Vista sul Canal Grande, Aertetto per l'Università Ca' Foscari
Uno splendido edificio affacciato su Canal Grande, un organismo delicato da consolidare per accogliere al meglio studenti provenienti da ogni parte del mondo. Il sistema AERcoppo® di AERtetto è stato utilizzato per ripristinare la piena funzionalità della copertura di Cà Bernardo, il palazzo del XVII secolo che ospita parte dell’Università Cà Foscari di Venezia.
La facciata incompiuta. È questa l’immagine più conosciuta di Palazzo Giustinian Bernardo, conosciuto come Cà Bernardo, l’edificio situato nel sestiere di Dorsoduro, che si affaccia sulla riva destra del Canal Grande. Un prospetto inedito, incompleto, perché non raggiunge la sua altezza massima lungo tutta la sua estensione, ma lascia una parte di esso, l’ala destra, ad una quota inferiore, raggiungendo solo il primo piano. Il fronte è organizzato su quattro livelli e si caratterizza per il doppio portale d’acqua al piano terra e per la veramente rara sequenza di quattro elegantissime bifore ad arco al primo piano.
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Limitatamente alla parte sinistra, presenta un ulteriore piano nobile con due bifore e un mezzanino sottotetto. Collocata tra Palazzo Giustinian e Palazzo Bernardo Nani e poco distante da Cà Rezzonico e Cà Foscari, Cà Bernardo è una costruzione di dimensioni contenute, dal fronte principale veramente atipico ed oggi è sede proprio dell’Università Ca’ Foscari. Nello specifico il palazzo ospita al suo interno la Biblioteca di Area Linguistica, il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati ed il Settore Archivio Storico.
AERcoppo® si è rivelato ancora una volta, un sistema perfetto per le esigenze specifiche. Più in generale rappresenta la soluzione ideale per l’edilizia storica ed in ogni caso per tutti quegli edifici nei quali la copertura dimostra una debolezza strutturale che, seppur rinforzata, non va ulteriormente gravata da ulteriori carichi. In questo intervento inoltre, la ventilazione garantita dall’utilizzo del sistema, contribuisce a migliorare il comfort degli ambienti sottostanti la copertura ed aumentare la durata del manto di copertura.
Palladio, al cinema la potenza dell’architettura
Palladio – nelle sale cinematografiche di tutta Italia dal 20 al 22 maggio – è dedicato ad Andrea Palladio, uno degli architetti più influenti di sempre che con la sua opera e il suo stile inconfondibile ha ispirato la costruzione di alcuni dei più importanti edifici del potere del mondo, come la Casa Bianca, per esempio. Difatti, sebbene l’architettura del Palladio sia confinata quasi esclusivamente in Veneto (il Teatro Olimpico e la Basilica Palladiana di Vicenza, Villa Badoer a Rovigo, San Giorgio Maggiore e la Basilica del Redentore a Vanezia, solo per citare gli esempi più famosi), il suo stile e le sue regole divennero presto famose e studiate in tutta Europa e da qui negli altri paesi di tradizione anglosassone, dando vita a un fenomeno culturale noto come palladianesimo, diffuso in particolare nel Regno Unito, in Irlanda, negli Stati Uniti, ma anche in Russia. I
In Inghilterra tra i primi a ispirarsi al suo stile furono Inigo Jones e Christopher Wren; un altro suo ammiratore fu l’architetto Richard Boyle, più noto come Lord Burlington, che – con William Kent – progettò la Chiswick House. La Casa Bianca, residenza del presidente degli Stati Uniti d’America, è progettata in stile palladiano, così come la residenza di Monticello progettata per sé da Thomas Jefferson. Con la risoluzione n. 259 del 6 dicembre 2010 il Congresso degli Stati Uniti d’America ha riconosciuto Palladio come “padre dell’architettura americana”.
Il film d’arte, realizzato da Magnitudo con tecnologia 8K, intreccia l’universo antico di Palladio alla sua moderna eredità, in un viaggio attraverso lo sguardo e le voci dei palladiani contemporanei, coloro che oggi studiano, vivono e preservano la sua opera per le generazioni future.
