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Unione Europea: la riforma contro i condizionatori a F-gas

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Nelle recenti settimane, si è acceso nuovamente il dibattito sulla nuova normativa a livello comunitario, per la sostituzione dei condizionatori F-gas per combattere il riscaldamento globale.

Di recente, si è acceso nuovamente il dibattito fra le parti a riguardo della decisione che l’Unione Europea starebbe considerando, di rimuovere e sostituire i condizionatori F-gas (idrofluorocarburi), responsabili dell’emissione di gas ad effetto serra. Questi gas sono sostanze chimiche artificiali utilizzate in diversi settori e con diverse applicazioni, contribuendo così, al riscaldamento globale. Stando a Euractiv, gli F-gas sono responsabili del riscaldamento globale in misura 24.000 volte superiore rispetto a quello delle emissioni di CO2.

L’Unione Europea, già dal 2014, attraverso alcune modifiche alle regole comunitarie, ha permesso di ridurre nell’arco dei 5 anni successivi le emissioni di gas del 37% in tonnellate metriche e del 47% in tonnellate di CO2 equivalente. Nel 2022 si è proseguito, fino a proporre di arrivare nel biennio 2027-2029 al 10% di gas fluorurati sul mercato, con la proposta per l’eliminazione anche di interventi di manutenzione e di assistenza su apparecchiature e sistemi che utilizzano queste sostanze.

La nuova disposizione andrebbe così a modificare il regolamento UE sui gas fluorurati. Alla base del provvedimento ci sarebbe la necessità di fermare l’utilizzo di gas nocivi per l’ambiente e promuovere invece l’utilizzo di refrigeranti naturali come il propano, per l’utilizzo dei sistemi di climatizzazione. Il propano però, stando ad esperti, costituirebbe un’insidia per il suo utilizzo, visto l’alto grado di infiammabilità e il pericolo che questa sua caratteristica costituirebbe per l’utente.

In Italia il settore dei climatizzatori riesce ad arrivare a costituire lo 0.5% del PIL. Questo equivale ad una somma di circa 8 miliardi di euro e a 140.000 persone impiegate nel settore. Il dibattito fra Parlamento, Consiglio e Commissione UE e il risultato che il dibattito otterrebbe, avrebbe quindi un grande peso anche a livello economico in Italia, sul settore.

Esiste quindi un’accesa discussione fra i sostenitori del Green Deal, che dovrebbe entrare in vigore entro il 2050 e ottenere come principale obiettivo la neutralità climatica in Europa; e i sostenitori dell’industria italiana della climatizzazione, in congiunta con le associazione dei consumatori italiani.

Confindustria commenta la nuova stretta prevista: le apparecchiature che utilizzano gli F-gas dovrebbero per forza di cose, subire interventi di aggiornamento tecnico. Questo andrebbe a comportare un aumento notevole nei costi di produzione e nei prezzi per i consumatori. “Per prodotti come i condizionatori d’aria fissi per uso domestico e professionale, gli isolamenti termici e le apparecchiature di processo per il catering e l’ospitalità non ci sono ancora tecnologie alternative disponibili ed accessibili per costo, sicurezza ed efficienza energetica. Inoltre, per prodotti quali sistemi di climatizzazione per mezzi di trasporto e unità refrigeranti per trasporti in temperatura controllata, tali divieti risultano insostenibili” aveva scritto in una nota dello scorso aprile, Confindustria.

In realtà, la misura oltre che ad avere effetti positivi sull’ambiente e sul clima, vedrebbe uno stop nelle importazioni di questi gas fluorurati che per lo più sono prodotti in Paesi extra UE, come Cina, USA e Giappone. Questo consentirebbe di ridurre la dipendenza dell’Europa da altri Paesi e favorire una produzione locale e interna.

Si attendono sviluppi sulla tema.

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