Due architetti baresi conquistano la Cina: il loro progetto utilizzato per un edificio a Changzhou
Maurizio Barberio e Micaela Colella, fondatori dello studio di progettazione Barberio Colella ARC, è stato selezionato in un concorso di architettura internazionale promosso da due istituti cinesi
L'ennesima prova arriva da un concorso di architettura internazionale bandito dal "Chinese Sustainable Design Centre" e dal "China New Building Materials Design & Research Institute" per la realizzazione di un nuovo edificio per uffici a Changzhou, in Cina. Tra i vincitori, infatti, c'è anche il progetto realizzato da Maurizio Barberio e Micaela Colella, architetti e dottori di ricerca che hanno fondato a Bari lo studio di progettazione 'Barberio Colella ARC'.
"Il progetto dell'edificio è stato guidato da un concept in cui convergono aspetti architettonici, bioclimatici e ambientali" spiegano i due architetti. Grazie ad un sistema di oscuramento passivo costituito da piante di bambù a tutta altezza ricompresi all'interno di una double skin vetrata, gli architetti sono riusciti a creare uno 'spazio filtro' in grado di regolare al meglio la quantità di luce e la temperatura degli ambienti interni, evitando fenomeni di abbagliamento e surriscaldamento. La proposta progettuale, caratterizzata da un innovativo telaio strutturale in lamellare di bambù e pannelli prefabbricati montati a secco, "è fondata sulla volontà di creare una relazione sinergica - si legge in una nota - tra lo spazio di lavoro e gli elementi naturali che la circondano. Questa sinergia permette alle persone presenti all'interno dell'edificio di percepire costantemente il fluire del tempo e il cambio delle stagioni durante tutto l'arco dell'anno, evitando gli spiacevoli fenomeni di sick building syndrome che contraddistinguono i posti di lavoro mal progettati".
Alla competizione hanno preso parte 147 team di progettazione proveniente da 11 Paesi. I progetti vincitori ora passeranno ad una seconda fase in cui saranno ulteriormente rielaborati ai fini della costruzione. Gli organizzatori hanno l'intenzione di realizzare un quartiere modello, in modo da guidare verso un'architettura più rispettosa dell'ambiente tutte le autorità e i soggetti coinvolti nel mondo delle costruzioni in Cina.
Tra natura e artificio, Il teatro cinese che sembra una foresta di bamboo
Lo studio Steven Chilton Architects ha immaginato un'architettura rarefatta che rielabora le forme organiche
In Cina, nella provincia di Jiangsu, nella città storica di Wuxi, lo studio londinese Steven Chilton Architects ha progettato, attraverso i due gesti fondamentali di appropriazione dello spazio - il recingere e il coprire - il Wuxi Show Theater: un teatro che sembra una foresta di bamboo. Progettato per ospitare 2000 persone, verrà inaugurato ufficialmente nel dicembre 2019 con un nuovo spettacolo del regista teatrale Franco Dragone, famoso per la sua produzione House of Dancing Water.
Scomponibile in tre parti: il colonnato, la copertura e il volume interno, l’edificio dalla forma circolare prende ispirazione dal Sea of Bamboo Park a Yixing, la più grande foresta di bambù della Cina. Entrare è come addentrarsi in una giungla. Le colonne, irregolari lungo tutto il perimetro, e inclinate secondo diverse angolature, creano varchi in prossimità delle entrate dando l'idea di tronchi sottili. Immaginate come fossero fusti di bamboo, sorreggono una tettoia traforata che richiama un motivo vegetale: una copertura con foglie stilizzate dalle trame dorate, realizzate in lamelle di alluminio anodizzato dalle forme triangolari, disposte a creare un gioco di luci e ombre.
La luce del sole, attraversando gli spazi vuoti tra un triangolo e l’altro, rende mutevole il paesaggio sottostante, abitato dal teatro vero e proprio, rivestito con strisce bianche e oro che richiamano la verticalità delle strutture circostanti.
Durante le ore serali l'illuminazione dona un’atmosfera spirituale all’architettura: le luci provenienti dal basso enfatizzano la fitta presenza delle colonne bianche, riflettendo la superficie del soffitto irregolare e brillante.
fonte: elledecor.it
Orgoglio cinese: inaugurato il ponte più lungo del mondo
Pechino - Il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao è operativo: «Annuncio che è ufficialmente aperto», ha scandito in mattinata il presidente cinese Xi Jinping nella cerimonia inaugurale tenuta a Zhuhai, città dell’operoso e ricco Guangdong, il cuore del miracolo economico del Dragone.
È il più lungo al mondo sul mare con i suoi 55 chilometri e collega le due ex colonie di Hong Kong e Macao, e Zhuhai in meno di un’ora di auto contro le 4 necessarie soltanto fino a ieri. Da qualsiasi prospettiva la si veda, la struttura si presta a una lettura molteplice e dà ulteriori dettagli sulle ambizioni e le strategie cinesi: è di sicuro un capolavoro di ingegneria avanzata tra isole artificiali e un tunnel sottomarino di quasi 7 chilometri; è un ulteriore laccio di intorno al collo delle due ex colonie che godranno ancora per 30 anni circa dello status di regioni amministrative speciali; è soprattutto un altro tassello della «Greater Bay Area», l’ambizioso piano che, puntando su innovazione hi-tech e finanziaria, punta a creare un hub leader mondiale in grado di generare 4.600 miliardi di dollari di Pil entro il 2030, ben oltre quello prodotto dall’intera Germania.
