Muri a secco: i nuovi strumenti agevolano imprese e artigiani

L’antica arte dei muri a secco e la nuova tecnica di ingegneria naturalistica delle terre rinforzate hanno ora un alleato per essere più efficienti
I motivi hanno radici lontane: la conoscenza di questa tecnica si è tramandata tra le antiche comunità rurali fino ad arrivare ai professionisti di oggi. Sempre con un unico obiettivo: prevenire frane e inondazioni, combattere l’erosione del suolo e la desertificazione, nel pieno rispetto dell’ambiente. A condividere l’iscrizione sono otto Paesi europei nei quali le tecniche di realizzazione dei muri a secco sono diverse ma tutte “a regola d’arte” ovvero con le pietre una sopra l’altra, senza uso di altri materiali se non, in alcuni casi, di terra asciutta.
Anche per i muri realizzati con i pali di legno gli operatori hanno scelto di lavorare con i prodotti MB Crusher, in questo caso benne frantoio e vaglianti. Il motivo è semplice: frantumando e vagliando sul posto è possibile recuperare il materiale di risulta e impiegarlo subito come drenaggio o stabilizzato. Così ha fatto un’azienda italiana, che in un cantiere per il rifacimento di una scarpata di contenimento che era franata ha utilizzato le due unità MB: costi di logistica annullati, utilizzo dei materiali locali, velocità di realizzazione, nessuna difficoltà per il dislivello della scarpata.
Una sorta di evoluzione dei muri a secco è la nuova tecnica delle terre rinforzate, la soluzione di ingegneria naturalistica che permette di sostituire i muri di cemento con strutture a minor impatto ambientale. Infatti, come per i muri a secco, utilizza materiali di riempimento locali, ha un aspetto naturale, è più elastica alle sollecitazioni del terreno ed è semplice nella posa e nella manutenzione. È significativo il caso di un’azienda veneta incaricata di realizzare un muro di sostegno in terre rinforzate a sostituzione dell’esistente muratura in calcestruzzo. Sonia, il geotecnico dell’impresa costruttrice, ci spiega come hanno risolto i problemi di gestione del materiale di risulta e dell’esiguo spazio di manovra dovuto alla pendenza della strada di montagna.
“Per eseguire questo lavoro ci siamo affidati alle attrezzature MB Crusher per le fasi di frantumazione e di vagliatura. Siamo così riusciti a risparmiare sull’acquisto di nuovo materiale frantumando il pietrame recuperato dalla vagliatura della terra e che altrimenti avremmo dovuto smaltire con costi sostanziosi per ottenere del pietrisco che abbiamo usato per i drenaggi. Il terreno vagliato, invece, è stato subito riutilizzato per la stesa all’interno dei casseri. Ringrazio MB Crusher per i consigli che ci hanno permesso di guadagnare in tempi e costi, il tutto nel rispetto dell’ambiente”.
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