ANACA causa della grave crisi economica generata dall'emergenza sanitaria, l'ANAC ha chiesto al Governo di disporre l'esonero dal versamento dei contributi ad essa dovuti da parte dei soggetti pubblici e privati per tutte le procedure di gara fino al 31/12/2020.

L’art. 1, comma 67, della L. 23/12/2005, n. 266 prevede che l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), ai fini della copertura dei costi relativi al proprio funzionamento (di cui all’art. 1, comma 65, della L. 266/2005) determina annualmente l’ammontare delle contribuzioni ad essa dovute dai soggetti, pubblici e privati, sottoposti alla sua vigilanza, nonché le relative modalità di riscossione, ivi compreso l’obbligo di versamento del contributo da parte degli operatori economici quale condizione di ammissibilità dell’offerta nell’ambito delle procedure finalizzate alla realizzazione di opere pubbliche.

Con la Delibera ANAC del 01/04/2020, n. 289, a causa della grave crisi economica generata dall'emergenza sanitaria, l'ANAC ha chiesto al Governo di disporre l'esonero dal versamento dei contributi ad essa dovuti per tutte le procedure di gara fino al 31/12/2020, da parte dei soggetti pubblici e privati di seguito indicati:
- le stazioni appaltanti di cui alla lett. o), dell’art. 3, comma 1, del D. Leg.vo 18/04/2016, n. 50 (Codice dei contratti pubblici);
- gli operatori economici, di cui alla lett. p), dell’art. 3, comma 1, del D. Leg.vo 18/04/2016, n. 50 che intendano partecipare a procedure di scelta del contraente attivate dai soggetti di cui al punto precedente.

Restano fermi tutti gli altri adempimenti previsti in materia di tracciabilità dei flussi finanziari e di monitoraggio e vigilanza sui contratti pubblici, con particolare riguardo per la richiesta dei CIG e la comunicazione delle informazioni di cui all’art. 213, del D. Leg.vo 18/04/2016, n. 50.

 

 

Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
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Consiglio di StatoLa conoscenza di elementi economici nella fase della valutazione dell'offerta tecnica condiziona la Commissione di gara, compromettendo la garanzia di imparzialità della valutazione.

FATTISPECIE
Nel caso di specie si trattava di una procedura per l’affidamento in concessione, di durata trentennale, di due farmacie di proprietà comunale. La ricorrente era stata esclusa dalla gara perché nella sua offerta tecnica erano contenute le indicazioni relative, oltre al canone iniziale, ai canoni annui, fissi e variabili, nonché i ricavi e i costi, per merci, personale, servizi, locazione, oneri di concessione, oneri diversi e ammortamenti, relativi ai tre anni di gestione.

Al riguardo il Consiglio di Stato, sentenza 09/01/2020, n. 167 ha fornito un interessante riepilogo degli orientamenti giurisprudenziali sul principio di separazione tra offerta tecnica ed offerta economica, che impone che le offerte economiche debbano restare segrete per tutta la fase procedimentale in cui la Commissione compie le sue valutazioni sugli aspetti tecnici della proposta negoziale.

FONDAMENTO E FINALITÀ
Il principio di separazione tra offerta tecnica ed offerta economica trae fondamento dall’obiettivo di evitare che elementi di valutazione di carattere automatico possano influenzare la valutazione degli elementi discrezionali. Tale principio costituisce, dunque, presidio all'attuazione dei principi di imparzialità e buon andamento dell'azione amministrativa, per garantire il lineare e libero svolgimento dell’iter che si conclude con il giudizio sull'offerta tecnica e l'attribuzione dei punteggi ai singoli criteri di valutazione.

REGOLE E APPLICAZIONE
Il principio si declina in una triplice regola, per cui:
a) la componente tecnica dell'offerta e la componente economica della stessa devono essere necessariamente inserite in buste separate e idoneamente sigillate, proprio al fine di evitare la suddetta commistione;
b) è precluso ai concorrenti l’inserimento di elementi economico-quantitativi all’interno della documentazione che compone l’offerta tecnica (qualitativa);
c) l’apertura della busta contenente l’offerta economica deve necessariamente seguire la valutazione dell’offerta tecnica.

