La regione Lombardia ha approvato i parametri per l'emanazione del bando per gli interventi di rigenerazione urbana. I comuni potranno dunque effettuare interventi di riqualificazione degli immobili, dei beni, degli spazi pubblici e delle aree verdi e interventi attui al miglioramento della mobilità.

Rigenerazione urbana

Il bando prevede un importo complessivo di 100 milioni di euro, suddivisi in 40 milioni sul bilancio 2021 e 60 milioni su quello 2022. Il finanziamento previsto è sulla base del contributo a fondo perduto, fino al 100%. Per ogni richiesta è previsto un un investimento minimo pari a 100.000 euro ed un contributo massimo concedibile di 500.000 euro.
Sono accetti e dunque finanziabili interventi di recupero, riqualificazione e adeguamento (funzionale, strutturale e impiantistico) di immobili ed edifici pubblici del patrimonio regionale. Inoltre, vi sono anche interventi di riqualificazione degli spazi pubblici e di aree verdi urbane con il conseguente miglioramento dell'accessibilità e della mobilità urbana.
I vari Comuni Lombardi potranno partecipare al bando e quindi usufruire dei benefici del finanziamento regionale in forma singola o associata. Tuttavia il Comune che intende presentare domanda in forma singola, non può partecipare alle forme associate tra Comuni.
Per poter accedere al finanziamento inoltre, è stato previsto il raggiungimento di una premialità in termini di punteggio. Tale premialità è basata sull'applicazione per almeno 3 anni dei criteri base della legge sulla rigenerazione urbana.
La pubblicazione del bando è prevista entro 90 giorni dall'approvazione della delibera e le domande dovranno essere presentate esclusivamente tramite piattaforma online. Inoltre, il bando prevede l'inizio dei lavori entro il 30 novembre 2021 e il collaudo o la presentazione del Certificato di regolare esecuzione entro il 20 novembre 2022.

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork

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Si è avviata la videoconferenza della Commissione Ambiente del Senato per l'istituzione di un Fondo da 500 milioni di euro annui per le spese di rigenerazione urbana.

Rigenerazione urbana

Tali fondi saranno dunque destinati per le spese di progettazione, gli studi fattibilità e la realizzazione dei relativi lavori per la rigenerazione urbana. Nel disegno di legge di rilevante importanza risultano essere il riuso delle aree già urbanizzate, la limitazione al consumo di suolo, la riduzione dei consumi e l'adozione del Piano nazionale per la rigenerazione urbana.
Per far si che la rigenerazione urbana avvenga i singoli Comuni dovranno elaborare dei Piani Comunali, in conformità con quanto emanato dai Piani Nazionali. Per i Comuni che non abbiano le risorse per effettuare gli interventi richiesti dal Piano, la progettazione di questi avverrà tramite concorso di progettazione o concorso di idee. Tali concorsi saranno suddivisi in due livelli, il primo per permettere l'acquisizione dell'idea progettuale, il secondo per ottenere il progetto di fattibilità tecnica ed economica.
Il Fondo di 500 milioni messo a disposizione dal disegno di legge decorrerà dall'anno 2020 fino all'anno 2039 e saranno destinate ogni anno a distinte attività, quali:
• rimborso di spese di progettazione degli interventi previsti nei Piani comunali di rigenerazione urbana;
• finanziamento delle spese per la redazione degli studi di fattibilità;
• finanziamento delle opere di rigenerazione urbana;
• finanziamento delle spese per la demolizione delle opere incongrue;
• ristrutturazione del patrimonio pubblico esistente.

Per quanto concerne le Regioni, queste dovranno adottare una serie di iniziative per il recupero di edifici esistenti, la delocalizzazione di edifici, il cambio di destinazione d'uso e la demolizione di edifici.
Per agevolare le amministrazioni il disegno di legge prevede delle deroghe sulle altezze massime consentite, sulle distanze minime e previa valutazione urbanistica, una riduzione della dotazione obbligatoria dei parcheggi delle unità immobiliari fino al 10%.
Per il controllo delle operazioni di rigenerazione urbana verrà istituita una cabina di regia nazionale, formata da rappresentanti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero per i beni e le attività culturali, del Ministero dell’economia e delle finanze, delle Regioni e Province Autonome.

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork

Il principale obiettivo dell'accordo siglato tra il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) e l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM) è di realizzare, nei borghi delle Alpi e degli Appennini, progetti per rigenerare spazi dove abitare, vivere, fare impresa, innovare.

Borgo antico
Questo progetto nasce dalla presenza nei piccoli comuni d'Italia di un gran numero di case in stato di abbandono. I firmatari dell'accordo dichiarano infatti che “ nei 5.552 piccoli Comuni d’Italia si trova una casa vuota ogni due occupate: solo il 15% di quelle disponibili ospiterebbero 300mila abitanti, e le opere di adeguamento edilizie potrebbero valere 2 miliardi di euro nella rigenerazione e decine di migliaia di nuovi addetti”.
Secondo questi dunque è di fondamentale importanza definire un piano per agevolare gli investimenti e gli interventi di recupero per riabitare i borghi e i centri storici dei piccoli comuni italiani. Ciò è quanto previsto anche dalla Legge sui Piccoli Comuni, per la quale sono stati approvati, con il DM 10 agosto 2020, i parametri di assegnazione dei 160 milioni di euro del Fondo Nazionale.
Il decreto specifica che potranno accedere alle risorse 12 tipologie di Comuni con caratteristiche di arretratezza economica, fenomeni di dissesto idrogeologico, significativo decremento della popolazione residente, difficoltà di comunicazione e lontananza dai grandi centri.
L'accordo dunque tra il CNAPPC e l'UNCEM punta allo sviluppo dei territori montani, con nuovi strumenti di pianificazione urbanistica e progettazione architettonica, per riorganizzare gli spazi pubblici e privati. Il progetto punta a garantire un opportunità di sviluppo per rendere più all'avanguardia e ecologici i territori rurali, montani e interni italiani, sostenendo la realizzazione di reti infrastrutturali. Inoltre, l'accordo tende a promuovere una politica per la montagna che inserisca le popolazioni montane nel più ampio processo di sviluppo.
Tale progetto prevede anche ricerche e studi atti a individuare delle soluzioni da suggerire agli Enti locali, alle Regioni, al Governo, al Parlamento e agli organismi europei anche finalizzate allo sviluppo sostenibile e per incentivare tra le Amministrazioni modalità pubbliche di selezione dei progetti per gli interventi di recupero o di nuove opere. Questa strategia ha l'obbiettivo di individuare dunque, le migliori opportunità e strategie da attuare.
Come afferma uno dei componenti del CNAPPC, Walter Baricchi, l'accordo ha l'obbiettivo di costituire opportunità di formazione per i giovani professionisti, ma anche un opportunità per gli Amministratori locali, promuovendo ogni possibile collaborazione con gli organismi nazionali, europei ed internazionali interessati allo sviluppo sostenibile della montagna. Baricchi evidenzia come l’equilibrio tra città ed aree interne deve essere completamente rivisto alla luce delle nuove modalità di vita, lavoro, tempo libero che il post Covid sta imponendo, trasformando questi cambiamenti in opporyunità.
Il presidente nazionale dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani, Marco Bussone, spiega che questo accordo di collaborazione con l'Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori è particolarmente importante per UNCEM, poiché costituisce un patto per generare opportunità di sviluppo nei borghi e nei territori montani del Paese.

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork

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