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  • La scuola circolare e riciclabile di C+S Architects ridisegna il futuro dell'istruzione

    C+S Architects, lo studio guidato da Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, è da oltre vent’anni un punto di riferimento nella progettazione di edifici scolastici innovativi e sostenibili. Con un...
    La scuola circolare e riciclabile di C+S Architects ridisegna il futuro dell'istruzione

    C+S Architects, lo studio guidato da Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, è da oltre vent’anni un punto di riferimento nella progettazione di edifici scolastici innovativi e sostenibili. Con un curriculum che include progetti esemplari come il complesso scolastico di Caprino Veronese del 1998 e numerosi altri riconosciuti a livello internazionale, lo studio continua a innovare nel settore dell'architettura scolastica. Ora, con la nuova scuola primaria "Rodari" a Parè di Conegliano, C+S Architects dimostra ancora una volta il loro impegno per la sostenibilità, l’innovazione didattica e l’integrazione con l’ambiente circostante.

    Un progetto all'avanguardia tra sostenibilità e innovazione

    La nuova scuola primaria di Conegliano, situata su un lotto di 6.800 metri quadrati, sarà uno dei primi esempi in Italia di edifici scolastici progettati seguendo il modello circolare e modulare elaborato da Cappai e Segantini. Con una superficie complessiva di oltre 2.000 metri quadri, l'edificio ospiterà dieci aule, accogliendo fino a 250 studenti. Il costo complessivo del progetto è di 5,3 milioni di euro, finanziato in parte dai fondi del PNRR e in parte con risorse proprie del Comune.

    La scuola è concepita come uno spazio flessibile e dinamico, in cui l'architettura non solo risponde alle esigenze funzionali, ma diventa parte integrante del percorso educativo. Ogni aula si affaccia direttamente sul giardino, creando un rapporto visivo e fisico costante con l'esterno, mentre la struttura modulare e circolare permette una disposizione variabile dei banchi e degli arredi, favorendo diverse modalità di insegnamento e apprendimento.

    Un'architettura che promuove la creatività

    Il progetto di C+S Architects va oltre la semplice creazione di spazi scolastici: immagina la scuola come un luogo aperto e polifunzionale, in grado di adattarsi alle esigenze della comunità. L'edificio si sviluppa attorno a un grande atrio centrale, illuminato da lucernari che filtrano la luce naturale all'interno, creando un'atmosfera accogliente e stimolante. Attorno a questo spazio principale si articolano due corti interne e una piazza circolare, che possono ospitare attività didattiche, eventi speciali e spettacoli teatrali.

    «Abbiamo disegnato uno "spazio delle potenzialità", dove ogni ambiente può essere trasformato dalla creatività degli insegnanti o della comunità che vi ruota intorno», spiega Carlo Cappai. La disposizione degli spazi interni è pensata per favorire l'interazione e la condivisione, con aree comuni che si contraggono e si dilatano a seconda delle necessità, generando un ambiente scolastico fluido e dinamico.

    Sostenibilità e Riciclabilità: una scuola a impatto zero

    La scuola primaria "Rodari" di Conegliano rappresenta un esempio virtuoso di architettura sostenibile. L'involucro edilizio ad alte prestazioni è progettato per minimizzare i consumi energetici, mentre un esteso impianto fotovoltaico copre gran parte del fabbisogno energetico dell'edificio. L'uso di materiali naturali e riciclabili, come il sughero per la pavimentazione e il policarbonato traslucido per le pareti, testimonia l'attenzione di C+S Architects per l'ambiente e la salute degli studenti.

    La struttura in acciaio dell'edificio è completamente riciclabile a fine vita, confermando l'approccio circolare del progetto. «Lo spazio interno esplode in altezza grazie a una sequenza di lucernari a forma di tronco di piramide, cercando la luce zenitale all’interno del sistema delle travi reticolari della struttura di copertura», aggiunge Maria Alessandra Segantini. Questo sistema permette di ospitare tutti gli impianti tecnici al di sopra delle aule, liberando completamente lo spazio a terra e garantendo la massima flessibilità d'uso.

    Un epicentro per la comunità

    La nuova scuola Rodari non è solo un luogo di istruzione, ma un vero e proprio centro culturale per la comunità di Conegliano. Gli spazi generosi e modulabili possono essere utilizzati anche al di fuori dell'orario scolastico per attività extracurriculari, incontri e eventi pubblici, rafforzando il legame con le altre scuole della zona e con il tessuto sociale del quartiere.

    «La scuola diventa un epicentro per la comunità, che ne rafforza l'identità», afferma Segantini. Questo approccio rispecchia la visione di C+S Architects, che vedono nell'edificio scolastico non solo un luogo di apprendimento, ma un elemento chiave per la rigenerazione urbana e la costruzione di un futuro più sostenibile e inclusivo.

