Superbonus 110%, la proposta di proroga al 2023
Numerose imprese del mondo delle costruzioni hanno richiesto la proroga al 2023 dell’agevolazione fiscale introdotta a seguito dell’emergenza epidemiologica.
Anche alla Camera è stata avanzata la proposta di proroga al dicembre 2023, e su questo si è espressa l’ANCE. Gabriele Buia, presidente ANCE in una dichiarazione afferma che la proroga è necessaria per dare un reale avvio agli interventi di efficientamento energetico e di messa in sicurezza sismica del patrimonio edilizio nazionale.
A tale proposito Buia afferma che non c’è tempo da perdere e che “l’emendamento presentato sabato e firmato da oltre 60 parlamentari di maggioranza è un segnale chiaro che il Governo non può non accogliere”. Inoltre, egli invita il Governo a consentire a questa misura utile al rilancio dell’economia di poter partire, per risollevare il vasto e importante settore dell’edilizia, settore determinante per la ripresa economica del paese.
Buia afferma inoltre, che le riserve espresse dal Ministero dell’economia sull’eccesivo peso finanziario di tale misura risultano infondate, poiché come analizzato nel loro Centro Studi il superbonus può generare un giro di affari di 42 miliardi di euro a fronte dei circa 13 miliardi finanziati dallo Stato. Tale misura infatti porta a entrate per lo Stato di circa 7,5 miliardi di euro e di un risparmio netto di 600 euro ogni anno per le famiglie. Conclude la sua dichiarazione affermando: “Ci auguriamo che già nelle prossime ore l’emendamento con la proroga venga approvato così da dare avvio concretamente all’incentivo che interesserà migliaia di edifici e di condomini”.
Sull’argomento si è espresso anche Angelo Carlini, presidente ASSISTAL, l’Associazione Nazionale Costruttori di Impianti, Servizi di Efficienza Energetica ESCo e Facility Management, aderente a Confindustria affermando che il Superbonus 110% rappresenta un importante strumento di rilancio e sviluppo per l’economia del Paese, che consente di stimolare investimenti e creare più lavoro. Continua ancora affermato a nome dell’intera associazione che il Superbonus è una soluzione valida, efficace e sostenibile per affrontare la crisi che stiamo vivendo. Per tali ragioni dunque l’ASSISTAL è a totale favore della proposta avanzata dalla stessa Commissione Attività Produttive della Camera dei deputati sulla proroga dell’agevolazione al 31 dicembre 2023.
Conclude Carlini affermando che “per poter raggiungere i livelli richiesti di sostenibilità energetica e ambientale è necessario che la misura sia strutturale o almeno abbia un orizzonte temporale più ampio di quello attuale e che sia facilmente accessibile. La misura del Superbonus 110%, associata alla modalità della cessione del credito e dello sconto in fattura, ci permette di far ripartire i cantieri rilanciando in modo concreto e significativo l’economia italiana, provata dall’emergenza Covid”.
A cura di Ing. Alessia Salomone - Edilsocialnetwork
Carta dell’Edilizia e delle Costruzioni, un manifesto di 10 punti rivolto alle istituzioni per rilanciare il settore
La filiera delle Costruzioni, con le sue quasi 734.400 imprese attive nel I trim. del 2019 , si conferma di vitale importanza per l’economia del Paese, rappresentando con l’indotto oltre il 22% del Pil nazionale.
Ma è un comparto che, nonostante negli ultimi tre anni abbia mostrato alcuni segnali di ripresa, con i suoi 130 miliardi di euro di investimenti nel 2019 è ben lontano dai valori pre-crisi del 2008 (220 miliardi di euro). Numeri che mettono in evidenza alcune criticità mai affrontate negli ultimi 50 anni e che si sono ulteriormente acutizzate a causa del lockdown. La chiusura forzata, secondo le stime di ANCE, potrebbe generare un calo del 10% degli investimenti in costruzioni, un dato importante se si considera che ogni euro investito in edilizia genera una ricaduta complessiva sull’economia con un effetto moltiplicatore di circa tre volte.
Per questo il Gruppo Tecniche Nuove e SAIE (BolognaFiere, 14-17 ottobre 2020), la principale manifestazione del settore delle costruzioni con 54 anni di storia, da sempre punto di riferimento per la definizione delle politiche del settore, hanno voluto da subito riunire le principali associazioni della filiera edile per identificare alcune linee guida utili a superare questo momento di emergenza ma, soprattutto, a guardare al futuro con una visione strategica a lungo termine. Nasce così la “Carta dell’Edilizia e delle Costruzioni”, un documento condiviso dalle principali associazioni della filiera che traccia alcuni “suggerimenti” rivolti alle istituzioni per aiutare le imprese in questo particolare momento di difficoltà e per realizzare riforme strutturali: dalla liquidità alle aziende allo sblocco dei cantieri, dalla minore burocrazia alla semplificazione dei processi, fino alle procedure più snelle per l’avvio dei cantieri, alla digitalizzazione e al rafforzamento di bonus e incentivi.
Un manifesto in 10 punti a “voce unica”, promosso da Tecniche Nuove e SAIE, e sottoscritto da Gabriele Buia -Presidente Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili-, Federica Brancaccio -Presidente Federcostruzioni-, Giuseppe Freri -Presidente Federcomated, Federazione Nazionale Commercianti Materiali Edili-, Gabriele Scicolone -Presidente Oice, Associazione organizzazioni italiane di ingegneria-, Maurizio Savoncelli -Presidente Consiglio Nazionale Geometri e Consigliere Rete Professioni Tecniche- e Ivo Nardella -Presidente Gruppo editoriale Tecniche Nuove e Senaf, la società che organizza SAIE.