Processi innovativi digitali per le Costruzioni. Una giornata dedicata ai professionisti
I processi innovativi digitali per le Costruzioni, saranno il tema centrale dell’ imperdibile giornata dedicata ai professionisti del comparto, organizzata dall’Università IUAV di Venezia e CSPFea.
L’evento si terrà venerdì 8 febbraio 2019 presso il Palazzo Badoer a Venezia, uno degli storici edifici dello IUAV, dalle ore 10.15 alle ore 16.30.
Il monitoraggio e la raccolta dei dati attraverso i SAPR (Droni), il BIM impiegato nella gestione dell’iter di progettazione, costruzione e manutenzione delle opere, la diffusione dell’automazione e robotica nei processi produttivi, sono solo alcuni degli strumenti tecnologici frutto della ricerca e dello sviluppo, che stanno segnando il cambiamento del settore secondario.
Le innovazioni, hanno rivoluzionato la nostra quotidianità e raggiunto tutti i settori. Tuttavia, gli investimenti nei processi innovativi digitali per le costruzioni, nella ricerca e sviluppo, negli anni passati sono stati minori rispetto a quelli di altri comparti, quali quello automobilistico e aerospaziale. Dal rapporto ANCE [2017], è emerso che nel decennio 2005-2014, tra i diversi settori dell’economia, le costruzioni hanno occupato l’ultimo posto, con il più basso grado di digitalizzazione ed una correlata decrescita nella produttività.
Seppure con ritardo, quello delle costruzioni sta adottando nuovi sistemi per la gestione dei processi, affinché la pianificazione del progetto risulti il meno possibile discordante con la realtà operativa.
È proprio grazie alle innovazioni, che le società di progettisti e di costruzioni sono riusciti a spingersi oltre, trovando soluzioni ottimali a problemi che senza l’aiuto della tecnologia, non si sarebbero potuti risolvere nei tempi e nei modi attuali. D’altronde, le grandi opere sono sempre più complesse, di dimensioni maggiori e le necessità crescenti di avere costruzioni efficienti ed eco sostenibili, rendono desueto il tradizionale modo di progettare e di pensare.
La valutazione del rischio sismico, idrogeologico e ambientale attraverso l’uso di software avanzati, consente di intervenire preventivamente. Il monitoraggio dello stato di conservazione degli edifici e delle infrastrutture esistenti, è un’altro campo dove l’indispensabile supporto dell’innovazione consente di raccogliere, quindi archiviare le informazioni necessarie per definire piani di manutenzione programmati.
Stile e produzione 100% italiani per una Villa alle porte di Venezia
L’arredo a cura di Mobilspazio
Villa Erica si trova a pochi minuti da Venezia in una zona tranquilla e facilmente raggiungibile con mezzi pubblici o privati. Completamente restaurata nel 2017 e a gestione familiare, propone ai suoi ospiti un ambiente elegante, ma informale a pochi km da Venezia.
Un’ampia terrazza a disposizione degli ospiti permette di rilassarsi dopo una giornata tra le calli e i canali di Venezia. L’arredo delle camere è stato seguito completamente da Mobilspazio con la consueta cura del dettaglio. Le camere di Villa Erica uniscono bellezza estetica e confort a durata e resistenza.
La produzione e il design sono 100% made in Italy. Le superfici sono antigraffio e i materiali utilizzati sono stati studiati per resistere ad ogni situazione climatica. Lo spessore 38 mm degli articoli è certamente il valore aggiunto della produzione Mobilspazio.
Biennale di Architettura di Venezia - Vaticano parteciperà all'esposizione
La Santa Sede per la prima volta alla Biennale di Architettura di Venezia
Dal 26 maggio al 25 novembre 2018, il Vaticano presente alla esposizione con un padiglione sull’Isola di San Giorgio
Un padiglione diffuso, che si svilupperà nella suggestiva cornice del Bosco dell’Isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia: la Santa Sede parteciperà così alla 16° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale, dal 26 maggio al 25 novembre 2018. Una esperienza che segue quelle del 2013 e del 2015 all’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.
