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Uniformità delle regole sulla fiscalizzazione dell’abuso edilizio: la Sentenza della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale ha ribadito l’importanza di un sistema normativo unitario in materia di fiscalizzazione dell’abuso edilizio, sancendo che le Regioni e le Province autonome non possono introdurre regole meno severe rispetto a quelle stabilite dal Testo Unico dell’Edilizia (D.P.R. 380/2001). Con la sentenza 22/2025, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità della normativa adottata dalla Provincia autonoma di Bolzano, che prevedeva una disciplina difforme sulle sanzioni per gli interventi edilizi realizzati in assenza di titolo abilitativo o in difformità dallo stesso.

Il Caso della Provincia di Bolzano
La Provincia autonoma di Bolzano, con la Legge Provinciale 1/2022, ha stabilito che, qualora la rimozione degli abusi edilizi non fosse possibile per motivi tecnici o per un bilanciamento con interessi pubblici e privati, si potesse procedere alla fiscalizzazione dell’abuso. La sanzione pecuniaria variava in base alla gravità dell’illecito, oscillando tra lo 0,8 e il 2,5 del costo di costruzione o, in assenza di un riferimento chiaro, al valore delle opere eseguite. Inoltre, se le opere risultavano conformi alle norme vigenti al momento della sanzione, l’importo poteva essere ridotto. Il pagamento della sanzione comportava gli stessi effetti dell’accertamento di conformità, evitando così la demolizione dell’opera abusiva.

L’Intervento del Governo e l’Impugnazione della Norma
Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la norma provinciale ritenendo che essa introducesse criteri dTi sanatoria non previsti dal Testo Unico dell’Edilizia. La legge bolzanina, infatti, prevedeva la fiscalizzazione dell’abuso edilizio anche in caso di bilanciamento con la salvaguardia di attività legittimamente svolte, ampliando di fatto le ipotesi in cui era possibile evitare la demolizione. Inoltre, il metodo di calcolo della sanzione era considerato meno severo rispetto a quello previsto dalla normativa nazionale, che si basa sul valore venale delle opere abusive. Il CdM ha quindi sottolineato che la Provincia autonoma di Bolzano non possiede potestà normativa in materia di sanzioni edilizie e che la disciplina deve essere uniforme su tutto il territorio nazionale per garantire la tutela del paesaggio, dell’ambiente e del patrimonio culturale.

Il Principio dell’Uniformità Normativa Ribadito dalla Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale, nella sentenza 22/2025, ha ricordato che il Testo Unico dell’Edilizia stabilisce norme fondamentali che non possono essere modificate dalle Regioni e dalle Province autonome. L’articolo 36 del TUE, che disciplina l’accertamento di conformità per opere realizzate senza titolo, mira a garantire uniformità sui requisiti e le condizioni per la sanatoria degli abusi edilizi. Anche l’articolo 38, relativo agli interventi eseguiti con permessi poi annullati, rientra tra le disposizioni fondamentali dello Stato.
La Consulta ha chiarito che la fiscalizzazione dell’abuso edilizio è una misura eccezionale, subordinata a precise condizioni che devono essere accertate dall’amministrazione. Le Regioni e le Province autonome non possono introdurre criteri aggiuntivi o meno restrittivi, pena la violazione dei principi fondamentali stabiliti dalla legislazione statale.

La sentenza della Corte Costituzionale ha confermato l’illegittimità della normativa della Provincia autonoma di Bolzano, riaffermando il principio di uniformità delle regole sulla fiscalizzazione dell’abuso edilizio su tutto il territorio nazionale. La decisione mira a garantire un quadro normativo coerente e a prevenire disparità di trattamento tra le diverse aree del Paese, specialmente in un settore delicato come quello edilizio, strettamente connesso alla tutela del paesaggio e dell’ambiente.

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