Tali regole operative trovano applicazione nei soli in casi in cui sussista effettivamente il pericolo di compromissione della garanzia di imparzialità della valutazione, il che accade, appunto, solo laddove concorrano elementi di giudizio a carattere discrezionale (inerenti l’apprezzamento dei profili tecnici e qualitativi della proposta negoziale articolata dagli operatori economici in concorrenza) ed elementi di giudizio a rilevanza obiettiva ed automatica (quali sono quelli della componente economica dell’offerta) e, dunque, soltanto allorché il criterio di aggiudicazione (che ingloba entrambi i profili) sia quello della offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo.

ELEMENTI ECONOMICI AMMESSI NELL’OFFERTA TECNICA
Il divieto di commistione, peraltro, non può essere interpretato in maniera indiscriminata, al punto da eliminare ogni possibilità di obiettiva interferenza tra l’aspetto tecnico e quello economico dell’appalto posto a gara. In particolare, possono essere inseriti nell’offerta tecnica voci a connotazione (anche) economica o elementi tecnici declinabili in termini economici se rappresentativi di soluzioni realizzative dell’opera o del servizio oggetto di gara. Conseguentemente:
- è stata ammessa l’indicazione nell’offerta tecnica di alcuni elementi economici, resi necessari dagli elementi qualitativi da fornire, purché tali elementi economici non consentano di ricostruire la complessiva offerta economica o purché non venga anticipatamente reso noto il “prezzo” dell’appalto;
- è stato escluso che la commistione di elementi dell'offerta tecnica con quella economica possa arrecare un pregiudizio al principio di segretezza delle offerte quando gli elementi di quest'ultima anticipati nella prima abbiano carattere del tutto marginale rispetto alla base d'asta ribassabile o se gli stessi siano inscindibili dagli aspetti di carattere qualitativo da esporre in sede di offerta tecnica.

GARANZIA DI IMPARZIALITÀ DELLA COMMISSIONE DI GARA
In conclusione il Consiglio di Stato, nel confermare la legittimità della sanzione espulsiva, ha ribadito che la conoscenza di elementi economici da parte della Commissione di gara, nella fase della valutazione dell'offerta tecnica, che precede quella di valutazione dell'offerta economica, appare di per sé idonea a determinare anche solo in astratto un condizionamento dell'operato della Commissione medesima, alterando o perlomeno rischiando potenzialmente di alterare la serenità e l'imparzialità dell'attività valutativa.

 

 

Fonte: Bollettino Online di Legislazione Tecnica
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Legge di Bilancio 2020Fondazione Inarcassa segue con molta attenzione i lavori parlamentari al disegno di legge di Bilancio 2020, atteso in Aula al Senato il prossimo 3 dicembre, dopo l’esame in commissione Bilancio in sede referente, in prima lettura.
Il testo, che dovrà essere approvato in via definitiva entro il prossimo 31 dicembre, presenta alcune indicazioni sulle quali Fondazione rinnova, come ogni anno, l’obiettivo a far pervenire all’attenzione del legislatore le proprie osservazioni, nell’interesse esclusivo della categoria degli architetti e ingegneri liberi professionisti.
Il disegno di legge di Bilancio 2020 presenta, infatti, delle opportunità che auspichiamo il legislatore possa cogliere al fine di rendere più concreti taluni strumenti di agevolazione fiscale che consentono di mettere in sicurezza il nostro patrimonio immobiliare.
Il sisma bonus è lo strumento al quale Fondazione guarda con più attenzione. Siamo certi che il sisma bonus, se migliorato ed esteso, possa diventare un efficace strumento di prevenzione del rischio sismico riducendo gli oneri a carico del contribuente.
L’attenzione è puntata sugli articoli 19 e 25 del disegno di legge Bilancio 2020.
Sull’articolo 19, rubricato “Proroga della detrazione per le spese di riqualificazione energetica e di ristrutturazione edilizia”, che fa slittare al 31 dicembre 2020 la possibilità di accedere alle detrazioni fiscali per gli interventi di miglioramento energetico e recupero del patrimonio edilizio, la Fondazione osserva che è opportuno estendere la norma e prevedere che anche per coloro che intendano far eseguire interventi di classificazione e verifica sismica è possibile usufruire delle agevolazioni fiscali. La proposta di Fondazione consente, dunque, di accedere alle detrazioni fiscali, pari all’80 per cento, entro un limite di 100 milioni di euro, derivanti dal cosiddetto “sisma bonus”, anche nel caso di interventi preliminari, quali la classificazione e verifica sismica sugli immobili, a prescindere che si dia seguito all’esecuzione dei lavori. Infatti, le attività relative alla classificazione e verifica sismica degli immobili consentono di accertare le condizioni strutturali degli stessi e mappare lo stato del patrimonio immobiliare. Un risultato di grande portata in termini di sicurezza immobiliare che però rischia di essere frenato dai costi interamente a carico del contribuente, secondo la normativa vigente. La proposta di Fondazione, invece, consente ai cittadini di mettere in sicurezza la propria abitazione partendo già dalle attività preliminari, classificazione e verifica sismica, e, allo stesso tempo, accedere ai benefici fiscali del sisma bonus.
L’art. 25 del disegno di legge Bilancio 2020, il c.d. “bonus facciate”, intervenendo sull’art. 16 del dl n. 63 del 2013, consente di accedere alla detrazione fiscale, prevista ad oggi per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, fino al 90% per le spese sostenute nel 2020 relative ad interventi edilizi, anche di manutenzione ordinaria, finalizzati al recupero o restauro della facciata degli edifici. Anche in questo caso, la proposta di Fondazione è chiara. E’ opportuno, infatti, procedere in analogia con quanto già ad oggi previsto efficienza energetica e antisismici, e, quindi, riconoscere ai soggetti aventi diritto alle detrazioni oggetto della disposizione la facoltà di optare per uno sconto in fattura da parte del fornitore che effettua l’intervento, prevedendo che quest’ultimo venga poi rimborsato co<n un credito d’imposta da utilizzare in compensazione.