    Un esempio per le scuole del futuro

    La nuova scuola primaria di Conegliano è solo uno dei tanti progetti scolastici in corso per C+S Architects, che stanno lavorando anche su due scuole dell'infanzia a Venaria Reale e su un nuovo istituto tecnico a Cervignano del Friuli. La loro ricerca, esposta alla 15ª Biennale di Architettura di Venezia, è stata fondamentale per la stesura delle nuove Linee Guida del Ministero dell’Istruzione per la progettazione degli edifici scolastici in Italia.

    Con progetti come la scuola Rodari, C+S Architects dimostrano come l'architettura possa trasformare gli spazi educativi in luoghi di sperimentazione, crescita e comunità, promuovendo un'idea di scuola che va oltre le mura dell'aula, integrandosi armoniosamente con l'ambiente e la società circostante.
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  • Alvisi Kirimoto firma l’hub didattico della Luiss
    Un’Oasi di Apprendimento Immersa nel Verde

    Nel tranquillo quartiere Parioli di Roma, a ridosso della maestosa Villa Ada, un nuovo gioiello architettonico si staglia tra gli alberi: l'hub didattico della Luiss, firmato con maestria dall'acclamato...
    Alvisi Kirimoto firma l’hub didattico della Luiss
    Un’Oasi di Apprendimento Immersa nel Verde

    Nel tranquillo quartiere Parioli di Roma, a ridosso della maestosa Villa Ada, un nuovo gioiello architettonico si staglia tra gli alberi: l'hub didattico della Luiss, firmato con maestria dall'acclamato studio Alvisi Kirimoto in collaborazione con Studio Gemma.

    Questo straordinario intervento non solo completa gli spazi universitari esistenti, ma potenzia anche le aree verdi circostanti, creando un connubio perfetto tra architettura contemporanea e natura rigogliosa.

    L'Armonia tra Architettura e Paesaggio

    L'edificio, sviluppato su due livelli e esteso su una superficie di 1.500 metri quadrati, è situato in un punto strategico del campus, accanto a un incantevole boschetto che costituisce l'ultima propaggine del parco circostante. La visione progettuale è audace ma rispettosa: sollevare il volume dell'edificio per integrarlo con le chiome degli alberi, creando un'armonia senza pari tra struttura architettonica e ambiente naturale.

    Un Design Versatile per l’Apprendimento del Futuro

    Gli interni dell'hub didattico sono stati concepiti con attenzione per garantire la massima versatilità. Le aule e l'anfiteatro sono dotati di tecnologie all'avanguardia per consentire lezioni in presenza e a distanza, conferenze, eventi culturali e molto altro ancora. Una scala a rampe incrociate collega elegantemente i due livelli, mentre un ampio spazio a doppia altezza crea una sensazione di apertura e connessione.

    Sostenibilità e Innovazione

    Il progetto non si limita all'estetica, ma abbraccia anche principi di sostenibilità. L'edificio ha ottenuto la prestigiosa certificazione Leed Platinum, grazie all'utilizzo di materiali naturali e alla progettazione attenta all'efficienza energetica. I pannelli acustici sospesi, dalle tonalità corallo, non solo sono un elemento di design accattivante, ma contribuiscono anche a migliorare l'acustica degli ambienti.

    Uno Spazio per la Comunità Studentesca

    Gli spazi esterni sono stati appositamente progettati per favorire l'interazione e il relax degli studenti. Una pavimentazione in ghiaietto stabilizzato e un percorso in deck attraverso il boschetto offrono luoghi ideali per lo studio, gli incontri informali e il tempo libero, trasformando l'hub didattico in un vivace centro di vita universitaria.

    Visione del Progettista

    L'architetto Massimo Alvisi sottolinea l'importanza di creare un ambiente didattico che favorisca il benessere degli studenti attraverso il contatto con la natura. L'edificio, con la sua struttura permeabile e trasparente, non solo si fonde armoniosamente con il paesaggio circostante, ma promuove anche un senso di apertura e inclusività nel campus universitario.

    L'hub didattico della Luiss firmato Alvisi Kirimoto rappresenta quindi un esempio eccellente di come l'architettura contemporanea possa integrarsi armoniosamente con l'ambiente circostante, creando uno spazio ispiratore e funzionale per l'apprendimento e la crescita personale degli studenti.
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  • Un universo architettonico: Thérèse nelle Montagne Svizzere

    Nelle montagne svizzere, una storia ha avuto inizio come un eco degli scritti del romanziere svizzero Charles-Ferdinand Ramuz. Questa trama ha dato origine ad Antoine, una creatura architettonica singolare che dal 2014 accoglie molti...
    Un universo architettonico: Thérèse nelle Montagne Svizzere

    Nelle montagne svizzere, una storia ha avuto inizio come un eco degli scritti del romanziere svizzero Charles-Ferdinand Ramuz. Questa trama ha dato origine ad Antoine, una creatura architettonica singolare che dal 2014 accoglie molti abitanti nomadi e amanti della natura, offrendo loro rifugio all'interno della figura della roccia. La storia continua, diventando una breve serie con l'apparizione di un nuovo elemento, Thérèse, costruito nel 2022.