Modello del progetto - promosso dal cardinale Gianfranco Ravasi, coordinato dal Pontificio Consiglio della Cultura e curato dal professor Francesco Dal Co - è la “cappella nel bosco”, costruita nel 1920 da Gunnar Asplund nel cimitero di Stoccolma. Dieci architetti di comprovata esperienza e diversa formazione, sono stati dunque invitati a proporre e realizzare ciascuno una cappella, indagando le possibilità offerte dai differenti materiali.
Particolare attenzione, nella progettazione e realizzazione delle strutture, sarà data anche alla possibilità di riutilizzare le cappelle dopo l’esposizione, nella tutela e nel rispetto dello spazio naturale circostante.
Gli architetti provengono da Italia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Usa, Australia, Brasile, Giappone, Cile/Serbia e Paraguay. Sono stati chiamati a confrontarsi con un tipo edilizio che non ha modelli ne precedenti. Nella nostra cultura, infatti, è usuale identificare la cappella come ambiente parte di spazi religiosi e ambienti di culto più ampi, come chiese e cattedrali; nel Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Architettura 2018, invece, le cappelle saranno isolate, collocate in un ambiente naturale e astratto, metafora del peregrinare della vita: il bosco, appunto.
Tra le iniziative promosse dal Pontificio Consiglio della Cultura nell’ambito della partecipazione della Santa Sede alla Biennale, anche un evento organizzato dal “Cortile dei Gentili” e previsto per il prossimo 21 settembre, durante il quale quattro architetti di fama internazionale si confronteranno tra loro e con il pubblico; un’ulteriore occasione, questa, per mostrare quanto possa essere fecondo il dialogo tra architettura e spiritualità e indagare come viene interpretato il messaggio contenuto nella enciclica Laudato si' di Papa Francesco.
La presentazione ufficiale dell’intero progetto della Santa Sede e degli architetti partecipanti avrà luogo ad aprile 2018, presso la Sala Stampa vaticana.
finte: lastampa.it
Progetto di Generali per il restauro delle Restauro delle Procuratie con percorso dai Giardini Reali. Nuova vita a San Marco
Un intervento che "tocca" il cuore di Venezia, un'idea di rinnovo architettonico che passa attraverso il lancio di un'iniziativa globale a favore delle comunità. Si chiama "The Human Safety Net" ed è il progetto di Generali per piazza San Marco. Le Procuratie Vecchie, sede storica della compagnia assicurativa che ha come simbolo proprio il leone marciano, saranno oggetto di restauro su progetto dell'architetto David Chipperfield e diverranno una "casa" dedicata a iniziative umanitarie e aperta al pubblico. Nessun posto letto, è stato sottolineato. Negli 11mila metri quadri dell'edificio ci sarà spazio per lavoro, vita e progetti solidali. Per dimostrare che il cuore di Venezia pulsa grazie alle idee e non solo al turismo.
IL PROGETTO DI RESTAURO
Philippe Donnet, amministratore delegato del Gruppo Generali, ha presentato il progetto mercoledì durante una conferenza stampa evento a Palazzo Ducale: "Riapriamo al pubblico questi spazi storici per la prima volta in 500 anni, una iniziativa possibile anche grazie all'appoggio del sindaco Luigi Brugnaro e del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. Questa idea si inserisce in un progetto di ampio respiro per tutta l'area marciana: abbiamo deciso di riqualificare i Giardini Reali, creando una continuità tra la laguna, i giardini e piazza San Marco. Non stiamo parlando di un museo, ce ne sono già tanti, ma di un luogo di vita. Ci saranno persone che lavoreranno. E qui, ve lo dico per esperienza personale, si lavora bene. Io a Venezia ci abito, quindi sono doppiamente contento".