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CondereffMigliorare il riutilizzo dei materiali di scarto delle costruzioni per rafforzare la transizione verso un’economia circolare. Questo l’obiettivo del progetto CONDEREFF (Construction & demolition waste management policies for improved resource efficiency), che vede coinvolta l’ENEA e altri 8 partner di 7 paesi (Spagna, Grecia, Francia, Repubblica Ceca, Italia, Austria e Germania). Finanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, il progetto intende superare le principali criticità che ostacolano la più ampia diffusione dei prodotti derivanti dalla valorizzazione dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D), che rappresentano il 40% del totale dei rifiuti speciali prodotti in Europa. In questo modo sarà possibile offrire alternative all’uso di materie prime vergini, consentendo anche ai paesi partecipanti di migliorare gli obiettivi di riciclaggio e l’efficienza   nell’uso delle risorse.
“Dopo aver analizzato le principali criticità di carattere normativo-procedurale, economico, tecnico e culturale metteremo a disposizione dei partner una metodologia per superarle in funzione delle specificità dei diversi paesi, coinvolgendo stakeholder ed esperti del settore. I risultati di questa attività aiuteranno i decisori politici ad adottare misure specifiche utilizzando le migliori pratiche dei paesi partner in cui l’utilizzo dei rifiuti da C&D è ampiamente praticato”, spiega Antonella Luciano, responsabile per ENEA del progetto.
Nella prima fase di attuazione, in tutti i paesi partecipanti sono stati analizzati il quadro normativo, il potenziale economico dei rifiuti da C&D, le capacità di riciclaggio e le best practice.  “Durante tutta la prima fase del progetto, ENEA ha coinvolto nello studio i principali stakeholder. Ci si è poi confrontati su approcci e migliori pratiche anche attraverso workshop internazionali su specifiche tematiche, come ad esempio quello organizzato a Roma dalla Regione Lazio, con il supporto tecnico di ENEA, sull’utilizzo del Green Public Procurement (GPP) come motore per la gestione efficiente dei rifiuti da costruzione e demolizione. Non è un caso che questo workshop sia stato organizzato dai partner italiani, essendo l’Italia l’unico paese europeo ad aver reso obbligatorio il GPP e ad aver attivato un sistema di monitoraggio”, conclude Antonella Luciano.
Oltre alle autorità pubbliche, destinatarie finali dei risultati del progetto, sono attivamente coinvolti tutti gli attori che si occupano di regolamentazione e gestione dei rifiuti da C&D a vari livelli, come le imprese di costruzione e demolizione, le imprese di riciclaggio, le autorità di controllo, i professionisti e i ricercatori.

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Realizzare in Italia entro il 2020 un impianto pilota per recuperare silicio, argento, rame, alluminio e vetro da pannelli fotovoltaici a fine vita. È questo l’obiettivo del progetto ReSIELP (Recovery of Silicon and other materials from End-of-Life Photovoltaic Panels), finanziato con 2,5 milioni di euro nell’ambito della Knowledge Innovation Community sulle materie prime (KIC Raw Materials), alla quale partecipano in Italia ENEA, Università di Padova, le aziende ITO e Relight e CETMA (Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie, Design e Materiali).