Di seguito i 10 punti della Carta dell’Edilizia e delle Costruzioni:
1. Una strategia organica per interventi su scuole, sanità, infrastrutture e sistemi di trasporto
2. Sblocco rapido dei cantieri già finanziati per produrre lavoro e generare reddito, anche attraverso il lavoro dei Comuni e le Amministrazioni Locali sul territorio. Rilancio dei cantieri strategici
3. Sicurezza. Il COVID19 prevede la definizione di protocolli permanenti sulla sicurezza in cantiere e la loro esecuzione.
4. Liquidità per gli attori della filiera per sostenerne la ripartenza. Non integralmente a debito ma quota a fondo perduto, anche attraverso il saldo dei debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese e dei professionisti.
5. “Sburocratizzazione” e semplificazione delle procedure legate alla progettazione, alla costruzione e alla manutenzione di qualsiasi tipologia di edificio o infrastruttura. Procedure snelle, redazione di un codice e un regolamento che non necessiti di provvedimenti straordinari.
6. Rafforzamento di bonus e incentivi per interventi premianti in termini di efficienza energetica e ristrutturazione green e più in generale revisione complessiva del patrimonio abitativo esistente attraverso l’adeguamento alle normative, l’utilizzo di tecnologie innovative e di sistemi e soluzioni performanti
7. Valorizzazione del ruolo della progettazione sia per quanto riguarda le nuove esigenze abitative, sia nello sviluppo delle città e dei sistemi urbani, andando oltre, laddove possibile, strumenti e standard obsoleti e non più adeguati alle condizioni odierne
8. Digitalizzazione della filiera finalizzata alla condivisione delle informazioni e alla condivisione di competenze e best practice del settore all’interno di una piattaforma digitale appositamente creata.
9. Maggiore coinvolgimento delle figure professionali in alcuni processi gestiti oggi dalla pubblica amministrazione
10. Piano investimenti per i Comuni per dare avvio a una grande opera di manutenzione del territorio e di rigenerazione delle città
I temi delle riforme e del futuro della filiera saranno al centro della nuova edizione di SAIE, la fiera delle costruzioni, che si terrà a BolognaFiere dal 14 al 17 ottobre 2020. Per incoraggiare lo sviluppo del comparto, SAIE riparte dai capisaldi stessi del costruire - progettazione, edilizia, impianti – proponendo soluzioni concrete per le esigenze dei professionisti e di tutti gli operatori in un format che metterà al centro il cantiere e il sistema delle costruzioni.
“Da sempre SAIE rappresenta gli stati generali del settore delle costruzioni. Un appuntamento fondamentale, dove da oltre 50 anni la filiera si incontra per analizzare il presente e progettare il futuro -afferma Ivo Nardella, Presidente Gruppo editoriale Tecniche Nuove e Senaf, la società che organizza SAIE- In questo particolare momento di emergenza abbiamo voluto anticipare questo confronto coinvolgendo tutte le principali associazioni, che ringrazio per aver aderito con entusiasmo. Insieme abbiamo dato vita alla Carta dell’Edilizia e delle Costruzioni, un manifesto che sintetizza in 10 punti gli strumenti da mettere in campo per riattivare il settore. Il documento verrà presentato alle Istituzioni in modo che possano utilizzarlo come base per realizzare sia le riforme più urgenti che quelle a lungo termine. Il comparto ha un ruolo fondamentale nel sistema Paese e bisogna trasformare questa crisi in opportunità concretizzando tutte quelle riforme che negli ultimi 50 anni sono state rimandate. E bisogna farlo puntando sulla modernizzazione, sulla semplificazione del processo normativo, istituzionale e realizzativo che grava sul settore e facendo in modo che lo Stato non sia il primo debitore delle imprese.”
“Mai come in questa fase è fondamentale che una filiera strategica come la nostra, che rappresenta quasi un quarto del Pil italiano, si presenti unita ‐ afferma Gabriele Buia, Presidente Ance ‐ E la Carta dell’Edilizia e delle Costruzioni promossa da Tecniche Nuove e SAIE va esattamente in questa direzione. Per ripartire e guardare al futuro servono riforme coraggiose in grado di creare occupazione e benessere sociale. Le costruzioni erano già martoriate da una crisi profonda e i primi segnali positivi che avevamo avuto nel mercato privato ora rischiano di venire meno. Per questo dobbiamo intervenire rapidamente, a partire dalla PA, primo committente delle imprese di costruzione, che deve alle aziende ben 6 mld di euro. E poi è necessario semplificare: servono poche regole, semplici e chiare, e bisogna fare in fretta per immettere liquidità immediata nel sistema e aiutare le imprese nella ripartenza. Dobbiamo adottare un Piano Marshall per l’Italia. Che vuol dire risorse pubbliche immediatamente spendibili per opere pubbliche diffuse sul territorio e incentivi indispensabili per rilanciare il mercato privato che ha bisogno di fiducia”.
“Dopo un decennio di segno negativo, negli ultimi anni il settore delle costruzioni aveva finalmente registrato un leggero segno positivo -commenta Federica Brancaccio, Presidente Federcostruzioni- Con il lockdown, però, la situazione si è nuovamente invertita, mettendo in difficoltà migliaia di imprese sul fronte della liquidità. Per quanto riguarda il futuro, certamente ci sarà un cambiamento epocale nel modo di lavorare, con la digitalizzazione che diventerà centrale, ma anche nel modo d’immaginare i luoghi dell’abitare, come lo sviluppo e la gestione delle città. E’ fondamentale che il Governo ascolti le esigenze del settore, grazie anche ai suggerimenti inseriti nella Carta dell’Edilizia e delle Costruzioni, e metta in campo un grande piano strategico che faccia ripartire la filiera ma che non punti sul “debito”. È necessario attivare una serie di misure che tutta la filiera chiedeva da anni, come lo snellimento burocratico, l’aggiornamento normativo e un rapporto più paritetico fra imprenditori e pubblica amministrazione. Dopo un evento di tale portata si deve innestare in tutti quella leva del cambiamento che chiediamo da anni. L’Italia è ferma, sono anni che non riesce a guardare al proprio futuro.”