DAI GIARDINI ALLA PIAZZA
Il progetto abbraccia dunque, oltre alle Procuratie, anche altre parti della piazza e dei Giardini Reali. A lavori ultimati saranno ricreati alcuni percorsi storici, aprendo un varco fino ad ora mai utilizzato negli ultimi decenni. Il restauro è stato assegnato all'architetto David Chipperfield, che trasformerà l'edificio nel cuore pulsante di The Human Safety Net. "Le Procuratie Vecchie apriranno le porte a chiunque cerchi ispirazione o voglia scambiare idee, fare volontariato o promuovere azioni collettive - è stato detto - L'hub ospiterà regolarmente esposizioni, eventi e dibattiti pubblici sulle sfide demografiche e sociali più pressanti, dalla povertà all'immigrazione". I tempi? "Lavori conclusi tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, ma si sa tutto è poi da vedere. Siamo solo all'inizio". Al termine del recupero dei Giardini Reali, all'interno dei quali Veritas finanzierà alcuni bagni pubblici (la carenza di strutture del genere è cronica in centro storico) si potrà raggiungere piazza San Marco direttamente dal Bacino attraversando un ponte levatoio che sarà rimesso in funzione. Da lì poi si potranno raggiungere le Procuratie Vecchie e percorrerle fino al Palazzo Reale.
A spiegare nei dettagli l'iniziativa è stata Adele Re Rebaudengo, presidente dell'omonima fondazione: "Curiamo la 'parte verde' del progetto - ha sottolineato - Napoleone decise che la sua sede non sarebbe dovuta essere Palazzo Ducale ma le Procuratie Nuove, qiundi si abbatterono i granai trecenteschi per ottenere un collegamento verso il Bacino di San Marco attraverso il ponte levatoio. Noi sdobbiamo ringraziare moltissimo Generali - ha concluso - perché è sostenitrice di questo progetto, ma anche perché ha avuto assieme a noi questa visione. C'è un rapporto di collaborazione e di idee. Ringrazio anche il demanio che ci ha concesso i Giardini per 19 anni, speriamo rinnovabili".
"INTERVENTO DI VALENZA SOCIALE"
Alla presentazione ha preso la parola anche il sindaco Luigi Brugnaro: "Questa iniziativa ha un valore importante per la città - ha detto - Ridà respiro e lavoro in piazza San Marco, nel cuore vero della città. È il lavoro che dà la dignità, e questa idea del lavoro alle Procuratie ha una grande valenza sociale. Questa città è un simbolo della nostra cultura. Dobbiamo ringraziare Generali perché fa un investimento legato alla sua storia. Perché reintrodurre al lavoro eventuali rifugiati e migranti, come si prefigge il progetto di Human Security Net, garantisce la vera riscossa delle persone. La vera Europa la costruiamo con questi progetti. Assieme alla Soprintendente faremo un lavoro meticoloso, l'edificio verrà modernizzato ma anche rispettato".
Il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, trattenuto a Roma per impegni parlamentari, è intervenuto attraverso un video: ""Ho seguito qusto progtto fin dall'inizio - ha sottolineato - Il privato quando si muove in maniera intelligente può mettere in campo progetti di grande valore. E' simbolicamente importante che un luogo così importante come le Procuratie Vecchie torni al vecchio splendore e che venga affidato a un progetto come The Human Safety Net. Visiterò presto gli spazi rinnovati".
fonte: veneziatoday.it
My Art Guides : Venice Meeting Point | Opening Biennale di Architettura
Per il secondo anno Lightbox, casa editrice e società di comunicazione con sede a Venezia, presenta il My Art Guides: Venice Meeting Point, presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare all’Arsenale di Venezia.
Il MyAG: Venice Meeting Point è concepito come una piattaforma per conferenze, talks, presentazioni, dibattiti, cene e cocktail rivolte al pubblico degli opening della 15. Mostra Internazionale di Architettura.