    Il romanziere Ramuz ha dato vita fittizia ai tre personaggi. Nella loro esistenza letteraria, sono stati gettati in un momento storico tragico per le montagne svizzere che è realmente accaduto nel 1714, nel villaggio di Derborence, quando una grande frana rocciosa della catena montuosa Diablerets ha ucciso 15 persone e centinaia di animali.

    Il marito, la moglie e lo zio inventati dall'autore abitavano, fin dall'inizio, lo spazio del romanzo e occupavano l'immaginazione di molti lettori. Si sono anche affermati nel corso degli anni come punti di riferimento culturali in quella regione della Svizzera: il romanzo fa parte di una cultura montana regionale e storica.

    Con il coinvolgimento del BUREAU in queste storie complesse, si aggiunge un altro livello. I corpi dei personaggi del romanzo vengono metamorfosati ancora una volta, in questo caso, dal mondo fittizio, per diventare realtà fisiche con forme non umane. Si trasformano in rocce, abbracciando corpi che racchiudono abitanti di carne e ossa nella loro architettura interna di legno.

    Thérèse emerge da questo lignaggio, continuando una storia multistrato che è iniziata con Antoine ed estende il suo raggio territoriale, con la caratteristica comune che entrambi appartengono a contesti artistici. Il contesto ospite di Thérèse è un pezzo di terra dove la comunità artistica di "Bermuda" si è insediata e ha sviluppato le sue attività artistiche e ambientali. Antoine è stato installato nel Parco delle Sculture 3D (Verbier) nelle Alpi svizzere.

    BUREAU è il progetto di Daniel Zamarbide. La pratica si nasconde sotto il suo nome generico una varietà di attività di ricerca. BUREAU fa cose come un'urgenza per reagire all'ambiente fisico, culturale e sociale circostante con una posizione critica e con un'atteggiamento immersivo. BUREAU è (nel 2017) una serie di mobili, un progetto editoriale, un team di design. Architetti.
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  • La Cantina di Guado al Tasso: Un Capolavoro Ipogeo Radicato nel Territorio di Bolgheri

    Nel cuore della suggestiva area di Bolgheri (LI), circondata dalla bellezza naturale della tenuta, sorge la rinnovata Cantina di Guado al Tasso, un vero e proprio capolavoro architettonico che si fonde...
    La Cantina di Guado al Tasso: Un Capolavoro Ipogeo Radicato nel Territorio di Bolgheri

    Nel cuore della suggestiva area di Bolgheri (LI), circondata dalla bellezza naturale della tenuta, sorge la rinnovata Cantina di Guado al Tasso, un vero e proprio capolavoro architettonico che si fonde armoniosamente con il territorio circostante. Progettato con maestria da asv3 - officina di architettura, l'edificio ipogeo è un simbolo di rispetto per la tradizione e la storia della famiglia Antinori, custode di una lunga eredità vinicola.

    Posizione Strategica e Continuità Cromatica

    Collocata in posizione baricentrica rispetto alle principali vie di accesso e adiacente a Podere Guado al Tasso, la cantina si inserisce come un elemento vitale nell'accoglienza degli ospiti. La scelta di posizionare l'edificio ipogeo con la stessa quota altimetrica della precedente barricaia interrata riflette un rispetto per la topografia locale. La continuità con il luogo non è solo architettonica ma anche cromatica, con l'uso di calcestruzzo colorato e intonaci che richiamano i toni della terra circostante.

    Edificio Ipogeo: Armonia tra Paesaggio e Sostenibilità Energetica

    L'approccio ipogeo offre numerosi vantaggi, andando oltre l'aspetto paesaggistico. La cantina, immersa nel terreno, beneficia di un notevole contenimento energetico per la produzione e l'affinamento del vino, sfruttando la naturale azione coibente del terreno e delle coperture inerbite. Questa scelta non solo rispetta l'ambiente ma contribuisce anche alla qualità del vino prodotto.

    Spazi Vinificativi: Unione tra Tradizione e Innovazione

    La Cantina di Guado al Tasso non è solo un luogo di conservazione del vino ma una vera e propria opera d'arte funzionale. Gli ambienti vinificativi sono progettati con cura, con pareti inclinate e forme irregolari che conferiscono dinamicità e tensione allo spazio. La barricaia esistente, con le sue barriques disposte a uno e due livelli, diventa uno spazio che celebra l'importanza del vino, evidenziato da pannelli verticali che sembrano drappi a custodia dei vini di grande qualità, come il Matarocchio.

    Cuore della Cantina: Accoglienza e Degustazione

    Il vero cuore della cantina è lo spazio di accoglienza e degustazione. Una sala posta sopra il piano di lavoro offre una vista privilegiata su tutti gli ambienti sottostanti, compresa la Riserva Storica, un luogo a doppia altezza dove vengono conservate le annate dei vini prodotti. L'utilizzo di materiali pregiati come il noce canaletto e il bronzo si riferisce alla storia e all'eleganza della famiglia Antinori.

