Venerdì, 30 Ottobre 2020 10:03

Trane rental services

Trane rental services

PROJECT SEVEN – CENTRO OLI ENI VAL D’AGRI
Customer Type    Contractor
Vertical market    Oil & Gas

SITUAZIONE INIZIALE
Grazie alla relazione commerciale in essere con installatore Serfrigo di Ravenna siamo riusciti a collaborare per la fornitura di un intero plant per il processo produttivo di raffinazione del Centro Oli di Val d’Agri in Basilicata di ENI.

Il progetto prevedeva la fornitura di un pacchetto completo per la fornitura  4.5 Mw di potenza frigo a condizione LWT 13°C corredato di cabina di trasformazione a media tensione e tutto quanto necessario alla distribuzione elettrica.

SOLUZIONE
Lavorando in Team con l’ufficio progettazione di Serfrigo, abbiamo sviluppato quotazione e piano lavori per la fornitura di un sistema di raffreddamento composto da:

- N.5 chiller RTAF245 da 850 Kw ;
- N.1 Cabina di trasformazione da 2500 KVA
- N.3 Quadri di distribuzione da 250 [A] cad
- N.60 corde di potenza da 240mm²
- N.5 serbatoi su skid capacità 3000 lt cad
- N.10 giunti a Y DN100 flangiati
- N.70 tubazioni flessibili dn 100 x 10 mt

VANTAGGI SOLUZIONE TRANE
Rapporto prezzo / efficienza superiore del 30% rispetto alla sluzione proposta dal nostro competitor.

CONSIDERAZIONI
Il lavoro eseguito in fase di progettazione con Serfrigo ha generato una stretta collaborazione che ha portato al migliore risultato per il cliente.

La relazione commerciale stretta e la capacità del servizio di noleggio di affrontare soluzioni complesse ci ha fatto accedere a un grande progetto di noleggio in un settore di mercato, quello del Oil & Gas.

 

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Unità polivalente plug and play per raffrescamento, riscaldamento a madia temperatura, riscaldamento ad alta temperatura e produzione A.C.S.

Aermec CPSLe unità nuove multi-funzione AERMEC CPS sono al servizio degli edifici residenziali e delle strutture ricettive che richiedono la contemporanea disponibilità di riscaldamento e raffrescamento degli ambienti serviti, e di acqua alta temperatura (in uscita dalla macchina fino a 80°C) per esigenze di riscaldamento e/o produzione A.C.S.
Per la versatilità delle funzioni e i limiti operativi estesi, oltre che per la facilità di installazione, le unità AERMEC CPS sono anche impiegabili all’interno di processi industriali di varia tipologia.
Realizzate ottimizzando l’abbinamento impiantistico tra unità polivalenti aria-acqua a 4 tubi AERMEC serie NRP (con compressori scroll e refrigerante R410A) AERMEC, e pompe di calore acqua-acqua per la produzione di acqua calda ad alta temperatura AERMEC serie WWB (con compressori scroll e refrigerante R134a), le nuove unità AERMEC CPS permettono di operare in spazi ridotti, con considerevole risparmio nei tempi di progettazione ed installazione, e con logiche di gestione ottimizzate e collaudate per avere un sistema plug and play di elevata affidabilità ed efficienza.
AERMEC CPS rappresenta pertanto la soluzione ideale sia nelle nuove realizzazioni che nelle riqualificazioni impiantistiche.

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Al via dal 15 ottobre la possibilità di accendere i riscaldamenti in oltre la metà degli 8mila comuni italiani, vale a dire quelli della cosiddetta zona climatica e, che comprende grandi città come Milano, Torino, Bologna, Venezia, ma anche zone di montagna in tutta Italia dove il clima è più rigido.

