servizio, si adotteranno i requisiti di ammissione individuati dal Responsabile del Procedimento che risultano congrui e proporzionati a fronte dello scopo perseguito dall’Agenzia. Questi requisiti consentiranno di ampliare quanto più possibile la  platea  dei  potenziali  concorrenti, garantendo al contempo che il soggetto affidatario abbia comunque la solidità organizzativa e l’idonea esperienza pregressa per il corretto espletamento del servizio.
Sarà possibile presentare le offerte fino al 14 dicembre 2020 alle ore 12:00.

Piazza d'Armi NolaPer la ex Caserma Cesare Battisti, situata in Piazza d'Armi a Nola (NA), il bando prevede l'affidamento, tramite procedura aperta, delle operazioni di verifica della vulnerabilità sismica, del rilievo geometrico, architettonico, tecnologico e impiantistico, e la restituzione grafica in modalità BIM. Inoltre è prevista anche un indagine ambientale da eseguirsi presso l'immobile NAD0318.
L'importo complessivo del bando è di 264.475,39 euro , di cui 1.840,79 euro per gli oneri della sicurezza. Si procederà all'aggiudicazione della gara con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità prezzo e si adotteranno criteri di valutazione delle offerte, di attribuzione dei punteggi e metodi di calcolo dei coefficienti qualitativi delle offerte, che garantiscano il concreto soddisfacimento delle finalità sottese alla gara.
Sarà possibile presentare le offerte fino al 29 dicembre 2020 alle ore 12:00.

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork

Pubblicato in Concorsi & Appalti

Progettazione BIM

L’Agenzia del Demanio, in data 06 luglio 2020, ha pubblicato la gara, ai sensi dell’art. 60 del d.lgs 50/2016, con procedura aperta, per la realizzazione dell’edificio destinato a ospitare un archivio del ministero dell’Economia e delle Finanze nell’area della ex caserma Cerimant, nel quartiere Tor Sapienza a Roma. L’importo del servizio ammonta a poco più di 700mila euro, mentre il costo dei lavori stimato per la realizzazione è di circa 11,4 milioni di euro, inclusi i costi della sicurezza.
Sul lotto di 28mila mq verrà realizzato il nuovo edificio per una superficie di 13mila mq. La principale prestazione richiesta è una progettazione definitiva ed esecutiva in BIM, categorie Edilizia E16, Strutture S03, Impianti IA01 e Impianti IA03. Tale prestazione comprende anche la verifica della documentazione esistente agli atti della stazione appaltante, le indagini, i rilievi preliminari e le attività geologiche. Altre attività previste sono il coordinamento alla sicurezza in fase di progettazione e le attività archeologiche.

I soggetti ammessi al bando in forma singola o associata, purché in possesso dei requisiti prescritti sono:
• liberi professionisti, singoli od associati nelle forme riconosciute dal vigente quadro normativo;
• società di professionisti;
• società di ingegneria;
• prestatori di servizi di ingegneria e architettura;
• raggruppamenti temporanei o consorzi ordinari costituiti da società di professionisti, di società di ingegneria, anche in forma mista;
• aggregazioni tra gli operatori economici.
Si precisa inoltre, che ai soggetti costituiti in forma associata è fatto divieto di partecipare alla gara in più di un raggruppamento o in forma individuale.

Infine, per l’espletamento dell’incarico è richiesto un team operativo, in possesso delle abilitazioni all’esercizio professionale ed iscrizione al relativo albo, così composto:
• n.1 professionista responsabile del coordinamento delle attività di progettazione e del processo BIM;
• n.1 professionista responsabile della progettazione architettonica definitiva ed esecutiva da eseguire in modalità BIM;
• n.1 professionista responsabile della progettazione strutturale definitiva ed esecutiva da eseguire in modalità BIM;
• n.1 professionista responsabile della progettazione impiantistica definitiva ed esecutiva da eseguire in modalità BIM;
• n.1 professionista con qualifica di geologo responsabile delle attività, delle indagini e prove geologiche nonché della relazione geologica;
• n.1 professionista coordinatore della sicurezza in fase di progettazione;
• n.1 professionista archeologo responsabile della verifica preventiva dell’interesse archeologico e della relazione archeologica nonché della supervisione delle fasi lavorative di scarico;
• n.1 giovane professionista nel caso di raggruppamento temporaneo di professionisti.


Le iscrizioni per partecipare al bando verranno chiuse il 21 agosto prossimo.

