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Ddl Rigenerazione Urbana: Architetti, Imprese Edili e Comuni a confronto

Il disegno di legge sulla rigenerazione urbana, attualmente in discussione presso le Commissioni del Senato, ha suscitato una varietà di reazioni da parte degli attori principali coinvolti: architetti, imprese edili e amministrazioni locali. Le audizioni recenti hanno messo in luce punti di forza e criticità del provvedimento, evidenziando posizioni diverse tra il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc), l'Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) e l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci).

Architetti: Rigenerazione urbana come progetto di trasformazione sociale
Il Consiglio Nazionale degli Architetti, rappresentato dal Presidente Massimo Crusi, ha accolto con favore l'introduzione di un testo unificato sulla rigenerazione urbana. Tuttavia, Crusi ha sottolineato l'importanza di non ridurre il concetto di rigenerazione alla sola ristrutturazione edilizia. Secondo Crusi, la rigenerazione urbana dovrebbe abbracciare aspetti più ampi, come l'inclusione sociale, la valorizzazione culturale e lo sviluppo economico delle comunità.

Il Cnappc ha anche proposto di superare il modello dello zoning, favorendo un approccio più integrato e flessibile, orientato a ricomporre i tessuti urbani e a promuovere la resilienza delle comunità. Tra le criticità, Crusi ha segnalato la necessità di chiarire gli interventi di rigenerazione da parte dei privati, con l'obiettivo di evitare interventi che potrebbero risultare scollegati dalle reali esigenze urbane.

Imprese edili: Programma nazionale positivo, ma fondi insufficienti
Dal punto di vista dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili, rappresentata da Stefano Betti, il programma nazionale è un passo avanti, ma i fondi previsti risultano insufficienti. L'Ance ha apprezzato l'impianto generale del disegno di legge, ma ha richiesto una maggiore chiarezza nei percorsi procedurali e un coordinamento più efficiente tra Stato, Regioni e Comuni.

Per Betti, i 3.550 milioni di euro destinati al periodo 2024-2037 non sono adeguati a coprire le necessità dei vari progetti di rigenerazione urbana previsti, che comprendono anche interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e ristrutturazioni del patrimonio pubblico. Ance ha apprezzato le agevolazioni fiscali proposte, come l'esenzione dall'IMU e le detrazioni per l'efficientamento energetico, ma ha richiesto un maggiore impegno sul fronte della sostenibilità ambientale, proponendo un approccio più strategico verso la rinaturalizzazione del suolo e l'economia circolare.

Comuni: Semplificazione e centralità locale
Infine, l'Associazione Nazionale Comuni Italiani, rappresentata dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo, ha posto l'accento sulla necessità di semplificare le procedure e rafforzare il ruolo dei Comuni. Lo Russo ha insistito sulla centralità dei Comuni nella gestione della rigenerazione urbana, in quanto responsabili della pianificazione territoriale e del rilascio dei permessi edilizi.

Secondo Lo Russo, l'eccessiva frammentazione decisionale tra piano nazionale e piani regionali rischia di rallentare il processo, aggravando i già complessi iter burocratici. Ha inoltre espresso preoccupazioni riguardo alle agevolazioni fiscali proposte, che potrebbero influire negativamente sui bilanci comunali, sottolineando la necessità di coinvolgere la finanza nazionale nella copertura delle agevolazioni per evitare di appesantire ulteriormente le casse locali.

Il disegno di legge sulla rigenerazione urbana è accolto con favore, ma resta evidente la necessità di miglioramenti per renderlo più efficace. Gli architetti auspicano una visione più ampia e inclusiva, le imprese edili chiedono maggiori fondi e una strategia più integrata per la sostenibilità, mentre i Comuni spingono per semplificazioni procedurali e una maggiore autonomia finanziaria. Il cammino del Ddl sembra dunque ancora lungo, ma il dialogo tra i diversi attori potrebbe portare a un quadro normativo più solido e condiviso.

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