Enea riscaldamento

Per salvaguardare l’ambiente e risparmiare in bolletta, ENEA propone 10 regole pratiche per scaldare al meglio le proprie abitazioni evitando sprechi e, in molti casi, un’inutile sanzione.
1) Esegui la manutenzione degli impianti. È la regola numero uno in termini di sicurezza, risparmio e attenzione all’ambiente. Infatti un impianto consuma e inquina meno quando è regolato correttamente, è pulito e senza incrostazioni di calcare. Chi non effettua la manutenzione del proprio impianto rischia una multa a partire da 500 euro (DPR 74/2013).
2) Controlla la temperatura degli ambienti. Scaldare troppo la casa fa male alla salute e alle tasche: la normativa prevede una temperatura di 20 gradi più 2 di tolleranza, ma 19 gradi sono più che sufficienti a garantire il comfort necessario. Inoltre, per ogni grado in meno si risparmia dal 5 al 10 per cento sui consumi di combustibile.
3) Attenzione alle ore di accensione. È inutile tenere acceso l’impianto termico di giorno e di notte. In un’abitazione efficiente, il calore che le strutture accumulano quando l’impianto è in funzione garantisce un sufficiente grado di comfort anche nel periodo di spegnimento. Il tempo massimo di accensione giornaliero varia per legge a seconda delle 6 zone climatiche in cui è suddivisa l’Italia: da un massimo di 14 ore giornaliere per gli impianti in zona E (nord e zone montane) alle 8 ore della zona B (fasce costiere del Sud Italia).
4) Installa pannelli riflettenti tra muro e termosifone. È una soluzione semplice ma molto efficace per ridurre le dispersioni di calore, soprattutto nei casi in cui il calorifero è incassato nella parete riducendone spessore e grado di isolamento. Anche un semplice foglio di carta stagnola contribuisce a ridurre le dispersioni verso l’esterno.
5) Scherma le finestre durante la notte. Chiudendo persiane e tapparelle o collocando tende pesanti si riducono le dispersioni di calore verso l’esterno.
6) Evita ostacoli davanti e sopra i termosifoni. Posizionare tende o mobili davanti ai termosifoni o usare i radiatori come asciuga biancheria, ostacola la diffusione del calore verso l’ambiente ed è fonte di sprechi. Attenzione, inoltre, a non lasciare troppo a lungo le finestre aperte: per rinnovare l’aria in una stanza bastano pochi minuti, mentre lasciarle troppo a lungo comporta solo inutili dispersioni di calore.
7) Fai un check-up alla tua casa. Chiedere a un tecnico di effettuare una diagnosi energetica dell’edificio è il primo passo da fare per valutare lo stato dell’isolamento termico di pareti e finestre e l’efficienza degli impianti di climatizzazione. La diagnosi suggerirà gli interventi da realizzare valutandone il rapporto costi-benefici. Oltre ad abbattere i costi per il riscaldamento, anche fino al 40%, gli interventi diventano ancora più convenienti se si usufruisce delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, l’ecobonus che consente di detrarre dalle imposte IRPEF o IRES dal 50 all’85% delle spese sostenute a seconda della complessità dell’intervento e il superbonus, con cui l’aliquota di detrazione sale al 110%”.
8) Scegli impianti di riscaldamento innovativi. Dal 2015, tranne poche eccezioni, si possono installare solo caldaie a condensazione. È opportuno valutare la possibilità di sostituire il vecchio generatore di calore con uno a condensazione o con pompa di calore ad alta efficienza. Sono disponibili anche caldaie alimentate a biomassa e sistemi ibridi (caldaia a condensazione e pompa di calore) abbinati a impianti solari termici per scaldare l’acqua e fotovoltaici per produrre energia elettrica. Anche per questi interventi è possibile usufruire degli sgravi fiscali.
9) Scegli soluzioni tecnologiche innovative. È indispensabile dotare il proprio impianto di una centralina di regolazione automatica della temperatura che evita inutili picchi o sbalzi di potenza. La possibilità di programmazione oraria, giornaliera e settimanale garantisce un ulteriore risparmio energetico. Anche la domotica aiuta a risparmiare: cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici permettono di regolare anche a distanza, tramite telefono cellulare, la temperatura delle singole stanze e il tempo di accensione degli impianti di riscaldamento.
10) Installa le valvole termostatiche. Queste apparecchiature servono a regolare il flusso dell’acqua calda nei termosifoni, consentendo di non superare la temperatura impostata per il riscaldamento degli ambienti. Obbligatorie per legge nei condomini, le valvole termostatiche permettono di ridurre i consumi fino al 20%.

 

A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork

Venerdì, 17 Luglio 2020 18:17

Antigelo per rampe Khema

Antigelo Khema

Cominciò tutto così, venti fa, con sistemi antighiaccio e neve per rampe di accesso a garage, marciapiedi, passaggi pedonali e scale.
Oggi dopo oltre 20 anni di progettazione di sistemi antighiaccio e neve per rampe e vialetti proponiamo il SISTEMA COMPLETO: Cavi + Automazione GENIUS SENZA SENSORE CARRABILE tutto in un solo KIT.
Bastano giusto le dimensioni della rampa e il gioco è fatto.
Il sistema è efficace, efficiente ed ECONOMICO, offrirà un servizio senza valore: La TUA SICUREZZA e il TUO COMFORT.
I Cavi Scaldati  aiutano ad eliminare ghiaccio e neve senza fatica, aumentando la Tua sicurezza con poca spesa e nessun ingombro.
Vengono forniti già pre-assemblati in tappeti in larghezza da 50 cm per la lunghezza richiesta.
Solitamente in accessi privati, vengono stesi coprendo il passaggio del passo ruota, oppure il passaggio pedonale. L’accensione viene gestita automaticamente da un sistema di controllo temperatura e umidità SEMZA L’UTILIZZO DI SENSORE CARRABILE.
Adatti ad ogni tipo di copertura: Cemento, autobloccanti, mattonelle su scale, campi in erba, asfalto.

Scarica la brochure a fondo pagina.

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Khema Q-Rad

Q-Rad monitora l’effetto delle sue azioni sulla temperatura di una stanza. Sa esattamente quanto tempo ci vuole per raggiungere la temperatura desiderata,e spegnere quando si avvicina alla temperatura impostata.

Questo riduce al minimo l’energia che utilizza, massimizzando al contempo il comfort - mantenendoti caldo al minor costo possibile.
Q-Rad è elegante, sottile ed elegante. ideale per l’uso in molte applicazioni,

Progettato e sviluppato dal un team di esperti DIMPLEX e fabbricato nello stabilimento nel Regno Unito, Q-Rad incorpora le tecnologie più avanzate per darvi il massimo controllo sul riscaldamento. Scegli quando vuoi calore e a che temperatura poi siediti e lascia che Q-RAD si prenda cura del tuo comfort

Aggiornato alle nuove direttive EcoDesign.

Perche Q-RAD è così interessante?

