Google Earth: prova degli abusi edilizi
Con la sentenza 37611/2020, la Cassazione ha dichiarato che Google Earth può essere utilizzato per provare la presenza di un abuso edilizio e risalire alla data della sua realizzazione.
La documentazione fotografica rappresenta quindi un indizio che, insieme ad altri elementi, può rappresentare una vera e propria prova dell'abuso realizzato.
Viene però precisato dal TAR Sardegna, sez. II, sent. 31 gennaio 2018, n. 54 che «i rilevamenti tratti da Google Earth prodotti in giudizio non possano costituire, di per sé ed in assenza di più circostanziati elementi, documenti idonei allo scopo di indicare la data di realizzazione di un abuso».
Ricordiamo inoltre che con la sentenza 1604/2018, il Tar Calabria ha affermato che i fotogrammi del programma Google Earth costituiscono prove documentali pienamente utilizzabili anche in sede penale.
Grazie a questo strumento è stato possibile scoprire che le opere edilizie abusive erano state realizzate dopo la domanda di sanatoria edilizia.
Nel caso esaminato dal TAR Calabria, il proprietario di un immobile aveva presentato domanda di condono edilizio ai sensi della Legge 47/1985. Il Comune aveva quindi rilasciato la concessione edilizia in sanatoria, ma l’aveva poi annullata dopo lo svolgimento di analisi successive, ordinando anche la demolizione delle opere realizzate.
Per ottenere ottenere il condono in base alla legge del 1985, l’opera doveva essere ultimata entro il 1° ottobre 1983. Dopo le varie indagini e grazie anche al contributo di Google Earth, era invece emerso che alcune opere erano state realizzate dopo il 2001.
In questo caso il Comune ha esercitato il proprio potere di autotutela, ritirando l’atto, senza necessità di esternare alcuna particolare ragione di pubblico interesse; inoltre i giudici hanno confermato la revoca del titolo abilitativo e l’ordine di demolizione delle opere realizzate abusivamente.
Ritornando all'ultima sentenza della Cassazione, i giudici si sono pronunciati sul ricorso presentato dai proprietari di un terreno, che erano stati condannati per aver realizzato una piscina in muratura senza aver ottenuto il permesso di costruire.
La controparte dichiara infatti che non era stata effettuata nessuna istruttoria e le uniche prove erano delle immagini provenienti da Google Earth, strumento che, a loro avviso, era privo di rilevanza giuridica e non consentiva di valutare l’usura dei materiali, la data effettiva di realizzazione del manufatto e l’eventuale prescrizione del reato.
I giudici hanno respinto le motivazioni dei ricorrenti spiegando che i proprietari dimoravano nell’immobile interessato dai lavori senza aver dimostrato la propria contrarietà alla realizzazione della piscina. Per questo motivo la Cassazione li ha identificati come committenti delle opere.
Inoltre la Cassazione ha sottolineato che grava sull’imputato l’onere di allegare le prove da cui si possa desumere una diversa data di realizzazione dell’opera.
Per concludere, la Cassazione sulla base di queste due prove ha confermato la condanna a carico dei due proprietari.
A cura di Geom. Lucia Coviello - Edilsocialnetwork
Mappe catastali: cartografia online
L'Agenzia delle Entrate ha sviluppato un nuovo servizio, online dal 7 novembre, che consente di visionare le mappe catastali per consultare i valori immobiliari e tutti i dati d'interesse.
L’applicazione è stata realizzata per garantire la massima trasparenza del marcato immobiliare, garantendo il rispetto della privacy dei soggetti coinvolti nelle transazioni.
Vengono infatti mostrati i principali dati dell’atto ci compravendita, ma non il diretto collegamento all’abitazione.
Il servizio consente di consultare i dati stipulati a partire dal 1° gennaio 2019, navigando comodamente online sulle mappe del territorio nazionale.
Basterà quindi accedere a Fisconline/Entratel con le proprie credenziali o con lo SPID; una volta entrati nel portale, si potrà scegliere il territorio e il periodo di interesse; il portale permetterà di visionare:
– mese e anno di riferimento per la stipulazione del contratto;
– tipologia dell’atto (residenziale, produttivo, commerciale);
– numero degli immobili transati nell’atto;
– corrispettivo dichiarato per il complesso degli immobili in atto;
– comune e la zona OMI di ubicazione degli immobili;
– categoria e la consistenza catastale (espressa in vani, metri cubi o metri quadrati a seconda della categoria catastale).
I dati del servizio fanno riferimento a immobili georiferiti in particolati ambiti territoriali e sono realizzati mettendo insieme:
– archivi delle note di trascrizione degli atti di compravendita;
– note di registrazione degli stessi atti;
– archivi censuari del Catasto fabbricati;
– archivio delle zone OMI.
Le mappe verranno aggiornate continuamenteon cadenza mensile, in modo da “mappare” un numero sempre più alto di valori immobiliari.
Il servizio è disponibile per le unità immobiliari urbane compravendute situate in tutto il territorio nazionale, ad eccezione di quelle nei comuni delle province autonome di Trento, Bolzano, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
Importante risulta il rispetto della privacy per gli utenti dell'applicazione: la consultazione dei dati viene garantita in forma anonima.
Inoltre, gli utenti potranno accedere a una mappa in cui compaiono “punti di interesse”, unità immobiliari georiferite, solamente dopo aver raggiunto un minimo di 5 transazioni; solo in questo caso sarà possibile consultare delle schede con le principali informazioni contenute negli atti di compravendita. Il tutto senza il collegamento diretto al punto di interesse al quale appartengono queste informazioni.
A cura di Geom. Lucia Coviello - Edilsocialnetwork