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - BIM Specialist Edilsocialnetwork

Pubblicato in Concorsi & Appalti
Giovedì, 26 Marzo 2020 23:51

Palazzo Argonauta diventa “green”

Palazzo Argonauta

Un profondo restyling voluto dal Gruppo Valle Giulia, proprietaria dell’edificio ha dato un nuovo look a uno dei palazzi più grandi di Roma. Il maquillage è il frutto del lavoro sinergico tra lo studio Agenzia di Architettura e Cool Projects, società di ingegneria specializzata in Project Management e Building Automation

Uno dei palazzi più grandi di Roma, il secondo per dimensioni dopo la Farnesina si è rifatto il maquillage esterno e interno, in chiave “green” come espressamente voluto dal Gruppo Valle Giulia, proprietaria dell’edificio.
Palazzo Argonauta (70.000 m² e 275.000 m³), nato negli anni ’70 su progetto dell’Ing. Renato Armellini, prende il nome dalla strada verso cui affaccia il suo lato Sud e si trova in posizione strategica a metà strada tra due simboli della storia e della cultura romana, la Piramide Cestia e la Basilica di San Paolo, a pochi chilometri dal centro e vicino alla direttiva  per l’aeroporto di Fiumicino e alle stazioni ferroviaria e di metropolitana. Nel quartiere Ostiense che di giorno è ricco di attività e di uffici e di sera diventa uno dei centri più frequentati della movida romana.
La ristrutturazione - firmata dallo studio Agenzia di Architettura (per il restyling architetturale e la direzione lavori) in sinergia con la società di ingegneria Cool Projects, specializzata in Project Management e Building Automation (per la parte impiantistica, il Project Management, la sicurezza, il coordinamento di cantiere) e in collaborazione con i progettisti di Genera (per gli aspetti del fotovoltaico) - fa diventare Palazzo Argonauta uno tra i principali edifici energeticamente efficienti d'Europa e il primo dell'area di Roma Capitale grazie a un impianto di pannelli solari su facciata di notevoli dimensioni.
Il lato sud del palazzo, infatti, ospita 657 moduli di silicio policristallino (100x150 cm) per uno sviluppo complessivo di quasi 1.000 mq, esteso su un fronte di circa 110 metri, per un’altezza di poco inferiore a 40 metri in grado di generare quasi 150 kWp con tutta la sua rete di cablaggio. La sfida maggiore per architetti e ingegneri è stata quella di rendere questo impianto quasi invisibile, giocando sulla mistificazione della realtà, ovvero trasmettere l’illusione che i pannelli fotovoltaici siano le finestre, mentre gli elementi brise-soleil siano percepiti, al contrario, come elementi di marcapiano. Un edificio letto al negativo: i vuoti al posto dei pieni e viceversa. Ogni dettaglio tecnico e architettonico nella composizione di queste facciate è stato pensato in questa direzione.
Si è voluto andare oltre realizzando anche sulla facciata ovest, quella che guarda via Ostiense, un analogo sistema realizzato con pannelli di vetro smaltato blu dello stesso colore e dimensioni di quelli fotovoltaici e ancorato con gli stessi supporti. Questo perché su via degli Argonauti sta sorgendo la nuova sede dell’Università Roma Tre, su progetto di Mario Cucinella, che (presumibilmente) oscurerà parte della facciata sud del palazzo. A conclusione del nuovo ateneo si opererà uno scambio dei pannelli “al buio” con quelli posizionati sul fronte ovest di via Ostiense senza compromettere le caratteristiche architettoniche né di produzione di energia rinnovabile. Questa soluzione ha influenzato lo sviluppo del progetto su tutti i prospetti, nei quali i pannelli di vetro smaltato blu sono diventati una delle caratteristiche salienti. A questo impianto è stata aggiunta una struttura fotovoltaica distribuita su una superficie di 2.176,70 mq, per una produzione annua di 484.472 kWh. I due impianti insieme possono generare 622.092 kWh annui, interamente a servizio del palazzo. Il risparmio in termini di CO2 è stimato in circa 170 tonnellate l’anno. Palazzo Argonauta dispone, in tal modo, del più grande impianto fotovoltaico su facciata nell’area metropolitana di Roma e il maggiore in Italia. Si consideri che attualmente l’impianto in facciata più ampio al mondo si trova a Copenaghen e produce circa 300 MW annui.

Efficientamento energetico
L'impegno maggiore per gli ingegneri di Cool Projects è stato dedicato all'integrazione tra nuovo progetto architettonico e gli impianti esistenti, i quali sono stati modificati, adattati, in parte sostituiti con nuove installazioni. L'obiettivo principale di tali interventi è stato quello di ridurre i consumi energetici globali con l'applicazione di nuove tecnologie in sostituzione di quelle presenti ormai obsolete. Al contempo sono state migliorate le condizioni di comfort ambientale attraverso l'introduzione di sistemi domotici tecnologicamente innovativi che, al completamento dell'installazione, saranno capaci di gestire in modo integrato la totalità degli impianti a servizio dell'immobile, monitorando in modo continuo l'utilizzo e lo sfruttamento delle risorse energetiche.
Tra gli interventi principali eseguiti o in via di realizzazione c'è la sostituzione delle 6 UTA a servizio del palazzo con nuove unità di migliore classe energetica. Inoltre sono state riprogettate le centrali termiche che andranno a sostituire le caldaie tradizionali a gasolio con caldaie a condensazione a gas metano con elevatissimi coefficienti di prestazione (COP). Inoltre è già pronto per essere realizzato il progetto di solar cooling per la produzione dei fluidi refrigeranti attraverso l'apporto dell'energia solare.
E' prevista anche l'installazione di sistema di regolazione e controllo dell'impianto di climatizzazione locale e della centrale di produzione dei fluidi termovettori
Naturalmente un profondo restyling dell'edificio non poteva trascurare l'aspetto dell'illuminazione che è stato rimodernato con la sostituzione dei corpi lampada a tubi fluorescenti con nuovi corpi a tecnologia LED. L'intero impianto di illuminazione è regolato e controllato da un sistema che ottimizza i flussi luminosi in funzione delle reali necessità nel rispetto della normativa vigente.

