Modulo Radiante Planium

Iniziato nel 2016 e ancora in atto nel presente anno, il progetto I-ZEB ha coinvolto sedici aziende, tra cui Planium, con un obiettivo condiviso tramite la cooperazione fra industria privata e ricerca (CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche): progettare e ideare nella ricerca di un equilibrio tra massima funzionalità e massimo comfort, il tutto con il dispendio energetico minimo (“energia zero”).
Nella ricerca, che consiste nella sinergia del funzionamento dei prodotti presentati dalle diverse aziende per ottenere il comfort ideale del futuro negli interni, Planium ha partecipato con l’installazione del suo innovativo Modulo Radiante in laboratorio: un sistema emissivo che racchiude in sé il principio di utilizzo razionale delle fonti energetiche da una parte, del raggiungimento di un comfort tecnico dall’altra.
Installabile in qualsiasi sistema edilizio, Modulo Radiante è un sopraelevato con impianto radiante idronico caldo/freddo integrato nei moduli e la cui funzione di sopraelevazione consente la possibilità di ispezione dell’intercapedine sottostante. Planium ha concepito nel 2008 questo sistema la cui distribuzione del calore è omogenea; la sua natura modulare, unitamente alla scelta del cliente di poter optare per una finitura tra quelle proposte da Planium in una vasta gamma del suo catalogo (gli acciai essenziali, la notturna calamina, i caldi ottone, bronzo e rame) rende Modulo Radiante un prodotto all’insegna non solo di un’avanguardia tecnologica, ma anche di un senso estetico che va in una direzione funzionalista.

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L'Università di Bologna ha partecipato all'evento nazionale promosso dal MIUR per far conoscere alle imprese italiane tecnologie e brevetti frutto della ricerca pubblica. Tra le tante innovazioni presentate, cinque sono nate dalla ricerca Unibo.

Non poteva certo mancare l'Università di Bologna alla prima edizione di InnovAgorà, l'evento, promosso dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per promuovere i risultati della ricerca pubblica e presentare a imprese e investitori una selezione di tecnologie brevettate. L'appuntamento si è tenuto dal 6 all'8 maggio scorsi a Milano, presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).


Bioeconomia e agroalimentare, Tecnologie innovative per l'edilizia, le infrastrutture e il patrimonio culturale, Dispositivi per la diagnosi e la cura sono le aree tematiche principali all’interno delle quali si collocano i cinque brevetti presentati dall’Università di Bologna, che era presente con il suo Knowledge Transfer Office. Alessandra di Francesco, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari, ha presentato un brevetto per la riduzione, attraverso l’uso di speciali lieviti, dell’acrilammide in un alimento, ad esempio nelle patate fritte, mentre Ilaria Braschi, dello stesso Dipartimento, insieme ai colleghi dell’Università del Piemonte Orientale, ha illustrato una nuova tecnologia per rimuovere gli oli minerali da carta o cartone ad uso alimentare.

Nella sessione dedicata alle “Tecnologie innovative per l'edilizia, le infrastrutture e il patrimonio culturale”, Matteo Greppi del CIRI Edilizia e Costruzioni ha presentato un'innovativa piastrella termofotovoltaica ibrida calpestabile rivestita con due tipi di resina, mentre Francesco Tinti del Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali ha presentato il suo “Sistema di protezione per sonde geotermiche verticali”. Infine, Alberto Sensini per il Dipartimento di Ingegneria Industriale e il Dipartimento di Chimica “G. Ciamician” ha illustrato, nell’area dedicata ai dispositivi per la diagnosi e la cura, il prototipo dello “scaffold”, una struttura impiantabile elettrofilata per la rigenerazione di tendini e legamenti umani.

La delegazione dell’Università di Bologna ha saputo attirare l’attenzione di diversi operatori del mercato non solo per quanto riguarda le invenzioni brevettate, ma ha anche suscitato interesse in relazione ai temi di ricerca che i ricercatori dell’Alma Mater stanno implementando. A riprova di questo, sono già state avviate due trattative con aziende interessate allo sviluppo delle invenzioni esposte a Milano.

 

vedi articolo: https://bit.ly/2K0J1wY

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progetto MicroWatTS

Sicilia e Malta, le più importanti isole del Mediterraneo insieme in un progetto di ricerca che svilupperà un sistema di trattamento dell'acque grigie sfruttando le nanotecnologie e la luce solare, avvelandosi di un partenariato di eccellenza: l'Università di Malta, ente capofila, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Catania, MCAST, l’università di Catania e due PMI Econetique e Plastica Alfa, con esperienza in micro- e nanosistemi e prodotti polimerici innovativi per il trattamento dell'acqua.
Si chiama MicroWatTS (micro sistemi di trattamento delle acque reflue che utilizzano superfici fotocatalitiche) un progetto da 2,5 milioni di euro finanziato dall’unione Europea nell’ambito del programma INTERREG V-A Italia Malta, presentato  a Catania, dalla coordinatrice italiana Giuliana Impellizzeri, del responsabile di sede Vittorio Privitera, rispettivamente ricercatrice e dirigente di ricerca CNR IMM, Maurice Grech, professore dipartimento di Ingegneria metallurgica e dei materiali dell'Università di Malta, Christian Camilleri, ricercatore MCAST a Malta, Giancarlo Rappazzo, professore dipartimento di Scienze Biologiche dell'università di Catania, Luciano Falqui responsabile del progetto per Plastica Alfa.
Il progetto MIcrowatTS, risponde a tre criteri: dell’innovazione, perché punta a realizzare e produrre su larga scala sistemi di purificazione delle acque che utilizzano il sole, ecologici, efficienti e a bassa manutenzione; dell’applicazione, perché trasferisce le tecnologie avanzate di trattamento delle acque dal banco da laboratorio al pubblico, sviluppando reattori per il trattamento delle acque grigie industriali e domestici, su piccola scala; dei benefici sul piano ambientale ed economico perché questi reattori purificheranno le acque grigie, provenienti dalle lavanderie, dai lavandini, dalle docce delle abitazioni, per renderle riutilizzabili per usi agricoli o per usi domestici secondari. L'acqua grigia purificata può essere immagazzinata per sciacquare i servizi igienici o le piante d'innaffiatura. Questo ha il potenziale di risparmiare fino al 30% di acqua potabile utilizzata nella maggior parte delle famiglie.