“Federcomated, oltre a essere fornitori dei costruttori e degli artigiani, rappresentiamo il cuore della filiera delle costruzioni, che sta attraversando un momento di difficoltà - dichiara Giuseppe Freri, Presidente Federcomated, Federazione Nazionale Commercianti Materiali Edili - Ringrazio SAIE e le parti coinvolte perché con questa iniziativa ritroviamo quell’unità che è mancata nella gestione della crisi da parte del settore. Il valore del 22% del Pil che esprime il comparto dell’edilizia meritava una voce unica e forte, in grado di portare a casa dei risultati diversi rispetto a quelli di oggi. Dobbiamo ripartire e dobbiamo avere liquidità sui nostri conti correnti. Ed è necessario e urgente che la Pubblica Amministrazione paghi i costruttori affinché possano onorare i loro impegni verso i distributori di materiali edili: a marzo, a livello nazionale, abbiamo avuto insoluti per il 25% e prevediamo diventi il 40% per aprile e il 60% a maggio. Fare presto è d’obbligo.”
“La fine del lockdown non deve darci l’illusione che stiamo ripartendo esattamente come prima – afferma Gabriele Scicolone, Presidente Oice, Associazione organizzazioni italiane di ingegneria - Bisognerà vedere come riapriamo i cantieri e con quali misure di sicurezza; un elemento che avrà un forte impatto sulla capacità di essere competitivi nei mesi che seguiranno. In questo momento è necessario che le misure a sostegno della liquidità vengano mantenute, che la cassa integrazione venga estesa e che si istituisca un tavolo della filiera che faccia tabula rasa e disegni il processo virtuoso col quale vogliamo pensare un’opera e portarla a compimento, dando delle tempistiche certe alle varie fasi del processo di approvazione. Bisogna, in altre parole, pensare anche al tema della burocrazia, che soffoca il nostro settore, senza complicare ulteriormente le regole ma dando finalmente certezze e semplificazione ad una filiera che ha un immenso potenziale non ancora espresso.”
“Liquidità, semplificazione, investimenti, riqualificazione e messa in sicurezza. Da qui deve ripartire l’azione di governo per rilanciare la filiera delle costruzioni -aggiunge Maurizio Savoncelli, Presidente Consiglio Nazionale Geometri- Proprio in questi giorni stiamo chiedendo infatti a tutte le stazioni appaltanti e ai soggetti che possono creare risorse immediate, come i tribunali, di liquidare le parcelle. In tema di opere pubbliche, si parla molto del modello Genova per il ponte sul Polcevera, realizzato in poco più di un anno. Questo modus operandi non può essere riservato solo alle emergenze, ma deve diventare prassi, risolvendo le questioni che rallentano le tempistiche. Legato a doppio filo alle tematiche dei tempi e delle certezze c’è anche il tema del risparmio privato e della mancanza di investimenti. I provvedimenti per avviare gli investimenti esistono già ma sono fermi, per questo chiediamo lo sblocco della riforma del dpr 380 e del regolamento degli appalti su cui abbiamo lavorato per anni. Bisogna, infine, puntare sulla riqualificazione, lavorando sulla salubrità degli ambienti esistenti e in via di costruzione e valorizzando borghi e campagne il cui spopolamento può essere evitato grazie al nuovo modello di città diffusa”.
DDL “Nuova IMU” : le osservazioni ANCE alla Camera dei Deputati
Si è svolta il 3 c.m. l’audizione informale dell’ANCE presso la Commissione Finanze della Camera dei Deputati sui contenuti della proposta di legge recante “Istituzione dell’imposta municipale sugli immobili (nuova IMU)”, (DDL 1429/C).
Il Dott. Marco Dettori, Vice Presidente Economico-fiscale-tributario, che ha guidato la delegazione associativa, ha evidenziato, in premessa, la condivisione dell’intento del provvedimento di semplificare ed unificare il prelievo locale immobiliare che, oggi, vede il sovrapporsi di 2 tributi patrimoniali di pressoché identico ambito soggettivo ed oggettivo: IMU e TASI.
Si tratta di un necessario processo di revisione dei tributi locali non più rinviabile, nell’ottica di conferire un assetto definitivo e stabile ad un settore della fiscalità interessato, nel corso degli ultimi anni, dal succedersi di numerose modifiche normative. La stratificazione degli interventi normativi negli anni ha infatti prodotto un indiscriminato aumento della pressione fiscale sugli immobili (dal 2011 al 2015 il gettito è passato da 9,3 a 24,5 miliardi di euro e, con il venir meno del blocco dell’aumento dei tributi locali, dal 2019, si potrebbe registrare un ulteriore aumento del livello di tassazione territoriale).
Tuttavia una vera e sostanziale riforma in questo ambito, la cui esigenza è avvertita ormai da tutti, cittadini, imprese e istituzioni stesse, non può esaurirsi nella mera unificazione delle due vigenti imposte immobiliari, ma deve tendere a razionalizzare il prelievo eliminando tutte le distorsioni attualmente esistenti.
