Lo studio di Bankitalia: i benefici ambientali del Superbonus
Lo studio della Banca d’Italia ha visto come main focus, l’indagine sulla finanza pubblica e sugli effetti macroeconomici, rilevati a seguito degli incentivi fiscali nell’ambito edilizio. I benefici in materia ambientale del Superbonus saranno riscontrabili in circa 40 anni.
Secondo Bankitalia, a fine del 2022, il valore aggiunto nelle nuove costruzioni che costituisce il 5% del valore totale, ha visto un incremento di circa 30 punti percentuali se paragonato al livello medio del biennio 2018/19 pre-crisi. L’incremento appare ancora più evidente, se raffrontato alla crescita di appena 2 punti percentuali, registrata dai servizi. A fine 2022, sempre in rapporto al 2018/19, gli investimenti nelle costruzioni ad uso residenziale sono cresciuti del 40%; gli investimenti in costruzioni adibite ad altri usi sono aumentate invece del 30%. Secondo l’analisi, gli investimenti totali sono incrementati del 20%, mentre quelli in impianti, macchinari e in prodotti della proprietà intellettuale sono aumentati del 10%. Questi incrementi registrati in tempi più recenti sono riconducibili al Superbonus e agli altri bonus edilizi che hanno portato agevolazioni alle spese da sostenere.
Il Superbonus, insieme ad altri bonus a finalità di efficientamento energetico, hanno avuto un impatto positivo nella riduzione dei consumi energetici per gli edifici ad uso residenziale, contribuendo al raggiungimento del target europeo di zero emissioni entro il 2050. Il PNRR, con i suoi fondi destinati a finanziare il Superbonus per circa 13 miliardi di euro, avrebbero dovuto consentire la ristrutturazione di circa 100.000 edifici con conseguente riduzione di emissioni di CO2, entro il 2026. A tal proposito, la Banca d’Italia, riferisce che non è possibile avere dei dati completi ed esaustivi sull’impatto del Superbonus nel ridurre le emissioni.
L’analisi dei costi e dei relativi benefici, all’interno di una politica climatica, deve mettere a confronto il costo di tale politica e dei suoi interventi con il valore monetario attualizzato della riduzione attesa delle emissioni di gas serra, calcolandolo in termini di minori danni futuri legati al cambiamento climatico a livello globale. Questo valore è chiamato Social Cost of Carbon. Nella letteratura scientifica, le stime del Social Cost of Carbon oscillano fra una decina e diverse centinaia di euro per ogni tonnellata di CO2. Questo ampio divario nei valori rappresenta le diverse ipotesi su quello che potrebbe essere il tasso di sconto da impiegare, per attualizzare i danni futuri e il peso relativo da assegnare a quelli che si verificheranno nei Paesi a basso reddito, che sono anche quelli più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico.
Secondo una stima di Bankitalia, se si applicasse un tasso di sconto del 2% e se assegnato un peso maggiore ai danni che si verificherebbero nei Paesi a basso reddito, i benefici ambientali del Superbonus sarebbero visibili e ripagherebbero i costi dei finanziamenti, in circa 40 anni. Invece, per l’impatto complessivo del Superbonus sui conti pubblici, la stima ha subito modifiche nel corso del tempo a causa delle diverse normative introdotte e anche per una maggiore richiesta di incentivi rispetto a quanto inizialmente programmato.
Stando a quanto riscontrato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), il costo inizialmente atteso del Superbonus era di circa 35 miliardi di euro, al lordo degli effetti indotti sulle entrate. Secondo il Dipartimento delle Finanze, questa stima iniziale ha poi visto una revisione al rialzo: a novembre 2022 il costo si attestava su circa 61 miliardi di euro e non si esclude un ulteriore aumento di tale valore.
Viste le recenti discussioni sul Superbonus e sulle normative che lo regolano, secondo Bankitalia occorre introdurre incentivi stabili e a lungo termine in materia di efficienza energetica, che siano sostenibili per le finanze pubbliche e che raggiungano poi, gli obiettivi che si prefissano di raggiungere, con un impatto significativo sul patrimonio immobiliare. Infine, Bankitalia auspica che vengano introdotti soprattutto incentivi equi, così che anche le fasce di reddito più basse possano trarre benefici da questi interventi.
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