Come lo scorso anno, il Circolo si trasforma in spazio contaminato con opere e interventi di artisti e designer, tra cui Atelier Oï, che presenta l’installazione Honminoshi Garden; Davide Pepe e Salvatore Bevilacqua con il progetto fotografico e video dal titolo Cities: New York Central Park; Massimo Mastrorillo, con una selezione di immagini provenienti dal suo ultimo progetto Aliqual sulla città dell’Aquila a seguito del terremoto e in collaborazione con ISOLAB centro di ricerca fotografica; Orbite, un dialogo virtuale tra il designer Matteo Cibic e il pittore Fabio Marullo.
Nelle sale del Circolo è in mostra anche l’installazione del pluripremiato duo di architetti franco-giapponese Moreau Kusunoki, una piramide costruita in Shou Sugi Ban, l’antica tecnica nipponica di lavorazione del legno. Il giardino del Club ospita anche uno speciale intervento in linoleum di Tarkett, leader mondiale nel campo delle pavimentazioni innovative e sostenibili.
Tra i main partner di questa edizione il magazine di architettura francese L’Architecture d’Aujourd’hui (AA), che presenta una serie di conferenze dal titolo Material Experiences, tra cui EIF Innovation con gli architetti Tom Sheehan (Paris D2 Tower) e Philippe Chiambaretta (#Cloud.Paris); Reed Exhibitions con Frédéric Bonnet - Obras, curatore del Padiglione Francia, Lucie Niney - studio di architettura NeM del collettivo AJAP1, architetti e co-curatori del Padiglione Francia.
Altro partner di quest’edizione è il Milano Design Film Festival, che promuove e sviluppa progetti tra architettura e design e che presenta ogni giorno con una serie di proiezioni una selezione di corti di Festival on Festival evento realizzato in collaborazione con la XX1 Triennale di Milano e in partnership con icon Design.
E ancora: Qin Feng Symposium, il noto artista cinese in mostra alla Fondazione Cini e la presentazione del libro Caricature Architettoniche di Gabriele Neri, che converserà con Italo Rota e Manuel Orazi.
myartguides.com/venicemeetingpoint
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I colori di San Marco per Aldo Manuzio e il rinascimento a Venezia
Colorificio San Marco partner dell’esposizione che sarà allestita alle Gallerie dell’Accademia dal 19 marzo al 19 giugno 2016
Una stagione unica e irripetibile, quando il libro si rivelò capace di trasformare il mondo. Venezia dedica una mostra al Cinquecento e alla figura centrale di Aldo Manuzio, pioniere degli stampatori e primo editore moderno, inventore del carattere corsivo, che contribuì a ispirare numerosissimi artisti attraverso la diffusione dei grandi classici greci e latini.
Colorificio San Marco, produttore leader in Italia nel settore delle pitture e vernici per l’edilizia professionale, conferma ancora una volta il proprio impegno nella promozione dei beni culturali e mette a disposizione le proprie tinte per l’allestimento della mostra che sarà inaugurata sabato 19 marzo. Per mettere in evidenza i grandi capolavori internazionali che saranno esposti negli spazi delle Gallerie dell’Accademia, tra i quali opere di Giorgione, Bellini, Tiziano, Dürer e altri grandi del Rinascimento, il fondo scelto è l’idropittura murale lavabile per interni Antartica.
“Siamo lieti di contribuire alla realizzazione di un evento culturale così importante per Venezia, dedicato a un grande protagonista della storia della nostra città - commenta Federico Geremia, presidente del Colorificio San Marco -. Per un’azienda come la nostra, che ha nella ricercatezza del colore, nella qualità e dell’estetica i propri punti di forza, supportare iniziative come questa è una vocazione naturale, così come investire risorse ed energie per promuovere il restauro e la valorizzazione di importanti edifici e monumenti”.
La mostra “Aldo Manuzio, il rinascimento di Venezia”, curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Giulio Manieri Elia e promossa dal Comitato per il V Centenario della morte di Aldo Manuzio, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e dal World Monuments Found di New York, potrà essere visitata fino al 19 giugno. Con questa partnership tecnica Colorificio San Marco è ancora una volta protagonista nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio artistico italiano.