    Radici Profonde nel Territorio

    La Cantina di Guado al Tasso è molto più di un luogo di produzione del vino; è un'opera d'arte che ha radici profonde nel territorio di Bolgheri. Ogni elemento architettonico, dai dettagli cromatici alle scelte sostenibili, riflette un impegno verso la valorizzazione della tradizione e della storia, trasformando la cantina in un'icona enologica immersa nella bellezza del paesaggio toscano.
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  • Nuova Diga Foranea di Genova

    Nel cuore del Mediterraneo, un'iniziativa monumentale prende forma: la realizzazione di colonne giganti sommerse, un progetto ambizioso che si propone di rivoluzionare la portualità italiana. Guidato dal Consorzio Webuild, in collaborazione con Fincantieri...
    Nuova Diga Foranea di Genova

    Nel cuore del Mediterraneo, un'iniziativa monumentale prende forma: la realizzazione di colonne giganti sommerse, un progetto ambizioso che si propone di rivoluzionare la portualità italiana. Guidato dal Consorzio Webuild, in collaborazione con Fincantieri Infrastructure Opere Marittime, Fincosit e Sidra, questo progetto rappresenta un punto di svolta nella storia dell'ingegneria marittima. Le prime 850 colonne di ghiaia, il cui completamento è previsto entro la fine di settembre, segnano il culmine del primo campo prova.

    Il Campo di Prova Iniziale:
    Le prime 850 colonne di ghiaia, parte integrante di questa imponente infrastruttura, saranno completate a settembre, segnando la chiusura dei lavori del primo campo prova. Con oltre 370.000 tonnellate di ghiaia già posate sul fondale marino, pari al peso complessivo del Duomo di Milano, questo progetto si presenta come una delle sfide più significative mai affrontate nel potenziamento delle infrastrutture portuali italiane.

    Logistica Monumentale:
    La portata logistica di questo progetto è senza precedenti. Con 220 viaggi da Genova e Piombino, trasportando in media 3.000 tonnellate di ghiaia al giorno, si è già raggiunto un livello di coordinazione e pianificazione straordinario. L'obiettivo di posare oltre 170.000 tonnellate di materiale al mese viene ulteriormente supportato dall'impiego di navi aggiuntive, inclusa una nave da 40.000 tonnellate che arriva ogni 15 giorni dalla Spagna. Questo ampliamento della produzione è cruciale per il successo del progetto.

    Innovazione Sottomarina:
    L'impiego di sommozzatori operanti in saturazione iperbarica, una modalità operativa innovativa, è un elemento distintivo di questo progetto. Webuild, pioniera in Italia, ha avviato operazioni di bonifica bellica in fondali fino a 50 metri di profondità fin da luglio. Questa metodologia avanzata garantisce non solo l'efficienza delle operazioni, ma anche la sicurezza dei lavoratori in un ambiente marino complesso.

    Il Secondo Campo Prova:
    Entro la fine di settembre, prenderà il via la realizzazione del blocco di colonne del secondo campo prova, segnando il passo successivo verso il completamento di un'opera che si configura come il più grande intervento mai eseguito per il potenziamento della portualità italiana.

    Le colonne giganti sommerse emergono come una testimonianza dell'ingegnosità umana e della determinazione nel superare sfide eccezionali. Questo progetto non solo contribuirà in modo significativo alla portualità italiana, ma lascerà un'impronta indelebile nella storia delle realizzazioni ingegneristiche marine. L'Italia, con la sua visione audace e la capacità di perseguire progetti di questa portata, dimostra ancora una volta il suo ruolo di leader nell'innovazione e nello sviluppo infrastrutturale.
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  • KPF STUDIO | Abu Dhabi International Airport
    Terminal A

    Dominating a key position in the global race for fast-expanding luxury air travel and transfer points, the new Terminal A will process 45 million travelers each year, with the ability to accommodate up to 80 million, to meet the needs of...
    KPF STUDIO | Abu Dhabi International Airport
    Terminal A

    Dominating a key position in the global race for fast-expanding luxury air travel and transfer points, the new Terminal A will process 45 million travelers each year, with the ability to accommodate up to 80 million, to meet the needs of the rapidly expanding Middle East capital.

    Conceived as a gateway to Abu Dhabi, the Terminal A Building is raised up from the road level giving the appearance of sitting on its own plateau. In this context the building is the dominant and most imposing structure on the horizon with a profile silhouetted against the sky. At night the building’s illuminated interior creates a transparent structure which is visible from the highway over 1,500 meters away.

    On approaching Terminal A, the roadway system and landscaping work together to create a sequence of events culminating in a monumental civic space inside the terminal. Internally the scale of the Departure Hall, a 50-meter-high space rendered largely column-free through the use of long span leaning arches, endows the building with an open, outdoor quality, with the supporting arches visually separated from the roof to enhance the lightweight feel. On plan, the X-shape provides the greatest programmatic efficiencies enabling the terminal to extend to 49 gatehouses, accommodating 59 aircrafts at any one time.