  • Calore immediato grazie alla Tecnologia Dual-Element per il perfetto equilibrio di convezione e riscaldamento radiante.
  • Automodula la potenza
  • Controlli utente intuitivi con display touch retroilluminato
  • Temperature ambiente programmabili dall'utente con più profili timer settimanali
  • Tecnologia di risparmio energetico Adaptive Start (Termostato elettronico con una precisione di 0,2 ° C per garantire che la temperatura impostata sia raggiunta e mantenuta. Avvio intelligente. Preriscalda la stanza prima di un programma di riscaldamento programmato per solo esattamente la quantità di tempo richiesta per raggiungere la temperatura target desiderata al momento desiderato. Ad esempio, se il prodotto seguiva un timer impostato a 21 gradi alle 7:00, con Adaptive Start il prodotto inizierà a riscaldarsi prima delle 7:00 per raggiungere i 21 gradi alle 7:00, senza Adaptive Start il riscaldatore inizierà solo il riscaldamento alle 7:00
  • Tecnologia di risparmio energetico Windows Detection (Il rilevamento finestra aperta monitora la temperatura ambiente mentre il riscaldato¬re tenta di raggiungere la temperatura am¬biente desiderata. Se la temperatura della stanza non cambia o diminuisce mentre viene emesso calore, il prodotto interrom¬perà il riscaldamento e entrerà in modalità standby per non sprecare energia.)
  • Pulsanti capacitivi con feedback audio
  • Batteria sostituibile dall'utente (tipo moneta)
  • Blocco bambini e blocco settaggio(Attivabile con PIN, evita la modifica delle impostazioni da parte di persone non autorizzate)

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Venerdì, 08 Maggio 2020 21:04

Sistemi di riscaldamento per le chiese

Riscaldamento luoghi di culto

Premessa
Il riscaldamento di edifici storici adibiti a chiese e luoghi di culto è sempre stato considerato un problema di difficile soluzione. Sia le dimensioni degli ambienti, che le loro caratteristiche, l’uso saltuario e la presenza di arredi ed opere d’arte danneggiabili dal riscaldamento, spesso hanno reso insoddisfacenti gli interventi, sia per la loro scarsa efficacia e sia per la pessima efficienza. Non sono stati raggiunti i risultati attesi e, di conseguenza, gli impianti sono stati spesso dismessi. Per questo si crede spesso che non vi siano tecnologie in grado di garantire, nelle chiese e nei luoghi di culto, un comfort accettabile senza provocare effetti negativi sulle strutture storiche, senza creare danni ad arredi e ad opere d’arte (quadri, affreschi, statue, ecc.) e senza che i costi (installazione ed esercizio) siano proibitivi.
Con tali preoccupazioni, non mancano conclusioni del tipo “Il miglior modo di riscaldare le chiese storiche è di non riscaldarle affatto”. Quindi, quando fa freddo, l’unico suggerimento per frequentare le chiese è di coprirsi di più.
Tuttavia non è sempre così, visto che qualche compromesso si può raggiungere, anche se è vero che, se si ricorre a sistemi di riscaldamento sbagliati, si finisce per dissipare risorse preziose, col risultato di riscaldare inutilmente volumi di aria assolutamente eccessivi.

Le soluzioni adottate
Molte le soluzioni che sono state adottate nel tempo, tra cui:
- riscaldamento ad aria, con generatori di vario tipo (gas, gasolio, ecc.).
Il sistema crea problemi perché solleva molta polvere, danneggia le opere d’arte, accentua la stratificazione della temperatura, non scalda a sufficienza pareti e pavimento creando condizioni di asimmetria, è rumoroso, ha una gestione molto onerosa
- riscaldamento localizzato a gas (riscaldamento a raggi infrarossi , con radiazione ad alta temperatura).
E’ un sistema vietato in alcuni Paese europei a causa della pericolosità, richiede aperture di aerazione per la sicurezza (presenza di impianti di combustione all’interno del volume riscaldato), ha una bassa percentuale di trasferimento del calore per radiazione (temperatura del corpo emittente troppo bassa), difficoltà di manutenzione (i sistemi di combustione sono sistemati in alto e difficilmente accessibili; in definitiva, ha una gestione onerosa
- riscaldamento idronico radiante a pavimento, con tubazioni annegate nel massetto.
E’ un sistema adottato in passato per l’efficacia, ma che, a causa dell’inerzia molto elevata (necessari giorni di preaccensione), mal si adatta all’uso saltuario dell’edificio e, di conseguenza, ha una gestione troppo onerosa. Richiede interventi molto invasivi per la posa (rimozione dei pavimenti esistenti) e, di conseguenza, difficilmente realizzabili negli edifici storici
- riscaldamento localizzato elettrico (in ambiente, a zoccolo, nelle panche, ecc.).
E’ una delle soluzioni proposte da ATH. Può essere realizzato in diversi modi, anche combinati tra di loro. Molto efficiente ed efficace, presenta alcuni problemi di realizzazione pratica che lo rendono, di fatto, applicabile solo in situazioni molto particolari
- riscaldamento elettrico radiante a pavimento, con pannelli posati su pedane appoggiate alla pavimentazione esistente. E’ un sistema pratico e flessibile (si possono riscaldare solo piccole porzioni della chiesa: una parte dei banchi, una cappelle, il presbiterio, il coro, ecc). Viene adottato quando le esigenze di ridurre la spesa e le aspettative sono elevate, ma presenta alcuni inconvenienti legati al comfort difficilmente valutati a priori. I vantaggi che offre sono l’inerzia molto bassa e il costo di gestione controllabile con facilità. Richiede una progettazione molto attenta, se non si vogliono affrontare problemi di mancato comfort.
E’ una delle soluzioni proposte da ATH più adottate.
- riscaldamento elettrico IRC, con corpi scaldanti ad alta temperatura ad emissione di luce.
Molto adottato per i bassi costi di esercizio e l’efficacia (riscaldamento immediato), può presentare problemi di comfort per asimmetria radiante: deve essere progettato da tecnici competenti.
E’ un sistema che si presenta molto pratico, anche per la possibilità dei corpi radianti di essere movimentati meccanicamente da traslatori automatici, e, in definitiva tra i più adottati.
ATH ha molte soluzioni per rendere conveniente ed economica questa soluzione: dai corpi scaldanti (OMV, IRC) ai sistemi di controllo (via internet, con quadri di comando preasemblati, ecc.).