Caratteristiche dell’edificio
A metà strada tra due simboli della storia e della cultura romana, la Piramide Cestia e la Basilica di San Paolo, Palazzo Argonauta è uno degli edifici più grandi di Roma. Con i suoi 70.000 m² e 275.000 m³ per dimensioni viene subito dopo il Palazzo della Farnesina (120.000 m² e 720.000 m³) e ospita un variegato numero di realtà private e pubbliche. I suoi inquilini vanno dal Dipartimento Roma Capitale all’ufficio migrazione e ragioneria della Prefettura, dal Centro linguistico dell’Università La Sapienza alla palestra McFIT, più tutta una serie di uffici privati tra cui quello del Gruppo Valle Giulia, proprietaria dell’edificio che ha voluto dare un valore green al proprio immobile.
I lavori di restyling e di reingegnerizzazione si sono presentati fin da subito molto sfidanti sia per le dimensioni e le peculiarità architettoniche dell’edificio, nato negli anni ’70 su progetto dell’Ing. Renato Armellini, sia perché realizzati con tutti gli “abitanti” del palazzo quotidianamente operativi che nelle giornate di massima affluenza possono raggiungere anche le 7.000 presenze (media di 4.000). Tutte le facciate esterne sono state ridisegnate procedendo all’integrazione delle superfetazioni originarie (elementi aggettanti, senza alcuna apparente regola) con l’architettura generale del complesso. Si è voluto ricucire lo skyline per alleggerire l’immagine dell’intero sistema, collegando in quota tre diversi volumi mediante elementi orizzontali che ne consentissero la continuità morfologica, pur rimarcando le differenze. Tutto ciò per rendere contemporaneo un edificio imponente e molto marcato dal punto di vista architettonico, gestendo interventi complessi (sia sul piano formale che tecnico-gestionale) su una struttura preesistente e davvero problematica, anche in conseguenza di interventi successivi molto invasivi, specie sul piano strutturale.

Le prerogative del palazzo
Il progetto originale dell’edificio prevedeva, infatti, una grande piastra di tre livelli fuori terra, con innestati sopra tre parallelepipedi in elevazione, orientati da est a ovest. In un secondo momento i tre corpi di fabbrica sono stati collegati tra di loro, generando un enorme volume compatto sui fronti principali, più frammentato sul retro, con chiostrine interne tra un collegamento e l’altro. Il prospetto principale su via Ostiense ne ricordava l’impostazione originaria in quanto i fronti degli edifici primigeni erano più alti dei corpi di fabbrica di collegamento, determinando un prospetto con uno skyline merlato, mentre la piastra di attacco a terra era riconoscibile perché aggettante rispetto all’edificio soprastante. Le tre torri erano ulteriormente accentuate da elementi verticali composti da pannelli prefabbricati in cemento di sezione concava e da un sistema di pannelli di coronamento di vetroresina, che esaltavano l’effetto di merlatura dei tre volumi principali. Sino al 2000 i marcapiano dei corpi di fabbrica intermedi erano rivestiti da pannelli di vetro smaltato di colore giallo; queste fasce orizzontali si sviluppavano anche sul corpo avanzato per i primi due livelli sul fronte di via Ostiense, rimembranza della piastra originaria del progetto.