Entrando nel merito, il Vicepresidente si è quindi soffermato sulle proposte ritenute prioritarie da ANCE. Al riguardo, nello specifico, ha evidenziato la necessità di intervenire sul tema delle “definizioni” dei vari immobili assoggettati al prelievo locale e, in particolar modo, sul concetto di “area edificabile”, tutt’oggi ancorato alla disposizione del DL 223/2006 (cd. “decreto Visco-Bersani”, convertito nella legge 248/2006), che considera tale il terreno già con la sola adozione dello strumento urbanistico generale, senza che sia necessario anche il piano attuativo.
In tal modo, pertanto, le aree vengono tassate con imposta massima (in quanto calcolata sul valore commerciale delle stesse) anche se, di fatto, ancora non concretamente utilizzabili a scopo edificatorio, in mancanza dei piani urbanistici attuativi dello strumento generale.
Per questo, occorre intervenire per eliminare questa distorsione, qualificando l’area come “fabbricabile” solo quando effettivamente, su di essa, si può procedere all’edificazione prevista dalla pianificazione urbanistica attuativa. Tra l’altro, l’attuale definizione genera un elevato contenzioso, che verrebbe invece risolto, adottando tale concetto di “area edificabile”.
Ulteriore urgenza riguarda il campo d’applicazione dell’imposta patrimoniale che, anche in base alle prescrizioni del PdL in analisi, continuerebbe a colpire i “beni merce” delle imprese edili, ossia le aree e i fabbricati destinati alla vendita.
Il provvedimento, infatti, conferma la misura della TASI attualmente prevista per gli immobili merce delle imprese edili, ossia per i fabbricati costruiti per la successiva vendita, a condizione che non siano locati (esenti, invece, da IMU con effetto dal 2013).
Tale disposizione, tra l’altro, non è coordinata con quanto recentemente previsto dal DL 34/2019 (cd. decreto crescita), convertito con modifiche nella legge 58/2019, che, all’art.7-bis, stabilisce l’esenzione da TASI di tali immobili a decorrere dal 2022.
La nuova imposta, inoltre, continuerebbe ad essere applicata anche sulle aree da edificare per la successiva vendita (oggi assoggettate sia ad IMU che a TASI) ed ai fabbricati in corso di costruzione o ristrutturazione, sempre per la successiva cessione a terzi (che attualmente scontano IMU e TASI sul valore dell’area sottostante, sino all’ultimazione dei lavori).
È pertanto evidente la necessità di riconoscere espressamente l’esclusione da ogni forma di patrimoniale per tutti gli immobili facenti parte del cd. “magazzino” delle imprese edili, ossia dei fabbricati di nuova costruzione o incisivamente ristrutturati per la successiva vendita e le aree edificabili.
Il settore edile è, infatti, l’unico a subire un prelievo di carattere patrimoniale sugli immobili oggetto dell’attività caratteristica e la riforma che s’intende attuare con il presente provvedimento è la sede più consona per eliminare questa enorme distorsione del sistema impositivo immobiliare.
Tra l’altro, il gettito IMU/TASI per le aree edificabili è del tutto risibile e genera un elevato contenzioso in merito alla definizione stessa di area e al valore imponibile.
In tema di manovrabilità dell’imposta da parte dei Comuni, ha, altresì, sottolineato l’opportunità di offrire agli Enti locali uno strumento efficace di marketing territoriale, quale può essere quello fiscale. In tal senso, al di là della condivisibile riduzione dell’imposta per le abitazioni affittate a canoni calmierati, che ha l’obiettivo di incentivare la locazione con valenza sociale, occorrerebbe fare uno sforzo ulteriore per favorire, in generale, il mercato residenziale delle seconde case. Ciò consisterebbe, agli Enti locali di disporre di uno strumento fiscale per attrarre capitali privati nel territorio e, a livello nazionale, di vivacizzare il mercato immobiliare residenziale ancora in sofferenza, con effetti benefici per l’Erario, il mercato, gli investitori ed i cittadini.
il Vicepresidenteha, quindi, rilevato la necessità di una correzione al provvedimento,per confermare, in futuro, quanto oggi previsto ai fini IMU e TASI, riguardante le esenzioni previste per gli immobili utilizzati dagli Enti non commerciali e destinati esclusivamente allo svolgimento di determinate attività, tra cui quelle assistenziali, previdenziali, sanitarie e didattiche.
Nell’ambito della “nuova IMU”, infatti, per l’applicabilità del regime di esenzione, si fa rinvio al Codice del Terzo Settore (di cui al DLgs 117/2017) e, quindi, la stessa opera per gli immobili utilizzati nello svolgimento delle suddette attività da parte degli “Enti non commerciali del Terzo settore”. Tale rinvio, tuttavia, rischia di compromettere la spettanza del regime di esclusione dell’imposta patrimoniale per alcuni Enti non commerciali, quali le Casse edili e le Scuole edili, che, seppur utilizzando gli immobili posseduti direttamente nello svolgimento delle attività “tutelate”, non rientrano, in realtà, nel novero e nella disciplina degli Enti del Terzo settore.
Si tratta, infatti, di Enti non commerciali costituiti, in via paritetica, dalla parte datoriale e dalle rappresentanze sindacali del settore edile, che oggi godono dell’esenzione da IMU e TASI con riferimento agli immobili posseduti ed utilizzati direttamente nello svolgimento delle loro attività istituzionali (attività didattica, per le Scuole edili e attività assistenziale e previdenziale, per le Casse edili – cfr. anche Risoluzione del Dipartimento delle Finanze 5 ottobre 2015, n.8/DF).
Il venir meno dell’esenzione creerebbe un’evidente disparità di trattamento a danno di tali soggetti che subirebbero un incremento iniquo della tassazione sugli immobili posseduti, ancorché gli stessi siano direttamente utilizzati nello svolgimento delle attività istituzionali di istruzione, assistenza e previdenza che la norma agevolativa intende evidentemente tutelare.