Alcune di queste soluzioni, come detto, presentano problemi, a causa dell'elevato costo di gestione o per la difficoltà di controllarne bene il funzionamento.
Il riscaldamento ad aria, in particolare, ha il difetto di provocare un’eccessiva stratificazione, danneggiare le opere d'arte contenute nelle chiese e di essere rumoroso.
Il riscaldamento a pavimento mediante elementi annegati nel massetto, data l'elevata inerzia termica del sistema e le forti dispersioni verso le murature e il terreno, richiede accensioni prolungate a fronte di poche ore di effettivo utilizzo dei locali, spesso eccessivamente ampi rispetto alla reale area utilizzata.
Il riscaldamento localizzato a raggi infrarossi, se mal progettato, può essere fonte di disagio termico a causa della elevata temperatura di esercizio e della errata collocazione. Se poi è a gas, può rappresentare una fonte di pericolo per la presenza di combustibile altamente infiammabile. Le pedane riscaldate elettricamente sono quasi sempre una buona soluzione di compromesso, ma solo se progettate con molta attenzione.
Si possono anche adottare soluzioni miste, con un riscaldamento localizzato di tipo radiante elettrico a raggi infrarossi senza luce (a media temperatura) o con luce (ad elevata temperatura), abbinati a sistemi localizzati sistemati sulle panche (quando possibile) o a pedane riscaldate.
Queste soluzioni miste sarebbero da preferire, specie se l’area da riscaldare è saltuaria e normalmente ridotta rispetto alla superficie complessiva dell’edificio.
Importante è anche analizzare con attenzione il sistema tariffario scelto: occorre poter disporre di tariffe energetiche agevolate, biorarie. Ovviamente meglio ancora se l’edificio ha un impianto fotovoltaico da cui trarre energia: in questo caso, occorre avere impianti in grado di accumulare l’energia termica (impianti ad inerzia).

Le soluzioni ATH Italia
Le soluzioni proposte da ATH Italia sono sempre adatte all’edificio e all’avanguardia della tecnica, senza tralasciare le principali esigenze che questo tipo di riscaldamento richiede. In particolare deve garantire:
- un funzionamento saltuario e per tempi ridotti
- silenziosità
- assenza di problemi di sicurezza
- ridotti investimenti
- un esercizio semplice ed economico.
L'obiettivo è anche quello di rendere gli spazi utilizzati dai fedeli e dai celebranti confortevoli, di non essere invasivi, di non avere impatto visivo e di poter essere installati con rapidità e facilmente.
Gli impianti proposti non necessitano di spazi ausiliari (camini, centrali termiche, ecc.), ma solo un quadro di controllo. Quasi tutti possono essere rimossi con facilità e riutilizzati in altri contesti.
 
Le soluzioni proposte sono molteplici:
- Pedana Floor comfort oppure pavimenti riscaldanti con cavi o film
- Corpi riscaldanti localizzate, a media temperatura (circa 360°C), senza luce
- Riscaldamento a zoccolo, per riscaldare le pareti dei locali ausiliari
- Riscaldamento ad alta temperatura, ad infrarosso corto (IRC) o medio veloce (OMV)
- Cassette riscaldanti da installare sulle panche, a bassa temperatura (circa 70/80°C).
Ogni situazione deve essere valutata con attenzione, perché difficilmente una sola tipologia di impianto risponde a tutte le esigenze. Normalmente le soluzioni più convenienti sono quelle che prevedono una combinazione dei vari sistemi.

La potenza da installare e l’energia necessaria per il funzionamento
Quando si sceglie una tipologia di riscaldamento e si vuole determinarne la potenza necessaria, spesso ci si concentra sul problema di come fare a riscaldare l’aria. Per il calcolo si ricorre al tradizionale metodo di stabilire le temperature ambiente desiderata e i coefficienti di trasmissione delle pareti. Questo metodo si rivela quasi sempre inadeguato per le chiese, a causa della tipologia di edificio e al suo utilizzo saltuario.
Quindi, la valutazione della potenza non si può effettuare con il classico metodo semplificato applicabile a locali che sono in condizioni stazionarie. La proposta di ATH è quella di calcolare la potenza partendo dall’assunto di ottenere condizioni di benessere facendo ricorso, quasi esclusivamente, ad un riscaldamento radiante.
Ecco quindi che ogni edificio fa storia a sé e deve essere considerato singolarmente.
Allo stesso modo, non esiste uno standard per la valutazione del consumo energetico, essendo troppo variabile, sia l’area che si intende rendere confortevole, che il numero di ore di effettivo utilizzo.

