L'opera progettata da Steve Green è costata 500 milioni di dollari ed è stata pensata anche per un pubblico di non fedeli

A Washington ha aperto  "il più grande museo dedicato alla Bibbia".  Si trova vicino al National Mall, non molto lontano dal Campidoglio e dai musei Smithsonian. Il progetto, nato nel 2011 con l'acquisto di un immenso ex magazzino, è costato oltre 500 milioni di dollari ed è opera di Steve Green, presidente di Hobby Lobby una delle realtà più importanti negli Stati Uniti nel settore oggettistica con quasi 1000 punti vendita e oltre 30mila dipendenti.

Un museo per tutti
Non è un museo costruito e pensato solo per chi ha fede. Le sue sale, pur avendo come filo narrativo quello del libro più famoso, e più letto, al mondo, vuole rivolgersi a un pubblico ampio e senza alcuna appartenenza religiosa: chi si dichiara credente, chi professa fedi diverse dal cattolicesimo, chi si dichiara ateo ma vuole conoscere, senza particolare coinvolgimento emotivo, quello che è contenuto all'interno della Bibbia, chi è agnostico. Tutti qui possono informarsi senza essere condizionati dalla dottrina. Un museo, come scrive il Washington Post, che si propone di essere "inclusivo, completo, apolitico".

Il primo problema? Trump
Stavolta non riguarda qualcosa che il Presidente degli Stati Uniti ha scritto su twitter o a pronunciato in un comizio o davanti alla stampa. Ma riguarda un luogo fisico. Una delle sue proprietà, uno dei tanti Hotel che possiede nella Capitale e che è stato affittato per l'inaugurazione del museo e per la raccolta fondi ad essa associata. Una scelta che ha portato a due grandi problemi: il fatto che all'esterno potesse davvero passare un messaggio tutt'altro che apolitico, vista anche l'importanza che Trump ha dato alla fede in questo primo periodo alla Casa Bianca, e parallelamente, il rifiuto di alcuni dipendenti del museo di far parte di questa serata perché in opposizione al governo del Presidente. Secondo gli organizzatori è stata una scelta obbligata: non c'era un altro luogo, ai tempi della prenotazione, che avesse una sala da ballo pronta ad ospitare le 750 persone invitate. Né Donald Trump né vice-presidente Micheal Pence, del resto, sono presenti nella lista dei partecipanti.   

Leggere per capire
Il percorso che la direzione artistica ha intrapreso è molto chiaro: il museo non intende spingere i suoi visitatori a diventare credenti. Tantomeno vuole considerare i contenuti della Bibbia come veri o esemplificativi per migliorare la condotta della nostra vita. È un museo dedicato alla Sacra Scrittura e ai suoi molteplici motivi d’interesse: dalla sua importanza nei secoli ai contenuti che sono stati raccontati; dalla struttura narrativa particolare ai personaggi che vi compaiono. Con un approccio neutrale, e basato sui fatti, verso quella che viene ritenuta come una delle massime opere d'arte esistenti. Con l’obiettivo di sviluppare curiosità e stupore. Con un unico invito finale: “leggete la Bibbia".  

Più tecnologia e meno Gesù
Il museo è composto da cinque piani ricchi di schermi, anche a 360°, di strumenti interattivi, di giochi per i più piccoli, di filmati e lezioni, di stanze sensoriali. Un esempio? Un pavimento in legno che scricchiola e si muove per evocare il viaggio dell'Arca di Noè. Con il biglietto verrà dato anche un tablet con cui il visitatore potrà interagire con le varie sezioni. Fanno parte della collezione, inoltre, oggetti di incredibile valore come la prima Bibbia stampata negli Usa o quella che fu scelta per essere portata sulla Luna.   

C'è anche un po' d'Italia
Era inevitabile che anche l'Italia avesse un ruolo all'interno di questa enorme struttura. Come anticipato da La Stampa, qualche mese fa, sono già state programmate tre mostre provenienti dal nostro Paese: la prima e la seconda, che partiranno nel 2018, sono incentrate sulle opere di carità a Roma tra il 13° e il 19° secolo e sulla lettura biblica dei cataclismi naturali; la terza, che aprirà nel 2020, sulla storia e l'importanza del pellegrinaggio alle sette basiliche della Capitale. 

fonte: agi.it