    Location Abu Dhabi, UAE

    Client Abu Dhabi Airports

    Size 700,000 m2 / 7,535,000 ft2

    Capacity Up to 80 Million PAX / Year

    Certification Estidama 3 Pearl

    Awards Winner – Innovative Design Project (International Airport Review Awards 2019), Innovation in Comprehensive BIM (Be Inspired Awards 2013), Future Projects Award – Commendation (MIPIM Architectural Review 2007), Future Projects Award: Central + Western Asia – Silver (MIPIM Asia 2011), International Architecture Award (Chicago Athenaeum 2017), A+Awards – Finalist (Architizer 2019)

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  • Mela Works Ad
  • Saud Architetti

    Tender proposto da una società americana in partnership con SAUDprojects per una Villa privata della famiglia reale del QATAR. Lo Studio di architettura ha ideato un originale Concept avvalendosi degli strumenti del design e dell’Interior tenendo conto della cultura locale....
    Saud Architetti

    Tender proposto da una società americana in partnership con SAUDprojects per una Villa privata della famiglia reale del QATAR. Lo Studio di architettura ha ideato un originale Concept avvalendosi degli strumenti del design e dell’Interior tenendo conto della cultura locale. Tutti gli arredi sono firmati dalla casa madre Armani Casa e Versace Tiles by Gardenia-Orchidea. La proposta prevede la realizzazione di tutti gli interni. Un perfetto connubio di comfort sofisticato con lussuosa eleganza araba. Ogni tratto distintivo della cultura si esprime nel lusso e ciò avviene, avviene sempre nel rispetto delle tradizioni. Si osserva così una diversa distribuzione degli spazi privati e collettivi. Così nella Majilis, la stanza delle donne – letteralmente “il luogo dove ci si siede”, divani e poltrone. Lo stesso accade nell’ala dedicata ai membri maschili della famiglia. Ampi spazi attrezzati funzionali alle varie attività hanno permesso di esaltare la magnificenza delle proposte. Ogni parte è strumentale al tutto: la ricercatissima selezione di tessuti, i corpi illuminanti (vere e proprie sculture), tutto è studiato sapientemente e vi è una particolare attenzione per quanto riguarda la cura del dettaglio.

    PROGETTO: RESIDENZA PRIVATA
    COLLABORATORI: SAUDprojects
    LUOGO: Doha (QATAR)
    CRONOLOGIA: Anno 2012
    PROGRAMMA: Riqualificazione/ Restyling/ Progettazione d’Interni
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  • The National Portrait Gallery | Nissen Richards Studio
    'Inspiring People' Transformation Project Completes

    ‘Inspiring People’, the multi-million-pound project to transform London’s National Portrait Gallery, is now complete, following a three-year redevelopment of the Grade I listed building...
    The National Portrait Gallery | Nissen Richards Studio
    'Inspiring People' Transformation Project Completes

    ‘Inspiring People’, the multi-million-pound project to transform London’s National Portrait Gallery, is now complete, following a three-year redevelopment of the Grade I listed building and redisplay of over 1000 artworks. The building was re-modelled by Jamie Fobert Architects, with Purcell acting as Heritage Consultants, whilst Nissen Richards Studio were the scheme’s Interpretation Designers, working on the redesign of the permanent galleries, including the dynamic new colour scheme and the permanent exhibition design, as well as guiding the vision for the overarching visitor experience. Nissen Richards Studio additionally created setworks for the display of the Collection, information panels and digital screens, plus a new family of showcases and plinths. Jamie Fobert Architects and Nissen Richards Studio team had a very fruitful collaboration on the new furniture which inhabits all the galleries.

    “Nissen Richards Studio was appointed to the ‘Inspiring People’ project in September 2020, at the height of the Covid pandemic’ Pippa Nissen, Director of Nissen Richards Studio, commented. ‘It was wonderful to win such a major pitch at that point in time. The architecture team had been on board for some time and it was a pleasure at every stage to work closely with Jamie Fobert and his team. The scale of the brief, whose contents had been assembled over many years by the Gallery’s curatorial team, was a huge immersion process for our studio. Getting to know the Collection in depth was absolutely key to our approach.”

    The Interior Redesign

    For Nissen Richards Studio, the interior project included working with the Gallery’s project team to realise the ambition for a complete re-hang of the Gallery’s incredible Collection. This included a newly-composed chronological approach and a comprehensive top-to-bottom re-hang in order to display works that were relevant to a wider range of audiences, including bringing out stories about people traditionally under-represented in the Collection and improving the gender balance of artists on show. Set amongst the Gallery’s best-loved paintings are also an increased number of light-sensitive works on paper, including photography, dating from 1840 to the present day.

    The Gallery’s exciting new sequence of wall colours – some painted and some, on the third floor, in fabric, using a matt pure wool finish by specialist, Suffolk-based manufacturers Gainsborough – was devised and tested in close consultation with the wider team by Nissen Richards Studio, along with new display furniture, interpretation panels, showcases and plinths.