Conclusione: esiste l’impianto ideale?
Quasi mai esiste un impianto ideale che garantisca il comfort nelle chiese soddisfacendo tutte le esigenze, quelle tecniche, quelle artistiche e quelle economiche, che non sempre vanno d’accordo. La valutazione economica, superati i vincoli artistici, è quella che viene di solito messa al primo posto e questo non sempre si adatta alle esigenze tecniche. Una combinazione di sistemi è quasi sempre la soluzione preferibile, quella che può soddisfare anche i vincoli economici.
Di seguito verranno illustrate le soluzioni tecniche proposte da ATH e, nelle conclusioni, alcuni suggerimenti adatti a particolari situazioni.

di Sergio Strata – Consulente ATH Italia

Scopri le soluzioni ATH Italia per i luoghi di Culto

Riscaldamento luoghi di culto

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Energia elettricaL’energia elettrica, che è una forma di energia secondaria (nel senso che deriva da altre forme di energia, dette per questo fonti primarie ) viene regolarmente utilizzata in Italia per il riscaldamento (sfruttando l’effetto Joule) da milioni di utenti, nelle forme più disparate. Basti pensare alle stufette, utilizzate per riscaldare i bagni nelle mezze stagioni o come integrazione alla carenza del sistema centrale, ai radiatori installati nelle seconde case, alle lampade ad infrarossi per rendere fruibili spazi all’aperto (dehors, bar, ecc.) o postazioni di lavoro isolate, ecc. . Talvolta questo sistema di riscaldamento è complementare ad altri che si rivelano insufficienti o non adatti perché lenti ad entrare in esercizio. Nelle seconde case, ad esempio, il riscaldamento elettrico è utilizzato per riscaldare la casa con comando di accensione a distanza e viene spento all’arrivo, quando intervengono altri sistemi: stufe e caminetti a legna, ecc.
E’ quindi incomprensibile che tale sistema sia pressoché ignorato dalla normativa e accusato di essere troppo costoso, subendo anche l’ostilità dei progettisti (specie termotecnici), se pur con argomentazioni vaghe. Tutto ciò ha contribuito a creare attorno al riscaldamento elettrico (ad effetto Joule) un clima pregiudizialmente ostile, tanto più ingiustificabile in una società che dipende quasi totalmente dall’elettricità. Dall’elettricità dipende il funzionamento dell’illuminazione e degli elettrodomestici, una buona parte tempo libero, l’informatica, le telecomunicazioni, i trasporti (tram, treni, metropolitane e ora anche le vetture elettriche).
I possibili sviluppi futuri, analizzati da studiosi come Mario Silvestri ne “Il futuro dell’Energia, Bollati Boringhieri, 1988) prevedono che il peso del sottosistema energia elettrica nel sistema energetico globale (penetrazione elettrica) sia sempre maggiore.
In questo quadro ci si chiede, perché solo il riscaldamento elettrico diretto suscita tante perplessità e critiche ? L’avversione, particolarmente vivace in Italia, coinvolge non solo l’utente comune (scottata da esperienze negative), ma anche da quasi tutti i professionisti (termotecnici, architetti, ecc.) e dagli “esperti energetici”. E’ un’avversione quasi sempre priva di motivazioni plausibili, talvolta acritica, che sembra nascondere, date le argomentazioni, una certa ignoranza e un condizionamento culturale esterno, quando non interessi particolari, non dichiarabili apertamente.

Il basso rendimento della rete di trasporto
Il principio di funzionamento del riscaldamento elettrico è semplice: trasformare dell’energia in calore facendo circolare elettroni in un materiale conduttore, creando una resistenza. Le soluzioni tecniche sono molteplici e tutte molto facilmente realizzabili. Questo fenomeno non è neppure annullabile e diventa molto grave nel trasporto dell’energia tra l’unità di produzione e il contatore di misura. Di conseguenza viene combattuto con investimenti importanti. Il paradosso sta proprio nel fatto che, di tutto il ciclo, solo il riscaldamento, che sfrutta proprio l’effetto Joule, sia demonizzato.
Eppure, a ben pensarci, è forse il solo sistema di riscaldamento ad avere un rendimento di emissione molto prossimo al 100%, un rendimento di distribuzione altrettanto vicino al 100% così come il rendimento di regolazione (questo grazie alle nuove tecnologie di regolazione e controllo). Senza considerare che, nell’ipotesi di utilizzazione di energia elettrica prodotta esclusivamente da fonti non combustibili (fotovoltaico, eolico, idraulico, ecc.), la produzione di gas ad effetto serra sarebbe nulla.