Miho Unexpected Things - fuorisalone 'Porta Venezia in Design'
Miho Unexpected Things compie cinque anni e ti invita a festeggiare in occasione del Fuori Salone con sei giorni di iniziative speciali. Fin dalla sua nascita, nella primavera del 2010, Miho ha puntato su uno stile unico e inatteso, un modo nuovo di interpretare il complemento d’arredo che ha riscosso un incredibile successo di pubblico e critica, portando alla distribuzione del marchio in oltre 60 Paesi e alla presenza in alcuni dei più esclusivi punti vendita al mondo. La collezione Miho include i trofei e le casette per uccellini in materiali ecologici, gli originali pesci decorativi, gli esclusivi tappeti in tessuto made in Italy e non da ultimo le nuove collezioni di fiori e piatti ornamentali, tutti all’insegna del carattere “unexpected” del marchio. Sono stati cinque anni di successi e traguardi, ma soprattutto di entusiasmo e passione per il nostro prodotto, e proprio la passione ci spinge a continuare a lavorare con concretezza e determinazione, con obiettivi sempre nuovi da perseguire. La ricerca di un design genuino, insomma, di un approccio spontaneo ai nostri prodotti, dalla fase di ricerca e ideazione, alla produzione e alla comunicazione. Durante i sei giorni del Fuori Salone di Milano, vieni a trovarci presso Pavè, in via Felice Casati 27. Qui potrai (ri)scoprire il mondo Miho in un ambiente informale e rilassato, passando per una colazione, una merenda o un aperitivo e godendoti l’allestimento speciale che include alcuni dei nostri prodotti più caratteristici. Sorseggia un caffè comodamente seduto su una poltrona Miho o assapora una brioche gustandoti i trofei ecologici appesi alle pareti. Miho da Pavè per ricordare quello che ci accomuna: la passione per ciò che facciamo, la cura nei dettagli e la ricerca di un mondo più rilassato e a misura d’uomo. In occasione del Fuori Salone, Miho presenta l’ultima collezione con allestimenti speciali in quattro tra i più esclusivi punti vendita della città: Cargo, Controbuffet, Duedieci e HighTech. Come si fa con gli amici, a coloro che acquisteranno un prodotto presso uno di questi negozi Miho lascia una colazione pagata da Pavè. In modo analogo, chiunque si rechi da Pavè per una consumazione potrà ricevere una tessera sconto da utilizzare per l’acquisto di oggetti Miho nei giorni del Fuori Salone. Cinque anni alle spalle, ma ancora tante idee e passione da condividere con te. Scoprile al Fuori Salone.
PRECIOUS da Picasso a Jeff Koons
Da Pablo Picasso a Jeff Koons, da Louise Bourgeois a Damien Hirst, da Lucio Fontana a Anish Kapoor. Sono solo alcuni degli oltre cento nomi dell’arte moderna e contemporanea riuniti assieme per svelare il proprio volto meno noto: quello di artisti di gioielli, le cui creazioni hanno la valenza di sorprendenti opere d’arte spesso sconosciute al grande pubblico.
Dopo aver fatto tappa a Roubaix, New York, Atene, Valencia, Miami e Seoul, la incredibile collezione raccolta negli anni da Diane Venet, collezionista parigina di origine e newyorchese d’adozione moglie del noto artista Bernar Venet, arriva per la prima volta in Italia con Precious - da Picasso a Jeff Koons.
Centosessantuno gioielli, la collezione al completo, con alcune opere mai esposte prima, che raccontano un approccio all’arte differente da quello che siamo soliti osservare e trasformano il piano nobile del suggestivo e nuovissimo VITRARIA Glass +A Museum.
VITRARIA Glass +A Museum è il nuovo museo che ha aperto le porte a settembre 2014 nel cuore di Venezia, situato all’inizio del “museum mile” tra l’Accademia e le Zattere.