Per questo, ai fini della suddetta esenzione, è opportuno confermare, anche nell’impianto normativo della nuova imposta municipale, il rinvio a quanto stabilito, ai fini della previgente ICI, dall’art.7, co.1, lett.i), del DLgs 504/1992, eliminando, o integrando, quindi, il riferimento agli Enti del Terzo settore.
Ulteriore principio che occorre porre al centro dell’impianto normativo della “nuova IMU” è quello connesso alla sua deducibilità dal reddito imponibile ai fini IRES ed IRPEF.
Sotto questo profilo, il provvedimento non è allineato alle recenti disposizioni contenute nel DL 34/2019, cd “decreto crescita”, convertito con modifiche nella legge 58/2019, che, dal 2019, incrementa progressivamente la percentuale di IMU, applicata sui fabbricati strumentali, deducibile dalle imposte sul reddito, per arrivare, a regime, alla completa deducibilità dell’imposta a decorrere dal 2023.
E’, pertanto, opportuno prevedere quantomeno l’integrale deducibilità anche della “nuova IMU” applicata sugli immobili strumentali delle imprese, in linea con le suddette disposizioni.
Sarebbe, poi, auspicabile un ulteriore passo in avanti che riconosca un principio di generale deducibilità dal reddito imponibile ai fini IRPEF ed IRES della nuova imposta patrimoniale per tutti gli immobili delle imprese, così come oggi previsto per la TASI.
Il Vice presidente ha infine evidenziato, per quanto riguarda, infine, la “clausola di salvaguardia”, che se, da un lato appare essenziale garantire che la “nuova IMU” non comporti un aggravio impositivo per i contribuenti, dall’altro è parimenti essenziale utilizzare, anche a livello locale, la leva fiscale per incentivare determinate iniziative d’interesse pubblico e ciò attraverso un serio riordino del prelievo immobiliare locale che non può non chiamare in causa anche la riforma della base imponibile e, quindi, del catasto.
Si tratta di un tema già affrontato nel 2014, con l’emanazione della legge delega n.23/2014, con la quale si voleva, appunto, rendere più conformi alla realtà i valori catastali dei fabbricati, anche ai fini dell’imposizione fiscale immobiliare.
Il processo, così come pensato all’epoca, ha poi subito un drastico arresto nel giugno 2015, a fronte della presa d’atto da parte dell’allora Governo della mancanza delle necessarie garanzie di invarianza di gettito per i contribuenti e del rischio che, con la riforma, il prelievo sugli immobili potesse subire ulteriori pesanti incrementi.
In particolare, la necessità è quella di adeguare il Catasto alle mutate esigenze ambientali di efficienza energetica e di sicurezza sismica, così da premiare gli immobili più in linea con i moderni standard energetici e antisismici.
Su questo punto, ha illustrato la proposta ideata da ANCE per premiare “catastalmente”, e quindi anche fiscalmente, la produzione, l’acquisto e il possesso di immobili ad alta efficienza energetica.
In particolare, si tratta dell’introduzione di un coefficiente che, tenendo conto della prestazione energetica dell’immobile, agisca in senso inversamente proporzionale sulla rendita e sul valore catastale imponibile, proprio alla luce del minor impatto ambientale (e sociale) del fabbricato.
In tal modo, anche la fiscalità locale potrebbe rappresentare una leva efficace per incentivare i cd. “mercati emergenti”, connessi al perseguimento dell’interesse pubblico della tutela ambientale e della riqualificazione urbana in chiave energetica ed antisismica, con ricadute positive sull’intera collettività, sul benessere sociale e sulle stesse entrate sia erariali che degli Enti locali.
Da uno studio ANCE sull’incidenza fiscale su alcuni progetti effettivi di trasformazione e riqualificazione immobiliare, è risultato che, dall’implementazione dei piani di rigenerazione urbana, lo Stato e gli Enti locali “guadagnano” complessivamente (in termini di IRES, IRPEF, IVA, IRAP, IMU/TASI) quasi il 60% dell’utile ritraibile dall’investimento (a fronte del 40% lasciato all’impresa che realizza il programma).
In tal senso, l’Erario e gli Enti locali assumono, di fatto, il ruolo di soci di maggioranza nelle iniziative di riqualificazione urbana.
Edilizia: patto tra Regione e Ance per sviluppare nuove figure professionali
Regione Veneto e Associazione nazionale dei costruttori edili sottoscrivono un accordo formativo per qualificare nuove figure professionali e aggiornare le competenze di quanti operano nel settore dell’edilizia.
Giovedì 16 maggio l’assessore regionale alla formazione e al lavoro Elena Donazzan, su delega del presidente del Veneto, e il presidente di Ance Veneto Giovanni Salmistrari hanno firmato a Treviso il nuovo protocollo di intesa che impegna i due enti a cofinanziare corsi di formazione e di aggiornamento in collaborazione con le scuole edili presenti in Veneto.
Bioedilizia, ottimizzazione energetica, green building, rigenerazione urbana e manutenzione sono i nuovi ambiti di sviluppo del comparto delle costruzioni, pubbliche e private, che sta vivendo, dopo la grave crisi del 2008, un nuovo ciclo di sviluppo.
Indicativa del nuovo corso del comparto, che rappresenta l’8,8 per cento del Pil e il 6,1 per cento degli occupati, è la sede scelta per la firma del protocollo: il cantiere “Cà delle Alzaie” di via IV Novembre, nei pressi delle rive del Sile, dove il gruppo Cazzaro Costruzioni sta realizzando il complesso residenziale progettato dell’architetto Stefano Boeri. Al posto del precedente insediamento produttivo dismesso da anni stanno sorgendo abitazioni pensate come unità di riforestazione urbana, secondo il modello del bosco verticale.
