Antonio Maria Michetti: l’ingegnere più amato dagli architetti romani
Insegnamento e professione. Architettura ed ingegneria. Geometria e costruzione.
In Antonio Maria Michetti, classe 1927, trovano felice connubio queste dicotomie.
Assistente del Prof. Luigi Nervi, ingegnere ed architetto romano, ha preso parte ai più importanti progetti degli ultimi quarant’anni a Roma e non solo.
Università di Roma Tre ad Ostiense, Nuovo Municipio di Fiumicino, consolidamento dell’ex Birra Peroni a Roma, la Piazza Inferiore della Basilica di S.Francesco ad Assisi, Chiesa di Meier a Roma.
Con l’approccio di un vero Maestro, si è dedicato per 50 anni alla docenza della tecnica delle costruzioni, alla Facoltà di Architettura di Roma, riuscendo a snocciolare concetti molto complessi ed a renderli alla portata di molti.
La Casa dell’Architettura ha voluto celebrare l’11 giugno il Prof. Michetti, uno degli ingegneri più apprezzati dagli architetti romani, che amava descriversi come “un muratore che ha avuto la fortuna di studiare un poco di latino”.
Molti i ricordi che emergono durante l’evento, ma un unico comun denominatore. Serietà, umiltà verso la scienza, autonomia in ragione del bene comune, la didattica sopra le logiche accademiche. E’ Christian Rocchi, Vice Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma a trasportare nel presente l’eredità culturale del Prof. Michetti. “La sua serietà professionale è stata d’esempio. Un atteggiamento probo sembra non pagare, invece determina la correttezza della committenza. Architetti ed ingegneri non sono commercianti, legati alle logiche di mercato; piuttosto sono strettamente connessi alla tutela sociale che non può essere mercificata.”
Il Prof. Michetti era anche un grande professionista e forse questa era la sua forza da docente. Riusciva a calare nel reale e nel presente grandi insegnamenti del passato, spesso con piacevole ironia. Del Ponte di Messina ripeteva spesso che sarebbe servito un materiale molto leggero con enorme capacità portante. Quel materiale sarebbe potuto essere la fibra di carbonio, ma, prima di usarlo per un’opera strutturale di quella portata, sarebbe dovuto essere impiegato per un “gallinaro”.
Molto particolare fu la sua capacità di trasporre il rigore matematico del calcolo, anche sdrammatizzandolo, a generazioni di architetti, che, di solito, hanno più facilità nel toccare con mano la progettazione.
Un Maestro silente che ha dato tutto se stesso alla formazione, contribuendo ad oltre 6000 tesi si laurea: un vero patrimonio per tutti gli architetti romani.
fonte: ordine.architettiroma.it