VITRARIA Glass +A Museum ha un approccio interdisciplinare dove “Glass” esprime
l’obiettivo tematico che pone al centro il vetro attraverso le contaminazioni di questo elemento con l’arte, il design, l’architettura, le nuove tecnologie, la moda… e “+A” enuncia l’aspirazione del Museo ad allargare la propria ricerca molto oltre, permettendosi un’area di libertà espositiva e proponendosi come piattaforma di incontro e scambio per artisti, designer, industria creativa.
Precious rientra dunque proprio nella vocazione “+A” di VITRARIA, che esprime già con questa sua seconda mostra la propria libertà di esplorare l’“Altro”, investigando, in questo caso, un’altra arte applicata come l’oreficeria - così affine all’arte vetraria.
Gioielli che sono opere d’arte a tutti gli effetti, perché firmati dai più grandi artisti contemporanei, spesso pezzi unici, talvolta edizioni limitatissime che rimangono nei tratti distintivi inequivocabili e riconducibili alla cifra stilistica di ciascun “maestro”. Precious ci farà scoprire da un punto di vista inedito il percorso di molti degli artisti più noti al mondo dalla seconda metà del XX secolo a oggi.
Ogni gioiello, concepito come opera d’arte da indossare, racchiude in sé una storia ed è stato realizzato dall’artista con una particolare persona in mente: è forse proprio questo aspetto “intimo” a renderlo ancora più affascinante.
Il doppio significato di questa mostra inizia proprio dal suo titolo: Precious non solo perché si fa riferimento a oggetti d’arte rarissimi e preziosi, ma anche ad opere che custodiscono un contenuto simbolico e personale forte, spesso all’origine della creazione. Basti pensare ai ciottoli raccolti sulla spiaggia da Picasso e poi dipinti per Dora Maar, o ai pezzi di osso sui cui incise il ritratto di Marie-Thérèse.
E’ la stessa Diane Venet a raccontare che la sua collezione nacque il giorno in cui suo marito, l’artista francese Bernar Venet, le strinse attorno all’anulare sinistro un sottile bastoncino d’argento come anello di nozze, a cui sono seguiti spille e bracciali, ognuno corrispondente ad un nuovo concetto nella sua attività artistica.
La collezione è cresciuta nel tempo, chiamando a raccolta amici ed artisti quali César, che ha compresso braccialetti e ciondoli della famiglia Venet per dargli nuova vita, oChamberlain, che ha donato a Diane il suo primissimo gioiello, una spilla in alluminio accartocciato e verniciato. A volte gli artisti hanno rifiutato la richiesta, per cimentarsi nella sfida solo in un secondo momento, come nel caso di Frank Stella, tentati dallo sperimentare il proprio linguaggio su una scala diversa e con vincoli differenti.
Molti gioielli sono arrivati dopo indagini, incontri, viaggi intrapresi per rintracciare pezzi rari. Tutti sono il risultato di un intreccio tra storie di vita e storia dell’arte.