La missione del CNR-Catania
Creare un centro di eccellenza per la ricerca sia di base che applicata sulle nanotecnologie avanzate, aumentare la visibilità del CNR all’interno dell’area di ricerca europea, produrre un impatto sull’economia e sulla società locale attraverso innovazioni tecnologiche. A questo scopo i contatti stretti sia con l’industria che con il mondo accademico sono strategici per lo sviluppo ed il successo del CNR-Catania.
Il responsabile del progetto Vittorio Privitera: “Il progetto prende le mosse da un procedente lavoro WATER, concluso nel 2016, che ha avviato il nostro percorso di utilizzo delle tecnologie più avanzate al servizio della società, della natura, delle persone ecco il nostro modo di intendere la ricerca scientifica. L'innovazione è la principale arteria verso il progresso, inteso come miglioramento delle condizioni ambientali e del benessere umano. E in questo processo evolutivo, è l’acqua ad avere un ruolo fondamentale e predominante. Garantire la sua purezza nelle case, contribuire a purificare mari, fiumi e oceani attraverso lo sviluppo delle nanotecnologie, è l’obiettivo primo di della nostra attività e del nostro impegno quotidiano”.

Gli obiettivi del progetto MIcroWaTS
Il progetto prevede l'ampliamento delle esistenti infrastrutture di ricerca; lo scambio di conoscenze e personale con i partner europei e locali, al fine di studiare queste nuove applicazioni delle nanotecnologie e aumentare le opportunità di collaborazione; il miglioramento delle locali capacità manageriali; azioni innovative di divulgazione mirate sia al mondo scientifico che al grande pubblico; lo sviluppo di un piano strategico per la gestione delle proprietà intellettuali.

Gli aspetti distintivi a breve termine del progetto includono:
Collaborazione transfrontaliera ad alto livello di ricerca che porta allo sviluppo di prodotti / servizi eco-compatibili innovativi; Trasferimento di tecnologia alle PMI; Mobilità transfrontaliera di lavoratori e ricercatori; Adozione da parte di alcune aziende e privati della tecnologia innovativa sviluppata; Assistenza finanziaria e non finanziaria alle PMI.

A lungo termine, il progetto dovrebbe: generare posti di lavoro verdi; avere un impatto sull’impronta di carbonio e acqua; portare a un uso migliore delle risorse naturali.

Attività
Il primo passo è stata l'identificazione di un numero di polimeri e superfici con potenziale fotocatalitico (capaci di degradare gli inquinanti dell’acq
ua attraverso l’irradiazione della luce). I campioni di prova sono stati caratterizzati e la loro efficacia fotocatalitica verrà testata periodicamente al fine di valutare la loro capacità di decontaminazione dell’acqua. I materiali migliori sono stati installati in assorbitori solari pilota progettati dai 2 partner delle PMI e testati sul campo per 6 mesi eseguendo test batteriologici sull'acqua trattata. Contemporaneamente le 2 PMI devono progettare e realizzare 2 sistemi di trattamento dell'acqua solare autonomi adatti a essere utilizzati in una tipica residenza domestica o in piccole industrie.
La fotocatalisi utilizza la luce per avviare le reazioni di purificazioni dell’acqua. Il materiale fotocatalitico sintetizzato dal CNR e dall’università di Malta è in grado, grazie all’energia presa dal sole di generare delle  specie che degradano gli inquinanti sia di natura chimica che biologica. Un fotocatalizzatore di successo è capace di convertire molecole complesse di inquinanti in molecole più semplici come il diossido di carbonio (CO 2 ) e l'acqua (H 2O). È importante che gli inquinanti siano completamente scomposti in quanto i prodotti intermedi della reazione fotocatalitica possono essere altrettanto nocivi del contaminante principale.
I materiali fotocatalitici utilizzati per il trattamento dell'acqua sono principalmente ossidi metallici semiconduttori. I materiali da noi sintetizzati che hanno suscitato molto interesse nella fotocatalisi sono il biossido di titanio (TiO 2 ) e l’ossido di Zinco (ZnO). Questi materiale sono poco costoso, chimicamente stabili, non tossici e, soprattutto, con una resa eccellente se utilizzati in forma nanometrica. Le nanoparticelle di TiO 2 sotto forma di sospensioni o fanghi sono state impiegate con successo nella purificazione dell'acqua per un certo numero di anni. Per quanto le nanoparticelle abbiano una resa molto elevata, purtroppo sono molto difficili da eliminare dall’acqua dopo il processo di purificazione ed inoltre, sebbene ritenuto non tossico, l'effetto delle nanoparticelle sul corpo umano non è ancora noto. Il team di MicroWatTs mira a produrre fotocatalizzatori su substrati solidi eliminando così l'uso di nanoparticelle e dei loro problemi associati.