Economia circolareIl prototipo, che sorgerà nello stabilimento milanese della Relight, mira a potenziare il recupero e riciclaggio dei materiali che compongono i pannelli fotovoltaici, in linea con la direttiva europea sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE): infatti, secondo la normativa europea 2012/19/EU, entro agosto 2018 dovrà essere recuperato dai moduli a fine vita l’85% del peso, che corrisponde in pratica a vetro e alluminio contenuti nei pannelli in silicio cristallino.

Ma c’è di più. Per valorizzare le materie prime critiche contenute nei pannelli e limitare i rifiuti in un’ottica di economia circolare, il progetto mira anche al recupero e riciclo dei materiali contenuti nel restante 15%, ovvero la parte costituita dalle celle che contiene i materiali più preziosi come il silicio, l’argento e il rame.

Nell’ambito di Resielp, l’ENEA si occuperà di valutare gli aspetti ambientali dei processi di recupero e supportare la progettazione dell’impianto per il trattamento termico dei pannelli e dei sistemi di trattamento dei reflui liquidi e gassosi.

Oltre a limitare il danno ambientale derivante da un processo di recupero non appropriato, il progetto punta a prevenire la produzione di rifiuti elettronici e, attraverso il loro riutilizzo, riciclaggio e altre forme di recupero, a ridurre il volume dei rifiuti da smaltire.

“Le finalità del progetto Resielp sono cruciali anche in un’ottica di promozione in Europa di una delle maggiori opportunità di approvvigionamento di risorse e materie prime ad elevato valore aggiunto, come le materie prime essenziali contenute negli elementi dei moduli fotovoltaici o in altri rifiuti elettronici, che se da un lato rappresentano una nuova sfida ambientale dall’altro costituiscono una grande opportunità di business”, sottolinea Marco Tammaro, referente ENEA per il progetto Resielp.

Secondo il Rapporto “End-of-Life Management: Solar Photovoltaic Panels” di IRENA (International Renewable Energy Agency) nel 2050 con i 78 milioni di tonnellate di pannelli fotovoltaici a fine vita accumulati si potrebbero costruire oltre 2 miliardi di nuovi pannelli e generare un giro di affari di 15 miliardi di dollari.

Il progetto, coordinato dal francese CEA (Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives), vede anche la partecipazione della società di consulenza austriaca Proko e delle ungheresi Bay Zoltan (società non-profit per la ricerca) e la PMI Magyarmet.

Nel settore dei Raw Materials, l’ENEA con il suo Centro Ricerche Casaccia, vicino Roma, è polo di eccellenza europeo per la ricerca nel settore ed in particolare riferimento per il Sud Europa per lo sviluppo, la dimostrazione di metodologie, di tecnologie e processi innovativi sostenibili e per la creazione di una Comunità della Conoscenza e dell’Innovazione al fine di migliorare l'estrazione, il riciclo, il riuso e la sostituzione delle materie prime, in particolare quelle “critiche”.

Si chiama FELIPE ed è un nuovo sistema di calcolo brevettato dall’ENEA, in grado di fare l’analisi economica per qualsiasi tipo di impianto energetico, sia da costruire che già in esercizio, alimentato da qualsiasi fonte energetica e di qualsiasi potenza.

Felipe sistema di calcolo“Questo sistema aiuterà le imprese, che costruiscono impianti energetici a tecnologia avanzata o a fonti rinnovabili, a capire quando è il momento giusto per mettersi sul mercato per essere competitivi”, spiega Enzo Metelli del laboratorio ENEA “Sviluppo Componenti e Impianti Solari”, uno degli autori del brevetto.

Questa valutazione si basa sull’elaborazione di tutti i dati riguardanti l’impianto, come la sua dimensione, il costo stimato di costruzione, i costi di esercizio e di mantenimento annuo, la produzione (elettrica, termica, frigorifera) con riferimento alle modalità di funzionamento, compreso il costo del combustibile a seconda della tipologia utilizzata. Vengono presi in considerazione anche i contributi a fondo perduto nonché gli incentivi economici sulle produzioni e la loro durata, e nel caso si debba far ricorso a prestiti bancari, anche gli interessi da pagare.