Nove anni di lavori, due in più sulla originaria tabella di marcia a causa di scandali, incidenti e ostacoli tecnici da superare e budget lievitato oltre i 20 miliardi di dollari, sono serviti per realizzare un ponte capace di durare 120 anni, di resistere a un sisma di magnitudo 8, a tifoni con venti fino a 340 chilometri/ora e all’impatto con una pesante portacontainer. Hong Kong, che ha contribuito con un «assegno» superiore ai 15 miliardi di dollari, sarà sempre «più vicina» alla terraferma. In molti nell’ex colonia britannica e a Macao vedono nel ponte un’altra mossa di Pechino verso la normalizzazione: allo stato vale la regola «un Paese, due (anzi tre) sistemi».
Sono diverse le valute, le dogane e le strutture amministrative e legali destinate a resistere, rispettivamente, almeno fino al 2047 e al 2049, in base agli accordi stipulati con Londra e Lisbona per la restituzione dei territori a Pechino. I dubbi aumentano se si considera che lo scorso mese, in aggiunta ai vari collegamenti già esistenti, si è aggiunta la linea ad alta velocità tra Hong Kong e la Cina, in particolare Shenzhen e Guangzhou. Il ponte sul Delta del Fiume delle Perle è quindi un passo strategico per la Greater Bay Area: una grande area economica e finanziaria integrata, della logistica e di sviluppo tecnologico tra Hong Kong, Macao e la saldatura con 9 città del Guangdong. Una macro regione di 68 milioni di persone che, trasformando la «fabbrica del mondo» nel modello di sviluppo economico cinese, finisca per sfilare il primato alla Silicon Valley di San Francisco o alle città avanzate come New York e Tokyo.
I vicepremier Han Zheng e Liu He hanno accompagnato Xi nella inaugurazione tenuta a Zhuhai per tenere un’apparente distanza dalle ex colonie. Nel suo intervento Han ha lanciato messaggi chiari: l’opera «faciliterà gli scambi tra le popolazioni dei tre posti, lo sviluppo economico e commerciale, rilancerà la competitività della regione del Delta del Fiume delle Perle e aiuterà a integrare Hong Kong e Macao al Paese».
Cina: l’autostrada è di pannelli fotovoltaici
Pavimentazione trasparente in Cina, su 2 km della Jinan City Expressway: 2.000 metri di autostrada a pannelli solari
E’ quasi completo il secondo tratto di 2.000 metri di un’autostrada la cui pavimentazione è composta da pannelli solari. Il progetto fa parte del piano varano dal Quilu Transportation Development Group nell’area della città di Jinan.
La tecnologia utilizzata in Cina prevede la copertura del manto stradale con 3 strati: il primo, a vista, composto da quello che viene definito “cemento trasparente”, il secondo da pannelli fotovoltaici modulari e il terzo dal sottofondo che deve assorbire le sollecitazioni generate dal traffico. Un primo test nell’utilizzo di questa tecnologia era stata effettuata lo scorso settembre nell’area della capitale della provincia di Shandong ed ora i lavori sono stati rapidamente completati anche su una sezione della Jinan City Expressway.
Ancora non è possibile, dai dati che abbiamo, valutare la capacità di produzione di energia della strada solare né di distinguere se l’installazione comprende anche dispositivi di ricarica per induzione, quelli cioè che saranno in futuro indispensabili per il funzionamento h24 delle auto a guida autonoma.
Questo progetto svolto in Cina è stato preceduto, nel mondo, da altre 3 realizzazioni: una pista ciclabile che produce energia dal 2014, in Francia da un tratto di 1.000 metri nel villaggio di Tourouvre-au-Perche in Normandia e negli Stati Uniti, con la sperimentazione – finanziata dal Governo – della Solar Roadways in Idaho.
Dal carbone all'energia pulita in Cina con Clivet: l'accordo
Il 20 novembre ha avuto luogo presso Clivet la cerimonia per la firma dell'Accordo di cooperazione tra Clivet e la commissione Affari Rurali di Pechino rappresentata dai ministri Su Weidong, Wang Hailong, Li Bo, Li Yuanhe, Tian Zhibin, Wang Yizhong, Song Zhongkui all'interno del progetto del governo cinese per il passaggio "dal carbone all'energia pulita".
L'accordo prevede l'impiego dei sistemi in pompa di calore condensati ad aria di Clivet nei villaggi pilota dei distretti di Changpin, Huairou e Chaoyang.
L'azienda italiana assisterà il governo cinese in tutte le operazioni: dalla progettazione dell'impianto di riscaldamento, all'installazione, al monitoraggio dei consumi, alla manutenzione.
Le due parti collaboreranno per migliorare l'efficienza energetica delle pompe di calore al fine di ridurre il consumo di energia e i costi di gestione nell'intero ciclo di vita dell'impianto.
Rinnovabili: Cina e Africa siglano memorandum d'intesa
Le aziende cinesi offriranno supporto tecnologico e finanziario
(ANSA) La Africa Renewable Energy Initiative (Arei) e l'Alleanza sino-africana per la cooperazione e l'innovazione sulle energie rinnovabili hanno siglato un memorandum d'intesa volto a incrementare la produzione energetica africana da fonti verdi. In base all'accordo, riferito dall'agenzia cinese Xinhua, le aziende cinesi del settore rinnovabile offriranno supporto tecnologico e finanziario.
I progetti pilota prevedono l'aiuto a costruire sia micro-reti elettriche per famiglie e villaggi africani, sia impianti su larga scala. L'iniziativa è in linea con il programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, che sostiene il trasferimento di tecnologie verso i Paesi in via di sviluppo.
L'intesa, ha osservato l'Arei, indica l'intenzione comune di combattere il cambiamento climatico e promuovere uno sviluppo sostenibile. Le energie rinnovabili, ha evidenziato, saranno il pilastro della collaborazione tra Africa e Cina sulle tematiche ambientali.