Oice rilancia la sfida della rigenerazione urbana: “Serve una legge chiara e univoca”

Rigenerazione urbana: una definizione tanto evocativa quanto sfuggente. È attorno a questa domanda cruciale che ruota l’Agenda per la rigenerazione urbana presentata da Oice – l’Associazione delle organizzazioni di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica – a Milano, presso Officina 22. L’obiettivo? Dare finalmente una cornice normativa chiara, funzionale e condivisa a un concetto destinato a ridefinire il volto delle città italiane.
Una definizione per agire
Oice ha tracciato una linea netta tra rigenerazione urbana e ristrutturazione edilizia o urbanistica, proponendo una definizione precisa: “complesso sistematico di trasformazioni urbanistiche ed edilizie su tessuti urbani caratterizzati da degrado urbanistico ed edilizio e da condizioni consolidate di dismissione o inutilizzazione determinate da destinazioni d’uso non più in linea con le esigenze del mercato immobiliare”.
La chiarezza semantica, secondo l’associazione, è il primo passo per ridurre l’incertezza normativa che rallenta gli interventi e moltiplica i contenziosi. Ma la posta in gioco è ben più alta: ridefinire un modello di sviluppo sostenibile per città che oggi fronteggiano i colpi del cambiamento climatico, della crisi energetica e delle disuguaglianze sociali.
Legge nazionale: tra necessità e stallo
Nonostante l’urgenza, la legge nazionale sulla rigenerazione urbana resta al palo da anni. Attualmente il Senato sta esaminando otto disegni di legge congiunti, alcuni risalenti all’inizio della legislatura. I testi condividono principi come riuso, densificazione, mobilità sostenibile, edilizia sociale e valorizzazione dei centri storici e delle periferie, ma non riescono a concretizzarsi in una legge univoca e operativa.
Oice chiede un testo normativo snello, di facile applicazione, capace di salvaguardare le buone pratiche regionali e chiedere alle altre Regioni di adeguarsi in tempi certi. Fondamentale, secondo l’associazione, è anche una distinzione netta tra competenze statali, regionali e locali, con un forte ruolo per i Comuni nella pianificazione e attuazione degli interventi.
Governance, premialità e sostenibilità
La proposta di Oice punta a una governance chiara e partecipata, che preveda:
– allo Stato le funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio,
– alle Regioni un ruolo normativo e programmatorio,
– ai Comuni la definizione di ambiti e obiettivi, attraverso piani flessibili e una visione strategica del territorio.
Oltre agli strumenti normativi, la rigenerazione urbana secondo Oice deve poggiare su incentivi concreti: premialità urbanistiche come l’aumento della densità edilizia e delle altezze, purché correlate a efficienza energetica e sicurezza sismica, e premialità fiscali come la riduzione degli oneri concessori o l’abolizione del contributo straordinario.
Il nodo dei vincoli storici e paesaggistici
Uno dei terreni più delicati riguarda la rigenerazione in contesti vincolati. Oice sottolinea l’esigenza di rivedere il Codice dei beni culturali (Dlgs 42/2004) per stabilire con certezza cosa sia ammissibile nei centri storici e nei tessuti da conservare. Il rispetto dell’identità storica dei luoghi, avvertono le società di ingegneria, deve andare di pari passo con la possibilità di intervenire in modo efficace.
Verso un nuovo Testo Unico
Infine, Oice lancia una proposta ambiziosa: l’approvazione di un Testo Unico dell’Edilizia e dell’Urbanistica che superi la frammentazione normativa in vigore dal 1942. Una riforma strutturale che accompagni la rigenerazione urbana nel suo ruolo di motore di una nuova idea di città.
Nel frattempo, il Parlamento prosegue a rilento, e anche l’aggiornamento del Testo Unico dell’Edilizia del 2001 procede a piccoli passi: l’ultima modifica è arrivata nel 2024 con il Decreto “Salva Casa”. Ma per cambiare davvero rotta, secondo Oice, serve ben altro: “avere finalmente il coraggio di cambiare”.
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