Il sistema di calcolo tiene conto anche del costo delle esternalità legate alla produzione energetica da fonti primarie, come l’impatto delle emissioni in termini di inquinamento, poiché la legislazione prevede di acquistare sul mercato il permesso ad emettere emissioni in eccesso rispetto al limite annuo.

Tra i possibili utilizzatori di FELIPE (Fattibilità Economica preLiminare degli Impianti di Produzione Energetica) ci sono anche le ESCO che intendono proporre interventi di efficienza energetica, come pure gli utenti che hanno bisogno di individuare l’impianto più vantaggioso per loro tra diverse proposte.

All’evento di presentazione i casi di successo di Barilla, Costa Crociere, Enel  e Gruppo Intesa Sanpaolo

Un Piano di azione in quattro punti per favorire la transizione verso l’economia circolare, un nuovo modello di sviluppo del nostro Paese che coniughi competitività, innovazione e sostenibilità ambientale. Lo ha presentato il presidente dell’ENEA Federico Testa in occasione del convegno “Innovazione e competitività: la via italiana alla circular economy”, che ha riunito oggi a Roma esponenti di istituzioni quali Presidenza del Consiglio, Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, di associazioni come Confindustria, ABI e Legambiente e di grandi aziende quali Barilla, Costa Crociere, Enel e Gruppo Intesa Sanpaolo.

ENEA Economia CircolareIl Piano nasce come un contributo programmatico alla creazione di un’economia circolare made in Italy, attraverso un percorso sviluppato in quattro punti:

  1. creazione di un’Agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse sull’esempio di Germania, Giappone e Stati Uniti;
  2. semplificazione normativa con un focus specifico sulla prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti;
  3. sinergia tra PA, ricerca e imprese;
  4. trasferimento di tecnologieper l’innovazione del sistema produttivo nazionale.

“Il nostro Paese è pronto per la transizione verso un’economia circolare che garantirebbe una crescita economica sostenibile e nuovi posti di lavoro in chiave green”, sottolinea il presidente dell’ENEA Federico Testa. “Da qui la nostra proposta di un manifesto programmatico dell’economia circolare che si esplicita in un Piano di azione incentrato sulla creazione di un’Agenzia nazionale per l’uso efficiente delle risorse. Per il suo ruolo super partes – aggiunge Testa – l’ENEA potrebbe ricoprire questa funzione di Agenzia, assicurando il necessariocoordinamento a beneficio di imprese e PA”.

“Istituzioni, enti di ricerca e imprese – commenta Roberto Morabito, direttore del dipartimento Sostenibilità dei Sistemi Produttivi e Territoriali dell’ENEA – sono già attivi in questo ambito con numerose iniziative, che restano però troppo spesso isolate. Occorre quindi individuare soluzioni tecnologiche ottimali per la chiusura dei cicli produttivi; semplificare il quadro normativo con un’attenzione specifica alla cosiddetta legislazione end of waste e al regolamento REACH sulla cessazione dello status di rifiuto; incrementare la collaborazione tra imprese, ricerca e pubblica amministrazione; accrescere l’innovazione del tessuto produttivo”.

“All’ENEA – aggiunge Morabito – lavoriamo da anni allo sviluppo e all’implementazione di soluzioni tecnologiche e di approcci integrati per l’uso efficiente delle risorse sul territorio e all’interno delle imprese. Abbiamo realizzato la prima piattaforma di simbiosi industriale in Italia e completato progetti in questo ambito in tre Regioni italiane, supportando aziende che operano in settori diversi a scambiarsi risorse, che da ‘potenziali’ rifiuti per un ciclo produttivo diventano elementi utili per un altro”.

Solo per l’Italia un modello di sviluppo basato sull’economia circolare potrebbe creare oltre 500 mila nuovi posti di lavoro, con importanti benefici per l’ambiente e il sistema produttivo. A livello internazionale la Commissione europea stima che l’eco-progettazione, la riduzione della produzione di rifiuti e il loro riutilizzo possono generare risparmi pari a 600 miliardi di euro per le imprese (l’8% del fatturato annuo) e ridurre le emissioni di gas serra di 450 milioni di tonnellate l’anno.