    “The colour scheme took a long time to establish’ Pippa Nissen commented, ‘but its character really defines the project. We made a principle of using colour as a way of gently helping people find their way through the space, so that the galleries within a certain time period use the same main colour, whilst also shifting tonally through the spaces within each time grouping. At new openings through the spaces, the visitor can see both across time and through a series of different colours in a single enfilade. We took inspiration from the Thorvaldsens Museum in Copenhagen, Denmark for this principle, where saturated colours are used for their series of galleries.”

    Visitor Experience - Walk-through

    Nissen Richards Studio’s role as Interpretation Designers was to approach the spaces as a complete and integrated design package, whilst also engaging with audiences in multiple ways and considering the totality of the visitor journey. Ensuring pacing and balance within the architectural characteristics of each building section, as well as within each time period and individual gallery, often with different styles and light levels, was a highly fine-tuned design challenge.

    The new entrance sequence includes the addition of a cluster of plinths that greet visitors on arrival like a crowd of sculptures from past and present, whilst a large-scale, dynamic, digital display on the escalator wall marks the beginning of the visitor journey. Throughout the galleries, design display solutions that highlight key portraits and give them new prominence include lightboxes with large-scale photography, integrated digital screens and new vertical display showcases that hold highly light-sensitive works, ensuring an equality of emphasis for these works.

    On the second floor, the original perimeter windows that had been blocked up for many years were re-opened as part of Jamie Fobert Architects’ vision for the building, so it was important to underscore this change and make sure those rooms felt to be light and fresh spaces. Nissen Richards Studio worked closely with long-term collaborators, lighting designers Studio ZNA, to fine-tune the lighting approach to these galleries.

    The strongest colours were used for the fabric-lined galleries on the third floor, helping visitors navigate and connect these spaces. For example, there are three blues, three reds and three greens used here, as well as a crossing room in a deep red. These are bespoke colours, which feel to be of the period but also work well with the Collection, and were fully tested in situ during the development process. In one direction, visitors see all the tones of a single colour and in the other the visitor crosses through time and therefore also crosses colours.

    The Duveen Wing on the third floor is in a notably-different architectural style, dating from the 1930s and featuring marble door surrounds and detailing. The colours in the enfilade here are particularly bold to meet this context, ranging from bright blue and bright orange to deep red and bright green, ranging from bright blue and bright orange to deep red and bright green, giving this suite of rooms a very different and particularly bold feel.

    On the second floor, on the North-facing external galleries, especially following the return of natural light through the opened-up and restored windows, a Farrow & Ball paint colour was used in The Blavatnik Wing to connect the spaces - Green Smoke. In the three rooms without daylight, a bold, darker colour is used to draw the visitor in – Brinjal. A central long gallery with paintings on both sides is in a quieter tone – Dovetail, culminating in Dame Laura Knight’s key work at the end of the central axis of a gallery painted in Charleston Grey.

    There is a shift of colour within the contemporary rooms in the Ondaatje Wing that are painted in a luminous Cornforth White, with colourful, fabric-lined screens. The Weston Wing keeps to the Cornforth White generally and moves from Farrow & Ball colours to accent colour walls by Little Greene in Hicks Blue and Theatre Red, with the latter used for a room dedicated to death masks - including the masks of Williams Blake and Wordsworth, as well as Marc Quinn’s famous blood head self-portrait. The more flexible, ever-changing display of the ground floor – The National Lottery Heritage Fund Gallery - needed to have a neutral background and so is in Cornforth White once again, as is Room 33, up the historic stairs where a more contemporary hang, focused on female self-portraiture, is located.

    Information Hierarchy: Room Totems and Other Information Panels

    Each room features a 2.2m-high interpretation panel, designed by Nissen Richards Studio. These look and feel freestanding but are actually pinned to the wall at the rear. All have a cool-toned, darkened patinated brass surround, manufactured by Capisco, with some additionally featuring a patinated metal ‘foot’. The decision on which to use depended on working with the given architectural features, including datum or skirting lines, which vary in the different spaces, whilst there is no skirting at all in the more modern Ondaatje Wing. In places where the rooms are slightly narrow, some panels are hung directly onto the wall.

    ‘The interpretation panels are tall and striking because it was important for visitors to locate them easily, especially in rooms which can be entered in two, three, even four ways’ Pippa Nissen explained. ‘They are part of the overall family of furniture and always compliment the colour of the walls. The panel itself is deep blue in the blue rooms, for example; deep red in the red rooms and a shade of charcoal in the green rooms, whilst a pale stone colour was used for the lighter rooms.’

    The panels themselves were made in materials from two different suppliers, in order to obtain the exact shade required. Some are made from Richlite and some from a product called Paper Stone. Both have good eco credentials, with Paper Stone, for example, a composite of recycled paper and natural resin. The panels then have a leathered or waxy finish, added when Displayways did the text printing and then sealed them.

    A secondary level of information is displayed on section panels, float-mounted from the wall. These are in Through Material, which has an embedded colour, rather than just a top layer. As these are 12mm deep panels with exposed profiles, the colour was therefore also visible from the side.

    Finally, there are the individual painting titles. These were applied to stock paper wrapped around card with a shadow gap and then float-mounted, with raised text. Some titles are in stock colours and others were printed in specific colours to match the surrounding walls.

