Tokyo sta per infrangere il record del grattacielo in legno più alto del mondo, ospitando una torre di 350 metri e 70 piani. Il progetto, realizzato dalla società giapponese Sumitomo Forestry insieme allo studio NIkken Sekkei, verrà completato entro il 350° anniversario della città, che cade nel 2041. Il governo ha spinto molto l’utilizzo del legno nelle costruzioni, tanto che nel 2010 ha approvato una legge che obbliga gli edifici pubblici con più di tre piani ad integrare questo materiale.

Il maxi grattacielo proposto dalla Sumitomo si chiamerà W350 Project, e ricalcherà l’idea del Bosco Verticale di Stefano Boeri, inserendo vegetazione ad ogni piano. Soltanto il 10% del palazzo sarà costituito d’acciaio. La superficie totale sarà di 455 mila metri quadri, con appartamenti, uffici e negozi. I balconi, presenti su tutti e quattro i lati esterni dell’edificio, saranno arricchiti con piante di varia natura, un contributo alla biodiversità urbana. Si stima che occorreranno 185 mila metri cubi di legno per completare l’intera struttura.

L’impresa giapponese costerà circa 4,5 miliardi di euro, quasi il doppio delle risorse impiegate per la realizzazione di un grattacielo “tradizionale”. Ma secondo quando detto dalla Sumitomo Forestry, in un comunicato stampa, l’ammontare complessivo dovrebbe essere inferiore alle attese. A ridurre i costi, secondo i costruttori, saranno i progressi tecnologici che da qui al 2041 cambieranno lo scenario.

La costruzione del W350 polverizzerà gli attuali record detenuti da altri edifici in legno nel mondo. Il Brock Commons building, 18 piani per 53 metri, ad oggi rende Vancouver la sede del più alto palazzo realizzato con questo materiale. Sempre a Vancouver, il genio dell’architetto giapponese Shigeru Ban, padre dell’edilizia in cartone, ha portato alla costruzione della Terrace House, un ibrido di calcestruzzo, legno e acciaio da 19 piani. Bazzecole in confronto all’ambizione di Tokyo.

 

fonte: rinnovabili.it

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Si moltiplicano gli esempi di architettura sostenibile integrata ai contesti urbani

Non ci sono più scuse. Le tecniche per costruire nuovi edifici, ampliare le città, continuare ad evolvere dal punto di vista urbanistico smettendo di incidere negativamente sull’ambiente esistono, e offrono mille possibilità. Dagli edifici ‘verdi’ a quelli passivi, dalle strutture in legno a quelle che riutilizzano luoghi abbandonati, l’architettura urbana in chiave green propone tantissime soluzioni. E parliamo di tecniche che vanno ben oltre l’uso di fonti rinnovabili o di materiali riciclati.
L’architettura urbana pensa in verde

E’ divenuto così celebre che dalla sua versione originale italiana che è stato replicato a Losanna, Utrecht, Nanchino, Liuzhou e Parigi. Parliamo del Bosco Verticale, capolavoro di architettura urbana verde che Stefano Boeri ha concepito per Milano. Un edificio che si sviluppa in verticale con una fittissima coltre di vegetazione che lo avvolge. Alberi, arbusti, piante spuntano da terrazzi e scanalature, cambiando di stagione in stagione, diventando un nuovo polmone verde della città. Ma se vogliamo parlare di edifici letteralmente avvolti nel verde possiamo anche citare 88 Market Street di Singapore. Il nuovo progetto di Carlo Ratti (firma che sta dietro la progettazione del padiglione Hortus di F.I.C.O.) prevede di inserire un parco cittadino con un grattacielo, nella città-stato asiatica è tra le prime al mondo per edilizia che integra il verde con l’urbanistica. O ancora Mille Arbres, vera e propria ‘foresta’ parigina: un maxi edificio polifunzionale che ospita un enorme parco verde. Progettato da OXO Architectes e Sou Fujimoto Architects.
Poco consumo, molta efficienza

Ulteriore interpretazione eco dello sviluppo cittadino è quella degli edifici passivi. Ovvero che, grazie ai materiali altamente isolanti, l’esposizione studiata nei minimi dettagli, e una serie di soluzioni architettoniche, non hanno bisogno né di impianto di riscaldamento. Perché sono in grado di mantenere una temperatura interna costantemente piacevole. E’ specialmente nei Paesi nordici che l’architettura passiva sta facendo passi da gigante. A Vancouver è stato appena inaugurato The Heights, un condominio di 60.000 metri quadrati dalle performance energetiche elevatissime.

Inoltre, grande attenzione viene rivolta alle micro-case autosufficienti. Abitazioni piccolissime, il cui design permette di disporre di tutto il necessario. Autosufficienti, grazie a pannelli solari, turbine eoliche, impianti di riuso dell’acqua. E magari anche mobili. Come le Ecocapsule. Inoltre, il tema degli spazi ristretti si collega ad una nuovissima, innovativa soluzione architettonica che diversi studi stanno sperimentando. Si tratta delle case plug-in, prolungamenti di abitazioni già esistenti che si ‘attaccano’ alle facciate dei palazzi. In pratica l’edificio si espande senza alcuna necessità di nuovi cantieri, ma grazie a prefabbricati di design. Un esempio è quello di Plug-In City 75 di Studio Malka.

Altre soluzioni

Tra le soluzioni che più si stanno facendo largo nel mondo dell’architettura urbana c’è l’impiego (anzi, la riscoperta) del legno. Edifici realizzati con strutture lignee per garantire salubrità, resistenza, e minimo impatto ambientale. Ogni mese un edificio si propone come il ‘grattacielo in legno più alto del mondo’. Al momento sembra che quello di Tokyo, che vedrà la luce nel 2041, sia il progetto più ambizioso. Si chiama W350, misurerà 350 metri ed è un progetto di Sumitoro Forestry Co.

Non è da sottovalutare poi l’importanza della riconversione di edifici in disuso, specialmente quelli industriali. Che magari nella loro realizzazione originale non erano affatto ecologici. Ma il concetto di riutilizzarli, ‘riciclarli’ dona loro una nuova aura green. Particolarmente curioso Wunderland Kalkar, un parco di divertimenti tedesco realizzato nella sede di un’ex centrale nucleare.

Infine, una soluzione che vanta una incredibile rapidità di costruzione (e quindi un bassissimo impatto ambientale dovuto all’assenza di cantieri) e una grande possibilità di personalizzazione. Sono gli edifici modulari, prefabbricati che si assemblano in poche ore, dando vita ad abitazioni ad impatto zero. Modscape è una firma di architettura che esplora i confini dell’architettura modulare e produce eccellenti esempi di questa tecnica. Tra i più recenti, Project Franklinford, una villa completamente autosufficiente dal punto di vista energetico.

fonte: stile.it

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