Il restyling esterno
La necessità di intervenire dall’esterno senza compromettere le attività all’interno ha indotto i progettisti a ipotizzare un sistema di trama e ordito, ovvero un sistema composto da lamelle verticali di alluminio, sulle quali montare le facciate in tutti i loro componenti: dai pannelli fotovoltaici ai carter di rivestimento dei pannelli di cemento, dagli impianti elettrici alle pale frangisole. In questo modo le lame verticali diventano il fil rouge del progetto sul quale comporre tutti gli altri elementi, consentendo quindi di poterlo sviluppare in corso d’opera in funzione delle varie problematiche, in particolar modo tecniche, che via via si sarebbero palesate. Un sistema esterno sul quale montare tutti gli altri elementi della facciata avrebbe inoltre consentito di svincolarsi dai limiti fisici e architettonici del preesistente, dalle problematiche geometrico-costruttive degli sfalsamenti e degli allineamenti, a quelle degli ancoraggi, a quelle di tenuta agli agenti atmosferici. I costoloni verticali che marcavano il confine tra un blocco e l’altro, sono stati mantenuti soprattutto perché troppo complicato e oneroso rimuoverli. A quel punto da un “problema” ne è stata colta un’opportunità trasformando tali lesene in passaggi verticali per le tubazioni degli impianti di climatizzazione. Il progetto ha poi previsto la carterizzazione dei costoloni con lamiere di alluminio a cui sono stati aggiunti segmenti di brise-soleil, per una ricucitura orizzontale che ne stemperasse lo iato verticale.
Questi elementi si sono rivelati fondamentali anche perché tra i vari blocchi vi era uno scarto di altezza di molti centimetri e il rendere continuo il coronamento dell’edificio avrebbe evidenziato le differenze tra i due lati opposti (superiori ai 40 cm). Decidere di estendere i costoloni sino alla quota superiore, privilegiandone la continuità verticale su quella orizzontale degli elementi di coronamento, ha consentito di rendere non percepibile tale differenza, e al contempo di rendere più evidente come l’intero complesso fosse composto non più da tre blocchi connessi tra di loro, ma da cinque blocchi, con quelli intermedi di carattere diverso. In questo modo si è mantenuta una continuità storica, ma reso l’intero organismo più omogeneo e coerente.
Il coronamento originale del palazzo era stato realizzato da pannelli di vetroresina su montanti di alluminio estruso. Il progetto di restyling ha recuperato i montanti di alluminio, ma i pannelli di vetro resina sono stati sostituiti con pannelli di PTFE, una membrana di ultima generazione, molto leggera e traforata per opporre minor resistenza al vento, e particolarmente resistente agli agenti fisici, meccanici e chimici. Per esaltare lo stacco tra un pannello e l’altro, in continuità con il concetto originario di realizzare un coronamento composto da singoli elementi ben distinti tra loro, questi pannelli di PTFE sono stati previsti leggermente inclinati per creare una linea d’ombra per enfatizzare l’alternarsi della sequenza di elementi e al contempo dare più slancio all’intero sistema. I bow-window sono concepiti come tasselli di vetro incastonati nella facciata; per questa ragione sono stati liberati da qualsiasi sovrastruttura, realizzati vetri a tutta altezza su di un sistema a courtain-wall. Al fine di rendere gli elementi perfettamente integrati anche da un punto di vista ravvicinato è stato pensato di rivestire l’intradosso dei solai in aggetto con dei pannelli di alluminio a doghe, che sembrano riflettere le trame orizzontali delle pale brise-soleil.

La riqualificazione interna
Il progetto di riqualificazione è esteso agli interni, in particolare al piano terra per il riassetto del sistema distributivo e l’orientamento per accedere ai vari corpi di fabbrica.
L’edificio è molto complesso e, nel corso dei decenni, ha subito vari interventi sporadici ed estemporanei senza alcuna logica di lungo respiro, e senza alcun tipo di coordinamento. Questo ha determinato notevoli problemi, molti dei quali si sono rivelati solo in corso d’opera, quando ormai le aree erano state compartimentate, gli accessi modificati, alcune parti già demolite, e la necessità di chiudere in tempi rapidi (dato il disagio causato agli utenti), una priorità di fondamentale importanza. Per questa ragione si è deciso di adattare lo sviluppo dei progetti alle condizioni imposte dal contesto, cercando di interpretarlo nel miglior modo possibile, al contempo mantenendo un linguaggio espressivo omogeneo, risolto assumendo la massima coerenza possibile nell’approccio alle soluzioni architettoniche.

Accessi, sistema distributivo e segnaletica
Gli accessi avvengono dai quattro punti cardinali: ovest (Corpo B, da via Ostiense, l’accesso principale), nord (Corpo A, verso il parcheggio interno e in direzione degli ex Mercati Generali), est (Corpo D, verso il parcheggio interno e in direzione della Garbatella), sud (Corpo C, da via degli Argonauti, in direzione della Basilica di San Paolo). Originariamente gli assi di percorrenza si incontravano al centro (nella zona definita: transetto), ma sia verso est (verso il Corpo D) che verso sud (via degli Argonauti) i corridoi non avevano sbocco diretto verso l’esterno. Inoltre, per esigenze di compartimentazione antincendio, le scale erano tutte chiuse in arrivo a terra. La conseguenza era che chiunque si addentrasse nell’edificio aveva seri problemi a orientarsi, sia in accesso che in uscita. Un’azione obbligata è stata quindi da un lato quella di aprire gli assi principali di distribuzione nelle due direzioni nord-sud ed est-ovest. Altro parametro determinante era lo studio di una segnaletica che fosse efficace nell’aiutare gli utenti a orientarsi all’interno dei numerosi corpi scale e dei tanti uffici dislocati al suo interno. La questione della segnaletica ha assunto un ruolo talmente importante e incisivo da diventare elemento caratterizzante l’architettura e la luce degli spazi interni. A volte, anche come elemento dissuasore per i sottoscala.