Pregiudizi ingiustificati e progressi tecnologici ignorati
Il riscaldamento elettrico viene classificato, in genere, come quello di più basso livello tecnologico e di costo di esercizio più elevato. Questo a causa di un passato fatto da installazioni errate e tecnici incompetenti. Viceversa, è molto economico sia in fase di acquisto dei componenti che di posa. Purtroppo è stato utilizzato spesso in maniera inopportuna e in condizioni non adatte.
Per esempio, è stato posato in edifici non isolati, o è stato sfruttato come unica fonte energetica, quando avrebbe dovuto essere abbinato ad altri sistemi. In molti casi vengono utilizzati apparecchi di trasformazione vecchi, ancora basati sull’effetto convettivo invece che sul radiante..
Se a tali errori si aggiunge il fatto che il costo dell’energia elettrica è di molto superiore al costo del gas, ecco che l’immagine del riscaldamento ad effetto Joule non può che essere negativa. Ma si tratta di un pregiudizio, privo di basi sia economiche che tecnologiche. In questo settore, infatti, molte sono le innovazioni che lo hanno interessato il settore, anche se pochi, purtroppo, le conoscono.
Per esempio, il riscaldamento elettrico a pavimento e a soffitto, se ben installato, presenta notevoli vantaggi rispetto a quello ad acqua: una progettazione molto più semplice (i costi vengono quasi azzerati), un’inerzia inferiore e una possibilità di gestione domotica molto più facile. Considerando che il rendimento di distribuzione è pari al 100% che emissione e regolazione sono anche vicine al 100%, si ottiene una riduzione del fabbisogno energetico complessivo anche superiore del 30% rispetto ai sistemi ad acqua.
Si pensi poi ai radiatori elettrici ad infrarossi lontani , ben diversi dai classici radiatori a convezione  naturale. I corpi scaldanti basati su questa tecnologia stanno, poco alla volta, sostituendo tutti gli altri. Associando, in maniera adatta, irraggiamento (almeno 80%) e convezione, consentono di ridurre l’inerzia del sistema riscaldante, la grande nemica delle case molto isolate. La conseguenza è un notevole miglioramento del comfort e una drastica riduzione del consumo energetico.
Anche i radiatori ad accumulo, che consentono un miglior sfruttamento dell’energia elettrica proveniente dal fotovoltaico, hanno contribuito a modificare il quadro dell’offerta di qualità.
Infine, ma non meno importante, l’evoluzione dei sistemi di controllo e regolazione del riscaldamento elettrico, che consentono una miglior interazione con l’utente e le sue abitudini, di quanto non possano fare altri sistemi di riscaldamento. Vi sono oggi controllori in grado di apprendere le abitudini degli occupanti e adattare il funzionamento degli apparecchi agli orari, anticipandone l’accensione o spegnendoli quando le finestre sono aperte. Vi sono esperienze che dimostrano come, solo cambiando tipologia di apparecchio e sistemi di controllo, si può arrivare fino al 45%  di risparmio energetico.

Come la normativa energetica rende non conveniente l’elevato isolamento degli edifici
L’utilizzo di riscaldamento ad effetto Joule penalizza la Classe energetica dell’edificio
Un edificio riscaldato elettricamente con sistemi ad effetto Joule, indipendentemente dal’elemento previsto (radiatori IR, pavimento, soffitto, ecc.), che risulta ininfluente, vede ridurre la sua classificazione di un buon 50% rispetto ad un normale sistema a combustione con impianto ad acqua. Questo vuol dire che, con il peggiore dei sistemi a gas, non si richiedono molti sforzi, né progettuali né realizzativi, per raggiungere il livello di prestazioni di un sistema elettrico. E, purtroppo, neppure per arrivare alle minime richieste della normativa. In sostanza, è sufficiente realizzare un edificio con un isolamento di poco superiore a quello di qualche anno fa e dotarlo di un impianto altamente “efficiente” (sulla carta e all’inizio della sua vita), per rientrare ampiamente nella norma e, anzi, ottenere elevate classificazioni (A e A+).
Questo a causa del criterio utilizzato, basato su una unità di misura convenzionale, che le Direttive europee hanno indicato: kWh di energia primaria. In Italia la conversione con l’energia elettrica si effettua con un coefficiente vicino a 2,5 per l’energia elettrica,  invece che 1 per i combustibili fossili (gas, gasolio).
L’eventuale maggior isolamento che una casa riscaldata elettricamente richiederebbe per raggiungere lo stesso livello di costo di esercizio (in termini di bolletta elettrica)  sarebbe ampiamente compensato dal minor costo di impianto (progettazione, materiali, montaggio, assistenza muraria, ecc.), dall’assenza di manutenzione e di obblighi burocratici (libretto di impianto, ecc.). Ma la penalizzazione in termini di classificazione è così penalizzante che ha reso pressoché inutilizzabile questa tecnologia.
L’assenza di una normativa chiara penalizza le case ben isolate
Nella normativa energetica, l’effetto Joule, al di là del fattore di conversione in energia primaria, non viene trattato in maniera tale da consentirne l’utilizzo: semplicemente viene ignorato. Pertanto, concepire in maniera diversa l’immobile e costruirlo con un isolamento molto elevato (casa passiva, per esempio), non conviene. I problemi tecnico-economici che si devono affrontare, scoraggiano il costruttore e disincentivano i progettisti più sensibili a proporre soluzioni innovative che privilegino l’immobile e la sua durata piuttosto che gli impianti. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: case scarsamente isolate con impianti tecnologicamente complicati, assurdamente costosi e ingestibili. Tali impianti sono destinati ad un rapido degrado e all’abbandono da parte dei centri di assistenza, impossibilitati ad intervenire.
Piuttosto che sforzarsi a proporre un riscaldamento elettrico ad effetto Joule, semplice ed economico abbinato ad un edificio ad alte prestazioni energetiche, il progettista preferisce ricorrere a soluzioni standardizzate: un isolamento scadente o posato spesso nel posto sbagliato (a cappotto) abbinate ad un impianto dalle prestazioni mirabolanti. Tutto ciò per raggiungere l’obiettivo ambito dal cliente: la Classe A. Ma tutto è solo sulla carta, perché non è in grado di mettere in guardia lo stesso cliente sulle conseguenze: costo vero di esercizio (energia, manutenzione, ricambi, ecc.)che lo stesso ha sostenuto (a sua insaputa).
E’ molto più facile dire che il riscaldamento ad effetto Joule non è regolamentare, piuttosto che sforzarsi a studiare nuove soluzioni e valutare i reali costi degli interventi proposti!

