Di Federica Seregni su Martedì, 10 Settembre 2024
Categoria: Normativa

Equo compenso negli appalti pubblici: Anac delinea tre scenari per superare l'impasse normativa

Dubbi e contraddizioni tra la legge sull'equo compenso e il Codice degli Appalti: l'Autorità Nazionale Anticorruzione propone tre soluzioni in attesa di un chiarimento ufficiale

Il tema dell'equo compenso negli appalti pubblici rimane una questione complessa e dibattuta, e l'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha recentemente individuato tre possibili soluzioni per districarsi tra le norme vigenti. Le problematiche derivano dall'intersezione tra il Decreto Parametri, che stabilisce i compensi minimi per i professionisti, e il Codice degli Appalti, orientato alla promozione della concorrenza.

Il caso è stato sollevato da una stazione appaltante in merito a un servizio di progettazione e revisione, compresi studi tecnici di compatibilità ambientale e sicurezza. Il disciplinare di gara consentiva ribassi sull'onorario professionale, suscitando la reazione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), che ha chiesto la sospensione della procedura in nome delle norme sull'equo compenso, ritenendo che i ribassi violassero i minimi tariffari stabiliti.

Un nodo difficile da sciogliere

Anac, nel parere 40/2024, ha sottolineato la difficoltà di coordinare le due normative. Da un lato, la legge sull'equo compenso – sancita dal Decreto Parametri – sembrerebbe imporre compensi inderogabili, escludendo la possibilità di ribassi sotto i minimi tariffari. Dall'altro, il Codice degli Appalti, che regola le gare pubbliche, promuove la concorrenza e consente ribassi sui prezzi, creando così un evidente conflitto normativo.

A fronte di questa incertezza, l'Anac ha prospettato tre possibili scenari operativi:

1. Gare a prezzo fisso: In questo modello, la competizione tra i partecipanti si limiterebbe alla sola offerta tecnica, escludendo ogni possibilità di ribasso economico. Questo approccio garantirebbe il rispetto dei compensi minimi stabiliti dalla legge sull'equo compenso, ma ridurrebbe la concorrenza sul prezzo.

2. Gare con compenso limitato alle spese generali: Una seconda possibilità prevede l'aggiudicazione delle gare secondo il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ma limitando il ribasso alle sole spese generali. In questo modo, la base d'asta non sarebbe soggetta a ribassi che inciderebbero sul compenso professionale.

3. Inapplicabilità dell'equo compenso: L'ultimo scenario prospettato dall'Anac implica l'inapplicabilità delle norme sull'equo compenso alle gare pubbliche, permettendo quindi ribassi su tutto l'importo a base di gara, compresi gli onorari professionali. Questo approccio privilegerebbe il principio di concorrenza del Codice degli Appalti, ma rischierebbe di andare contro il principio di tutela del lavoro dei professionisti.

Un chiarimento sempre più urgente

Secondo Anac, la giurisprudenza non consente di escludere automaticamente le offerte che presentano ribassi, e spetta alle stazioni appaltanti decidere come applicare il principio di concorrenza senza violare le disposizioni dell'equo compenso. Tuttavia, il margine di discrezionalità concesso agli enti appaltanti rende necessario un chiarimento ufficiale da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

L'esigenza di risolvere questo nodo normativo si fa sempre più pressante, poiché i conflitti tra compensi equi e concorrenza nei contratti pubblici rischiano di creare incertezze giuridiche, rallentando le procedure di appalto e compromettendo la tutela del lavoro professionale.

In attesa di un intervento legislativo che chiarisca definitivamente la questione, Anac invita le stazioni appaltanti a considerare con attenzione i tre scenari prospettati, per bilanciare al meglio la tutela dei compensi minimi e la promozione di una sana concorrenza.

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