Vincoli strutturali e impiantistici
È stato deciso di dare risalto alla struttura dell’edificio, in particolare ai pilastri, estraendoli dalle murature e finte nicchie all’interno delle quali erano stati sepolti dai vari interventi che si sono susseguiti. In alcuni punti è stato addirittura deciso di allargare i corridoi per farli emergere e mettere in risalto; tutti i pilastri inoltre sono stati evidenziati di giallo, dello stesso tono di colore dei pannelli di rivestimento delle facciate degli anni ’80, a memoria delle trasformazioni avvenute nel corso del tempo. Altro aspetto che ha determinato lo svolgersi del progetto sono gli impianti e le strutture nelle condizioni in cui sono state trovate una volta aperti i controsoffitti: si è cercato di bonificare e di razionalizzare dove possibile, ma in ogni caso i vincoli determinati dal passaggio delle tubazioni di scarico, o di adduzione, le travi, le scale e le varie interferenze hanno costituito seri ostacoli allo sviluppo di un progetto organico. Emblematico è il caso dell’atrio A. Una volta smontati i controsoffitti sono state trovate intere colonne di scarico dei piani superiori che in arrivo all’intradosso del solaio deviavano per parecchi metri in linea orizzontale in pendenza per scendere al livello sottostante in punti a volte molto distanti tra loro. Questi tratti orizzontali dovevano inoltre tener conto anche delle travi e delle interferenze con altri tipi di impianti. Anche travi rampanti di c.a. delle scale erano stati tagliati per consentire il passaggio delle tubazioni. Non essendo possibile abbassare il piano dei controsoffitti a una quota tale da inglobare quanto sopra, per via dei limiti di altezza minima imposti dalle normative, si è deciso semplicemente di placcare ogni elemento in modo autonomo, staccando le varie forme con strisce di luce, alle quali è stata affidata l’illuminazione degli ambienti.

Il transetto
In quell’incrocio è presente un locale contatori elettrici molto invasivo; lo spostamento si è rivelato molto complesso e oneroso, e inoltre avrebbe determinato un disservizio in termini di sospensione della erogazione di energia elettrica a tutti i Conduttori del Corpo B, creando notevoli disagi. Non potendolo spostare, l’unica soluzione possibile restava di renderlo invisibile: è bastato rivestirlo di lastre di acciaio a specchio riflettente e mettere i triangoli di segnaletica sugli spigoli. Per prevenire un potenziale senso di angoscia a chi si inoltra nel Transetto - punto di incrocio di corridoi che si addentrano nelle viscere dell’edificio per molte decine di metri - è stato pensato di rendere l’area come se non fosse il nucleo più interno, bensì un punto di apertura verso l’esterno e trasmettere una piacevole sensazione di respiro. Per tale ragione è stato previsto l’inserimento di tagli luminosi al soffitto, aumentandone sia l’intensità che la temperatura di colore, per cui per contrasto chiunque si avvicini verso il Transetto ottiene l’illusione che in quel punto vi sia una apertura verso l’alto, salvo poi percepirne lo squarcio nel momento in cui vi giunge.

Pubblicato in Comunicati stampa

Fontana delle RaneProgetto di recupero della Fontana  delle Rane in Roma al centro di Piazza Mincio nel quartiere Coppedé.

Per risolvere il cedimento differenziale verticale del terreno di fondazione,  è stata adottata la tecnologia brevettata GEOSEC mediante iniezione di resine espandenti controllate in time lapse da diagnostica ripetitiva geoelettrica in foro 4D. I lavori sono iniziati in primavera e le iniezioni sono state spinte sino a circa 8 metri di profondità per consolidare in modo permanente il volume significativo della fondazione. Stabilizzata e messa in sicurezza la struttura, proprio in questi giorni sono ripartiti i lavori di restauro del monumento che rappresenta per tutto il quartiere e per la città di Roma un angolo magico di cultura e arte molto amato dai cittadini romani. A darne notizia i media (TG3 Lazio – RAI, Repubblica.it) ma anche e sopratutto la sindaca di Roma Virginia Raggi con un suo post dedicato che ha voluto così presentare lo stato dei lavori alla cittadinanza.

Guarda il video integrale dell’intervento presso la fontana: VIDEO INTERVENTO.

Pubblicato in Comunicati stampa

The Biggest Bow

The Biggest Bow: impacchettati con due enormi fiocchi rossi il Centro Direzionale Argonauta, tra i principali edifici a efficienza energetica d'Europa, e le torri Lafuente