(da sinistra: Giacomo Balla, Robert Indiana, Avish Khebrehzadeh, Roy Lichtenstein- courtesy Diane Venet collection) |
ARTISTI IN MOSTRA Afro, Karel Appel, Ron Arad, Arman, Jean Arp, Kader Attia, Gijs Bakker, Giacomo Balla, Miquel Barceló, Laurent Baude, Bill Beckley, Lynda Benglis, Pierrette Bloch, Delphine Boël, Louise Bourgeois, Georges Braque, Pol Bury, Alexander Calder, Faust Cardinali, Sir Anthony Caro, Enrico Castellani, César, John Chamberlain, Dinos Chapman, Miguel Chevalier, Nisa Chevènement, Sandro Chia, Jean Cocteau, Corneille, Costas Coulentianos, Carlos Cruz Diez, Annabelle d'Huart, Salvador Dalí, Lucio Del Pezzo, Niki de Saint Phalle, Wim Delvoye, André Derain, Nathalia Edenmont, Max Ernst, Lucio Fontana, Alberto Giacometti, Antony Gormley, Alberto Guzman, Raymond Hains, Keith Haring, Damien Hirst, Gottfried Honegger, Rebecca Horn, Robert Indiana, Anish Kapoor, Avish Khebrehzadeh, Jeff Koons, Gyula Kosice, Jannis Kounellis, Yayoi Kusama, Hubert Le Gall, Fernand Léger, Julio Le Parc, Claude Lévêque, Roy Lichtenstein, Jacques Lipchitz, Jason Martin, Fausto Melotti, Miltos Michaelidis, François Morellet, Forrest Myers, Brigitte Nahon, Lowell Nesbitt, Louise Nevelson, Tim Noble & Sue Webster, Michelle Oka Doner, Yoko Ono, Meret Oppenheim, Orlan, Mimmo Paladino, Giuseppe Penone, Grayson Perry, Pablo Picasso, Jaume Plensa, Fabrizio Plessi, Arnaldo Pomodoro, Giò Pomodoro, Marc Quinn, Robert Rauschenberg, Man Ray, Pablo Reinoso, George Rickey, Ugo Rondinone, Mimmo Rotella, Kenny Scharf, Gino Severini, Santiago Sierra, Jesús Rafael Soto, Daniel Spoerri, Frank Stella, Vassilakis Takis, Dorothea Tanning, Nakis Tastsioglou, Barthélémy Toguo, Luis Tomasello,Tunga, Günther Uecker, Lee Ufan, DeWain Valentine, Victor Vasarely, Bernar Venet, Jacques Villeglé, Andy Warhol, Lawrence Weiner, Tapio Wirkkala, Bill Woodrow, Erwin Wurm, Kimiko Yoshida |
DIANE VENET
Nata a Parigi da una famiglia di collezionisti, negli Anni ’80 si è trasferita a New York col marito, lo scultore Bernar Venet, lavorando assieme a lui per l’ideazione e organizzazione di mostre in tutto il mondo. Come collezionista d’arte e di gioielli d’artista è riuscita a definire importanti prestiti e creazioni che l’hanno condotta alla curatela dell’acclamata mostra Bijoux Sculptures al Musée La Piscine di Roubaix. Il successo di quella mostra, poi intitolata From Picasso to Koons: Jewelry by Artists, ha generato ulteriori e importanti capitoli espositivi: nel 2011 è stata ospitata al MAD di New York, nel 2012 al Benaki Museum di Atene e all’Istituto IVAM di Valencia, nel 2013 al Bass Museum di Miami e nella importante sede di Hangaram Design Museum di Seoul. Madame Venet collabora da sempre con importanti collezionisti e mercanti d’arte quali Pierre-Alain Challier, Elisabetta Cipriani, Esther De Beauce, Louisa Guinness, Martine e Didier Haspeslagh, Diana Küppers, GianCarlo Montebello, Marina Ruggieri. Per la prima volta a Venezia grazie a VITRARIA viene esposta la sua collezione integrale. Ulteriori informazioni su www.dianevenet.com
VITRARIA GLASS +A MUSEUM
La sede permanente di Palazzo Barbarigo Nani Mocenigo, già dimora del doge Agostino Barbarigo e antico “museo” della collezione archeologica della famiglia Nani dona nuovamente luce all'identità tracciata in filigrana in un luogo dove la cultura possa intraprendere percorsi nuovi per generare un processo di ricerca attraverso il quale stabilire relazioni e possibilità ancora inesplorate.
Alcuni cenni storici: il palazzo è stato costruito a partire dalla seconda metà del XV secolo dal Doge Agostino Barbarigo, che lo lasciò in eredità alle due figlie a condizione che si dividessero il palazzo in due appartamenti: questo pare essere il motivo per il quale il palazzo è dotato di due “piani nobili”.
Il ramo della famiglia Barbarigo si è poi estinto e le figlie si sono sposate con discendenti della famiglia Nani. Il palazzo poi è stato della famiglia Nani per 500 anni fino a che una discendente si sposò con la famiglia Mocenigo nell'Ottocento prendendone il cognome.
Ulteriori informazioni su www.vitraria.com
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