    Box Frames

    For the smaller paints in the Gallery’s Collection, a family of box frames was designed to give them added presence. Some boxframes are glazed, whilst others are open. Some feature patinated metal on both the interior and exterior of the frame, whilst some have only metal on the exterior, with a fabric internal frame lining. This decision is determined by the artwork’s individual conservation requirement. In some cases, the external box frame is also a little oversized to ensure the track lighting doesn’t create a shadow on the painting.

    Showcase Tables

    The concept for the showcase tables was developed by Jamie Fobert Architects and incorporates the chamfered corners of Ewan Christian’s original architecture. These were further developed by Nissen Richards Studio, together with the curators. Extensive accessibility testing took place for these, ensuring the height of the showcases for wheelchair access was correct, whilst the legibility and visibility of shapes, labels and typefaces was fully considered. The setting of the information panels at an angle to enable easy for all was particularly important. A whole set of variations of the showcase table was further developed by Nissen Richards Studio, responding to the content developed by the Gallery.

    On the third floor, for example, the material palette for the tables is a rich, dark walnut burl veneer, with a slightly mottled look. For the Duveen Wing, the tables are also dark, whilst for the second floor, the chosen wood is iroko. All the showcase tables are of uniform height, with the base of each 900mm from the floor. Each showcase has a side hood which allows viewing from both sides and creates a very minimal look overall. The patinated brass frame of the display element encloses a sloping internal section for accessibility. Chunky mounts were avoided and the display has been kept very elegant with just the use of rod or bar lighting.

    The tables are used for photography and prints and to allow the possibility of showing more sensitive works. There are over 30 tables in total, including some with an AV device for, eg, clicking through a book of Victorian street photography. These look very simple but are complex pieces of equipment with all controls and dimmers sealed below. For tables that are internally lit, the information panel is backlit for clarity, using Duratran, which sit between a sheet of Perspex and the lightbox. When externally lit from the track lighting, the information is on transparent film with a matt transfer set into patinated metal.

    Vertical Display

    There are also some freestanding wall cases and screens for vertical display. These took inspiration from Carlo Scarpa’s screens in his gallery designs, including Castelvecchio in Verona. These elements, up to 2.2m in height, sometimes contain or hold just a single artwork. They proved particularly suitable for the expanded Collection brought to the fore as part of the re-hang. They could either be hung from the wall or used to contain portraits, depending on scale and are a part of the exhibition design, but with the qualities of pieces of furniture. They also allowed for the transformation of galleries and viewpoints, including vistas along a series of spaces to a particularly important work. On the second floor, where the opened-up windows are large in scale, only very small artworks would have been possible between or below the windows, whilst these can stand in front of these along key vistas.

    Other wall-mounted showcases are included in the galleries of miniatures, death masks and daguerrotypes. The internal background for these are fabric, with some that look like shot silk but are in fact a conservation-friendly faux silk from the James Hare range.

    Plinth Design

    Plinths feature throughout the Gallery, creating connections across time. They present busts from the Collection at head height to give the impression of ‘meeting people from the past.’ The form of the plinths nod to the original marble plinths, but are in a more contemporary iteration. Nissen Richards Studio selected the marble directly with suppliers Diespeker & Co to ensure the right textures. There’s a mix of circular and square plinths overall, with some subtle design moves, including a shadow gap at the base and a routed detail at the top. Marble was used wherever possible, but, where there’s a hood (meaning inbuilt access panels were needed) or more neutral tones, a matt-sanded solid surface HI-MACS material was used instead.

    There are also clusters of plinths for added dynamism with the sculptures they host arranged to face in different directions. A large cluster, including sculptures in bronze or stone, faces and greets visitors in the new entrance area. The curators worked particularly hard here for the right mix of time periods and representation. The plinths also feature a very subtle labelling detail. These are routed out a very thin border with matt transfer layer in order to create a seamless finish. Where the marble is a simple form, these are transparent and where the marble veined, a slight wash is used.

    Pippa Nissen concluded, “This has been a once-in-a-lifetime dream project for me personally and the culmination of a lifetime’s work in theatre and architecture. It encompasses everything I love about our work at Nissen Richards Studio - paintings, sculpture, photography, colour and people!”

    Alix Gilmer, Inspiring People Project Director, said: “The Inspiring People Project has comprised the largest and most complex redevelopment in our history and I eagerly look forward to welcoming visitors back through our new doors. Thank you to Nissen Richards Studio and our brilliant collaborators for their work on this project, which has transformed the way our visitors will navigate and experience the new National Portrait Gallery.”
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  • Richard Gilder Center at the American Museum of Natural History by Studio Gang

    The Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation is the latest addition to New York’s historic American Museum of Natural History. At a time of urgent need for better public understanding of science...
    Richard Gilder Center at the American Museum of Natural History by Studio Gang

    The Richard Gilder Center for Science, Education, and Innovation is the latest addition to New York’s historic American Museum of Natural History. At a time of urgent need for better public understanding of science and greater access to science education, the Gilder Center is designed to amplify the intellectual impact of the Museum with experiential architecture that encourages exploration—drawing in people of all ages, backgrounds, and abilities to share the excitement of scientific discovery and learning about the natural world.