Architettura contemporanea, sostenibilità e urban art. A Roma è tempo di The Biggest Bow, la doppia installazione che infiocchetta per le feste due edifici storici della Capitale, uno dei quali appena entrato, grazie a un imponente restauro, nella lista dei principali edifici a efficienza energetica d'Europa.
The Biggest Bow sono due enormi fiocchi gonfiabili color rosso fuoco che adornano da questa settimana e per tutte le feste il Centro direzionale Argonauta, in zona Ostiense, e le torri Lafuente a Parco de' Medici, visibili dall'autostrada Roma-Fiumicino, capolavoro dell'architettura del Novecento firmato da Julio Lafuente e Gaetano Rebecchini alla fine degli anni Settanta del secolo scorso.
Commissionato da Valle Giulia Real Estate, proprietaria degli edifici, il progetto è stato ideato da Thirtyone Design, fondata nel 2015 da Claudia Campone, e realizzato per il terzo anno consecutivo in collaborazione con la società di ingegneria Cool Projects, con Fly In, azienda italiana leader nel settore dei gonfiabili, e il supporto di Tecnostyle. Concepiti come enormi decori natalizi, i due fiocchi sono illuminati internamente in modo da essere visibili anche la notte e sono posti sulle facciate degli edifici. Nelle torri Lafuente, l'installazione si arricchisce anche di un grande rocchetto di nastro rosso con un paio di forbici, come se un gigante le avesse lasciate lì con l'intenzione di tornare a finire la decorazione.
Le due installazioni sono concepite per celebrare le festività in maniera ironica e scenografica e rientrano nel programma Argonauta Design Crew che porterà design e urban art nelle architetture di proprietà di Valle Giulia Srl attraverso un ciclo di installazioni e un concorso di idee aperto alle accademie di design e arti applicate che si concluderà nel giugno del 2020 con la premiazione del progetto considerato più idoneo da una giuria di progettisti e addetti ai lavori. L'idea è di trasformare il Centro Direzionale Argonauta, che ogni giorno accoglie tra dipendenti e ospiti a vario titolo circa 5mila persone, in un hub della creatività con installazioni indoor e outdoor ispirate a un'idea di condivisione dello spazio.
Il Centro Direzionane Argonauta infiocchettato da Thirtyone Design è uno dei principali edifici ad efficienza energetica d'Europa e il primo dell'area di Roma Capitale, grazie al restauro a cura dell'Agenzia di Architettura guidata da Isabelle M. Rizk che ha da poco portato 657 pannelli solari con una produzione annua di 137.62 MW, a cui si somma l’impianto fotovoltaico sulle pensiline, di 365 kWp distribuito su di una superficie di 2.176,70mq, per una produzione annua di 484.472 kWh. I due impianti generano insieme 622.092 kWh annui, interamente a servizio dell'edificio. Il risparmio in termini di CO2 è stimato in circa 170 tonnellate per anno.

 

Pubblicato in Architettura


Insegnamento e professione. Architettura ed ingegneria. Geometria e costruzione.

In Antonio Maria Michetti, classe 1927, trovano felice connubio queste dicotomie.

Assistente del Prof. Luigi Nervi, ingegnere ed architetto romano, ha preso parte ai più importanti progetti degli ultimi quarant’anni a Roma e non solo.

Università di Roma Tre ad Ostiense, Nuovo Municipio di Fiumicino, consolidamento dell’ex Birra Peroni a Roma, la Piazza Inferiore della Basilica di S.Francesco ad Assisi, Chiesa di Meier a Roma.

Con l’approccio di un vero Maestro, si è dedicato per 50 anni alla docenza della tecnica delle costruzioni, alla Facoltà di Architettura di Roma, riuscendo a snocciolare concetti molto complessi ed a renderli alla portata di molti.

La Casa dell’Architettura ha voluto celebrare l’11 giugno il Prof. Michetti, uno degli ingegneri più apprezzati dagli architetti romani, che amava descriversi come “un muratore che ha avuto la fortuna di studiare un poco di latino”.

Molti i ricordi che emergono durante l’evento, ma un unico comun denominatore. Serietà, umiltà verso la scienza, autonomia in ragione del bene comune, la didattica sopra le logiche accademiche. E’ Christian Rocchi, Vice Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma a trasportare nel presente l’eredità culturale del Prof. Michetti. “La sua serietà professionale è stata d’esempio. Un atteggiamento probo sembra non pagare, invece determina la correttezza della committenza. Architetti ed ingegneri non sono commercianti, legati alle logiche di mercato; piuttosto sono strettamente connessi alla tutela sociale che non può essere mercificata.”

Il Prof. Michetti era anche un grande professionista e forse questa era la sua forza da docente. Riusciva a calare nel reale e nel presente grandi insegnamenti del passato, spesso con piacevole ironia. Del Ponte di Messina ripeteva spesso che sarebbe servito un materiale molto leggero con enorme capacità portante. Quel materiale sarebbe potuto essere la fibra di carbonio, ma, prima di usarlo per un’opera strutturale di quella portata, sarebbe dovuto essere impiegato per un “gallinaro”.

Molto particolare fu la sua capacità di trasporre il rigore matematico del calcolo, anche sdrammatizzandolo, a generazioni di architetti, che, di solito, hanno più facilità nel toccare con mano la progettazione.

Un Maestro silente che ha dato tutto se stesso alla formazione, contribuendo ad oltre 6000 tesi si laurea: un vero patrimonio per tutti gli architetti romani.

 