Necessità di un’analisi comparativa delle esperienze sul campo
Il riscaldamento diretto ad effetto Joule, che in molti casi, potrebbe essere il sistema più conveniente, viene così scartato in maniera preconcetta, mentre sarebbe necessario eseguire un’analisi comparativa edificio/impianto/costi (investimento, esercizio, manutenzione, ripristino) accurata, cosa che non viene fatta oggi. Questo consentirebbe, in moltissime situazioni (case abitate saltuariamente, seconde case, case ben isolate, case dotate di impianti autonomi di produzione elettrica da fonti rinnovabili, ecc.) di considerare conveniente, in termini di kWh di energia primaria, una tecnologia che ora è marginale ed è ingiustamente avversata. Una sua corretta valutazione e, conseguentemente, una precisa descrizione normativa, potrebbe anche essere un’occasione da non tralasciare per stimolare lo sviluppo di innovazioni interessanti. Basti pensare ai prodotti (terminali e controlli), alle metodologie costruttive (isolamenti non a cappotto), agli abbinamenti tra diversi sistemi riscaldanti e, in definitiva, alla creatività delle proposte progettuali.
L’avviamento di una ricerca e classificazione delle esperienze nell’uso di tali tecnologie (abitazioni ad uso continuativo o saltuario, ecc.) nelle varie zone geografiche (climatiche), potrebbe far emergere dei risultati molto interessanti e sorprendenti, tali da valorizzare una corretta applicazione di una tecnologia ora emarginata. Senza contare che ciò favorirebbe la ricerca di nuove soluzioni e sarebbe di stimolo per innovazioni tecnologiche.

Conclusioni
Ma il futuro del riscaldamento ad effetto Joule non dipende solo da valutazioni meno prevenute degli operatori (in primo luogo progettisti, ma anche installatori) e degli utenti. Sarebbe necessaria una più attenta analisi delle esigenze regolamentari verso cui ci si sta avviando. Gli edifici passivi o ad energia “quasi zero”, richiedono una urgente revisione delle norme, in particolare su quelle relative al riscaldamento ad effetto Joule, sensibilizzando i progettisti a rivedere la sua marginalizzazione. Prendere in considerazione un sistema di riscaldamento molto reattivo, a bassissima inerzia termica, facilmente regolabile e gestibile con le più avanzate tecnologie, è, in molti casi, la soluzione più logica. Non si comprende perché debba anche essere la più avversata.    
Forse perché il riscaldamento elettrico diretto è molto conveniente, non solo in abbinamento con altre fonti energetiche rinnovabili (biomasse, fotovoltaico e accumulatori, ecc.) e sistemi di gestione intelligenti (telefono), ma anche perché favorisce la diffusione delle reti di scambio localizzato di energia (smart grid)? Certo se questa tecnologia potesse superare l’ostacolo dei grandi monopoli, sarebbe possibile sfruttare localmente (anche a livello di vicini di casa, condomini o piccoli paesi) l’extra produzione di energia elettrica prodotta (fotovoltaico), ora immessa in rete e spesso “dispersa”. Magari si potrebbe sfruttare anche la possibilità di accumulo garantita dai sistemi di batterie che, prima o dopo, saranno economicamente accessibili a tutti.


di Sergio Strata (consulente ATH Italia srl)

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Antrax IT

Quasi vent’anni di radiatori di design raccontati in un unico strumento: dall’intramontabile Tubone, ai simbolici Oreste & Emma, sino alle più recenti novità, nel nuovo catalogo di Antrax IT si susseguono i prodotti che hanno reso l’azienda un punto di riferimento internazionale nel settore del termoarredo per l’architettura.

Il volume, frutto di un lungo lavoro che l’azienda ha condotto in collaborazione con la stylist Cristina Romanello e i fotografi di Studio Emozione, raccoglie infatti i successi dal 2005 ad oggi, presentati in una veste del tutto inedita. Ci sono le collezioni firmate da Matteo Thun & Antonio Rodriguez, Daniel Libeskind, Victor Vasilev e Piero Lissoni e ancora i corpi scaldanti ideati da Peter Rankin e Andrea Crosetta, ma tutti vengono narrati a partire da una medesima cifra stilistica. All’interno di un progetto grafico coerente, sviluppato intorno ai temi del bianco e del nero, i prodotti sorpassano infatti le logiche temporali e dimostrano la loro capacità di essere sempre attuali: un concetto ulteriormente rafforzato dall’inserimento, all’interno degli scatti, di icone anni ’50 e ’60 che confermano come il buon design sia intramontabile.

Quasi sospesi in atmosfere eteree, i radiatori sono proposti come oggetti versatili che le persone possono decidere di inserire in qualsiasi contesto: in un soggiorno, in camera, in cucina, in bagno, in una hall, ufficio, albergo, museo.