    Conceived from the inside-out, the design vastly improves functionality and visitor experience for the entire Museum campus. Establishing a new, fully accessible entrance at Columbus Avenue and a strong east-west axis, the project creates more than thirty connections among ten different buildings, replacing former dead ends with continuous loops. Providing new exhibition, education, collections, and research spaces, the Gilder Center also brings essential yet previously back-of-house functions into public view for the first time, giving visitors new insight into the full breadth of the Museum’s diverse collections and active scientific research.

    Natural form-making processes informed the architecture. Akin to a porous geologic formation shaped by the flow of wind and water, the building’s central, five-story atrium greets arriving visitors like an intriguing landscape, ready to be explored. Opening the building to natural daylight, the atrium structure also provides intriguing views into different spaces while bridging physical connections between them. Its structural walls and arches carry the building’s gravity loads. It is constructed using shotcrete, a technique primarily used for infrastructure, which sprays structural concrete directly onto rebar cages that were digitally modeled and custom-bent. Eliminating the waste of formwork, the technique achieves a seamless, visually and spatially continuous interior, whose form extends outward to greet the park and neighborhood beyond.

    From the central atrium, visitors can easily find and flow into the surrounding program spaces—traversing bridges, moving along sculpted edges, and passing through vaulted openings. These spaces include an insectarium and butterfly vivarium that house interactive exhibits with live insects and large-scale, ecological models of their habitats; the five-story Collections Core, which houses more than 3 million scientific specimens, three floors of which feature floor-to-ceiling exhibits of scientific collections and provide glimpses into working collections areas; Invisible Worlds, an immersive experience that illustrates how all life on Earth is connected; an expanded research library; and state-of-the-art classrooms, learning labs, and education areas that serve students ranging from elementary school through professional science teachers.
    The Gilder Center’s verticality is key to lowering its overall energy demands, with the atrium bringing natural light and air circulation deep into the building’s interior. A high-performance envelope with stone cladding, along with deep-set windows and shade trees, help passively cool the building in summer. Together with a highly-efficient irrigation system and hearty native and adaptive vegetation that supports wildlife, the project’s environmental strategies allow the building itself to exhibit the depth of care for the natural world that is central to the Museum’s mission.



    PROJECT TEAM

    The Gilder Center is designed by Studio Gang, the international architecture and urban design practice led by Jeanne Gang.

    The development of the Gilder Center facilities and exhibitions involved nearly every department in the Museum, from operations and exhibition to education and science.

    The core project team also includes Arup, Atelier Ten, Bergen Street Studio, BuroHappold Engineering, Davis Brody Bond (executive architect), Design & Production Museum Studio, Event Network, Hadley Exhibits, Langan Engineering, Ralph Applebaum Associates, Reed Hilderbrand, Tamschick Media+Space, AECOM Tishman, Venable LLP, and Zubatkin Owner Representation.

    Pics by Iwan Baan Photography
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  • Angry Architects è entrata nel gruppo
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  • Il nuovo museo verde di Atene

    Lo studio Tsolakis Architects, vincitore del concorso di architettura, realizzerà il nuovo museo archeologico da costruire nel Parco dell'Accademia di Platone, ad Atene. Il progetto si compone di due elementi principali da armonizzare: la città e il bosco racchiuso...
    Il nuovo museo verde di Atene

    Lo studio Tsolakis Architects, vincitore del concorso di architettura, realizzerà il nuovo museo archeologico da costruire nel Parco dell'Accademia di Platone, ad Atene. Il progetto si compone di due elementi principali da armonizzare: la città e il bosco racchiuso nel parco, contenente gli scavi archeologici.

    La proposta vincitrice del progetto mette in risalto la progettazione di uno spazio pubblico che include il museo, gli scavi archeologici, le aree ricreative e sportive. L'area verde circostante, sarà completamente riprogettata, con la realizzazione di un parco pubblico all'insegna della sostenibilità e di una corretta viabilità.

    La maggior parte della superficie del museo si sviluppa nel sottosuolo, a eccezion fatta per alcuni affioramenti in superficie e alcune fosse. La caratteristica peculiare è la relazione del complesso museale, con lo spazio circostante.

    Il progetto prevede la realizzazione di uno spazio vuoto rettangolare, al centro del museo, che lo andrà a dividere in 4 ali distinte. I tetti si alzano dal suolo, a formare superfici inclinate e calpestabili che prolungano l'area del bosco fino su ai tetti, con lo scopo di offrire condizioni confortevoli per l'illuminazione e la ventilazione naturale, per visitatori e dipendenti.

    Infatti, i 14.362 mq dell'edificio presteranno grande attenzione ai principi bioclimatici, senza lasciare alcuna impronta ecologica. Un anfiteatro all'aperto da 500 posti, sorgerà nell'area circostante a completare il progetto.

    PICS BY:Tsolakis Architects
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