fonte: ordine.architettiroma.it

Pubblicato in Varie
Giovedì, 09 Maggio 2019 15:26

87a Conferenza Euroconstruct

Cresme Euroconstruct

SFIDE E RISCHI PER LE COSTRUZIONI IN EUROPA
Nello scenario di incertezza e mutamento delle prospettive economiche, il rallentamento della crescita delle costruzioni pone importanti interrogativi.
Si può parlare ancora di ripresa? Quali sono i settori che ancora tirano? Quali i territori con ampi margini di sviluppo? Nei territori maturi, quali nuove sfide sono possibili per portare a compimento il processo di trasformazione e riconfigurazione del settore?
Il 13 giugno 2019 il network EUROCONSTRUCT e CRESME organizzano un congresso internazionale dedicato al mercato europeo delle costruzioni, con uno sguardo oltre i confini del vecchio continente e un approfondimento dedicato ad un mercato chiave, quello dell’acqua, in Italia, in Europa, nelle Economie avanzate e nei Paesi emergenti.
La conferenza del 13 giugno 2019, secondo la tradizionale struttura degli eventi del network, prevede una sessione mattutina in cui viene presentato in anteprima il nuovo quadro al 2021 per il mercato europeo delle costruzioni; le ultimissime tendenze macroeconomiche globali e la definizione dei rischi paese; le principali dinamiche che caratterizzano il mercato extraeuropeo delle costruzioni (macro-trend, scenario e previsioni). Nel corso della mattina saranno presentate le analisi territoriali a cura degli esperti del network EUROCONSTRUCT.
La sessione pomeridiana sarà dedicata al tema dell’acqua, in particolare dal punto di vista degli investimenti e della gestione delle risorse idriche; tema che viene approfondito durante il secondo giorno di conferenza.
Il 14 giugno 2019 si terrà il convegno "ACQUA, TERRITORIO E AMBIENTE COSTRUITO, INNOVAZIONE E RESILIENZA", organizzato dal CRESME, con la collaborazione dell’Ordine degli Architetti di Roma e H2O, interamente dedicato al tema dell’acqua. Il mercato dell’acqua, le criticità, forme e modelli di gestione, le misurazioni e le soluzioni tecnologiche più avanzate saranno analizzate all’interno di quattro sezioni tematiche dedicate al rapporto tra ACQUA e AMBIENTE, CITTÀ, EDIFICIO E IMPIANTO, che vedranno coinvolti relatori italiani e internazionali operanti nel mondo della tecnologia, della gestione, della progettazione e della politica.
Nella due giorni di lavori, relatori provenienti dai principali paesi europei e non solo, i rappresentanti di 19 istituti di ricerca, i massimi esperti a livello globale in tema di resilienza ambientale, i rappresentanti dei principali operatori internazionali del servizio idrico, si incontreranno a Roma, presso la Casa dell’Architettura (https://www.casadellarchitettura.it/), per discutere e rispondere alle domande dei partecipanti.
Due rapporti di ricerca del network EUROCONSTRUCT (Summary Report e Country Report), le presentazioni dei relatori dei due giorni di convegno saranno strumento di lavoro e fonte informativa messi a disposizione dei partecipanti.

Pubblicato in Varie
Workshop internazionale di Architettura del Paesaggio
 
 
RICONFIGURARE GLI SPAZI APERTI
Reti d’interstizi e « spiagge » metropolitane
Re-configurer les espaces ouverts : réseau d’interstices et ‘plages’ métropolitaines
 
 
15 – 20 Aprile 2019
Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma
DiAP, Facoltà di Architettura Sapienza Università di Roma
ENSAPLV Ecole Nationale Supérieure d'architecture de Paris la Villette
 
 
GRUPPO DI LAVORO
 
DiAP Sapienza: Lucina Caravaggi, Cristina Imbroglini, Anna Lei
ENSAPLV: Rosa De Marco, Michel Hössler, Jonathan Bruter, Célia Lebarbey
Pubblicato in Formazione
Giovedì, 03 Gennaio 2019 10:59

La domotica e le case del futuro: i vantaggi

La rivoluzione digitale dell'ultimo decennio non ha investito soltanto le nostre abitudini e il nostro modo di comunicare riducendo le distanze e facilitando la vita quotidiana, ma ha anche cambiato lo stesso modo di concepire e vivere la casa. Proprio a questo si riferisce la domotica, uno dei campi tecnologici con i più ampi margini di sviluppo. Ma cos'è la domotica? E quali sono i vantaggi di avere una casa intelligente in termini di costi e risparmi energetici?

Il concetto di domotica (“domus”, casa in latino + robotica) nasce intorno agli anni '80 con l'idea di trasferire, grazie allo sviluppo dell'elettronica e dell'informatica, i processi di automazione industriale alla realtà domestica. Ma è con la diffusione globale della rete internet e con la nascita delle interfacce digitali che questa nuova scienza ha trovato, in quest'ultimo decennio, le prospettive di crescita maggiori.

La domotica studia quindi l'adozione delle tecnologie applicate all’ambiente domestico con l’intento di prestare attenzione alle questioni ambientali, in termini di risparmio energetico, e di migliorare la qualità di vita delle persone, rendendo le azioni quotidiane più semplici e confortevoli. Attenzioni che come conseguenza diretta portano all'aumento del valore economico degli stessi immobili.

Oggi le case predisposte per l'accoglienza di impianti di domotica hanno un valore nettamente superiore a quelle di concezione “classica”. Le statistiche sono lì a dimostrarlo. Una recente analisi di CASA24 – Il Sole 24 Ore ha sottolineato come le case con impianti domotici abbiano un prezzo di vendita più alto dell'8-12% rispetto alle altre. Ma non solo. Ha dimostrato che gli italiani siano sempre più alla ricerca di abitazioni con dispostivi smart. Basti pensare che il 30% del campione dello studio ricerca sistemi di videosorveglianza e illuminazione a distanza, il 14% dispositivi per controllare da remoto di cancelli, porte, finestre, tende e velux e il 13% innovazioni per gestire la climatizzazione della casa.

