Più di 200 appuntamenti dedicati all’architettura tra mostre, dibattiti, film e visite guidate. Per il sesto anno consecutivo – dal 4 al 14 aprile – il Copenaghen Architecture Festival ha attirato un pubblico di addetti ai lavori e semplici appassionati nelle tre sedi storiche della manifestazione: la capitale danese e le città di Aarhus e Odense. Il tema Changing Ideals: 1919-2019-2119 ha inteso gettare un ponte tra la nostra epoca, gli ideali modernisti d’inizio Novecento con le loro tante promesse (in parte disattese) e un futuro dall’alto impatto tecnologico che si preannuncia affascinante ma anche irto di incognite inquietanti.
Nei lavori in mostra si è cercato di immaginare come macchine e robots vedono e vivono i nostri spazi che sempre di più saranno anche i loro spazi (Simone C Niquille e Certain Measures); come si dovrà riorganizzare il mondo degli arredi a partire da relazioni e nuclei familiari sempre più “esplosi” (Dasha Tsapenko); quali ricadute potrebbe avere una piattaforma che gestisce casa e arredi traslando il senso dal possesso al servizio (Lucia Tahan); come ciò che oggi consideriamo uno scarto organico potrebbe un domani diventare materia prima per oggetti e arredi, grazie anche all’apporto dei funghi.
Tante idee e ispirazioni, insomma. E svariati punti di vista critici, supportati dalla presenza di docenti e curatori come Anne Beim, Jan Boelen, Alfredo Brillembourg, Pippo Ciorra e altri, che hanno animato i talks. Assai interessanti anche le visite guidate in bicicletta, il mezzo di trasporto danese per eccellenza.
A Copenaghen si è potuto apprezzare un paesaggio urbano che è stato completamente rigenerato a partire dagli anni Novanta, ed è ancora oggi in grande espansione sia nelle periferie che in pieno centro.