Digitalizzazione, riqualificazione energetica, sismica e infrastrutture i quattro focus di SAIE 2018
Risposte concrete all’evoluzione dell’industria edilizia per intercettare la ripresa
Il settore delle costruzioni attraversa una fase di grande trasformazione, che guarda a nuovi mercati e modalità produttive, puntando a diventare un comparto sempre più integrato, efficiente e sostenibile. La filiera si confronta sui prodotti e le tecnologie, ma si interroga soprattutto sui servizi dedicati all’ambiente costruito, prendendo a modello la via tracciata dall’Industria 4.0.
Digitalizzazione, riqualificazione energetica, sia edilizia che impiantistica, recupero e protezione sismica, infrastrutture e territorio saranno le parole chiave della 53esima edizione di SAIE, il Salone della nuova industrializzazione edilizia e del territorio, che si terrà dal 17 al 20 ottobre 2018 a Bologna.
L’organizzazione dell’evento è stata affidata quest’anno da BolognaFiere a Senaf, società del gruppo editoriale Tecniche Nuove.
"Nel progetto di riposizionamento di SAIE, un nostro storico prodotto fieristico - commenta Antonio Bruzzone, Direttore Generale di BolognaFiere - abbiamo puntato su un nuovo assetto gestionale che prevede l’affidamento a Senaf e al Gruppo Tecniche Nuove delle prossime 10 edizioni di SAIE. Siamo convinti che le competenze nel mercato fieristico e nel settore delle costruzioni e la solidità del Gruppo possano essere asset capaci di accelerare il riposizionamento di SAIE, che si è posto l'obiettivo di tornare a generare un importante indotto per il territorio e per BolognaFiere”.
“I dati previsionali dell’ANCE indicano il 2018 come l’anno di svolta in cui il settore tornerà a crescere del 2,4% - commenta Gianfranco Ferilli, Vice Presidente di Senaf -. Avremo perciò l’importantissimo compito di valorizzare questa ripresa, con l’obiettivo di portare nell’arco del prossimo biennio il SAIE sul primo gradino degli appuntamenti europei professionali più importanti dell’industrializzazione edilizia”.
“Il tema della sicurezza sismica a cui giustamente SAIE 2018 dedica grande attenzione è strategico: basti pensare che la stima che abbiamo fatto per gli investimenti in opere strutturali di miglioramento sismico per l’edilizia residenziale si aggira attorno ai circa 105 miliardi di euro. Ai quali dobbiamo aggiungere i 33,5 miliardi previsti per gli interventi di riqualificazione energetica. Inoltre - commenta il Presidente di Ance Nazionale Gabriele Buia - è fondamentale che le imprese aprano le porte alla digitalizzazione. L’utilizzo delle più moderne tecnologie nelle fasi di progettazione e costruzione delle infrastrutture può produrre un risparmio complessivo annuale dei costi di realizzazione delle opere stimabile tra i 20,4 miliardi e i 32,3 miliardi di euro”.
TEMI E NOVITÀ DI SAIE 2018
L’appuntamento del prossimo autunno, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare oltre che della Regione Emilia-Romagna, sarà sviluppato in stretta collaborazione con le principali associazioni di categoria del settore, tra cui Agi Associazione geotecnica italiana, Aist Associazione italiana software tecnico, SIG Società Italiana Gallerie, Assobim Associazione BIM, Andil Associazione nazionale degli industriali dei laterizi, Building Smart Italia, Federbeton Federazione delle associazioni del cemento e del calcestruzzo, ISI Ingegneria sismica italiana.
Forte del successo dell’edizione 2016, che ha contato oltre 52mila visitatori, più di 400 espositori e 222 momenti di approfondimento tra convegni e seminari, SAIE 2018 presenterà le novità, le eccellenze e le capacità del “fare italiano” e internazionale, concretizzando in nuovi prodotti e servizi la visione del settore rispetto al futuro di costruzioni, ristrutturazioni e infrastrutture.
Rivolto alle aziende top del comparto, alle realtà che stanno testando nuovi sistemi, tecnologie e reti di distribuzione verso una nuova industrializzazione delle costruzioni 4.0, alle società di servizio, ai progettisti, ai centri di ricerca, alle università e alle start-up che progettano eccellenze, innovano e qualificano il territorio, sarà un evento pensato per aggiornarsi sulle ultime tendenze del comparto, grazie a momenti di alta formazione, ma anche per fare network e trovare opportunità di business.
Grande novità di quest’anno saranno le iniziative speciali, quattro aree dove verranno presentate opere e best practices di eccellenza nell’ambito dell’edilizia antisismica e sostenibile, casi speciali per l’impiego del BIM ed esempi di successo nel settore delle infrastrutture.
Altra novità dell’edizione 2018 sarà l’Innovation Lab situato all’interno del centro servizi - la vetrina del Salone con i percorsi di cambiamento intrapresi dalle aziende, dalle start-up ai centri di ricerca internazionale - con spazi dedicati alla Digital Experience per una riflessione sullo sviluppo digitale dell’ambiente costruito. Fari puntati sull’architettura modulare e sulla progettazione algoritmica e parametrica, ma anche sulla fabbricazione robotica, le tecnologie per la stampa 3D, i sistemi di domotica IOT e le ultimissime novità nel campo della realtà aumentata e della cantieristica digitale. Spunti di tecnologie all’avanguardia, ma con una visione centrale “dal cantiere” per ricollegare l’edilizia del fare con il SAIE -fiera di riferimento- e riportare a Bologna le imprese e tutti gli artigiani che operano nella filiera delle costruzioni.