Innovazioni che non riguardano soltanto case di lusso, ma riguarda immobili di ogni valore e dimensione. Un esempio le realtà imprenditoriali che hanno case in costruzione a Roma come Progedil 90 e che le predispongono già per l'installazione dei dispostivi più avanzati di domotica.

E gli stessi capitolati delle nuove abitazioni contengono come parte integrante del progetto innovazioni come il controllo da remoto e da touchscreen di servizi come l’impianto elettrico, la termoregolazione, il sistema antintrusione.

Ma come cambiano le nostre case con l'arrivo della domotica? Proviamo a fare alcuni esempi concreti.

Negli impianti tradizionali le funzioni domestiche e gli elettrodomestici vengono implementati attraverso dispositivi come interruttori o termostati. Con le smart home tutto ciò che riguarda le funzionalità abitative viene gestito tramite un sistema remoto collegato allo smartphone, al tablet e al pc. Una vera e propria rivoluzione che permetterà di controllare a distanza “la vita” delle nostre case garantendo un risparmio energetico notevole.

E proprio quello dell'efficienza energetica è uno dei punti di forza della domotica. Autoregolare l'avvio degli elettrodomestici, registrare e risolvere anomalie del sistema, avvisare gli abitanti quando le apparecchiature casalinghe restano in funzione. Tutte azioni che permettono di risparmiare sui costi in bolletta. Ma non sono gli unici risparmi. Oggi la domotica non è costosa come agli albori. Non servono più tempi di installazione lunghi, cavi e impianti ipertecnologici. È diventata sufficiente una semplice connessione wi-fi per mettere in comunicazione tutti gli elettrodomestici e magari utilizzarli nelle ore in cui l'energia elettrica è molto meno cara.

Non sono le uniche innovazioni oggi a disposizione. Con la gestione centralizzata è possibile regolare le tapparelle, decidere da remoto la temperatura dell'ambiente e magari gestire gli impianti di diffusione sonora e home entertainment.

I vantaggi non sono finiti qui. La domotica ha portato su un altro standard il concetto di sicurezza. I nuovi impianti, infatti, possono controllare eventuali fughe di gas o allagamenti chiudendo i rubinetti in automatico e avvertendo i proprietari con un sms di allerta. Oppure possono attivare in autonomia gli impianti antifurto o gestire le chiamate di aiuto in caso di emergenza.

In questi ultimi anni sono stati fatti enormi passi avanti anche a livello “culturale”. Gli impianti intelligenti non sono più visti come un sinonimo di lusso e stanno entrando nella vita quotidiana di persone di ogni estrazione economica. Un cambiamento di prospettiva che, unito all'amore degli italiani per le proprie abitazioni e all'utilizzo massiccio degli smartphone, ha aumentato in maniera esponenziale la richiesta di domotica nel nostro Paese.

Oggi la smart home non è più un optional o uno status symbol. È diventata una necessità per contenere i costi e per preservare l'ambiente che ci circonda.

Pubblicato in Domotica

Thirtyone e Coolprojects infiocchettano due palazzi romaniDue enormi decori natalizi infiocchettano i palazzi Lafuente e Argonauta di Roma di proprietà Valle Giulia Real Estate.
L’iniziativa è il frutto del lavoro sinergico e della collaborazione tra Thirtyone Design, studio della creativa romana Claudia Campone, e Cool Projects, società di ingegneria specializzata in Projects Management e Building Automation.
Le due opere sono concepite come enormi decori natalizi e sono composte da grandi fiocchi rossi dotati d’illuminazione interna in modo da essere visibili anche la notte sulle facciate degli edifici. Sul palazzo di Julio Lafuente - progettato nel 1977 dall’architetto spagnolo Julio Lafuente per Esso in collaborazione con l’ingegnere Gaetano Rebecchini e ora sede di aziende - i fiocchi sono su entrambi i lati dell’edificio, sia sull’ingresso principale sia sul lato sud (il primo misura 30 metri per 7, l’altro 10x7), mentre nel giardino antistante si può vedere un enorme rocchetto di nastro rosso con un paio di forbici, come se un gigante le avesse lasciate lì con l’intenzione di tornare a finire la decorazione.
“Per realizzare entrambi i fiocchi sono stati impiegati studi strutturali e complessi calcoli dei venti, oltre a test illuminotecnici. Siamo gratificati di aver dato il nostro contributo per gli aspetti di coordinamento, direzione cantiere e sicurezza” dichiara Maurizio La Motta, General Manager di Cool Projects. ''I fiocchi, che saranno visibili fino al 15 gennaio, sono due installazioni ambiziose, rese possibili grazie a un importante lavoro di squadra e realizzato insieme anche a Fly In, azienda specializzata in strutture gonfiabili'', spiega Claudia Campone. "Siamo orgogliosi e felici di fare a Roma e a chi la vivrà anche solo per giorno durante le feste un regalo che unisce arte, design e bellezza", dice Massimo Tarquini, Amministratore Unico di Valle Giulia Real Estate.

Pubblicato in Comunicati stampa
Pagina 1 di 4