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Modulo Radiante Planium

Iniziato nel 2016 e ancora in atto nel presente anno, il progetto I-ZEB ha coinvolto sedici aziende, tra cui Planium, con un obiettivo condiviso tramite la cooperazione fra industria privata e ricerca (CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche): progettare e ideare nella ricerca di un equilibrio tra massima funzionalità e massimo comfort, il tutto con il dispendio energetico minimo (“energia zero”).
Nella ricerca, che consiste nella sinergia del funzionamento dei prodotti presentati dalle diverse aziende per ottenere il comfort ideale del futuro negli interni, Planium ha partecipato con l’installazione del suo innovativo Modulo Radiante in laboratorio: un sistema emissivo che racchiude in sé il principio di utilizzo razionale delle fonti energetiche da una parte, del raggiungimento di un comfort tecnico dall’altra.
Installabile in qualsiasi sistema edilizio, Modulo Radiante è un sopraelevato con impianto radiante idronico caldo/freddo integrato nei moduli e la cui funzione di sopraelevazione consente la possibilità di ispezione dell’intercapedine sottostante. Planium ha concepito nel 2008 questo sistema la cui distribuzione del calore è omogenea; la sua natura modulare, unitamente alla scelta del cliente di poter optare per una finitura tra quelle proposte da Planium in una vasta gamma del suo catalogo (gli acciai essenziali, la notturna calamina, i caldi ottone, bronzo e rame) rende Modulo Radiante un prodotto all’insegna non solo di un’avanguardia tecnologica, ma anche di un senso estetico che va in una direzione funzionalista.

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RiscaldamentiENEA e Innovhub Stazioni Sperimentali per l’Industria hanno realizzato un innovativo sistema di misurazione delle polveri sottili emesse da stufe, caminetti e caldaie a biomassa, che punta a diventare uno standard a livello europeo. Questa attività fa parte del progetto Ue “IMPRESS II - Metrology for Air Pollutant Emissions”, che si occupa di sviluppare metodi di analisi e misura di alcuni inquinanti atmosferici, tra cui gli ossidi di azoto e i particolati PM 2.5 e PM10, con l’obiettivo di migliorare la tecnologia alla base degli impianti di riscaldamento alimentati a legna e pellet.

“I moderni apparecchi domestici sono molto più efficienti per prestazioni e impatto ambientale rispetto al passato, ma la combustione di biomasse rimane una fonte importante di particolato ai danni della qualità dell’aria. Per questo l’Unione europea sta andando nella direzione di imporre target di emissioni sempre più stringenti; solo in Italia più del 90% del PM10 generato dal settore riscaldamento domestico deriva proprio dai piccoli apparecchi a legna. Finora, per misurare le emissioni di particolato sono stati usati metodi diversi e, a volte, dai risultati contrastanti, generando confusione sul mercato. Per questo stiamo lavorando, assieme ad altri 17 partner europei, a un metodo standard di misurazione, applicabile a tutti i tipi di stufe e caldaie a biomassa. Questo sistema dovrà dare risultati ripetibili con un’accuratezza tracciabile e garantita; non solo, dovrà fornire al consumatore informazioni affidabili sulle caratteristiche emissive di un particolare apparecchio o caldaia”, spiega Francesca Hugony del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica dell’ENEA.

Per i test ENEA e Innovhub hanno scelto una stufa a pellet dalla potenza nominale di 8 kW, con emissioni stabili (necessarie per fare un confronto tra i diversi campionamenti) per verificare l’affidabilità del nuovo dispositivo. Il sistema consiste in una “camera di diluzione” dove il gas di combustione viene miscelato con aria secca, filtrata e preriscaldata a una temperatura costante di 35-40° C. Il campionamento è gestito da remoto, attraverso un software di controllo che garantisce, a differenza degli altri sistemi di misura, la replicabilità dei parametri operativi.

Il sistema di campionamento è stato poi inviato ad altri tre laboratori europei specializzati in quest'ambito: il coordinatore del progetto INERIS (Institut national de l’environnement industriel et des risques), DTI (Danish Technological Institute) e RISE (Research Institutes of Sweden). Per questa seconda fase, i test sono stati condotti anche su stufe a legna di piccola taglia.

“Il prossimo passo sarà rendere il nostro strumento di campionamento più maneggevole per commercializzarlo; per questo candideremo questa tecnologia al prossimo bando ENEA “Proof of Concept”. Dopo di che lo proporremo come metodo da inserire nelle norme tecniche. Se dovesse passare come standard europeo, i potenziali acquirenti sarebbero soprattutto i laboratori certificati. Tuttavia, anche come solo sistema di diluizione potrebbe essere utile a università e centri di ricerca che conducono prove sperimentali sui sistemi di combustione. La Francia, ad esempio, è già interessata al nostro sistema di campionamento del particolato per alcuni settori produttivi. Mentre in Italia, in questa fase di sperimentazione, il Comune di Milano ha chiesto al nostro partner Innovhub di utilizzare il sistema di campionamento su un forno da pizzeria, per verificare le emissioni di particolato condensabile[1]”, conclude Hugony.

L’inquinamento atmosferico è responsabile di circa 400mila morti premature, con costi per la salute compresi fra i 330 e i 950 miliardi di euro ogni anno in Europa. Oltre il 60% della popolazione urbana dell’Ue è esposta a livelli di particolato al di sopra delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le caldaie a biomassa, così come gli altri sistemi di riscaldamento domestico, sono “i principali responsabili”. Per proteggere la qualità della vita dei cittadini, i limiti sugli inquinanti atmosferici stanno diventando sempre più rigorosi e ne saranno introdotti anche per quelli appena regolamentati, come ammoniaca e fluoruro di idrogeno, per i quali non si dispone ancora di metodi di misurazione standardizzati a livello Ue. I risultati consentiranno ai regolatori, agli operatori degli impianti, ai produttori e ai fornitori di servizi di misurazione di conformarsi ai limiti di emissione e ai requisiti di monitoraggio, sostenendo gli sforzi per garantire aria più pulita in tutta Europa a beneficio della salute pubblica e dell'ambiente.

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