Con l’obiettivo di facilitare l’orientamento dei visitatori, rendere più efficace la visita del Salone e migliorare la visibilità dei diversi settori, nell’edizione del 2018 sono previsti quattro focus e percorsi tematici, che guideranno il pubblico alla scoperta dei sistemi e delle tecnologie che stanno cambiando i processi costruttivi, dal rilievo alla progettazione, dalla realizzazione al controllo fino alla gestione e alla manutenzione delle opere. Digitalizzazione e BIM; Gestione dell’edificio e riqualificazione edilizia; impianti tecnici in edilizia; Trasformazione urbana, infrastrutture e territorio.
LE INIZIATIVE SPECIALI
Recupero e protezione sismica
Cavalcando i temi di attualità e l’opportunità offerta dallo Stato con il Sisma bonus, SAIE 2018 si occuperà di sicurezza del patrimonio italiano - edilizio ed infrastrutturale - spiegando come la filiera possa trovare spazio in questo mercato, con l’innovazione di progetto e processo, investendo proprio sul tema della riqualificazione sismica. In collaborazione con l’Associazione Italiana Software Tecnico (AIST), un’area del Salone sarà dedicata agli strumenti e all’evoluzione normativa. Inoltre, grazie al supporto dell’Associazione Ingegneria Sismica Italiana (ISI), sarà previsto uno spazio dedicato a progettazione, costruzione e gestione di interventi di mitigazione e di riqualificazione sismica, anche con laboratori dimostrativi.
Sostenibilità, greenbuilding e integrazione impiantistica
La fiera è anche occasione di vetrina e di racconto delle migliori esperienze italiane ed internazionali: per parlare di sostenibilità si mostreranno edifici ad elevata integrazione impiantistica, a basso impatto ambientale e a consumo zero di energia. Architetture che rispondono alle richieste introdotte dalla strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale, che prevede la costruzione e la trasformazione degli edifici esistenti in nuovi interventi a energia quasi zero, “NZEB”.
Digitalizzazione e BIM
La digitalizzazione e il BIM rappresentano anche un percorso tematico che attraversa trasversalmente tutta la fiera, con focus speciale sul rilievo digitale, sistemi di restituzione dei dati, software di progettazione, piattaforme di gestione del processo, sui sistemi di realtà virtuale e la modellazione in BIM. A SAIE 2018 inoltre, ritorna DIGITAL&BIM Italia, la sola iniziativa nazionale sulla digitalizzazione nel settore delle costruzioni organizzata con successo nel 2017 da BolognaFiere. In collaborazione con Assobim e Building Smart Italia, eventi e iniziative by DIGITAL&BIM Italia Conference Lab proseguiranno la riflessione sullo sviluppo digitale dell’ambiente costruito. Sono previsti due giorni di conferenza internazionale con esperti, seminari e digital lab di alta formazione e a seguire workshop, arene, momenti di confronto e spazi di networking.
Infrastrutture e territorio
Il sistema di connessioni infrastrutturali sta cambiando in tutto il mondo. In Italia, l’obiettivo è quello di trasformarlo in una rete moderna ed efficiente oltre che sicura, in grado di rispondere efficacemente anche ai fenomeni di dissesto idrogeologico. A SAIE 2018 con la collaborazione di Federbeton, Federazione delle associazioni del cemento e del calcestruzzo, AGI, Associazione Geotecnica Italiana e SIG, Società Italiana Gallerie, sarà organizzata un’area speciale che metterà in evidenza l’eccellenza del know-how italiano in tema di interventi di progettazione, realizzazione e riqualificazione delle infrastrutture. SIG, promotrice dell’evento internazionale World Tunnel Congress (WTC) che si terrà a Napoli nel 2019, sarà a SAIE con la Conferenza Nazionale dedicata al Tunnelling e alla Digitalizzazione.
Ancora niente ripresa per l'edilizia nel Lazio
Niente da fare, la fotografia di Ance Lazio sulle costruzioni a livello regionale conferma il trend negativo che caratterizza il settore dal 2008. Secondo i dati della Casse edili nell’ultimo anno il monte ore lavorate si è ridotto del 9,6% con una perdita complessiva di oltre 2 milioni di ore. Dal 2011 oltre 16 milioni di ore (-46%). Gli effetti sul l'occupazione sono pesanti: da ottobre 2014 a marzo 2015 il calo del numero di operai attivi nelle casse edili del Lazio è stato poco meno dell’8%, corrispondente a 3.387 unità. Rispetto al 2011 la nostra regione registra 25.000 lavoratori regolari in meno (di cui 16.500 soltanto nella capitale). In tre anni e mezzo l’occupazione nelle costruzioni si è ridotta del 38,4%. Infine le imprese: nell’ultimo anno ne sono scomparse circa 700 e oltre 4.100 dal 2011, di cui 2.600 a Roma. In tre anni e mezzo sono uscite dal mercato circa un terzo delle aziende del settore.
