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Autorizzazione paesaggistica e silenzio assenso: proposte per un’edilizia più veloce e coordinata

Nel cuore del dibattito sul disegno di legge 1372 in discussione al Senato, si accende il confronto tra professionisti, costruttori e amministratori locali sulle nuove regole per l’autorizzazione paesaggistica. L’obiettivo? Superare i colli di bottiglia burocratici e garantire tempi certi per gli interventi edilizi, senza sacrificare la tutela del paesaggio.

Al centro della proposta normativa, firmata dal senatore Roberto Marti (Lega), c’è l’introduzione del silenzio assenso come possibile strumento per velocizzare l’iter autorizzativo. Una misura che, se ben calibrata, potrebbe alleggerire l’attuale sistema a doppia competenza — tra Soprintendenze e amministrazioni locali — spesso causa di rallentamenti e incertezze.

Silenzio assenso: una svolta attesa
Il Consiglio Nazionale degli Architetti (CNAPPC) e Fondazione Inarcassa spingono affinché il silenzio assenso possa diventare realtà, ma solo in presenza di un Piano Paesaggistico aggiornato e condiviso. Secondo Inarcassa, 60 giorni rappresenterebbero un termine congruo entro cui le Soprintendenze devono esprimersi, pena il via libera automatico.
Anche l’Ance, associazione dei costruttori edili, si schiera a favore, chiedendo di rendere il silenzio assenso una regola generale, soprattutto per gli interventi già conformi a piani urbanistici precedentemente valutati sotto il profilo paesaggistico. I Comuni, dal canto loro, auspicano un coordinamento più stretto tra autorizzazione paesaggistica e titoli edilizi, per evitare il blocco dei lavori in caso di incongruenze procedurali.

Piani Paesaggistici da aggiornare
Un nodo fondamentale resta l’obsolescenza di molti Piani Paesaggistici Regionali (PPR). Fondazione Inarcassa ne sottolinea l’urgenza di aggiornamento, mentre il CNAPPC denuncia la frammentarietà normativa tra le Regioni. L’Ance evidenzia infine un paradosso: in molte Regioni prive di un PPR aggiornato, la semplificazione resta sulla carta, vanificando le potenzialità di un sistema autorizzativo snello.

Semplificazioni e chiarezza normativa
Il disegno di legge in discussione potrebbe anche accogliere le richieste di semplificazione per gli interventi di lieve entità. Tra le proposte più incisive, l’eliminazione dell’obbligo di autorizzazione per lavori all’interno di edifici vincolati solo nella facciata, e la distinzione netta tra parere obbligatorio e non vincolante da parte delle Soprintendenze, in modo da ridurre l’ambiguità applicativa.
Secondo l’Ance, la competenza “pluristrutturata” dell’attuale iter dovrebbe essere rimodulata, almeno per gli interventi minori. La doppia valutazione — quella del Comune o della Regione da un lato, e della Soprintendenza dall’altro — spesso genera stalli, anche in presenza di pareri favorevoli.

Verso una nuova governance del paesaggio
Le richieste avanzate da professionisti e amministratori potrebbero essere recepite tramite emendamenti al ddl delega. Tuttavia, la loro operatività effettiva dipenderà dall’emanazione dei decreti legislativi attuativi, attesi nei prossimi mesi. Nel frattempo, la proroga al 2026 prevista dal “milleproroghe” per il riordino delle categorie di interventi semplificati offre una finestra temporale utile per un intervento organico e condiviso.

Con il confronto in corso, si delinea una nuova architettura normativa per il paesaggio italiano: più agile, coordinata e vicina alle esigenze reali di chi progetta, costruisce e amministra il territorio. Un equilibrio delicato, dove la velocità procedurale dovrà sempre fare i conti con la qualità e la responsabilità nella trasformazione del paesaggio.

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