“La creazione e l’evoluzione di modelli di sviluppo sostenibile - afferma Roberto Ciati, responsabile Sostenibilità di Barilla sono fra le priorità del Gruppo Barilla e riguardano l’intero ciclo produttivo dal campo alla tavola: per noi il benessere delle persone, la salvaguardia delle risorse del Pianeta e lo sviluppo delle comunità in cui operiamo costituiscono insieme il nostro modello di fare impresa ‘Buono per Te Buono per il Pianeta’. Fra i diversi progetti, lo sviluppo della filiera della pasta costituisce un esempio reale: in collaborazione con spin-off accademici e coltivatori di grano duro abbiamo creato un sistema a supporto delle decisioni che ci ha consentito di produrre nel 2015 circa 140mila tonnellate di grano duro di qualità, riducendo di circa il 20% l’utilizzo di fertilizzanti e di acqua per l’irrigazione e le emissioni di anidride carbonica, promuovendo la rotazione colturale e permettendo una migliore gestione economica da parte degli agricoltori. Condivisione di obiettivi comuni, collaborazione tra gli operatori di filiera, competenze scientifiche e innovazione tecnologica sono aspetti fondamentali per gli sviluppi futuri”.

“Il tema dell’economia circolare - sottolinea Stefania Lallai, direttore Sostenibilità e Relazioni Esterne di Costa Crociere - è di fondamentale importanza per noi. Portare in vacanza milioni di crocieristi nelle più belle destinazioni del mondo implica una gestione operativa molto complessa. Il nostro impegno è proprio quello di creare un sistema virtuoso a bordo delle nostre navi, che permetta di trasferire il valore anche a terra, privilegiando un approccio multi-stakeholder. Un esempio concreto è la gestione dei rifiuti: a bordo delle nostre navi non solo effettuiamo il 100% di raccolta differenziata, ma prepariamo i materiali raccolti in modo che siano già pronti per essere avviati al riciclo una volta scaricati al porto. A Savona, grazie alla collaborazione con il Consorzio Imballaggi Alluminio CiAl abbiamo raccolto dal 2007 ben 334 tonnellate di alluminio, che sono state utilizzate per dar vita a nuovi oggetti. Il corrispettivo economico viene ridistribuito al personale Costa che a bordo delle navi si adopera per le operazioni di raccolta e compattazione”.

“Enel sta trasformando con successo il proprio business model – afferma Ernesto Ciorra, direttore Innovability del GruppoEnel - guidando una transizione energetica focalizzata su digitalizzazione, rinnovabili e reti. Alla base della trasformazione vi è il concetto chiave di Open Power, cioè apertura e condivisione verso il mondo esterno - stakeholder, partner, start-up, istituti di ricerca, ecc. - creando valore condiviso nell’affrontare e provare a risolvere grandi problemi per l’umanità che per noi possono essere opportunità di business. La circular economy è la naturale evoluzione di quanto fatto fino ad oggi. Abbiamo numerosi esempi significativi, in diversi settori e Paesi. Uno su tutti è Futur-e, il programma per la trasformazione di 23 centrali elettriche di Enel in Italia in nuove opportunità di sviluppo per il territorio e per il Paese. Attraverso il coinvolgimento diretto di tutti i portatori di interessi a livello locale, nazionale e internazionale, abbiamo lanciato bandi pubblici e concorsi per individuare i progetti più innovativi e sostenibili al fine di dare nuova vita a questi siti e creare nuove opportunità per il territorio, privilegiando le soluzioni in ottica circular economy”.

“Il Gruppo Intesa Sanpaolo, banca a supporto del Made in Italy, da sempre impegnato a sostenere le PMI e la crescita del Paese - dichiara Massimiano Tellini, responsabile progetto Circular Economy di Gruppo Intesa Sanpaolo- intende cogliere la sfida della transizione verso la circular economy per orientare l’economia italiana verso un percorso innovativo di successo. Il nostro obiettivo è promuovere le migliori esperienze delle grandi aziende internazionali a vantaggio delle PMI italiane, creando sinergie e valore condiviso secondo uno dei paradigmi vincenti per l’economia del 21° secolo. La circular economy non è tanto un tema di sostenibilità ambientale, quanto una chiara priorità in chiave di innovazione strategica per la nostra economia. Risulta quindi riduttivo accostare i concetti di circolarità a tematiche come raccolta differenziata e riciclo, a discapito del re-design dell’intero ciclo di vita e di utilizzo dei prodotti, capace di offrire nuove scelte per i consumatori finali attraverso nuovi modelli di business e di creazione di valore.