"Di fronte a questo scenario e ai recenti fatti di cronaca che evidenziano una fase molto difficile nelle relazioni tra imprenditoria e chi gestisce la cosa pubblica - ha commentato Stefano Petrucci, presidente di Ance Lazio, in conferenza stampa - ci aspettiamo dalla politica e in particolare dal Governatore Zingaretti un protagonismo virtuoso, diretto a sostenere le forze sane dell'imprenditoria e dell'economia. Un protagonismo che restituisca fiducia e si consolidi in quel ruolo di guida che il sistema democratico gli affida. Ciò ha una particolare importanza per un settore come le costruzioni che continua a vivere una situazione critica e che si aspetta urgentemente risorse e politiche mirate. Al presidente della Regione chiediamo di fare propria l'affermazione del Governatore della Banca d'Italia Visco che non può esserci una concreta e stabile ripresa economica senza maggiori investimenti nelle costruzioni. Il nostro è un settore che se sostenuto può costituire un consistente volano. Basta con i rinvii, con le decisioni, con gli annunci. Faccio solo un esempio: la delibera di sblocco dei primi finanziamenti relativi al bando 355, per l'edilizia sociale. E' oltre un anno che le imprese attendono. Si tratta di 53 milioni, in grado di attivare risorse per oltre un miliardo e trecento milioni da parte degli investitori privati e di creare – secondo le nostre stime - oltre 20.000 nuovi posti di lavoro. Senza contare che il ritardo di approvazione della delibera da parte della Regione, di fronte all’acuirsi periodico dell’emergenza abitativa nella Capitale, non contribuisce certo a ridurre i rischi di conflitti e disagi."
Il presidente di Ance Lazio ha poi chiesto alla Giunta regionale una particolare attenzione sul fronte dei lavori pubblici. "Un’attenzione che deve concretizzarsi in azioni concrete e in scelte coerenti con gli obiettivi, ispirate a competenza e a un confronto proficuo con il sistema imprenditoriale delle costruzioni. Purtroppo invece riscontriamo una serie di scelte e di comportamenti che vanno nella direzione contraria. In questi mesi abbiamo assistito alla pubblicazione di bandi che sono stati oggetto da parte nostra, insieme all’ACER, di ricorsi andati a buon fine e finalizzati a contrastare modalità e procedure in palese violazione delle norme della concorrenza. Scelte e comportamenti che vanno ad impattare su un mercato regionale che ha registrato negli ultimi anni un costante ridimensionamento in termini di valore. Un mercato in calo e soprattutto caratterizzato da una bassa incidenza sul piano delle aggiudicazioni e dei tempi di contrattualizzazione delle opere.”
Petrucci auspica un maggiore dialogo con il sistema associativo delle imprese "al fine di individuare le soluzioni procedurali e i meccanismi di selezione e di affidamento delle gare di appalto più efficaci rispetto agli obiettivi. Ne è un esempio il recente caso del piano per la riqualificazione energetica del patrimonio pubblico (nella maggior parte dei casi scuole), che ha visto un 40% di gare andate deserte. E’ interesse comune facilitare l’avvio dei cantieri e dare fiato al settore rispondendo in maniera efficace e rapida alle tante esigenze in termini di opere e servizi da parte dei cittadini."
Il presidente di Ance Lazio ha colto l'occasione per invitare il Governatore a un'accelerazione del varo di provvedimenti riguardanti la sicurezza e le opere pubbliche; a fare chiarezza rispetto alle risorse disponibili, evitando annunci che illudono imprese e cittadini, come nel caso dell’edilizia scolastica; a prendere una posizione chiara sulla realizzazione della Roma Latina, "offrendo al Governo l’aiuto necessario per orientarne la scelta nell’interesse reale dell’economia e dello sviluppo regionale. Ci auguriamo - ha concluso - che già nei prossimi giorni possiamo riscontrare una maggiore efficienza da parte dell'amministrazione regionale attraverso decisioni mirate in grado di dare fiducia. Una fiducia che come ci insegnano gli economisti costituisce un fattore indispensabile per qualunque prospettiva di ripresa."
Scommettere sulla ripresa, puntando sulle costruzioni
Al nuovo Governo regionale Ance Emilia Romagna chiede di riattivare il confronto sulla crisi del settore.
“Di fronte al perdurare della grave situazione di crisi in cui versa l’industria regionale delle costruzioni è essenziale da parte del nuovo Governo regionale un impegno forte a sostegno del settore, confermando alcune politiche che hanno dato frutti positivi, come il bando denominato “Giovani Coppie”, consentendo la valorizzazione del patrimonio residenziale già esistente e dando una risposta concreta a fondamentali esigenze sociali come il diritto alla casa”.
E’ questa secondo il Consiglio Direttivo di ANCE Emilia Romagna, riunitosi a Bologna il 20 gennaio scorso, la priorità da affrontare da parte della nuova amministrazione. Lo sottolinea il Presidente Giovanni Torri, evidenziando come gli eccellenti risultati forniti dal bando negli anni scorsi non possano passare sotto silenzio e orientare le scelte verso una conferma. “E’ necessario ottimizzare l’utilizzo delle poche risorse finanziarie regionali disponibili per il nostro settore, individuando quelle già stanziate, ma non ancora spese, favorendone l’immissione in circolo, puntando sull’esperienza positiva del bando “Giovani Coppie”, così da consentire da un lato un recupero del patrimonio invenduto, dall’altro di creare le condizioni per l’accesso alla casa di centinaia di nuove famiglie. Egualmente - ha aggiunto Torri- invitiamo la Giunta regionale a valutare positivamente la creazione di uno o più fondi immobiliari, all’interno dei quali le diverse imprese che risulteranno aderire al progetto apporteranno (in tutto o in parte) i rispettivi asset immobiliari, così da sgravare gli operatori da impegni finanziari non più sostenibili e trasformare le difficoltà in opportunità”.
Ance Emilia Romagna ha messo a punto un documento in cinque capitoli, corrispondenti ai cinque macrotemi oggetto di proposte: politiche abitative, urbanistica, consumo del suolo, infrastrutture, assetto idrogeologico.
Per ogni tema sono state redatte specifiche riflessioni e proposte che verranno sottoposte nei prossimi giorni ai competenti Assessori regionali della nuova Giunta.